L'INFANZIA STRAPPATA da Christabella, al tradimento di Dahlia alla nascita di Alessa
Il pianto di Christabella restò vano. E forse anche quello di sua sorella lo era, ma come poteva saperlo, se non poteva udire nemmeno una bomba se fosse esplosa fuori da quella maledetta stanza dove il tempo, la vista, l’udito, il mondo erano cancellati. Faticava a distinguere i suoi singhiozzi disperati dall’assordante e straziante silenzio della sua “stanzetta”.
Forse a quel punto papà aveva già fatto uscire Dahlia, visto che la preferiva di gran lunga, e forse la mamma e la zia erano già state bruciate in chiesa. Si aggrappò al vano e lontano ricordo della scuola, per quanto strano possa essere per una bambina, a Sally che le offriva un po’ di merenda e Tomas che le aveva rubato il quaderno.
Ma quanto era che una bambina innocente di appena nove anni era stata chiusa nello sgabuzzino di casa, per non farla intervenire durante il processo dell’Ordine che avrebbe bruciato sua madre e sua zia, per opera del suo stesso padre? E da quanto Dahlia era già fuori dalla stanza? Tanto, avrebbe scommesso. Odiava molto quella sorella, perché nell’Ordine la figlia minore è la privilegiata e a lei spettava ereditare. La prima avrebbe dovuto dedicarsi alla casa e alla famiglia.
La porta si spalancò, e la luce accecò Christabella per un attimo. Vide suo padre tenere per mano Dahlia, con gli occhi rigati dalle lacrime. E lei capì cosa stava accadendo, o meglio cos’era accaduto.
Uscì timidamente dallo stanzino, e si coprì gli occhi per la luce. Non salutò nemmeno suo padre e Dahlia e andò nella sua piccola stanza da letto, aspettando con ansia che arrivasse la scuola, o, ancora meglio, la resa dei conti.