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Autore: slytherin ele    19/01/2014    3 recensioni
Tutti abbiamo sempre pensato che i genitori di Piton dovessero essere cattivi di natura e che dovessero odiare il figlio dal principio, soprattutto per quanto riguarda il padre… questa è la mia versione dei fatti su cosa possa aver scatenato tanto rancore in Piton Senior…
L’intera storia è dal punto di vista di Eileen Prince. Potrebbe risultare un po’ OOC in alcuni punti, anche se sappiamo davvero poco su Eileen, quindi è soggettivo vederla in un modo oppure in una altro. È una death-fic ed è triste… spero che non la troviate inverosimile.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Eileen Prince, Severus Piton, Tobias Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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Nick (efp e Forum): slytherin ele

Titolo: A tedious life, I wished I could live one

Pacchetto: Pacchetto Veritaserum

Numero degli oggetti del pacchetto usati: 3 (Eileen Prince, Spinner’s End, Angst)

Rating: Arancione

Personaggi: Eileen Prince, Tobias Piton, Severus Piton, OC

Introduzione: Tutti abbiamo sempre pensato che i genitori di Piton dovessero essere cattivi di natura e che dovessero odiare il figlio dal principio, soprattutto per quanto riguarda il padre… questa è la mia versione dei fatti su cosa possa aver scatenato tanto rancore in Piton Senior…

(eventuali) Note: L’intera storia è dal punto di vista di Eileen Prince. Potrebbe risultare un po’ OOC in alcuni punti, anche se sappiamo davvero poco su Eileen, quindi è soggettivo vederla in un modo oppure in una altro. È una death-fic ed è triste… spero che non la troviate inverosimile.

 

Storia arrivata quarta al contest "Il vosrto contest, il contest creato da voi [Harry Potter fandom], indetto da Leti-Lily, e aggiudicatasi il Premio Bonus.

A tedious life, I wished I could live one…

 

 
Tutti mi hanno sempre considerata una persona rude, asociale e incapace di amare. La misantropa per eccellenza che preferirebbe far di suo figlio un estraneo piuttosto che parlargli per un attimo da madre; una donna incapace di superare i pregiudizi e ammettere i suoi sentimenti per il marito.

Vi dirò, non vi siete fatti un’idea così sbagliata di me, ma sappiate che c’è stato un tempo in cui anch’io ho saputo amare, forse non sarò stata la miglior moglie né miglior madre, ma sapevo provare affetto; ero un essere umano. Ora, non sono che l’ombra della donna che non avete voluto conoscere.

 

Mancava poco alla festa di compleanno di Severus, circa due ore e tutti i nostri parenti sarebbero giunti a casa, nella villetta di Spinner’s End per celebrare i suoi sette anni. Non saremmo stati molti, come sempre del resto, mio marito odiava che invitassi i miei parenti e io sopportavo poco i suoi. Era impensabile farli stare tutti insieme in una sola stanza, però quell’anno avevo deciso di dargliela vinta e i Babbani sarebbero stati miei ospiti, a patto che Severus non smettesse di considerare il Mondo magico migliore.

Risi a quel pensiero stupido, il mio bambino venerava la magia, ambiva a far parte del mio mondo e io amavo lui, come il piccolo che portavo in grembo e che sarebbe nato di lì a due mesi. Era da quando avevo scoperto di essere, nuovamente, incinta che i miei rapporti con Tobias andavano meglio, sembrava che le divergenze potessero aspettare, che non fossero fondamentali gli universi da cui provenivamo, che potessimo scendere a patti come persone normali, come una coppia che si ama. Questo non voleva dire che Tobias avesse smesso di considerarmi diversa, ma entrambi tendevamo a sopportare la natura dell’altro come se il fatto di averci scelti come coniugi comprendesse anche il dover sopportare tutti i difetti dell’altro.

 

Guardavo Severus dalla finestra, seduta su una poltrona: un movimento brusco poteva provocare conseguenze disastrose secondo il Medimago e mi vedevo ben da lasciare che accadesse; non solo la vita di mio figlio non sarebbe mai iniziata, ma la mia si sarebbe distrutta. Sev giocava con una bambina dai capelli rossi, di cui non riuscivo a memorizzare il nome ma che si era presentata in modo gentile e mi sembrava tanto carina; sembrava felice, sereno e non potevo essere più contenta. Dentro di me speravo che ella potesse rivelarsi una strega come me, ma mi tenevo ben lontana dal dirlo ad alta voce.

Sentì Tobias entrare in casa, mi sorrise, poggiando una mano sul mio ventre e sussurrò: “Sillius, manca poco e ti vedremo…”. Risi per quel gesto: era strano vederlo così, erano rari quei momenti, dovevo tenermeli stretti, perché appena sarebbero arrivati i suoi parenti, avrebbe ricominciato a guardarmi dall’alto in basso, a trattarmi come un trofeo, neanche troppo prestigioso, da sfoggiare.

La prima ad arrivare fu mia suocera, Janet, mi guardò di sfuggita, mentre chiacchierava sommessamente con il figlio. Sentì solo l’ultima frase, che mi urtò nel profondo: “E se anche quello lì fosse come loro, che farai? Non ne voglio un altro, sappilo!” Tobias non disse nulla, limitandosi ad annuire e ad andare a chiamare nostro figlio. Dopo che Severus mi salutò con un gran sorriso e mi abbracciò piano, non sentii gli altri ospiti arrivare, né avvicinarsi a me; c’era qualcosa che non andava: mi sentivo in una bolla d’aria, il respiro corto e le mani fredde. Tentai di chiamare Tobias, di farmi aiutare, ma sembrava essere sordo alle mie preghiere o forse ero io a non proferir parola? Non riuscivo a capirlo.

Fu un attimo e poi il buio mi avvolse.

 

Mi svegliai tre ore dopo in un ospedale babbano, Severus piangeva mentre suo padre gli urlava contro; non sentivo che cosa dicesse né intendevo perché gridasse a quel modo.

“Mamma!” lessi il labiale di mio figlio, mentre si avvicinava con uno slancio. Tesi le braccia, ma mi fu impossibile raggiungerlo: Tobias si era messo in mezzo, lanciandolo contro il carrello del pranzo. Vidi mio figlio sbattere la testa e cominciare a sanguinare. Non ebbi il tempo di dire nulla contro quell’uomo che aveva attentato alla vita del mio bambino, perché le sue parole mi pietrificarono.

“Eileen, è morto! Sillius è morto… te lo avevo detto che Severus non doveva abbracciarti o salirti in grembo… lo avete ucciso! Avete ucciso mio figlio!” Sentii un rumore sordo, vicino all’orecchio, ma non mi accorsi che mi aveva schiaffeggiata, finché la guancia non cominciò a pulsare.

Guardai la sua figura sparire, poi il punto dove Severus era caduto: le infermiere lo avevano portato via.

Mi lasciai scivolare contro il letto, mentre le lacrime scendevano senza controllo. Non solo avevo perso il mio bambino, ma ero anche stata accusata di averlo ucciso… Tobias mi aveva distrutto dall’interno, mi aveva fatto marcire: era stato uno sbaglio sposarlo, era stato un errore anche Severus, ma ormai era fatta. Non mi sentivo di rinnegare mio figlio, non con il padre che lo avrebbe ucciso senza alcun rimorso. Lo avrei portato dalla mia parte, messo contro suo padre e contro il suo stupido e infimo mondo, lo avrei protetto ed educato.

 

Quando tornai a casa le accuse di mia suocera e dei parenti non furono che l’ennesimo brusio di esseri indegni di starmi accanto, ma cercai di ignorarle. Fu quando Thea, la cugina di secondo grado di Tobias, mi disse che avremmo dovuto riprovarci subito che non ci vidi più, non bastò contare fino a dieci, non sarebbe bastato fino a mille; misi mano alla bacchetta, incurante delle conseguenze e la scagliai su un muro, poi presi Severus per mano e corsi al piano si sopra, sigillando le porte ed ergendo barriere contro Tobias e i suoi simili. Quel giorno cominciò la mia nuova vita: istruii Severus come il migliore dei maghi, facendolo uscire il più raramente possibile, ma riconoscendo i suoi bisogni di bambino. Evitai del tutto Tobias, che continuava a scagliarmisi contro verbalmente, ma non osava picchiarmi più, consapevole che non mi sarei trattenuta; se la prendeva con Severus, incolpandolo della morte del fratello, quando mi riusciva, lo proteggevo, ma vivere nel mondo dei Babbani aveva molte pecche tra cui essere condannati per l’uso della magia: ero stata fortunata con Thea; Tobias non lo sapeva.

 

Ricordo quel 9 gennaio 1967 come il peggiore della mia esistenza, ma ce ne furono altri che ebbero molta rilevanza nella mia vita: il primo giorno di scuola di Sev, il suo primo voto, i racconti su come i compagni lo maltrattassero. Come madre cercai sempre di essere dalla sua parte, di convincerlo a reagire a volte, a lasciar correre delle altre.

Il nostro rapporto, forse non perfetto ma accettabile, si sfaldò quando mi confessò la sua infatuazione per una Babbana, tale Lilian Evans, non mi ricordai che si trattava della stessa bambina che mi era sembrata così a modo e me la presi con mio figlio. Sapevo che non era colpa sua, che avevo paura di vederlo soffrire, come me, quando tentai di spiegargli la verità, era troppo tardi: non c’era più alcun rapporto da recuperare e ormai lui ci odiava entrambi, forse più Tobias, ma questo non faceva differenza, non per me almeno.

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