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Autore: amu hinamori    21/01/2014    2 recensioni
http://www.youtube.com/watch?v=Ot8YliH-Lfc&feature=youtu.be
Dal capitolo 1:
-Certo che se non fosse stato per te, non saprei come sarebbe andata a finire questa volta- constatò lui con voce incolore mentre si puliva il vestito dalla terra e l’erba. Amu stracciò i contratti e li fece volare via attraverso il vento che aveva iniziato a soffiare.
-Tieni- disse poi, consegnando al ragazzo un fazzoletto di seta bianca.
-Per cosa?- chiese lui non capendo il gesto.
-Sei ancora carico di adrenalina che non vedi le ferite che ti ritrovi- affermò lei. Lui prese il fazzoletto dalla delicata mano della ragazza e se lo portò sopra una ferita.
-Beh allora ci si vede- disse lei iniziando a camminare verso la strada che portava al palazzo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Atto I: Il massacro

Piatta, noiosa, pesante, povera.
Questa era la vita di corte per Amu, una fra le più belle principesse che il mondo abbia mai visto, con dei lunghi capelli color confetto, occhi profondi color miele, labbra delicate e rosee e un sorriso che fa sciogliere i ghiacci. Era una delle tante mattine a corte e lei stava camminando per i sfarzosi corridoi, ricchi di dipinti e armature medievali che facevano la muffa. L’abito verde con scollo a barca che portava, le cadeva delicatamente e la gonna a campana le copriva tutto il minuscolo corpo da sedicenne che si ritrovava; i tacchi che portava non facevano neanche rumore per i preziosi tappeti variopinti indiani che coprivano ogni centimetro dei corridoi infiniti del castello. Di carattere chiuso, ribelle e tenace, era una di quelle principesse che non avevano un stuolo di principi al loro seguito, anzi lei manco uno, forse è l’unica principessa bella come il sole che non ha mai avuto un principe che le facesse la corte.

La ragazza entrò nella sala del trono, in molti si girarono verso di lei, si inchinarono e dissero tutti in coro come delle marionette:
-Buongiorno Milady- l’odio che Amu provava era immenso: le davano del “voi”, s’inchinavano senza che qualcuno glielo dicesse, le chiedevano come stava anche se l’avevano vista esattamente venti minuti prima.
-Buongiorno- disse lei chinando il capo in segno di rispetto. Poi, riprese a camminare e arrivò davanti ai suoi genitori, seduti sui troni vestiti con colori sgargianti e abiti vistosi. Lei s’inchinò, le faceva strano inchinarsi davanti ai suoi genitori, ma se non lo faceva violava il protocollo di corte.

Maledetto protocollo di corte!


-Buongiorno Amu- disse la madre con sorriso radioso. La madre di Amu, la regina più gentile che si sia mai vista, era quel tipo di donna che non faceva caso ai pettegolezzi di corte, che dava poca importanza dei colori che andavano di moda.
-Buongiorno madre, buongiorno padre- rispose lei garbata e voce cristallina.
-Dicci tutto, figlia mia- disse il padre a gran voce. Il padre di Amu era quel tipo di padre che difendeva i figli per le cause giuste anche in pericolo di morte, che non negava mai un sorriso a nessuno.
-Volevo chiedervi se mi è permesso andare a fare una cavalcata- chiese Amu.
-Ma certo, fa sempre bene l’aria fresca- disse il padre, -vai e divertiti- il viso di Amu s’illuminò.
-Grazie padre, grazie madre- disse la ragazza inchinandosi ai sovrani. Corse fuori dalla stanza del trono e percorse tutto il palazzo per arrivare alle scuderie, montare in sella al suo amatissimo cavallo e scappare via da quella gabbia d’oro.
 
La principessa stava passeggiando nella foresta in sella a un cavallo bianco; si era cambiata di abiti, ora a dosso aveva un paio di pantaloni aderenti neri, una camicia bianca stretta in vita da una cintura ed era avvolta in un mantello dalla testa ai piedi. Percorse tutta la scogliera con il cavallo al galoppo, arrivò in paese dopo una manciata di minuti, scese dal cavallo e lo tenne per le briglie immettendosi per le vie del paese. Le strade erano affollate di popolani, mercanti e viaggiatori; il bello di queste “passeggiate” come le chiamava Amu era che lei poteva essere chiunque volesse  senza avere problemi di alcun genere. In città girava la voce che un individuo mascherato, che agiva di giorno, aiutava la gente di città, rubando ai ricchi per dare ai poveri, in poche parole una specie di Robin Hood coi fiocchi e contro fiocchi. Amu era proprio curiosa di vederlo all’opera, si diceva che era vestito tutto di nero, con un mantello e una maschera sugli occhi, i popolani dicevano che era un ragazzo dal cuore d’oro che aiutava la giustizia a fare il proprio corso.
Continuando a passeggiare, la principessa sentì del voci provenire da una delle vite circonstanti la piazza principale.
-Vi prego non mi portate via mia figlia- esordì un uomo inginocchiato per terra davanti a un altro vestito in modo sfarzoso.
-L’accordo parlava chiaro: dovevate restituirmi il doppio della somma pattuita se no mi sarei preso vostra figlia- esclamò l’uomo in piedi con in mano una pergamena rivolta verso l’uomo per terra.
-Quella riga non c’era quando ho firmato- disse il popolano ad alta voce guardando il foglio davanti a lui.
-Mi sembra che ci sia la vostra firma qui, quindi c’era anche la riga in questione- disse l’uomo in piedi, -e ora portate la ragazza sul carro- ordinò poi ai suoi uomini. Due energumeni presero la ragazza e la trasportarono sul carro mentre quest’ultima si dimenava.

Amu aveva seguito tutta la scena da dietro la folla e si chiedeva cosa sarebbe successo a quella povera ragazza. Il carro partì via e l’uomo per terra si mise a piangere disperatamente.
-Ancora quel nobile- disse una donna ad un’altra.
-Già sarà la terza ragazza questo mese- rispose l’altra.
-Il fatto è che riesce a farla sempre franca- disse un altro uomo.
Intanto a folla sparì in pochi minuti, rimasero sulla via, solo l’uomo che stava piangendo, Amu e il suo cavallo. Intenerita dal pianto del uomo, si avvicinò piano con il cavallo.
-Mi può spiegare cos’è successo?- chiese lei tendendo la mano al uomo, lui la strinse e si rialzò.
-Un mese fa ho chiesto un prestito a quel uomo e lui mi chiese in cambio mia figlia, non avendo altro dare in cambio se non avessi restituito la somma pattuita, accettai. Ma quel uomo mi ha ingannato!- affermò continuando a piangere.
-Mi dispiace tanto- disse Amu guardandolo. Poi si sentirono degli zoccoli di cavallo battere contro il terreno a tutta velocità, Amu si voltò e vide un cavallo bianco con sopra un ragazzo vestito tutto di nero e, mascherato. Si fermò davanti a loro con aria regale e alquanto misteriosa.
-Si può sapere dov’è finito quel poveraccio di un ricco?- chiese con aria arrogante e gli occhi freddi.
-Ma voi siete… il Gatto Nero- esordì l’uomo accanto ad Amu. Poi tutte le finestre delle case si spalancarono, così come le porte e la gente si affacciò per vedere quel ragazzo mascherato.
-Il Gatto Nero- esclamò una donna.
-Guardate c’è il Gatto Nero- disse un bambino entusiasta.
-Il Gatto…Nero- scandì Amu alzando il capo per vedere il cavaliere vestito di nero che si trovava vicino a lei.
-Allora dov’è andato quel ricco?- chiese di nuovo il ragazzo.
-Per di là- indicò Amu con l’indice della mano destra la via che aveva preso il carro.
-Grazie- affermò il ragazzo e poi partì al galoppo nella direzione indicata dalla ragazza.

Il Gatto Nero… il bandito famoso per il suo gran cuore, e per i suoi atti eroici nei confronti del popolo. Di certo mi piacerebbe davvero vederlo in azione, però non vorrei
mettermi troppo in mostra…


Così Amu salì in groppa al suo cavallo, e partì anche lei verso quella direzione. Mentre correva con il cavallo, vedeva la gente che si era sporta verso la strada per vedere quel ragazzo mascherato; continuava a cavalcare fino a quando non vide il carro del nobile di prima fermo con il ragazzo di prima combattere a spada tratta contro gli uomini che avevano portato via la ragazza.
Amu allora decise di agire, scese dal cavallo e furtiva, s’intrufolò nel carro. Lì dentro, oltre alla ragazza di prima c’erano altre ragazze spaventate con un bavaglio alla bocca e le mani legate, Amu si avvicinò a loro ma esse si spostarono spaventate.
-Non vi preoccupate- disse la principessa con voce calda, -sono vostra amica.-
Sciolse loro le mani e tolse i bavagli dalle loro bocce, tutte fecero un sospiro di sollievo. Amu sbirciò fuori dalla tenda del carro e vide che il Gatto Nero era in lieve difficoltà, si guardò attorno a sé per vedere di trovare qualcosa per aiutarlo, vide solo un sassolino piccolo sul pavimento. Fece scendere le ragazze dal carro molto silenziosamente e le fece nascondere dietro agli alberi, prese i contratti che attestavano il perché quelle ragazze erano state prese, il denaro in più confiscato ai padri di quelle ragazze e poi, prima di saltare giù dal carro, tirò il sassolino sulla testa del nobile che si voltò verso il carro, Amu scese giù dall’altra parte del carro e diede un colpo al cavallo che trasportava il tutto e quest’ultimo partì a una velocità spaventosa. Tutti gli uomini del nobile e anche lui rincorsero il cavallo che era già ben lontano e lascarono il ragazzo mascherato per terra con qualche ferita. Amu riconsegnò il denaro alle ragazze e le fece ritornare indietro al paese con il suo cavallo, la principessa poi si avvicinò al ragazzo per terra e gli tese la mano per farlo rialzare da terra.
-Bel intervento- disse lui freddo.
-Non tanto quanto il tuo- disse lei gentile.
-Certo che se non fosse stato per te, non saprei come sarebbe andata a finire questa volta- constatò lui con voce incolore mentre si puliva il vestito dalla terra e l’erba. Amu stracciò i contratti e li fece volare via attraverso il vento che aveva iniziato a soffiare.
-Tieni- disse poi, consegnando al ragazzo un fazzoletto di seta bianca.
-Per cosa?- chiese lui non capendo il gesto.
-Sei ancora carico di adrenalina che non vedi le ferite che ti ritrovi- affermò lei. Lui prese il fazzoletto dalla delicata mano della ragazza e se lo portò sopra una ferita.
-Beh allora ci si vede- disse lei iniziando a camminare verso la strada che portava al palazzo.
-Grazie- disse lui con tono incolore.
-Di niente- rispose lei e poi sparì nella foresta.

Continuava a camminare, per tutto il tempo non si era tolta il cappuccio che le copriva la testa e le oscurava il viso, se lo tolse e mise a contemplare la natura che la circondava. Ora che ci pensava bene erano quasi le cinque, il tempo per lei passava così velocemente per quanto si divertiva a fare passeggiate. Passò un’altra ora prima di arrivare al castello, proprio in orario per prepararsi per il ballo di gala che ci sarebbe stato quella sera. L’unica cosa a cui pensava era come sgattaiolare via da quella noiosa festa. S’intrufolò dentro il castello per una finestra e corse subito in camera sua. Si tolse quegli abiti che amava tanto e si mise un lungo abito bianco con merletti e perline azzurre e lilla. I capelli li raccolse in una coda bassa che fece passare davanti dal lato destro della testa, si truccò poco e si mise il ciondolo che amava tanto: un lucchetto con sopra quattro cristalli che formavano un quadrifoglio. Lo aveva trovato in un ruscello quando aveva cinque anni, e da quel momento era divento il suo tesoro più prezioso.


Mentre si vestiva, ascoltava la musica proveniente dalla sala da ballo, la festa era iniziata da un pezzo, quasi un’ora. Quando Amu fu pronta esteticamente e mentalmente per entrare in quella sala da ballo piena di gente eccentrica e altezzosa, uscì dalla sua stanza. Quando chiuse le porte della sua camera da letto, la musica si fermò, sentì delle urla provenire dalla sala da ballo. La ragazza corse verso la sala da ballo, imboccò le scale che spesso utilizzava per accedere a quella sala lentamente.
Si nascose dietro a un grande tendone color rosso mogano e osservò l’orribile scena che le si presentò davanti: i tavoli erano stati rovesciati per terra con tutto quello che reggevano, le finestre alcune erano rotte e altre aperte e per terra, sul candido pavimento di marmo, vide sua madre, suo padre e tutta la servitù che era addetta al ricevimento, in un lago di sangue.
Notò poi un gruppo di uomini in nero in mezzo alla sala con in mano delle spade insanguinate e delle pistole, era logico che erano stati loro a combinare quella strage.
-Ehy, ce n’è un’altra lì- urlò uno di loro puntando il dito verso Amu. La ragazza era paralizzata dalla paura, non sapeva cosa fare.
-Bene, uccidiamo anche lei… una più una meno non fa tanta differenza- affermò un altro.
La principessa iniziò a correre inseguita da quei malviventi. Mentre percorreva diversi corridoi, cercava di schivare anche i proiettili che le sparavano da dietro. Per sua grande fortuna conosceva il castello come le sue tasche, così fece cadere diverse armature creando una grande nuvola di polvere dietro a lei e poi svoltò a destra verso il passaggio che conduceva alle scuderie. Non riuscì neanche a montare sopra un cavallo che quei uomini l’avevano già raggiunta. Corse nella foresta cercando di seminarli un po’ per guadagnare tempo per poter mettere in atto un piano per seminarli definitivamente, ma neanche un secondo riuscì a seminarli. Aveva il respiro affannoso e le gambe le facevano male per quanto correva veloce, svoltava a destra e a sinistra, faceva lo slalom fra gli alberi, ma neanche un minuto di tregua. Ad un cerco punto finì su l’orlo di una scogliera. Era in trappola.
Prese un bel respiro e si buttò in acqua senza pensarci due volte, ma per quanto era stanca non riuscì a nuotare, i suoi occhi si chiusero e venne trasportata via dalla corrente del mare.
***

Amu sentì un lieve tepore, lentamente aprì gli occhi e vide un soffitto fatto in tavole di legno sopra di lei, si guardò attorno e vide un camino acceso, una finestra chiusa bagnata per la pioggia che scendeva. Si tirò su, e vide che si trovava in un grande letto, aveva su un abito diverso da quello che si ricordava: vestiva un semplice abito che le arrivava fino ai piedi, color pece con lo scollo a barca.

Ma dove mi trovo?

Sentì un rumore provenire dalla porta. Quando essa si aprì entrò nella stanza una ragazza della sua età, un po’ più alta di lei, con dei lunghi capelli biondi legati in due code. La ragazza aveva gli occhi color ametista e un viso dolce e roseo, di corporatura magra ma piena nei punti giusti. Vestiva un abito a maniche lunghe, viola, con qualche ricamo qua e la per non rendere l’abito piatto e anonimo.
-Vedo che ti sei svegliata- constatò con voce gentile.
-Da quanto stavo dormendo?- chiese Amu confusa.
-Da circa quattro giorni- rispose la ragazza prendendo una brocca dalla scrivania e versando il contenuto di essa in un bicchiere di vetro, -tieni- disse offrendo ad Amu il bicchiere pieno d’acqua.
-Come ci sono arrivata qui?- chiese Amu per poi bere metà dell’acqua contenuta nel bicchiere che stringeva fra le mani.
-Mio fratello ti ha trovata svenuta distesa sulla spiaggia e ti ha portata qui- affermò la bionda sedendosi al bordo del letto vicino ad Amu, -ora vorrei sapere chi sei?- chiese poi.
-Mi chiamo Amu Hinamori- rispose la principessa.
-Allora non mi ero sbagliata dicendo che tu sei la principessa, meno male che sei sfuggita a quel massacro- disse la ragazza, -io sono Utau, piacere di conoscerti- affermò poi.
-Il piacere è mio. Ora potrei sapere dove siamo, geograficamente parlando- chiese Amu.
-Siamo nella foresta a sud del regno, in una vecchia villa appartenente alla mia famiglia- spiegò Utau.
-Capisco- affermò Amu e poi cadde il silenzio.
-Se ti va di alzarti e scendere a conoscere il resto del gruppo basta solo che giri a destra e scendi alla prima scala a sinistra che trovi, noi siamo nella sala sulla sinistra, ci vediamo dopo Amu- disse Utau salutandola mentre usciva dalla stanza.

È gentile, oltre ad essere molto bella. Credo che sia di dovere scendere a conoscere il resto delle persone che vivono, tanto per ringraziarli per la loro ospitalità.

Amu scese dal letto, prese un grande scialle che trovò su una sedia, se lo mise sulle spalle per il freddo e poi uscì dalla stanza.



(Per vedere il trailer andare al codice URL nell'introduzione)
 
  
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