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Autore: aoirghe    05/06/2008    6 recensioni
Booth è a casa con l'influenza. Così Bones decide di andare a vedere come sta ... Oneshot assolutamente spoiler free.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ILLNESS

 

Si trattava davvero dell’uomo più stupido che avesse mai conosciuto.

Del più testardo, poi. E del più arrogante, e presuntuoso, e incosciente e …

- Ciao, Pones-.

E.

Temperance Brennan si sforzò di rimanere seria: e del più malato, in quel momento.

Senza ombra di dubbio.

- Ciao- mormorò.

Booth appoggiò la fronte sulla porta spalancata, con un gemito:

- Entra pure, però … -.

- Però?-.

- Però non fare troppo rumore, perché ho la testa che mi scoppia …-.

La donna annuì, mordendosi le labbra:

- Certo, Booth-.

Varcò la soglia dell’appartamento del suo partner, mentre lui chiudeva la porta.

Si voltò a guardarlo: non aveva mai visto Seeley Booth in quelle condizioni. Pallido, scarmigliato, gli occhi lucidissimi e il naso arrossato, aveva l’aria di essere in punto di morte.

Si trattava di una bella influenza, senza dubbio. Ed era stata tutta colpa di lui.

- Tutto pene, al Jeffersonian?- mugolò Booth, lasciandosi cadere sul divano, una mano premuta sulla fronte.

- Tutto pene, direi-.

Lui aprì di scatto gli occhi:

- Mi stai prendendo in giro, Pones?-.

Temperance scosse la testa e appoggiò il soprabito su una sedia:

- Niente affatto-.

Booth allungò le gambe e tornò a chiudere gli occhi:

- Sai, hai sviluppato un lato ironico che a volte non mi diverte affatto-.

Lei alzò le spalle, sorridendo:

- E pensare che mi hai insegnato tu a fare dello spirito-.

- Appunto …-.

La parola di Booth si perse in un mugolio affaticato.

Rimasero per qualche istante in silenzio. Poi Temperance fece un respiro profondo, si avvicinò alle gambe di Booth e gli diede un paio di pugni :

- Fammi sedere, forza-.

- Ehi, con calma! Sono malato! - borbottò lui, fulminandola con lo sguardo.

Lei lo ignorò e si sedette, sollevandogli i piedi e riappoggiandoli sulle proprie ginocchia:

- Ad ogni modo, sei stato davvero uno stupido-.

- Sei venuta per farmi complimenti, Pones?-.

- Sono venuta per vedere come stai-.

Booth aprì le braccia:

- Sto malissimo, non si vede?!-.

La fissò con una smorfia, come se quel gesto plateale gli fosse costato una fatica immensa.

Brennan sospirò:

- Non dovevi buttarti in quel lago artificiale, Booth, c’erano dieci gradi sotto zero, ti avevo detto che sarebbe stato pericoloso …-.

- Pones, il pampino stava affogando!-.

- I bambini piccoli affogano molto raramente, Booth, l’acqua è un elemento gestibile per esseri umani con pochi mesi di vita, perché ricorda il ventre materno dove hanno vissuto fino a poco tempo prima. La percentuale dei sopravvissuti è del 75% e …-.

Booth alzò una mano, interrompendola:

- Okay, okay, Pones. Ma quel pampino poteva far parte del rimanente 25%-.

- È una mera supposizione, la statistica era a nostro favore e tu avresti potuto evitare …-.

- Mi arrendo, mi arrendo- borbottò lui, stringendo gli occhi.

La guardò, massaggiandosi le tempie:

- Così mi aumenti il mal di testa-.

- Emicrania, sarebbe il term …-.

- Pones!-.

- Va bene, va bene-.

Temperance rimase per qualche attimo in silenzio, scrutando il suo compagno.

Booth indossava una maglione a girocollo blu scuro, pantaloni di flanella grigi e i soliti stupidi calzini colorati … Calzini colorati che gli tenevano i piedi caldi, però: Temperance poteva percepirne il calore, lì, appoggiati sulle sue ginocchia, così come poteva avvertire la temperatura elevata di tutto il corpo di Booth, accanto al suo. Stava bruciando di febbre.

- Hai la febbre - borbottò.

Lui non aprì gli occhi:

- Grazie per l’informazione-.

- Dovresti rinfrescarti, sai? Abbassare la temperatura-.

- Lo farò appena avrò la forza di alzarmi, Pones-.

- Certo che, per essere uno che è stato torturato con un ferro incandescente, contro l’influenza hai la resistenza di organismo unicellulare-.

Booth spalancò gli occhi; la fissò, torvo:

- E questa cosa sarebbe? Un’altra battuta spiritosa?-.

Lei sorrise:

- Sì. Ma con un riferimento colto e base scientifiche-.

Stavolta gli strappò una risata. Seguita da un gemito:

- Non dovresti farmi ridere, la testa mi pulsa …-.

Temperance lo guardò per qualche istante, poi scattò in piedi, sgusciando via da sotto le sue gambe:

- D’accordo-.

- D’accordo cosa? - mormorò Booth, confuso, la testa ribaltata all’indietro.

- Prima di tutto, abbassiamoti la febbre-.

Una volta in cucina, Temperance estrasse un fazzoletto e lo bagnò con acqua fredda. Tornò a passi svelti nella sala, dove Booth era rimasto dov’era: accasciato sul divano, silenzioso, gli occhi chiusi.

Li aprì solo quando lei gli appoggiò il fazzoletto umido sulla fronte.

Si guardarono negli occhi, vicinissimi: Temperance stava inginocchiata ai piedi del divano.

- Va meglio?- chiese, massaggiandogli delicatamente la fronte attraverso il tessuto del fazzoletto.

- È piacevole, sì - mormorò Booth, abbozzando un sorriso tirato.

- Comunque voi uomini, malati, siete davvero impossibili. Sembrate in punto di morte anche con un banalissimo raffredore-.

Booth sospirò:

- Questa è la tipica osservazione generalista e sessista che da te, Pones, non mi sarei mai aspettato-.

- Si tratta di un’osservazione critica basata su fatti reali. E smettila di chiamarmi Pones-.

- È colpa di questo maledetto raffreddore …- protestò lui.

Temperance spostò il fazzoletto sulle guance del suo partner, passandolo con delicatezza su tutto il viso: Booth chiuse gli occhi, inspirando profondamente:

- Devo … devo ammettere che come infermiera personale non sei niente male-.

Le dita di lei abbandonarono il fazzoletto e scescero sulla sua gola, tastandogliela delicatamente.

Booth non raprì gli occhi:

- Cosa fai?-.

- Controllo le tue tonsille-.

- Stanno messe male anche quelle, purtroppo-.

Temperance sbuffò, tornando con la mano sul fazzoletto:

- Smettila di piagnucolare, Booth!-.

- Sono malato, lasciami piagnucolare, okay? Voglio piagnucolare-.

Non parlarono per parecchi secondi.

Booth teneva gli occhi socchiusi, ma riusciva benissimo a sbirciare il viso concentrato di Bones.

Gli piaceva guardarla quando lei non sapeva di essere osservata: gli piacevano i suoi zigomi rilassati, la bocca appena sporgente, la fronte distesa. Così come gli piaceva averla lì, ai piedi del suo divano, e sentire le sue dita fresche e leggere sul volto.

- È quasi ora di cena. Dovresti mangiare-.

Quella frase, così pratica, così alla Bones, lo strappò ai suoi pensieri.

- Cosa?-.

- Dovresti mangiare, Booth-.

- Non ho fame-.

- Il tuo organismo ha bisogno di energia e …-.

- Pones, non ho fame-.

- Non fare il bambino, Booth-.

- Non sto facendo il pampino! Sono malato e non ho fame!-.

Lei tacque.

Poi, d’un tratto, scattò in piedi.

Ma Booth fu altrettanto veloce, e le afferrò la mano.

Quel contatto la bloccò.

- Dove vai?- domandò lui, la voce roca.

La sua mano era bollente: Temperance la sentiva bruciargli la pelle.

- Da nessuna parte. Volevo solo cercare una coperta - borbottò.

Booth non le lasciò la mano:

- Una coperta?-.

- Bè, rischi di sfebbrare, stanotte. È meglio che ci sia qualcuno con te-.

E’ meglio che ci sia qualcuno con te.

- Cioè … cioè tu?-.

Temperance annuì, nervosa:

- Sì. Se … se va bene, se non aspettavi nessun altro-.

Seeley la guardò negli occhi:

- No, non aspettavo nessuno-.

- Bene, allora … La coperta?-.

- Primo piano dell’armadio in camera da letto-.

- Okay. E … Booth?-.

- Che c’è?-.

- La mano … Dovresti … dovresti lasciarmela-.

Era vero: gliela teneva ancora stretta.

- Certo, scusa- borbottò.

Che stupido. Si sentì la faccia bollente: era la febbre oppure era arrossito come un cretino?

Preferì non indagare oltre, mentre Bones spariva lungo il corridoio. Così sarebbe rimasta con lui. Tutta la notte.

Bones.

Da quanto tempo qualcuno non si prendeva cura di lui in quel modo?

Tanto, tantissimo tempo.

Quando Temperance tornò, stringendo sottobraccio un plaid rosso, Booth la guardò sistemarsi sulla poltrona accanto al divano, silenziosa ed efficiente.

Poi lei alzò gli occhi su di lui:

- Hai intenzione di dormire sul divano?-.

- Sul divano? Sì, il letto è troppo lontano … -.

Bones rise, sfilandosi le scarpe e accoccolandosi sulla poltrona:

- Neanche ti avessero sparato …-.

- Ricominci, Pones?-. Ma stavolta sorrideva anche lui.

- No, Booth. Pones non ricomincia-.

- A-ah a-ah … Tu, piuttosto … -.

Temperance si rannicchiò sotto il plaid:

- Io piuttosto cosa?-.

Seeley la fissò negli occhi, sollevandosi leggermente sui gomiti:

- Hai intenzione si dormire su quella poltrona?-.

Lei anuì:

- Sì, certo-.

Booth scosse la testa, ignorando la morsa alla testa:

- Non dire sciocchezze, Pones. Staresti scomodissima-.

Temperance lo guardò per un istante, senza capire:

- E dove dovrei dormire, allora?-.

Seeley non abbassò lo sguardo: era deciso a dirlo.

- Qui. Con me- mormorò.

Bones corrugò la fronte, confusa:

- Con te, Booth?-.

- Sì. Sul divano. È grande. In due … in due ci stiamo-.

Ecco. L’aveva detto.

Cretino.

Così lei gli avrebbe riso in faccia, si sarebbe ripresa il soprabito e se ne sarebbe andata sbattendo la porta. Aveva fatto la figura del deficiente impacciato: quello che aveva detto suonava come una proposta indecente venuta male, oltretutto. Anche se non erano state quelle le sue intenzioni.

O forse sì?

- Va bene-.

Va bene.

La testa di Seeley scoppiò, ma il suo viso rimase impassibile.

Bones lo guardava, seria. Non aveva riso. Non lo aveva picchiato.

- Okay, adesso mi … mi sposto un po’, così …- borbottò, facendo un po’ di spazio accanto a sé.

Temperance si alzò e gli si avvicinò.

Seeley tenne gli occhi bassi, mentre lei s’infilava tra il suo corpo e lo schienale del divano.

Quando sollevò lo sguardo, Bones lo fissava sorridendo, il viso a un paio di centimentri dal suo.

I loro corpi si toccavano in quasi tutta la lunghezza: Booth poteva sentire la forma affusolata delle gambe di lei premere contro le sue, e il respiro caldo accarezzargli il mento.

Si schiarì la voce:

- Sei … sei comoda?-.

- Sì-.

Silenzio.

Una mano di Bones corse sulla sua fronte e gli tolse il fazzoletto umido.

Le dita di lei indugiarono per qualche attimo sulla fronte.

- Se sfebbri e deliri, almeno me ne accorgo subito- mormorò Temperance.

- Già-.

- Già-.

Ancora silenzio.

- Pones …-.

- Sst. Spegni la luce-.

Seeley ubbidì.

Una volta al buio, tornò a guardarla: riusciva a vedere i suoi occhi verdi anche nell’oscurità.

- Dormiamo, vuoi, Booth?-.

- Certo-.

Ma nessuno dei due chiuse gli occhi.

- Comunque, se tu dovessi morire per questa fatale influenza, ci sarò io accanto a te-.

Booth abbozzò un sorriso:

- Grazie, Pones. È confortante-.

- Di niente-.

Non parlarono per un po’.

Nel buio, potevano percepire la reciproca presenza: calda, viva, fisica.

Fu lei ad abbracciarlo per prima, rannicchiandosi nell’incavo della sua spalla.

E Seeley Booth la cinse con un braccio, mentre l’altra mano correva tra i suoi capelli.

Si addormentarono così.

  
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