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Autore: Misaki Ayuzawa    20/01/2014    0 recensioni
"Il silenzio era veramente innaturale. Non un soffio di vento proveniente dall’esterno, né una voce, un sussurro. Si riavvicinò alla porta e, raccolte le gonne, si chinò all’altezza della serratura, nel tentativo di captare una qualsiasi altra forma di vita. Anche la presenza di un topo sarebbe stata rassicurante! No, forse non proprio di un topo … un cagnolino, magari."
Il destino di Dana, l'unica figlia di un latifondista siciliano, si intreccia con quello dei Cacciatori dell'Istituto di Palermo. Perchè? Cosa vuole da una ragazza che ha sempre vissuto con la testa fra le nuvole, un gruppo di gentiluomini dai modi bizzarri e di giovani donne tatuate? Perchè una notte si ritrova chiusa in una stanza con solo la sua misera sottoveste bianca addosso e le braccia ricoperte di strani simboli neri?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dana


Capitolo 1: A gray room


L’oscurità invadeva l’intero ambiente. Dana sbattè un paio di volte le palpebre, cercando di abituare i propri occhi all’oscurità. Presto riuscì a distinguere le forme.
Si trovava dentro una piccola stanza. La porta era proprio di fronte a lei. Poteva raggiungerla. Ce la poteva fare. Doveva soltanto alzarsi in piedi.
Fece leva sulle braccia e si piegò su se stessa. Si ritrovò carponi. Bene, l’ultimo sforzo. Ignorando, o meglio, cercando di ignorare le fitte lancinanti alle ginocchia e ai polpacci, si alzò. Traballò per un paio di secondi prima di stabilirsi completamente. A passi malfermi si diresse verso la porta. Quasi vi si addossò per la fatica che quei pochi movimenti le avevano richiesto. Individuò subito la maniglia e, sicura e sull’orlo della disperazione, la fece girare una, due, tre volte. Nulla. La porta rimaneva sigillata. Si accanì su quel pomello di ottone fino a produrre un fastidiosissimo e ovattato rumore.
Cadde a terra, facendo scivolare la fronte lungo tutta la porta. Come era finita in quel posto? Non ricordava nulla, assolutamente nulla. L’ultima immagine ben definita nella sua mente era il mercato della domenica in piazza. Quel bel mercato di stoffe dove, ogni settimana, la sua tutrice l’accompagnava, seppur di malavoglia. E ogni volta lei si perdeva in quei coloro, quelle sfumature, la morbidezza dei tessuti, le superfici lisce o ruvide, pregiate e non. Stava appunto per acquistare una meravigliosa sciarpa di seta azzurra quando … quando cosa?
 Qualcosa, o qualcuno, doveva averla stordita e portata via. Era abbastanza sicura di non essere a casa sua, né in un posto familiare.
La rabbia prevalse sulla disperazione. Pretendeva di uscire da quella stanza! Si rialzò e prese a girare per la stanza. In alto c’era una piccola finestra. Inutile dire che c’erano delle sbarre dall’aria molto solida. Probabilmente erano state installate da poco perché, alla luce della luna, i cui raggi penetravano deboli nella stanza, luccicavano. Potevano anche averle dato una botta in testa, cosa che forse era successa a giudicare dalla nuca che le pulsava ferocemente e le procurava dei giramenti tutt’altro che lievi, ma ragionava ancora! La sua intelligenza non le era venuta meno.
C’era anche un letto ad una piazza. Era spoglio di lenzuola e coperte e a Dana parve che non ci fosse nemmeno un cuscino. Dal lato opposto c’era una piccola toeletta, con il minimo indispensabile: una bacinella piena d’acqua, una saponetta rinsecchita e un asciugamano, più simile ad una pezza da spolverare in realtà, tuttavia sembrava pulito.
Il silenzio era veramente innaturale. Non un soffio di vento proveniente dall’esterno, né una voce, un sussurro. Si riavvicinò alla porta e, raccolte le gonne, si chinò all’altezza della serratura, nel tentativo di captare una qualsiasi altra forma di vita. Anche la presenza di un topo sarebbe stata rassicurante! No, forse non proprio di un topo … un cagnolino, magari.
Suo malgrado, dal buco della serratura non si vedeva proprio nulla, se non oscurità.
Dana si rannicchiò contro la porta, portandosi le gambe al petto, e riscaldando le braccia nude con le proprie mani. L’avevano lasciata in sottoveste, che gentili!
Senza che ne avesse minimamente intenzione ricadde nel dolce oblio del sonno.

A svegliare Dana, il mattino dopo, furono i raggi del sole. Dovevano essere circa le undici del mattino, perché ora la luce inondava la camera. Ma non fu la vista della stanza alla luce del sole a sorprendere la ragazza, quanto il ritrovare le proprie braccia ricoperte di strani segni. Erano tatuaggi! Lunghi e intricati ghirigori e complicate linee curve nere facevano contrasto con il color panna della pelle di Dana.
Ne rimase quasi affascinata. Avevano qualcosa di familiare e allo stesso tempo di nuovo. Non ricordava di aver mai visto quei simboli. Si alzò da gelido pavimento di marmo in un fruscio di gonne e infranse il silenzio, ancora permanente e che la stava facendo impazzire, battendo i pugni contro il legno della porta. Dopo non molto prese anche ad urlare.
“Fatemi uscire!” e strattonava la maniglia.
“Aiuto!” e pestava i piedi nudi contro il marmo gelido, procurandosi diversi lividi e tanto dolore. Voleva uscire da quella grigia prigione.
Nel momento in cui, infine, si stava rassegnando, le sue orecchie udirono il suono di passi. Prima flebili, lontani. Poi sempre più vicini. Erano passi che appartenevano a più persone. Ora poteva sentire un mormorio, anche se era incapace di distinguere le parole.
Intuì che la porta si stava per spalancare e, di scatto, si allontanò. Non aveva nulla con cui difendersi, nessun luogo in cui nascondersi. Si mise dritta, alzò il mento, e attese con ansia il suono della serratura che scattava.

Angolino dell'autrice: Salve a tutti! Spero di avervi incuriosito con questo primo capitolo! Ditemi voi che ne pensate; volete che continui? Fatemi sapere , mi raccomando! 
Spero vi sia piaciuta l'idea di ambientare la storia in Italia! Ho notato che si ambientano tutte in America o in Gran Bretagna ma anche in Italia dovrebbero esistere i Cacciatori!
Beh, io vi saluto! Al prossimo capitolo!

  
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