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Autore: Shirokuro    22/01/2014    6 recensioni
{ kohiyo onesided | flashfic di 550 parole circa | introspettivo | missing moment }
Si erano baciati, e allora? Quando si è fidanzati dovrebbe essere normale, almeno se i due innamorati non sono Hiyori ed Yushin. In quell'istante, però, cercò di capire se fosse dovuto all'accoppiata bizzarra o alla ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene, ignorate questa specie di icon fatta di fretta perché uso il Gimp di mia sorella dato che il mio è defunto quest'estate e non contiamo che trovare icon di Ko è un'impresa e che non ho nemmeno usato Gimp perché aprirlo equivaleva a suicidio. Insomma perdonatelo per essere destinato a non meritare icons decenti (Moe ti odia, Ko-kun).
Allora, per prima cosa, grazie a Class per aver betato il testo (io continuo a definirmi cretina per quel "scordare") nonostante non conoscesse l'opera. Poi, grazie ar cavolo che per il cielo più en alto de Roma s'è dichiarato ad Hiyori. Voglio dire è quasi un anno che aspetto (manca poco, a Febbraio è precisamente un anno ♥). Ho messo flashfic benché superi le 500 parole, ma in tutta sincerità, non la ritengo molto one-shot.
Quindi, da qui la spiegazione: è un missing moment del nono volume, prima e dopo l'uscita allo zoo. Mi frulla per la testa di scrivere qualcosa del genere pe' 'co sfigato de Yushin, in fondo è quello che più era consapevole di cosa volesse dire Ko con il suo atteggiamento e prova ne è il loro scontro allo zoo. E poi bho, spero che arriviate a leggerla senza che vi chiediate di cosa sto raccontando. Ho un modo strano di reinterpretare i personaggi. Comunque, buona lettura.

Stupida bimbetta
Ko strinse il cellulare in maniera violenta. Rilesse rapidamente il messaggio di Hiyori per poi dirigersi verso lo zoo, con passo falsamente flemmatico. Avrebbe voluto correre per raggiungerla, pur essendo in anticipo compromettente e sapendo che a nulla sarebbe servito, tanto quell'uscita non era con lei, ma con Hiyori, quel cretino di Yushin e la mangiona... ah, sì, si chiamava Ritsuka.
Si chiese per quale assurdo motivo la bimbetta l'avesse invitato, non ricordava di far parte di un mitico quartetto, tuttalpiù della Lega dei Timidi e dei Diffidenti. Sogghignò. Non gli dispiaceva, in fondo, farne parte assieme a Nishiyama – solo ed esclusivamente con la bionda. Si fermò di colpo.
Perché si era messo a pensare quelle cose tanto patetiche, stupide, infantili e... da adolescente innamorato o – peggio – come i babbei della sua classe? Doveva essere colpa delle parole di quella ragazza della prima sezione. Sicuramente era così, lui non era un bambino come tutti credevano – benché questo fosse riferito alla sua altezza poco degna di nota.
Si erano baciati, e allora? Quando si è fidanzati dovrebbe essere normale, almeno se i due innamorati non sono Hiyori ed Yushin. In quell'istante, però, cercò di capire se fosse dovuto all'accoppiata bizzarra o alla ragazza.
«Avete visto? Quel ragazzo sta piangendo».

Ha ragione, cavolo, ragione su tutto! Lui e quella dannata di Ritsuka.
Quel pensiero lo prendeva e lasciava ogni pochi minuti come se fosse un doloroso gioco di ombre alla luce flebile di una candela dalla fiamma fioca e tremolante, mentre le esili braccia cercavano di apparire violente contro il cuscino del letto. In quel momento non provava altro che rabbia, delusione e forse gelosia.
Nitobe Ko invidioso di Yushin Hirose. Questa era bella. Sembrava una barzelletta, quasi. Una cruda battuta sulla realtà che lo circondava: lui era una mela marcia, guastata dal tempo e dalle intemperie, dalla gelosia, da Hiyori. Quella snervante creatura che ogni giorno lo scovava e lo intrappolava, un viscido serpente – o meglio, un verme gommoso – che lo imprigionava e lo costringeva a non opporsi.
Non era nemmeno carina. Era bassissima, eternamente depressa e soprattutto un'ebete; piangeva per ogni singola stupidaggine, era debolissima. Pareva una bambolina di porcellana che poteva essere sfiorata solo da chi la amava, anzi, da chi lui non amava perché altrimenti quel giocattolo sarebbe stato solo suo.
Lasciò che le lacrime scendessero copiose sul viso. Per la seconda volta, Ko piangeva, lasciava che la mina della matita della vita stendesse linee delicate e leggere sul suo viso, affinché si liberasse di quel fardello silenziosamente. Il cuscino prese un colore sfumato di grigio, mentre pian piano le gocce calde e salate abbandonavano la superficie.
«Tesoro, cosa stai facendo?» si sentì d'un tratto fuori dalla stanza: la voce della madre di Ko. Guardò la porta con uno sguardo pieno d'odio. Mai possibile che le rare volte in cui la genitrice si preoccupava, erano proprio quelle in cui non ne aveva bisogno.
Tirò il cuscino contro la base di legno, facendola scuotere al debole urto e allontanando la donna – una volta capito che fosse meglio non disturbare.
Che comportamento idiota!, si disse. Non comprendeva ciò che stava facendo e pensando. Non capiva per chi lo stesse facendo e pensando. Decise di mettersi a letto e dimenticare tutto tra le braccia di Morfeo e sperare che il domani non arrivasse crudele, costringendolo a rincontrarla.
Stupida Nishiyama!
   
 
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