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Autore: The Ghostface    20/01/2014    1 recensioni
Sapeva benissimo che in quella cella sigillata, dove per qualche strana ragione i suoi poteri e la sua magia non avevano effetto, immersa nelle tenebre che le impedivano di vedere e ragionare, disarmata senza neanche una veste per coprirsi era perfettamente in balia di quell’essere oscuro che la conosceva, la vedeva e avrebbe fatto di lei ciò che voleva.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Voi non avete paura del buio, vero?
E fate male, perché il buio è pericoloso, il buio vede e sente tutto, mentre dormite sereni lui è lì che vi osserva e fissa pieno d’odio, attendendo solo il momento migliore per colpirvi, quando abbassate la guardia, nel sonno. Ci vuole molto coraggio per guardare negli occhi delle tenebre senza finire preda del più nero terrore, stanotte coricandovi guardate bene ogni angolo buio della vostra  stanza e raccomandate l’anima, può darsi che nascosto in se stesso il buio vi osservi…

Ghostface.

 

“Negli oscuri meandri della mente, un morbo chiamato Paura, attanaglia l’animo di coloro che non ne sanno dominare il potere” Pat Mchale
 
CAPITOLO 1- Il Buio
 
La stanza era buia, appena aprì gli occhi si rese conto di esser avvolta nella più completa oscurità, le dita scivolarono istintivamente verso il comò dove stava l’abat-jour ma non incontrarono niente. Non capiva cosa succedesse, si alzò dal letto e procedette a tentoni verso l’uscita di quella che doveva essere la sua stanza, bastarono pochi passi a confermargli che si sbagliava, un brivido le scese lungo la schiena quando toccò coi piedi nudi il gelido pavimento d’acciaio della stanza, dov’era finita la moquette?
Procedette rasente al muro nella speranza d’imbattersi in un interruttore.
Infine le sue dita ne toccarono uno in un angolo della stanza, lo premette, si accese una luce fioca di una lampadina appesa a un filo, che illuminò appena il luogo in cui si trovava, una stanza fredda, porta, pareti, tutto era rivestito di un metallo grigio, sulle pareti era rozzamente incise strane rune, come se chi le avesse incise le abbia direttamente grattate sul metallo con un oggetto acuminato, s’intravedevano sparse qua e là chiazze di ruggine, il letto non era il suo, ma neanche la stanza se è per questo, era malandato ed era composto solo da un materasso ingiallito e una coperta buttata sopra, la porta era sprangata, non c’erano finestre, allora si rese conto di non essere in una stanza, ma in una cella.
Provò a calmarsi e a cercare di ragionare su come abbia fatto a trovarsi lì, eppure ricordava benissimo la serata passata, rammentava la cena, le scherzose battute fatte con gli amici, il film strappalacrime propinatogli da Stella Rubia e il battibecco avuto con BB riguardo al finale sdolcinato del film, infine ricordava di essersi addormentata nella sua stanza e nel suo letto…ma, allora come aveva fatto a finire laggiù?
Nonostante le incertezze che affollavano la sua mente si sedette sul materasso lercio per riflettere, non si sarebbe persa d’animo lei era una ragazza forte, e lo sapeva, non aveva idea di come fosse arrivata lì ma sapeva perfettamente come ne sarebbe uscita, incrociò le gambe, libero la mente dai pensieri e si concentrò, pronunciò la formula magica che avrebbe aperto il portale consentendogli di fuggire da quella oscura prigione.
 - Azarath Metrion Zinthos-
Non accade nulla.
Riprovò più decisa, ma ancora una volta il portale magico non si aprì.
-Ti ci vorrà ben più di un semplice incantesimo del trasporto per uscire di qui-
Corvina scattò in piedi voltandosi di colpo verso la voce, in un angolo non illuminato dell’angusta sala stava una strana figura appollaiata su una sedia, che prima avrebbe giurato non ci fosse.
La figura si drizzò in piedi in tutta la sua straordinaria altezza, sarà stata sui due metri, ma forse perché lei era tanto bassa e il buio la confondeva la creatura le parve davvero gigantesca.
 Era slanciata ed esile, dagli arti longilinei ma muscolosi, le mani, come i piedi, terminavano in lunghe dita che a loro volta si completavano in unghie lunghe e affilate, anzi artigli simili a pugnali ricurvi per forma e dimensioni, Corvina rimase immobile impietrita davanti a tale apparizione, la creatura avanzò ancora finché il fascio di luce emanato dalla lampadina non gli illuminò metà del petto muscoloso e ampio. 
Fu allora che la maga poté vedere il suo corpo possente e deforme allo stesso tempo.
La pelle era liscia e tirata, nera come la pece, tra i due corpi, quello della ragazza e quello del mostro nero, guizzava rapida la lunga coda della creatura, le vertebre che la componevano fuoriuscivano dalla pelle, come le ossa del petto della schiena e degli arti.
Corvina si chiese se il suo interlocutore non avesse un esoscheletro, ma con un osservazione più attenta si rese conto che era una deformazione ossea spropositata, dalle braccia e dalla colonna vertebrale si allungavano verso l’esterno neri aculei, il corpo era muscoloso eppure non spesso, esile ma lasciava intravvedere la devastante potenza che racchiudeva nelle membra, il volto restava nelle tenebre, di esso Corvina vedeva solo una sagoma allungata e i due occhi neri grandi e lucidi, ma per niente luminosi, non c’era altro colore in tutto il corpo della creatura, pelle, ossa, occhi…tutto era nero, tutto in lui era buio.
-Potresti spegnerla?-
Chiese cortesemente la creatura riferendosi alla debole lampadina che emanava appena un filo di luce in quel buio opprimente quasi tangibile, la voce era suadente e cupa, eppure seducente, come tutto in quell’essere che sembrava composto di pura tenebra, d’altra parte Corvina dovette riconoscere che anche una parte di lei era così.
-Allora?-
Insistette la creatura.
-È solo un po’ di luce, che male ti fa?-
Rispose distaccata, in realtà temeva di perdere l’unica fonte di luce della sala e di restare avvolta nelle tenebre più assolute, assieme a quell’orrido essere che se da una parte la intrigava, dall’altra le incuteva un terrore inspiegabile che le faceva pulsare il cuore ogni volta che gli si avvicinava.
 -Non è lecito…- riprese lui con la stessa voce dolce come il miele -Che due creature della notte come lo siamo noi, stiano nella luce…-
 - Inoltre- riprese lui avvicinandosi alla ragazza, che indietreggiava turbata da questo comportamento -Sei incantevole al buio, ognuno può vedere colei che più desidera nella sagoma del tuo corpo che s’intravvede in assenza di luce, il buio fa sognare, esso amplia la mente e il desiderio, la luce invece che tutto rivela, delude, rinchiude l’immaginazione sprigionata dal buio nei recinti della banalità, dell’ovvietà e della prevedibilità, al buio nulla è come sembra e la mente non ha confini solo il corpo è limitato, ma distaccandosi da esso puoi imparare a muoverti con grazia anche nell’ombra-
-Stai dicendo che sono talmente brutta che preferivi vedere solo la mia siluette nel buio?-
La mezzo-demone era spaventata, ma faceva di tutto per non darlo a vedere così si dimostrava acida e lo attaccava con parole taglienti.
Ma la reazione non turbò minimamente la creatura venuta dalla notte, che aggiunse, con dolcezza, senza scomporsi -Al contrario dolce Corvina, io vedo al buio come tu in pieno giorno e solo la luce intensa blocca il mio sguardo come le tenebre arrestano il tuo, inoltre sono consapevole del mio aspetto che ai tuoi occhi parrà ripugnante, perciò…-
Proseguì avanzando ancora verso la maga, che a sua volta arretrò fino a cadere seduta sul materasso alle sue spalle.
La creatura giunse sotto il fievole il fascio di luce - Perché non spegnere la luce, frutto di tristezza per entrambi, cosicché io possa tornare ad ammirare il tuo viso e tu non sia più costretta a guardare il mio?-
Ora la creatura era completamente illuminata dalla luce, sembrava leggermente disorientata, e Corvina poté vedere le mostruose fattezze del suo volto, tutto il cranio era esterno, non c’era pelle in quel viso oblungo, dalla testa si allungavano tue corna lunghe e sottili che si ramificavano in due differenti estremità, una diritta e l’altra ricurva.
Lunghe zanne, che nascevano dagli zigomi, percorrevano tutta la lunghezza del muso per superarlo poi di qualche centimetro, la bocca pareva non essere parte del corpo, appariva solo quando la creatura parlava mostrando file di denti lunghi aguzzi e spropositatamente numerosi, quando taceva, invece scompariva, non si vedeva neanche il solco dei denti incastrati tra loro, poiché la creatura non aveva labbra, o almeno così sembrava, pareva che la mascella e la mandibola fossero un osso unico e indivisibile.
Ma la cosa che la colpiva di più erano gli occhi neri e profondi della creatura, a fissarli ci si perdeva dentro e nella testa le affioravano strani pensieri, guardò a lungo gli occhi della creatura delle tenebre, e il buio guardò negli occhi indaco della ragazza, fino nel profondo, vedendo la terribile guerra che combatteva contro se stessa, le sue emozioni le sue frustrazioni e le sue paure.
Corvina distolse lo sguardo dagli occhi ipnotici che la fissavano, scosse la testa e disse -No, non penso che la spegnerò, né ti permetterò di farlo-
-Lo immaginavo-
disse con tono rassegnato -Preferisci vedere negli occhi chi non conosci vero? Tuttavia ti renderai conto che mi conosci meglio di quanto tu creda-
Si girò, dando così le spalle alla ragazza poi volse la testa supportata da un collo allungato e flessibile, straordinariamente possente -Ha giusto..-
Aggiunse mentre un sorriso malizioso gli appariva sul volto -Nel caso non te ne fossi accorta…sei nuda-
Presa alla sprovvista da questa osservazione Corvina si guardò il corpo pallido e si rese conto di essere del tutto spoglia, come mai non se n’era accorta prima?
Imbarazzata afferrò rapida il lenzuolo grigio sul materasso e se lo avvolse come veste reggendolo con una mano sui seni da ragazza, poi si rivolse alla creatura sogghignante con tono aggressivo.
-Scommetto che ti sei divertito a dirmelo solo ora vero? Cosa sei una specie di demone pervertito?- -Devo forse ricordarti-
Rispose sempre con quel tono calmo e immutabile - Che io non vedo bene quando c’è luce…ma a questo si rimedia facilmente-
Rapido come il pensiero tirò una sferzata con la coda guizzante, l’estremità ossea appuntita infranse la lampadina e nella stanza calò la più completa oscurità. -Ah e per la cronaca…-
disse la voce che sembrava ora provenire da tutte le direzioni -Sì, mi è piaciuto- seguì una risatina sommessa.
Corvina si rannicchiò sul materasso stringendo il lenzuolo e iniziò a piangere silenziosamente e disperatamente, piangeva la sua paura e la sua ripugnanza per quell’essere, piangeva la sua impotenza, piangeva perché era stata trovata e in una notte le era caduto il mondo addosso, piangeva la sua rabbia e frustrazione, perché sapeva benissimo che in quella cella sigillata, dove per qualche strana ragione i suoi poteri e la sua magia non avevano effetto, immersa nelle tenebre che le impedivano di vedere e ragionare, disarmata senza neanche una veste per coprirsi era perfettamente in balia di quell’essere oscuro che la conosceva, la vedeva e avrebbe fatto di lei ciò che voleva.
 
  
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