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Autore: asyouwishmilady    21/01/2014    2 recensioni
Emma prosegue la sua nuova finta vita a New York, ma Uncino non si dà per vinto, e decide di fare un ultimo, estremo tentativo per riportare indietro la sua memoria.
Tuttavia, questo metodo ha un prezzo. Ed è la vita di Killian.
Ma Emma starà davvero a guardare?
Come reagirà di fronte a quello sconosciuto pronto a morire per lei?
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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«True love isn't easy, but it must be fought for. Because, once you find it, it can never be replaced.»




Era un Martedì mattina quando, a casa Swan, il campanello aveva preso a suonare all’impazzata.
Emma aveva spento l’aspirapolvere, sbuffando: di nuovo quelle bestie selvagge dei figli dei vicini? Questa volta i Bradshaw l’avrebbero sentita. Aveva chiuso un occhio quando l’avevano definita “un bel boccocino succulento” perché, in fondo, erano solo due adolescenti con gli ormoni pulsanti, ma questo era troppo. Aveva a disposizione solo mezza giornata di riposo a settimana, e non avrebbe permesso che quei maleducati le facessero venire un’emicrania.
Si diresse a grandi falcate verso la porta, aprendola con così tanta forza che temé di staccarla dallo stipite.
Corrugò la fronte: non c’era un’anima viva di fronte a lei.
Forse i figli dei Bradshaw erano scappati via. Meglio così, pensò, chiedendosi pigramente se Henry sarebbe mai diventato così… Viscido?
Senza riuscire a darsi una risposta, fece per chiudere la porta, ma una voce strozzata proveniente dal basso la fece sobbalzare.
«Swan»
Emma abbassò lo sguardo e, confusa, si rese conto che, quello strano tipo che si era presentato alla sua porta qualche giorno prima, giaceva a terra, inerme.
«Cosa diamine stai facendo?» domandò lei, allontanandosi, fino a rientrare completamente nell’appartamento.
«Questo è l’unico modo» mormorò l’uomo, cercando di mettersi in ginocchio di fronte a lei, tra un colpo di tosse e l’altro «E’ l’unico modo per farti ricordare»
Emma ignorò le sue parole - doveva essere pazzo, rifletté, era l’unica spiegazione -, rendendosi conto che era ferito.
La mano destra dell’uomo, posata sull’addome, grondava di sangue scuro e denso: poteva persino sentirne l’odore acre.
«Sei ferito» fece lei, in tono asciutto, mentre si dirigeva all’interno per recuperare il telefono.
Quel tipo era matto, e aveva bisogno di aiuto. Lei non l’avrebbe di certo lasciato a morire dissanguato, sulla soglia della porta di casa sua.
«No, Swan. Per favore. Devi ascoltarmi» singhiozzò lui, allungando la mano insanguinata verso di lei.
Emma deglutì: il sangue era ovunque, non sarebbe trascorso molto tempo prima che lui…
«Ti ascolto. Ma fai in fretta. Devo portarti in ospedale» borbottò, posando il telefono.
«Grazie» sorrise lo sconosciuto, il viso contratto dal dolore.
«Come ho già tentato di dirti, i tuoi genitori sono in pericolo. Solo tu puoi salvarli, Emma»
«Io non ho genitori» ringhiò lei, pentendosi immediatamente di avergli dato una chance.
«Fammi finire, ti prego» la scongiurò l’uomo, che impallidiva sempre più, ogni secondo che trascorreva.
«Ho provato ogni possibilità. Ho provato… Il bacio del vero amore. Ma non ha funzionato, perché tu non ti ricordi di me. Tremotino mi aveva avvertito: c’è un solo modo per farti ricordare chi sei veramente. Ma c’è un prezzo per questo…»
S’interruppe, preso dai colpi di tosse. Emma trattenne un conato di vomito, quando lo vide sputare sangue.
Tutto quello che stava succedendo era… Ridicolo. Quel tizio stava morendo davanti a suoi occhi, pregandola di ricordare qualcosa che lei non aveva mai vissuto. E le parlava come se si conoscessero da una vita. Ma lei non ricordava di averlo nemmeno mai visto.
«Il prezzo è la mia vita» continuò lui, dopo aver ripreso fiato.
«Come ti sei ferito?» domandò Emma, ignorando le sue parole.
«Ho… Dovuto» biascicò l’uomo, con lo sguardo perso negli occhi di lei, nel desiderio irrazionale che potesse almeno dargli un degno addio.
Stava sacrificando la sua vita per Emma. E sapeva che, un giorno, lei gliene sarebbe stata grata. Solo che gli sarebbe piaciuto vedere quella gratitudine con i suoi stessi occhi, prima di morire.
«Ti sei fatto del male volontariamente?!» sbottò, Emma, precipitandosi a cercare il telefono «Avevo intuito che avessi qualche rotella fuori posto, ma credevo avessi almeno un minimo di buon senso»
Lui sbatté le palpebre, a fatica, sentendo la debolezza annebbiargli i sensi. Si lasciò cadere a terra.
Il pavimento era freddo e bagnato del suo stesso sangue. Si chiese distrattamente se avrebbe incontrato Liam e Milah, dall’altra parte.
«Hey» la voce preoccupata di Emma lo fece trasalire «Stai bene? L’ambulanza sta arrivando»
Lei sospirò, chinandosi su di lui per trasmettergli almeno un po’ del suo calore corporeo.
Chissà quale folle, malsana teoria lo aveva spinto ad un gesto tanto estremo, si domandò Emma, provando un moto di tenerezza nei confronti di quello strano sconosciuto.
Era completamente immobile.
«Parlami» gli ordinò, per assicurarsi che fosse ancora vivo .
«Ti amo, Emma» fece lui, con la voce tremolante, quasi completamente inudibile «Con te ho ritrovato quel poco di felicità che…»
Tossì, schizzando la mano di lei con piccole gocce di sangue. Emma non era schifata – o preoccupata di essere contagiata da qualche malattia -, anche se non ne capiva esattamente il motivo.
Solitamente era  molto distaccata, fredda, ma quel tizio… Le sembrava disperato, e aveva deciso di stargli accanto finché non sarebbe stato in salvo.
«Io ti amerò per sempre. Non lasciare che il mio sacrificio vada sprecato… Va’ avanti, sii felice»
Emma deglutì, rendendosi conto che la voce di lui andava sempre più affievolendosi. Il suo corpo iniziava ad essere troppo freddo per restare in vita ancora a lungo.
«Ti meriti un lieto fine, Emma» mormorò l’uomo, prima di chiudere lentamente le palpebre.
Aveva smesso di respirare.
«Hey» lo scosse, Emma, allarmata. Non poteva morire sul serio tra le sue braccia. Come avrebbe potuto vivere con quel peso sulla coscienza?
Se solo avesse chiamato l’ambulanza qualche minuto prima…
«Svegliati!» strillò, mentre appoggiava l’orecchio al petto scoperto di lui, rendendosi conto che ormai era troppo tardi.
Se n’era andato. Per sempre.
Con riluttanza, si mise in piede, allontanandosi dal corpo senza vita di quello sconosciuto.
C’era sangue ovunque. Avrebbe dovuto ripulire prima del ritorno di Henry.
Ma, chissà cosa volesse veramente dirgli quell’uomo.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, ricordò.
Il loro primo incontro.
La pianta di fagioli.
La bussola.
 Cora.
 Storybrooke.
 I suoi genitori.
 Gold.
 La Foresta Incantata.
 Pan.
 L’isola che non c’è.
 Il loro bacio. Quello che aveva sentito dopo il bacio.
L’amore, la sensazione di pienezza.
 L’amore dei suoi genitori, il lieto fine che le sembrava sempre più vicino.
E poi l’addio.

“Non trascorrerà un giorno in cui non penserò a te.”
“Bene”.


«Uncino!» si precipitò su di lui, cercando invano di svegliarlo.
«Adesso ricordo tutto! Ce l’hai fatta» lo scosse dalle spalle, fino a farsi male alle braccia. Ma niente.
«Ti prego, ti prego» con le dita tremolanti, cercò di aprirgli gli occhi che, però, fissavano un punto vuoto, inespressivi, senza vita.
«Dev’esserci un modo. C’è sempre un modo» biascicò, Emma, ricordando le parole dei genitori, che aleggiavano nella sua mente come una sinfonia lontana.
Allora decise di farlo perché, in fondo, non aveva più niente da perdere. Aveva già perso una delle persone più importanti della sua vita. Il suo vero amore.

“Killian Jones, ma molti preferiscono chiamarmi Uncino.”
“Come in Capitan Uncino?”


Con le lacrime che le rigavano le guance, si chinò sul suo viso pallido, posando le labbra sulle sue, in attesa che qualcosa accadesse, che lui tornasse.
Ma Killian non aprì gli occhi, sorridendole, sussurandole “Tu mi hai salvato”, come in una favola.
Continuava a giacere a terra, bagnato dal suo stesso sangue, mentre Emma si rendeva conto di aver perso la sua possibilità di essere felice con lui.
«Grazie» riuscì solo a dire, posandogli un leggero bacio sulla fronte fredda.

Ti amerò per sempre.
Sei un eroe.
Non lascerò che il tuo sacrificio sia inutile.


«Signora Swan? L’uomo ferito?» la voce distaccata dell’infermiere irruppe nei pensieri di Emma.
«Se n’è andato» riuscì solo a rispondere.
Ma, stringendo i pugni, giurò a sé stessa che non avrebbe mai, mai smesso di amarlo, perché lui era il suo vero amore.
E lo sarebbe stato per sempre.




Hey. Spero vi sia piaciuta questa "cosa" che ho buttato giù.
L'idea, in realtà, mi è venuta dagli spoiler sulla morte definitiva di uno dei persoaggi principali.
Ovviamente io non penso sia il nostro Killy a morire (anche perché tutta questa tirata sul redimersi eccetera, di fare la cosa giusta per Emma, non avrebbe avuto alcun senso), però mi è balenata in testa l'idea l'idea di scrivere questa os.
Della serie: anche nel caso peggiore, quei due non smetteranno mai di amarsi (come recita la citazione che ho messo all'inizio).
Che dire? Spero vi sia piaciuta! Fatemi anche sapere chi pensate che morirà (çç).
Grazie di aver letto! Bacio.
Claudia

 
   
 
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