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Autore: DarkSide_of_Gemini    22/01/2014    5 recensioni
"Come ormai d’abitudine, Kanon chiuse gli occhi; Radamanthys lo trascinava da subito in un turbine di emozioni, alla metà delle quali ancora non aveva saputo dare un nome, e non credeva che avrebbe mai trovato un aggettivo adeguato.
Il Giudice gli morse il labbro inferiore, forse troppo forte, di sicuro volutamente, e lui si vendicò come meglio poté prendendogli il viso tra le mani e catturandolo in un bacio tanto lungo da far mancare l’aria ad entrambi."
Il mio primo esperimento yaoi su questa coppia, una "normale" serata tra Kanon e Radamanthys
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gemini Kanon, Wyvern Rhadamanthys
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dirty Little Secret

 

“I light a candle
In the garden of love
To blind the angels
Looking down from above

I want, I need
The fruit of your vine
It tastes so bitter sweet
'Cause I know it's not mine


I want to come inside

 

Più che seduto,  Radamanthys stava comodamente stravaccato su una poltrona nella propria camera da letto.

In un bicchiere di cristallo,un liquido color miele sembrava il suo unico, silenzioso compagno; la bottiglia di whiskey troneggiava appoggiata su un tavolo accanto a lui.

Era un gesto quasi automatico, ormai, riempire un bicchiere prima di mettersi a letto.

Adesso, con il calice in mano, il Giudice fissava il vetro della portafinestra semicoperto da due pesanti tende color rosso cupo; era scesa la sera, gli ultimi raggi del sole si erano spenti da tempo lasciando spazio al buio della notte.

Nel silenzio della camera, dei colpi discreti al vetro sembrarono quasi assordanti.

Eppure Radamanthys Østergaard non trasalì.

Spostò con fare pigro, forse appena infastidito, lo sguardo dal contenuto residuo del bicchiere alla finestra, chiedendosi chi mai si divertisse ad arrampicarsi su per i muri della sua proprietà privata solo per giocare uno stupido scherzo da ragazzini.

Sperò che il tizio in questione avesse una buona ragione per disturbare, disturbare lui,  a quell’ora.

Si alzò aprendo con un unico scatto le ante della porta a vetri, intenzionato ad afferrare senza tante cerimonie l’ospite indesiderato e magari farlo tornare al cancello con un unico volo.

Quello che si trovò davanti fu il sorriso – o meglio il ghigno – velato del Saint dei Gemelli.

Kanon stava semidisteso sulla balaustra in marmo, completamente a suo agio, tanto immobile da sembrare parte del complesso architettonico.

 

-Ma guarda chi c’è- lo accolse il Giudice Infernale con evidente sarcasmo –è da un po’ che non ci si vede-

 

-Già. Diciamo una settimana. Ti sono mancato?-

 

Il tono del Saint di Gemini era pari a quello utilizzato da Radamanthys.

Ironia pura.

Sapeva di non poter ricevere una risposta affermativa, ed in fondo non ci sperava.

Non ci aveva mai sperato, e non avrebbe iniziato a faro adesso.

 

-No- fu infatti la risposta –anzi, cominciavo a sperare di essermi liberato di te-

 

Kanon si alzò, inclinando il capo a sinistra, ed accentuò quel suo sorriso provocatorio: la risposta era perfettamente a tono come se la sarebbe aspettata.

Radamanthys non lo deludeva mai.

 

-Molto bene- fece spallucce –allora me ne vado. Chiamami quando finirai di sentire la mia mancanza-

 

Il Giudice lo placcò in modo tutt’altro che garbato, afferrandolo per i polsi e spingendolo con fare innocente fin dentro la stanza.

Chiuse la finestra, non curandosi di tirare le tende.

Hit the lights

And I'll come crawling to your window tonight
Come on and send the sign
I'll be your dirty little secret
And you'll be mine

You got me knock, knock knocking at your door
And I'll be coming back for more
We made a promise and we keep it
Our dirty little secret

 

-Non avere così fretta. Hai appena ignorato il cancello della mia dimora ed hai eluso la sorveglianza, questa si chiama violazione di proprietà. Immagino mi tocchi prendere dei provvedimenti-

 

Aveva messo su un sorriso del tutto simile a quello di Kanon.

Il Saint esaminò il calice di cristallo e, senza pensarci due volte, lo vuotò in un’unica volta.

L’alcool gli produsse una fiammata di calore in tutto il petto.

 

-Quindi è questo che fai tutte le sere, in mia assenza- prese la bottiglia riempiendo di nuovo il bicchiere –ti ubriachi per soffocare l’angoscia della mia assenza-

 

Mandò giù anche quel bicchiere in un unico sorso.

Radamantys gli tolse gli oggetti dalle mani solo dopo essersi accorto di fissarlo con una punta di ammirazione; le dita reggevano il sottile manico del calice con una grazia che non ci si aspetta da chi è abituato a combattere in ogni singolo momento della sua vita; come gettava all’indietro la testa per bere, e come i capelli seguivano quel movimento segnando un’onda azzurra a mezz’aria; la linea marcata del collo che si tendeva.

Non ci teneva a farsi vedere stupito, non da Kanon e soprattutto non  per causa sua.

Non voleva pensare alla lontana eventualità di essere in qualche modo affascinato da lui.

 

-Vacci piano, con questo, non è roba per te. Inoltre, se assorbi alcool come una spugna poi non ho più modo di ripescarti. Scommetto che non ne reggi neanche una goccia, vero?-

 

-Non posso competere con te, è questo che vuoi dire?-

 

-Mi stai chiedendo se ti credo capace di dare di testa dopo un paio di bicchieri? Bè, sì: lo penso-

 

-Vuoi che te ne dia una prova?-

 

-No- Radamanthys allargò il sorriso e gli si avvicinò –rischi di stravolgere i miei piani-

 

Era da una settimana che Kanon non si faceva più vivo in casa Østergaard.

I loro incontri occasionali si tenevano sempre ad intervalli di tempo variabili, a volte erano tre giorni, altri settimane.

Nessuno dei due predisponeva una data.

Eppure, la sera di un probabile appuntamento, entrambi sentivano come la certezza che avrebbero visto il proprio compagno a breve.

E così accadeva sempre.

La presenza di Kanon nella tenuta degli Østergaard aveva destato non poco scalpore.

La donna che si occupava della casa aveva più volte fatto notare al conte quanto “sia disdicevole la presenza di un uomo nella sua propria camera, a porte chiuse, probabilmente a luci spente”.

 

-Solo perché la mattina dopo sei tu a dover rifare il letto-

 

Ribadiva Radamanthys, non curandosi di smentire ciò che la donna sottintendeva.

Era vero, dopo ogni visita di Kanon c’era un bel daffare nello sbrogliare le lenzuola, ma dopotutto i camerieri venivano pagati per rimettere ordine lì dove era necessario.

Il Saint dei Gemelli aveva fiutato presto l’aria che tirava nella dimora dell’amante ad ogni sua visita, e quella volta aveva deciso di tentare un’entrata in scena che molti avrebbero definito “romantica”, come ad esempio la scena in cui Romeo oltrepassa le mura del castello dei Capuleti per vedere Giulietta.

Le differenze, tuttavia, erano due: la prima era che Radamanthys si discostava visibilmente dalla figura della giovane innamorata affacciata alla finestra, la seconda era non tanto la voglia di un’entrata in scena pittoresca quanto il bisogno di entrare indisturbato nella camera del conte, senza che sguardi a metà tra il rispettoso e lo scandalizzato lo seguissero fino alla porta della stanza che gli interessava.

 

-Devo preoccuparmi?-

 

Il tono ironico venne smorzato dall’aver posto la domanda in sussurro suadente all’orecchio del compagno.

Radamanthys lo fece indietreggiare fino ad arrivare a farlo sedere sul letto, chinandosi poi ancora di più su di lui.

 

-Direi di sì. Hai violato la legge e vai punito-

I want to feel alive”

(Dirty Little Secret – Bon Jovi)

 

Nei loro rapporti non c’era mai stata traccia di dolcezza.

Nessuna carezza, nessun coro di angeli a far da sottofondo alla foga con la quale i baci venivano offerti e ricambiati.

Kanon sfilò quasi con impazienza la cintura della giacca da camera del compagno, rimanendo a contemplare il petto largo seminascosto dalla stoffa scura, poggiandoci sopra entrambi i palmi delle mani aperte.

Sentiva ogni battito del cuore sotto lo strato di muscoli, sotto le dita la pelle calda era quasi un invito a giovare del calore di quel corpo.

Quasi senza sbottonarla, Radamanthys gli tirò giù la camicia con un unico gesto esperto.

Si liberarono dei vestiti a vicenda, mano a mano sempre più frementi, l’eccitazione iniziale aveva messo, quasi come sempre, una sorta di premura febbrile nei gesti di ognuno.

Come ormai d’abitudine, Kanon chiuse gli occhi; Radamanthys lo trascinava da subito in un turbine di emozioni, alla metà delle quali ancora non aveva saputo dare un nome, e non credeva che avrebbe mai trovato un aggettivo adeguato.

Il Giudice gli morse il labbro inferiore, forse troppo forte, di sicuro volutamente, e lui si vendicò come meglio poté prendendogli il viso tra le mani e catturandolo in un bacio tanto lungo da far mancare l’aria ad entrambi.

Il calore di Radamanthys gli si riversò in gola, e poi procedette verso tutto il resto del corpo man mano che il compagno procedeva con la sua “punizione”.

Fuoco, a questo pensava ogni volta in cui incrociava gli occhi fiammeggianti dell’uomo sopra di lui, fuoco, simbolo di distruzione ma anche di passione, la passione che ognuno si ostinava a non rivelare a parole, ma che ogni gesto, in quei momenti, tradiva.

Il Saint dei Gemelli si inarco sulla schiena e ribaltò i ruoli, stringendo le ginocchia ai fianchi dell’amante.

Qualcosa di simile allo scrosciare fragoroso del mare in tempesta, la forza impetuosa dell’acqua, investì Radamanthys subito dopo.

L’acqua che distrugge, ma che al contempo è la primaria fonte di vita per ogni singolo essere vivente.

Kanon era la sua acqua, i suoi occhi verde-azzurro il suo oceano sconfinato da esplorare in ogni più piccolo dettaglio.

Il loro profumo, i loro odori, mescolati l’un l’altro, un misto di agrodolce e speziato, aveva riempito l’intera stanza.

 

La mattina dopo, gli occhi da rapace di Radamanthys erano già fissi sul Cavaliere di Gemini non appena lui si decise ad alzare a sua volta le palpebre.

Un lampo di compiacimento ferino balenò negli occhi del Giudice non appena i loro sguardi si incrociarono.

 

-Allora?- gli chiese Kanon. Nessun buon giorno, nessun bacio di ben svegliato. Era sempre così –E’ valsa la pena aspettare?-

 

-Dimmelo tu, Kanon: ne è valsa la pena?-

 

Lui sorrise: avrebbe dovuto aspettarselo, il Giudice non avrebbe mai ammesso la realtà.

Tacque a sua volta, mantenendo ben fermo il sorriso cospiratore per fargli intendere di aver capito fin troppo bene la sua tecnica.

Solo dopo qualche minuto Radamanthys si sollevò con una specie di stiracchiamento animalesco e si gettò su di lui, premendo il corpo nudo contro quello dell’amante.

Kanon aveva le labbra poggiate sulla sua spalla sinistra; gli venne naturale schiuderle per sentire ancora il sapore della pelle del compagno.

 

-Questo vuol dire che vuoi il bis di questa notte?-

 

Alla sua ironia, gli rispose un sorriso eloquente.

 

-Sarebbe splendido-

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Heilà, gente!

Non vi meravigliate, sono proprio io.

Spulciando nella mia cartella Bozze ho ripescato questo vecchio capitolo; avevo intenzione di inserirlo in una raccolta che poi però ho cancellato, ma rivedendolo mi era quasi venuta la tentazione di riprenderlo.

Ed ho pensato “Ma no, chi mi porta, a me Kanon e Rada neanchemi piacciono” – ma poi, complice il mio MP3, mi sono fissata con la canzone che dà il titolo alla storia, e mi è venuto automatico ripensare a questa storia.

Spero di non aver fatto uno scempio della coppia, considero questo come una sorta di “Esperimento”.

Ringrazio chiunque leggerà, recensirà e metterà la fic tra Preferite, Seguite o Storie da Ricordare J

Spero sia di gradimento.

Un saluto,

Rory_Chan

 

PS: Vi metto il Link della canzone ;)

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=srabG-ghflA
  
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