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Autore: alecter    21/01/2014    8 recensioni
Harry è un giovane ragazzo che lavora in una sala da tè/libreria. Louis è un assiduo cliente del locale. Harry se ne infatua appena lo vede, tanto da ricordare i giorni in cui Louis fa visita nel locale.
Timido e timoroso di essere rifiutato, Harry decide di usare citazioni di libri per iniziare ad intrattenere uno scambio di messaggi con Louis.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: le citazioni presenti nella storia sono tratte da libri di autori diversi, non sono frutto dalla mia immaginazione.



H
arry stropicciò con le dita la carta che conteneva il cioccolatino che ora si stava sciogliendo sulla sua lingua. Strinse le labbra e passò la lingua sul palato per assaporare meglio quel retrogusto alla nocciola che gli era rimasto in bocca.
Allungò il braccio per gettare nel cestino la carta dorata e poi tornò a osservare la clientela.
Una donna di mezza età era intenta a raccontare il suo ultimo appuntamento alla sua amica. Parlava concitatamente, scuotendo la testa, gesticolando animatamente mentre la sua compagna annuiva ad ogni sua parola sorseggiando del tè. Le sue labbra dipinte di un rosso acceso, si poggiavano sul bordo della tazzina lasciando una lieve impronta rosa.
Al loro fianco, una ragazza, che doveva avere circa la sua età, stava disperatamente cercando di soffocare le chiacchiere delle sue vicine di tavolo spingendo le cuffiette sempre più affondo nelle sue orecchie. Ogni tanto sfogliava violentemente con le sue dita affusolate le pagine di una rivista patinata. Non si era accorta che, dall'altra parte della stanza, un ragazzo la stava fissando. Probabilmente più grande di lei, non aveva distolto il suo sguardo da quando era arrivato. Aveva posato il suo zaino consunto e pieno di libri sulla sedia davanti a lui, e l'aveva osservata in silenzio, sorseggiando il suo caffè e intrecciando spasmodicamente le dita tra i suoi capelli cercando di domare un ciuffo ribelle e trovare il coraggio di farsi avanti e parlarle.
Harry sorrise e dopo aver scandagliato a fondo il locale, tornò a fissare le pagine ingiallite del suo libro.
Lo aveva letto e riletto, sfogliato infinite volte fino ad immergersi completamente in quelle scritte nere leggermente sbiadite dal tempo.
Stava per voltare pagina quando sentì lo scampanellio della porta, segno che qualcuno stava entrando. Diede una rapida occhiata all’orologio che portava al polso. Erano le quattro di pomeriggio spaccate, non aveva tardato neanche di un minuto, come al solito.
Sentì il cuore iniziare a battere rapidamente mentre alzava lo sguardo verso il nuovo cliente. Si sentì uno sciocco, un raccapricciante stalker.
Aveva osservato per settimane quel ragazzo, tanto da conoscere le sue abitudini e i suoi orari. Avrebbe potuto ordinare per lui, senza che quella sciocca civettuola della sua collega andasse a prendere la sua ordinazione solamente per fargli sciocchi apprezzamenti e cercare di conquistarlo con i suoi occhi da cerbiatta. D'altronde, poteva biasimarla? Avrebbe fatto la stessa cosa se solo ne avesse avuto il coraggio. Invece, era sempre rimasto dietro al suo bancone, a leggere libri e sistemare le tazzine sporche.
Vide la sua collega avvicinarsi ma sapeva già cosa avrebbe dovuto preparare.
"Tè mela e cannella, e un cornetto al cioccolato in arrivo" sussurrò verso la ragazza.
"Cosa?" chiese lei. Harry scosse la testa, chiuse il libro e prese una delle teiere dalla credenza. La riempì di acqua bollente mentre la ragazza ripeteva l'ordinazione che lui già sapeva.
Prese l'infuso e lo mise nell'acqua calda, poi prese un cornetto alla Nutella e lo lasciò scaldare per pochi secondi nel fornetto.
"Pensi che dovrei chiedergli di uscire? Essere più diretta?" Harry la guardò come gli avesse appena confessato di essere in realtà un alieno proveniente da un pianeta ancora non scoperto dalla razza umana.
"Harry?" Harry si scosse e cercò le parole adatte per dirle che se solo si fosse avvicinata un'altra volta a lui, probabilmente avrebbe dovuto iniziare a servire i clienti con la lingua o i piedi, perché sarebbe stata priva delle sue lunghe braccia.
"Non pensi ti avrebbe già chiesto lui di uscire se fosse stato interessato?" la ragazza spalancò la bocca, sgranò gli occhi e si portò una mano al volto, come fosse stata violentemente schiaffeggiata. Scosse la testa, e senza rispondere, prese il vassoio e lo portò al tavolo del ragazzo, ancheggiando ancora più del solito. Harry sbuffò, poi tornò a contemplare il suo libro.
Avrebbe voluto davvero parlargli, ma sapeva che, una volta nelle sue vicinanze, si sarebbe impacciato e avrebbe iniziato a farneticare frasi senza senso. Inoltre, non aveva la sicurezza che lui potesse ricambiare il suo sentimento e quella cosa lo terrorizzava.
In fondo, non aveva mai alzato lo sguardo dai suoi libri, non lo aveva mai notato, probabilmente non sapeva nemmeno che lui esistesse.
Si chiese come potesse non essersi accorto dei suoi sguardi persistenti. Ogni mercoledì alle quattro spaccate, Harry smetteva di sistemare gli scaffali del reparto libri, si piazzava dietro al banco e aspettava.
Puntualmente, il ragazzo arrivava, sedeva al solito tavolino vicino agli scaffali dei libri, ordinava il suo tè e cornetto, poi si alzava, girava tra i ripiani pieni di libri, e dopo qualche minuto tornava al suo tavolino, giusto in tempo per ringraziare la cameriera o cameriere di turno per il suo servizio. Una volta versata l'acqua bollente nella tazza assaporava il profumo dell'infuso. Dopo di che, sistemava le sue piccole gambe sulla sedia, intrecciandole tra di loro, toglieva il cappello dalla testa, scuotendo leggermente i capelli per dargli una forma decente, e iniziava a leggere il libro prescelto.
Ogni volta, era sempre la stessa routine e Harry adorava osservarlo in silenzio, mentre posava lentamente le labbra sulla tazza, bagnandole con il tè e assaporandolo, intento a leggere. Era così preso dalla lettura, che Harry dubitava potesse accorgersi di qualsiasi cosa gli capitasse attorno.
"Se continui a fissarlo così, probabilmente se ne accorgerà, che dici?" Niall, altro suo collega, era poggiato con il gomito sul banco e lo stava fissando con un sorriso malizioso.
"Dubito, non se n’è accorto fino ad ora" Harry distolse lo sguardo dal ragazzo per prendere le nuove ordinazioni.
"Forse sarebbe ora che ti facessi avanti, non credi?" Harry scosse la testa.
"Na, non penso" Niall sospirò.
"Perché mai?" chiese poi. A volte il ragazzo poteva essere davvero insistente. Harry gli voleva un bene dell'anima ma in alcuni momenti avrebbe volentieri preso un bel pezzo di nastro adesivo e gli avrebbe tappato la bocca.
"Perché potrebbe non ricambiare?" rispose, come se quella fosse la risposta più ovvia sulla faccia della terra.
"Harry, sono settimane che rifiuta le avance di Eleanor, anche se lei si ostina a sbattergli in faccia la sua ampia scollatura piena di ovatta. Dubito fortemente sia interessato alle donne" Harry soffocò una risata. Era vero, fino a quel momento non aveva degnato di uno sguardo Eleanor, che pure, era una bella ragazza, doveva ammetterlo; fastidiosa, a volte arrogante, ma una bella vista per gli occhi.
D'altro canto, non si era mai mostrato interessato neanche a qualche cliente del sesso maschile, quindi poteva voler dire che era fidanzato e non interessato ad altri?
"Dovresti provarci" furono le ultime parole di Niall, prima di avviarsi verso il suo cliente, un uomo sulla cinquantina, con radi capelli che si ostinava a pettinare all'indietro e riempire di gelatina.
Harry alzò di nuovo lo sguardo verso il ragazzo, il suo ragazzo dei sogni. Non sapeva nemmeno il suo nome.
Aprì il libro e a quel punto gli venne un'idea. Se non riusciva a comunicare con lui tramite le sue parole, poteva farlo attraverso le parole di famosi autori, parole rinchiuse in pagine di vecchi libri che non vedevano l'ora di essere lette.
Poco prima di andare via, il ragazzo si avviò verso il bagno. Harry decise di approfittare del momento; prese una matita e sottolineò una frase nel suo vecchio libro, poi vi lasciò dentro un fazzolettino come segnalibro, e si avviò rapidamente verso il suo tavolo.
Lasciò il libro sulla superficie di marmo, vicino al suo cappello e la tazzina con ancora del tè dentro e poi si defilò di nuovo dietro al bancone.
"Chi cerca di possedere un fiore, vede la sua bellezza appassire, ma chi lo ammira in un campo, lo porterà sempre con sé" vide il ragazzo aprire il libro sul tavolo, guardarsi attorno, osservare tutti i clienti e le persone presenti nel locale. Sentì il suo sguardo sfiorarlo, appena percettibile.
Iniziò a pentirsene. Cosa aveva sperato di ottenere? Probabilmente lo aveva solo spaventato a morte. Lo vide lasciare una banconota sul tavolino, prendere il cappello e la giacca, e poi defilarsi dal locale. Harry giurò di poter sentire il suo cuore spezzarsi, pezzo per pezzo cadere a brandelli. Ogni speranza che aveva coltivato fino a quel momento, andava dissolvendosi, spazzata via dal vento, come una foglia che era ostinata a tenersi aggrappata al suo ramo.
Si avvicinò al suo tavolo, ora vuoto. Fece per allungare la mano sui soldi e si accorse che il piccolo tovagliolo che aveva usato prima come segna libro era lì, disteso sotto le monete da dieci pence, segnato da una grafia disordinata.
Con il cuore in gola, prese il tovagliolino. Prima di leggerlo, si guardò attorno, assicurandosi che nessuno lo vedesse.
"Sollevare il sipario ed introdurvisi: questo è tutto! Perché indugiare, perché temere? Forse perché ci è ignoto cosa viene al di la di esso?" mentre leggeva quelle parole, mentre studiava la sua calligrafia storta, Harry sentì il suo stomaco stringersi. Sapeva che non voleva dir nulla il fatto che lui avesse risposto, eppure si sentiva così felice.
Strinse il piccolo fazzoletto a sé, poi lo pose nella sua tasca e prese la tazza e la teiera per riportarle al bancone.
In fondo erano stupidi sogni quelli che viaggiavano senza sosta nella sua mente da quando il misterioso ragazzo aveva risposto al suo alquanto strano tentativo di approcciarlo.
Per iniziare, non aveva idea di chi si trattasse. Magari pensava che una bella ragazza, forse una loro assidua cliente, aveva lasciato quel libro consunto per attirare la sua attenzione.
Eppure quella breve corrispondenza lo aveva eccitato, gli faceva vibrare la pelle e battere il cuore.
Quando il mercoledì successivo il ragazzo entrò nel bar, trovò ad attenderlo un libro al suo solito tavolo. Harry aveva speso tutte le ore del suo tempo libero a trovare una frase per rispondere al piccolo fazzoletto ormai sgualcito.
Vide il ragazzo abbozzare un lieve sorriso mentre sfilava la giacca dal suo corpo esile e la posava sullo schienale della sua sedia.
Una delle cameriere di turno, fortunatamente non Eleanor, gli si avvicinò. Quando arrivò al bancone, trovò il vassoio già pronto. Quella lo guardò leggermente sorpresa, poi, prima di tornare dal misterioso ragazzo, si voltò di nuovo verso Harry.
"Sai per caso chi ha lasciato quel libro sul tavolo di quel ragazzo?" chiese, indicando con il mento il tavolo dove poche ore prima aveva accuratamente lasciato il libro prescelto.
"Perché?" chiese cercando di mantenere la calma. La ragazza alzò le spalle.
"Lo ha chiesto il cliente. Voleva sapere se per caso avessi visto qualcuno posizionare il libro lì, ma gli ho detto di no" Harry annuì ma non aggiunse altro, così la ragazza, insoddisfatta, tornò al tavolo.
Cosa avrebbe potuto dirle? Non se la sentiva di certo di uscire allo scoperto così. Per ora voleva godersi quel loro piccolo scambio segreto. Non aveva idea di cosa fare poi, non sapeva come sarebbero andate le cose. Per ora gli bastava quel lieve contatto tra loro, questo scambio intimo.
"I nostri incontri non sono frutto di casualità qualunque, nulla accade per caso, ma tutto secondo un ordine inspiegabile, i nostri pensieri in un modo magico, incomprensibile e miracoloso producono delle manifestazioni fisiche che si manifestano proprio come noi li abbiamo desiderati" il ragazzo arrossì lievemente mentre leggeva la frase sottolineata a matita, poi chiuse il libro e assaporò il tè continuando a guardarsi intorno per qualche minuto.
Harry cercò di guardarlo il meno possibile, ma gli riusciva difficile distogliere lo sguardo, soprattutto quando sentiva quegli occhi azzurri penetrarlo. Che avesse capito? No, non poteva aver capito che si trattava di lui.
Lo vide alzarsi e passargli di fianco, per poi sparire tra gli scaffali impolverati. Per un secondo, nelle sue narici sentì il suo profumo. Immaginò di assaporare l'odore della sua pelle sulle sue labbra, di scivolare con le sue mani sotto quel maglione celeste. Quando passò di nuovo, si morse le labbra e lo osservò mentre si sedeva compostamente sulla sua sedia, intento a sfogliare le pagine del libro scelto.
"Harry, mi serve che tu vada in magazzino. Sono finiti gli infusi per il tè al cocco e vaniglia. Potresti essere così gentile da andarli a prendere?" Harry esitò un momento. Se fosse andato nel magazzino, avrebbe rischiato che il ragazzo uscisse e che qualcuno trovasse il biglietto destinato a lui. Dall'altra, se non avesse fatto quel che gli veniva chiesto sarebbe risultato scortese e incapace di fare il suo lavoro; inoltre cosa gli diceva che il ragazzo avrebbe risposto anche quella volta?
"Certo, vado subito" si dileguò nel magazzino. Tirò giù gli scatoloni con sopra la scritta "infusi" ed iniziò a cercare quello che gli serviva. Impiegò più tempo del previsto; qualcuno sembrava aver mescolato le varie confezioni e quindi aveva dovuto sistemare il tutto.
Quando uscì, la prima cosa che fece fu guardare verso il tavolino vicino agli scaffali. Era vuoto. Afflitto, vi si avvicinò con la speranza di trovare un altro tovagliolo scritto, se non sul tavolo, magari per terra. Tutto quello che trovò sul tavolino, era una traccia circolare di tè lasciata dalla tazza che vi era prima. Qualcuno aveva già tolto la teiera e la tazza; magari avevano portato via anche il suo tovagliolo? Scosse la testa cercando di sradicare quella piccola luce di speranza che ancora aleggiava nella sua mente. Non lo aveva visto scrivere da nessuna parte, quindi forse si era già stancato del loro inutile gioco.
Ma per lui non era un gioco. A testa bassa, tornò al suo posto.
All'improvviso, la settimana iniziò a trascorrere troppo rapidamente, il mercoledì successivo arrivò inatteso. Non aveva alcuna voglia di rivedere la faccia del suo ragazzo sconosciuto, non voleva doversi ricordare del rifiuto di una persona che neanche lo conosceva. Eppure i suoi occhi non riuscirono a fare a meno di cercarlo nell'ampia sala.
Lo vide avvicinarsi al tavolo, vuoto, senza alcun libro con frasi sottolineate ad aspettarlo. Harry non poté fare a meno di notare che sembrava deluso. Si sedette e tirò fuori un suo libro, ma sembrava non prestargli attenzione. Il suo sguardo vagava sulla superficie del tavolo, alla ricerca di qualcosa che non c'era.
Harry stava per avvicinarsi, avrebbe potuto parlargli, anche solo far finta di non sapere cosa avrebbe ordinato solamente per sentire il suono della sua voce.
Eleanor lo precedette. La vide al suo fianco, non poteva sentirla, ma riusciva ad immaginare la sua voce acuta e civettuola fare domande inutili solamente per attirare l'attenzione del ragazzo. Poi la vide tirare fuori un piccolo quadrato bianco dalla tasca del suo grembiule. Come avrebbe voluto essere una piccola mosca per poter sentire cosa si stavano dicendo.
Quando la vide allontanarsi, con il suo sorriso che le contorceva il volto tanto era ampio, si sentì mancare il respiro.
"Non indovinerai mai!" esclamò, poggiando il vassoio vuoto sul bancone. Harry deglutì. Non voleva indovinare. Non voleva sapere.
"Bè? Non mi chiedi nemmeno?" Harry scosse la testa e preparò il solito infuso.
"Ok, te lo dico lo stesso. Dopo il turno esco con il tipo misterioso!" Squittì stringendo al petto il vassoio. Ad Harry mancò il fiato. Era così arrabbiato con se stesso per aver anche solo osato immaginare che potesse succedere qualcosa tra loro.
"Come siamo silenziosi oggi, ti hanno per caso tagliato la lingua?" Harry sbatté la teiera sul vassoio, poi vi pose la tazza.
"Ti sei alzato con il piede storto stamattina eh!" Urlò Eleanor prima di tornare dal suo uomo misterioso. Ormai non poteva più considerarlo suo. In fondo, non lo era mai stato.
Verso le sei, finito il turno, Eleanor si privò del grembiule, indossò la sua giacca ed uscì scortata dall'uomo misterioso. Harry avrebbe voluto urlare, fermarli, ma non poteva fare nulla. Rimase inerme, dietro al bancone. Prese la scopa ed iniziò a pulire il pavimento con violenza, quasi avesse voluto staccare il marmo da terra, come se vedesse incise tutte le sue false speranze lì, su quelle mattonelle, e avesse voluto cacciarle via.
Un piccolo fazzoletto di carta cascò dalla tasca del grembiule che Eleanor aveva rimesso al suo posto. Si chinò a terra e lo raccolse.
Con una grafia disordinata che riconobbe subito, vi era scritto "Dietro l'apparenza di due corpi distanti, possono esserci due anime che non hanno mai smesso di tenersi strette l'una all'altra" Harry deglutì in un misto di rabbia, gioia e confusione. Sentì il sapore amaro della sua ira in bocca. Era così furioso. Poi continuò a leggere. In aggiunta sotto la citazione, vi era un piccolo post scriptum.
"Vorrei incontrarti. Se trovi il coraggio di dirmi chi sei, fallo qui, domani. Sarò sempre al solito posto, alla solita ora. Louis" Harry strinse forte a sé il fazzoletto accartocciato. Eleanor doveva averlo trovato quando lui si era recato nel magazzino. Come aveva potuto fingere di essere stata lei a mandare quei libri? Chi le aveva dato il diritto di portargli via il suo sogno?
Eppure se aveva accettato di uscire con lei, c'erano davvero possibilità che non si sarebbe ritratto disgustato nel momento in cui al suo cospetto fosse apparso un ragazzo?
La mattina seguente, accolse Eleanor con un ampio sorriso pieno di desiderio di vendetta.
"Come è andato l'appuntamento?" chiese, solamente perché il suo sguardo spento diceva che non poteva essere andato bene come lei immaginava. Come pensava, Eleanor si limitò ad alzare le spalle.
"Non dici altro? Hai perso la tua solita loquacità? Non vedevi l'ora di uscirci e poi ti riduci a non dire nulla?" Eleanor lancio un'occhiata truce ad Harry.
"Non era così fantastico come pensavo, soddisfatto?" Harry annuì e sorrise.
Stava sistemando dei nuovi libri sugli scaffali, quando con sua sorpresa Louis, finalmente sapeva il nome del misterioso ragazzo, entrò inaspettatamente nel locale.
Era un lunedì mattina, cosa ci faceva li? Harry deglutì ma continuò a sistemare i libri cercando di non pensare alla presenza del ragazzo a pochi centimetri da lui. Era stupido, ma gli sembrava di poter sentire il suo respiro, i suoi occhi posati sulla sua schiena.
"So che è imbarazzante, ma, potrei chiederti di prendermi quel volume lì in cima?" Harry sentì il sudore freddo scivolargli lungo la schiena mentre temeva di voltarsi. Aveva riconosciuto il suo profumo, e sebbene non l'avesse mai sentito parlare da vicino, sapeva che era la sua voce.
"Questo?" disse indicando un vecchio libro, senza voltarsi. Non avrebbe potuto sostenere il suo sguardo da così vicino. Sentiva il cuore pulsare violentemente, così tanto che le sue mani tremarono leggermente quando dovette cedere il volume al ragazzo.
"Grazie" Harry alzò leggermente lo sguardo ed incrociò i suoi occhi azzurri che gli sorridevano. Lo sentì, al centro del petto, un enorme uragano che andava scatenandosi e che portava via ogni pezzo di dignità e sicurezza rimaste in lui.
"Figurati, è un bellissimo libro, davvero ottima scelta" si rese conto che il libro era ancora sospeso in aria, un lato stretto nella sua mano e l'altro in quella di Louis.
"Scusami" disse poi, lasciando la presa sul volume. Louis lo stava fissando in modo strano, si sentiva a disagio, analizzato.
"Figurati, grazie ancora comunque. Me ne hanno parlato molto bene molti amici, penso che sarà una buona lettura" rispose il ragazzo. Harry si sentiva così felice solamente per averci scambiato quelle due parole, avrebbe voluto rimanere in quel angolo nascosto, circondato da libri e con Louis.
"Io e te siamo un errore" sussurrò poi, abbassando lo sguardo. La consapevolezza del fatto che Louis non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti lo aveva colpito all'improvviso come un fiume in piena. Quello che gli sarebbe rimasto era quel momento di poche parole scambiate a caso, dei brevi momenti d’intimità in cui si erano passati le loro citazioni preferite, e tanti film mentali.
"Scusami?" chiese Louis. Harry scosse la testa.
"Una citazione del libro" sorrise timidamente. Louis ricambiò, poi agitando il libro e tornando al suo tavolino disse: "Ti farò sapere se mi è piaciuto" ed eccola li, una nuova valanga di speranze. Perché doveva farsi illudere così facilmente? Non era più un bambino, doveva essere in grado di riconoscere le false speranze.
Tornò ad essere una piccola ape laboriosa, cercando di mettere in ordine i pensieri assieme ai libri sugli scaffali. Il suo turno finiva a mezzogiorno, quindi non mancava molto ormai. Erano quasi le undici e mezza quando Louis si alzò dal tavolino e si recò al bancone. Harry lo osservò mentre chiedeva qualcosa a Niall. Vide il libro aperto, nel mezzo un tovagliolo bianco sembrava chiamarlo.
Prese un foglietto dal taccuino delle ordinazioni e vi scarabocchiò rapidamente una delle sue citazioni preferite.
“Se tardi a trovarmi, insisti. Se non ci sono in nessun posto cerca in un altro, perché io sono seduto da una qualche parte, ad aspettare te”. Lasciò scivolare il foglio sul tavolo, poi sbirciò verso il bancone e vide che Louis stava tornando al suo posto, quindi si sbrigò a rifugiarsi di nuovo tra gli scaffali.
Louis lesse il piccolo foglio, sorrise e dopo qualche minuto, senza dire nulla, uscì dal locale. Harry si affacciò di nuovo e vide il libro ancora lì, sul tavolino, aperto, in attesa di essere letto.
Si avvicinò e prese in mano il libro, cercando di tenere il segno sulla pagina segnata da Louis. In alto, una delle prime frasi, era stata sottolineata.
"E allora facciamolo assieme questo errore, al resto penseremo dopo" si sentì inebriato da una sensazione che raramente aveva provato prima. Non era più speranza. Era desiderio, il forte desiderio di vederlo e baciarlo, di dirgli che lo amava, anche se tra loro c'erano state solo parole vuote, lo amava per quello che era, per quello che lui vedeva e sentiva. Non aveva bisogno che gli raccontasse la sua vita. Erano due sconosciuti, eppure gli sembrava di sapere già tutto di lui.
Prese il piccolo foglio di carta bianca lasciato sul tavolo, al fianco del libro e vi scarabocchiò sopra le ultime parole del loro libro.
"Ho avuto paura " lo lasciò scivolare tra le pagine del libro, e attese.
Un’attesa breve, che non gli diede nemmeno il tempo di realizzare quanto stava per accadere.
Louis gli si avvicinò, picchiò leggermente sulla sua spalla e con un sorriso ingenuo ed eccitato gli chiese “Di cosa?”. Harry capì che si riferiva al suo bigliettino. Lo aveva trovato.
“Che non saresti tornato” rispose Harry. Gli ultimi timori vennero cancellati dalle labbra di Louis che incontrarono le sue. Non importava quanto avesse temuto che il loro amore non trovasse lieto fine.
Finalmente vi erano loro lì, pronti per scrivere una storia all’altezza di quelle descritte nei libri che avevano fatto da testimoni alla nascita di quell’amore, in quel buio angolo in cui si erano finalmente scontrati; erano pronti a mettere quei libri sugli scaffali e a scriverne un loro.
"Iniziamo a scrivere un libro con le nostre parole adesso, che ne dici? Scriviamo un libro di noi, da adesso, senza bisogno d’intermediari e parole altrui. Parlami attraverso il tuo cuore e giuro che ti ascolterò sempre" Louis intrecciò la mano in quella di Harry mentre lo spazio tra di loro diminuiva sempre di più.
E riempiendo gli spazi vuoti tra le loro dita, sigillando con un altro bacio tutte le loro promesse, iniziarono a scrivere la storia d'amore più bella di tutte.

   
 
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