read
about it.
perché sono due
anni che sono qui
e ho conosciuto
persone meravigliose,
sono cresciuta
tanto
e ho cominciato a
credere in cose che ritenevo impossibili
-tipo l'amicizia
virtuale sì.
e grazie.
Tsurugi scrive.
Scrive da quando ha capito come muovere
la penna sul foglio nella giusta maniera, per non sporcarsi di inchiostro la
pallida e ossuta mano, e da quando ha imparato il significato della parola
"arte", durante l'ora di matematica al liceo.
Perché "Hai l'occhio dell'artista, Tsurugi"
gli aveva detto l'insegnante, con i capelli bianchi, il volto contratto in una
smorfia, ma gli occhi che luccicavano, e lui scrollò le spalle, rise appena, e
tornò a guardare fuori dalla finestra, ignorandola.
E oh, se aveva ragione quella donna!, che
di arte, in fin dei conti, lei non ne sapeva poi così tanto -ma chi ne sa davvero abbastanza, d'altronde?
"vorrei che il mondo si fermasse,
giusto il tempo di rialzarmi,
che se vado più giù rischio di non tornare."
Tsurugi scrive.
Scrive di persone e paesaggi che non ha
mai visto o conosciuto -che importanza ha poi?; scrive di situazioni mai
accadute, di incontri mancati e treni persi, di sentimenti che non ha ancora
provato -e forse mai proverà- e di quelli a cui non sa nemmeno dare un nome;
scrive di sorrisi e parole un po' sussurrate, un po' urlate.
Ma dietro ai quei volti anonimi, con gli
occhi che prima sorridono e poi si spengono e con il carattere controverso, ci
sono i suoi, scuri, stanchi per le numerose notti insonni passate a pensare
troppo e a scrivere troppo poco, ci sono le sue lunghe dita affusolate, fredde,
che ripercorrono la tastiera del computer con la stessa facilità con cui si
premono i pulsanti della macchinetta del caffè.
Perché Kyousuke scrive di sé, e lo si trova
inevitabilmente in ogni frase, parola, che riporta su quei maledetti fogli
bianchi che ingombrano le pareti, la scrivania, persino il pavimento!, di casa
sua; perché, anche non volendolo, c'è sempre qualcosa di suo in ogni scritto.
"c'è che alcune volte penso che mi piacerebbe
davvero viaggiare,
poi rido perché le mattonelle di casa sembrano
infinite
e io non riesco nemmeno ad attraversarle senza
tremare un po'."
Tsurugi scrive.
E se ci pensa ride ancora, perché "arte" si dice con quel tono ironico.
Come può qualcuno considerare la sua,
arte, e lui uno scrittore?
Lui poi che nei temi faceva schifo, e se
prendeva la sufficienza era già un miracolo!, lui che, della letteratura e di
quei noiosi libri, non glien'è mai importato nulla;
non gli è mai importato di nulla in generale, gli bastava rifugiarsi nel suo
mondo candido, macchiato qua è là da inchiostro, e il resto poteva anche andare
al diavolo.
Probabilmente se non avesse quel minimo
di autostima che gli permette di rimanere a galla, giorno dopo giorno, vedrebbe
i suoi scritti come un futile insieme di parole a caso, odio, frasi incompiute, odio, odio, e altro odio -verso chi o cosa poi?
Che poi, forse l'odio può essere
considerato davvero un tipo di arte
e, questo Kyousuke lo ammette, se lo
fosse ne sarebbe in assoluto l'aspetto più affascinante.
"credo che se c'è una cosa che ho imparato
è che nessuno nasce stronzo o insensibile, lo si
diventa.
però è anche vero che loro sono gli unici che
ottengono ciò che vogliono,
e riusciranno di sicuro a sopravvivere in questo
mondo pieno di schifo
e di barbie che portano a spasso i loro mini cani
dentro le louis vuitton,
con la stessa grazia con cui king
kong divorava gli umani
dalla cima dell'empire state building."
Tsurugi scrive.
E si maledice perché non riesce a capire
come stare sveglio la notte, colto da un'improvvisa ispirazione, l'alito che sa
di caffè e fumo già alle sette e trenta, e le mani fredde e i capelli
scompigliati, lo facciano sentire così bene.
Lui scrive, il mondo potrebbe anche bruciare!, e non riesce farne a meno.
A volte è così snervante, perché le
parole non sono mai quelle giuste, ci
sono troppe emozioni e troppi pochi dialoghi; perché non è mai abbastanza.
E non è affatto
facile, perché "verba volant scripta
manent".
Vorrebbe solo frantumare tutti quei
fogli, e frantumare quella parte di lui fatta di inchiostro nero e di un
Kyousuke con la voce tremante che legge i suoi scritti il venerdì sera ad un
pubblico che applaude senza capire, che non potrà mai capire.
Che poi, lui
scrive solo per se stesso.
E invece non lo fa, anzi, sorride e torna
a preparare il caffè perché sa che anche questa sarà una lunga notte; perché ciò che rende l'arte così bella,
e Tsurugi a ventitré anni finalmente lo ha capito, è il fatto di essere difficile da creare.
"e forse avrei potuto amarti un po' di più
se solo me ne avessi dato il tempo,
se solo mi avessi aspettato.
e ti direi che mi manchi, ma che senso avrebbe?
e tu invece? che mi racconti?"
nda.
okay,
non c'è molto da dire ecco.
ho
già scritto di kyousuke come uno scrittore in
un'altra ff, ed è personalmente un'idea di cui sono innamorata. insomma, ce lo
vedo davvero bene.
è una shot
scritta per i miei due anni qui nel sito che avrei dovuto postare qualche
giorno fa ma vabbè che in un certo senso mi rappresenta, e niente.
le frasi in corsivo sarebbero delle parti
di scritti di kyousuke, giusto per rendere l'idea del
suo genio artistico :')
spero che sia piaciuta a qualcuno, fatemi
sapere qualcosa<33
grazie<33
simo.