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Autore: benny99bv    22/01/2014    0 recensioni
Essere diversi ... a volte puó essere difficile da accettare. Soprattutto se la diversità va oltre la normalità.
LEGGETE E RECENSITE!grazie benny99bv
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un mattina fredda. Raggomitolata nel letto, cercavo di riprendere sonno. Il buio avvolgeva la stanza nel silenzio più assoluto mentre i secondi erano scanditi dalle lancette dell’orologio da parete. Intanto ripensavo al sogno della notte prima. Ancora riusciva a sconvolgermi. Appena mi ero addormentata ero sprofondata nel regno dei sogni.
 Intorno a me c’era il buio. Tre paia di occhi, si avvicinavano a me. Poi, come se illuminati da una luce invisibile tre musi comparvero davanti a me. Un gatto, una volpe e un lupo, mi guardavano come se volessero qualcosa da me. Stranamente non indietreggiai alla vista dei tre animali ma mi avvicinai. E mi fermai davanti a essi,come se dovessi essere giudicata.                                                                                                                    
 Il gatto, dal pelo corto, nero e lucido mi si avvicinò, seguito dalla volpe che mi guardava con occhi furbi e dal lupo, fiero nel suo manto grigio. Cominciarono a girarmi intorno, come se da un momento all’altro volessero attaccarmi. Giravano sempre più veloci, circondati da luci verdi, viola e blu.                                               
 Poi ritornò il buio.
Un ululato squarciò il silenzio. Tre paia di canini affondarono nella mia carne, eppure non gridavo. Ero immobile, forse dalla paura, mentre sentivo qualcosa che diventava parte di me. Lì il sogno era finito.
Scossi la testa. Di sogni strani ne facevo … quello sicuramente era uno dei tanti. Schiacciai la guancia sul cuscino, in attesa che venisse l’ora di alzarsi. Qualcosa di pungente e fastidioso sulla guancia, mi fece allungare una mano per grattarmi. Ma quello che sentii al posto della mano, mi fece sprofondare nel buio più profondo della Terra. Al posto della mano, c’era qualcosa di vellutato, ricoperto di peluria. Non sapevo cosa fare … magari era solo un sogno. Riprovai a  distendermi e chiusi gli occhi. Li riaprii ma tutto era come prima.
Il terrore cominciò a divertirsi con me.
Allungai  quello che non era assolutamente una mano verso l’interruttore. Feci uno sforzo immane per arrivarci. Quando ci arrivai, caddi dal letto.
Persi i sensi e rinvenni poco dopo.
Quando mi risvegliai, la luce della lampadina illuminava la camera. Mi guardavo intorno.                                                     
 Una zampa nera era distesa davanti ai miei occhi. Avrei voluto piangere, disperarmi perché la mia vita era già uno schifo prima di tutto ciò ed ora che era successo questo, niente poteva che peggiorare … ma invece di piangere e disperarmi, la rabbia, una furia cieca si impossessò di me. Volevo distruggere tutto. Odiavo tutto. Squarciai il cuscino mordendolo e sparsi piume ovunque. Non mi sentivo ancora bene, dovevo distruggere di più. Con gli artigli graffiai le travi della mansarda: otto solchi profondi si materializzavano ovunque. Sui muri,sul letto,sulle tende, sulle travi … piume, trucioli, stoffe … erano sparsi ovunque nella mia stanza. O almeno quella che era stata la mia stanza …
Corsi a perdifiato per la stanza, rimbalzando sui muri. Poi, mi fermai. Mi rifugiai sotto il letto.  Cosa avrei potuto fare adesso?  Non potevo più tornare indietro. Nessuno mi avrebbe accettato come persona, ma come un animale senza controllo. Se avessero saputo cos’era successo, mi avrebbero rinchiusa dentro una gabbia, come se fossi un esperimento. Niente era riuscito a fermare la furia distruttiva che aveva preso il sopravvento in me … cosa sarebbe successo ad una persona accanto a me? Sarebbe sicuramente morta con la gola squarciata. Raccolsi tutte le mie forze e mi diressi allo specchio attaccato all’armadio.
Un enorme animale dal pelo nero, un lupo, mi guardava dallo specchio, con occhi brillanti, pieni di paura. Mi veniva da piangere, ma come prima invece di piangere, la rabbia rimpossessò di me. All’improvviso gli occhi dell’animale nello specchio, si fecero cupi e brillanti dalla rabbia. L’animale scoprì i canini in un ringhio e si avventò contro lo specchio. Lo specchio, come le travi, il letto, i muri e le tende, conobbe la distruzione dei miei artigli. Mi fermai e guardai lo specchio.  Schegge di vetro erano sparse tutt’intorno sul pavimento. Piccole macchie rosse comparivano sopra di esso mentre camminavo su e giù per la stanza con passo felpato. Potevo sentire il respiro lento e regolare della mia famiglia, ancora avvolta nel sonno. Per fortuna nessuno aveva sentito l’animale che infuriava al piano di sopra.
La mia camera da letto, il mio mondo, tutto, era devastato. Non potevo rimanere con il rischio di uccidere qualcuno. Mi sarei sentita molto sola, lo sapevo ma non potevo rimanere, o gli altri ci avrebbero lasciato la pelle per causa mia
Guardai l’orologio da parete scampato per miracolo alla mia rabbia. Tra pochi minuti, la sveglia avrebbe annunciato che erano le 5 e 40 e che iniziava un nuovo giorno di scuola. Non avrei mai più visto i miei amici … o almeno non avrei più potuto parlarci. La mia vita stava cambiando molto velocemente, forse troppo per me. Fissai per l’ultima volta le foto appese al muro: la mia famiglia, i miei amici … avrei ricordato quel momento per sempre.
Fu un’ impresa molto difficile riuscire ad andarmene. Sia per il dolore, sia per l’impedimento che davano le mie enormi zampe nere. Quando chiusi per sempre dietro di me la porta di casa, mi misi subito a correre verso il bosco lì vicino. Trovai una tana abbandonata e mi rifugiai lì. Distesa ad ascoltare i rumori degli altri animale che ritornavano alle loro tane per andare a dormire, con ciascuna delle foto impresse nella mente, aspettavo un segnale da casa mia, forse un urlo che annunciasse al mondo che ero morta o comunque che non c’ero più per nessuno. Mentre aspettavo, cercavo di ricordare le caratteristiche di ciascuno dei miei amici … sarebbero in qualche modo, tutti quanti rimasti nei miei pensieri.
Un urlo disperato da casa mia interruppe i miei pensieri. Mia madre gridava il mio nome al vento, aspettando un segnale. Non poteva sapere che la stavo guardando e quanto grande fosse il dolore per ciò che avevo fatto. A lei si unì mio padre. Era notte, con una luna piena alta nel cielo quando me ne andai e l’aria si riempì di dolore per la mia scomparsa.
Mi cercarono per vari giorni. Dovetti fuggire abbastanza lontano, per evitare che le persone mi trovassero. Quando le ricerche finirono, i miei genitori non si persero d’animo. Ma poi, fu chiaro a tutti che ero morta. Uccisa da un animale che si era intrufolato in camera mia. Nessuno sapeva che quell’animale ero io, che ero fuggita perché non potevo farmi del male … ma farlo a loro.
Da quando sono”morta”, non faccio altro che pensare e sopravvivere. Sopravvivere è quello che preferisco: vado a caccia, sono impegnata e ciò mi impedisce di pensare.
Odio questa vita. Credetemi, è bello essere diversi  … ma fino a un certo punto. Quando la diversità, va oltre il confine della realtà, niente ti impedisce  di pensare che qualunque cosa cercherai di fare, resterai sempre qualcosa al di fuori della  normalità.  Che sarai sempre lontano da tutti mille anni luce per il resto della tua vita. Ti odi. Non riesci a essere quello che vorresti. Consideri gli altri migliori di te. Perché lo sono. Perché riescono ad avere una vita normale, senza problemi. Senza problemi che li incatenano al mondo dell’irrealtà. Non sono come me. Non vedono le cose che io riesco a vedere adesso. Da un lato riesco ad essere felice perché non augurerei a nessuno di sopportare tutto questo peso che mi porto dentro ma da un lato sono più infelice che mai. . non c’è nessuno che mi possa ascoltare, che mi possa aiutare. Nessuno può ascoltarmi gridare il mio dolore tranne la luna. Le notti di luna piena, rimango per ore a guardarla a gridarle il mio dolore, più forte che posso. I cacciatori mi potrebbero sentire e uccidere … ma non importa.  La mia vita non ha senso. E non lo avrà mai.
Quando c’è la luna piena, rimango interi giorni a pensare alla mia vita e come sempre il dolore si trasforma in rabbia. Dietro di me lascio un mondo fatto a pezzi, come il mio cuore. Il tempo non passa per me … tutto resta immobile. Sto aspettando che qualcuno venga a salvarmi, perché sto cadendo a pezzi. Sto perdendo il conto dei mesi. Rivoglio la mia vita, i miei amici, la mia famiglia. Voglio provare quello che non ho mai provato: l’ amore. Ma ora … tutto per me è sempre più lontano. Io resto immobile mentre la vita per gli altri, va avanti senza di me. Sono solo un ricordo, di quelli brutti che cerchi di buttare nel cesso per farli sparire … ma la vita dentro il cesso non mi ci ha ancora buttato. E io aspetto. Il mio liberatore forse o, forse, la mia morire. Voglio essere liberata da questa oscurità che mi avvolge, perché fa male … da morire.
Era un mattina fredda. Raggomitolata nel letto, cercavo di riprendere sonno. Il buio avvolgeva la stanza nel silenzio più assoluto mentre i secondi erano scanditi dalle lancette dell’orologio da parete. Intanto ripensavo al sogno della notte prima. Ancora riusciva a sconvolgermi. Appena mi ero addormentata ero sprofondata nel regno dei sogni.
 Intorno a me c’era il buio. Tre paia di occhi, si avvicinavano a me. Poi, come se illuminati da una luce invisibile tre musi comparvero davanti a me. Un gatto, una volpe e un lupo, mi guardavano come se volessero qualcosa da me. Stranamente non indietreggiai alla vista dei tre animali ma mi avvicinai. E mi fermai davanti a essi,come se dovessi essere giudicata.                                                                                                                    
 Il gatto, dal pelo corto, nero e lucido mi si avvicinò, seguito dalla volpe che mi guardava con occhi furbi e dal lupo, fiero nel suo manto grigio. Cominciarono a girarmi intorno, come se da un momento all’altro volessero attaccarmi. Giravano sempre più veloci, circondati da luci verdi, viola e blu.                                               
 Poi ritornò il buio.
Un ululato squarciò il silenzio. Tre paia di canini affondarono nella mia carne, eppure non gridavo. Ero immobile, forse dalla paura, mentre sentivo qualcosa che diventava parte di me. Lì il sogno era finito.
Scossi la testa. Di sogni strani ne facevo … quello sicuramente era uno dei tanti. Schiacciai la guancia sul cuscino, in attesa che venisse l’ora di alzarsi. Qualcosa di pungente e fastidioso sulla guancia, mi fece allungare una mano per grattarmi. Ma quello che sentii al posto della mano, mi fece sprofondare nel buio più profondo della Terra. Al posto della mano, c’era qualcosa di vellutato, ricoperto di peluria. Non sapevo cosa fare … magari era solo un sogno. Riprovai a  distendermi e chiusi gli occhi. Li riaprii ma tutto era come prima.
Il terrore cominciò a divertirsi con me.
Allungai  quello che non era assolutamente una mano verso l’interruttore. Feci uno sforzo immane per arrivarci. Quando ci arrivai, caddi dal letto.
Persi i sensi e rinvenni poco dopo.
Quando mi risvegliai, la luce della lampadina illuminava la camera. Mi guardavo intorno.                                                     
 Una zampa nera era distesa davanti ai miei occhi. Avrei voluto piangere, disperarmi perché la mia vita era già uno schifo prima di tutto ciò ed ora che era successo questo, niente poteva che peggiorare … ma invece di piangere e disperarmi, la rabbia, una furia cieca si impossessò di me. Volevo distruggere tutto. Odiavo tutto. Squarciai il cuscino mordendolo e sparsi piume ovunque. Non mi sentivo ancora bene, dovevo distruggere di più. Con gli artigli graffiai le travi della mansarda: otto solchi profondi si materializzavano ovunque. Sui muri,sul letto,sulle tende, sulle travi … piume, trucioli, stoffe … erano sparsi ovunque nella mia stanza. O almeno quella che era stata la mia stanza …
Corsi a perdifiato per la stanza, rimbalzando sui muri. Poi, mi fermai. Mi rifugiai sotto il letto.  Cosa avrei potuto fare adesso?  Non potevo più tornare indietro. Nessuno mi avrebbe accettato come persona, ma come un animale senza controllo. Se avessero saputo cos’era successo, mi avrebbero rinchiusa dentro una gabbia, come se fossi un esperimento. Niente era riuscito a fermare la furia distruttiva che aveva preso il sopravvento in me … cosa sarebbe successo ad una persona accanto a me? Sarebbe sicuramente morta con la gola squarciata. Raccolsi tutte le mie forze e mi diressi allo specchio attaccato all’armadio.
Un enorme animale dal pelo nero, un lupo, mi guardava dallo specchio, con occhi brillanti, pieni di paura. Mi veniva da piangere, ma come prima invece di piangere, la rabbia rimpossessò di me. All’improvviso gli occhi dell’animale nello specchio, si fecero cupi e brillanti dalla rabbia. L’animale scoprì i canini in un ringhio e si avventò contro lo specchio. Lo specchio, come le travi, il letto, i muri e le tende, conobbe la distruzione dei miei artigli. Mi fermai e guardai lo specchio.  Schegge di vetro erano sparse tutt’intorno sul pavimento. Piccole macchie rosse comparivano sopra di esso mentre camminavo su e giù per la stanza con passo felpato. Potevo sentire il respiro lento e regolare della mia famiglia, ancora avvolta nel sonno. Per fortuna nessuno aveva sentito l’animale che infuriava al piano di sopra.
La mia camera da letto, il mio mondo, tutto, era devastato. Non potevo rimanere con il rischio di uccidere qualcuno. Mi sarei sentita molto sola, lo sapevo ma non potevo rimanere, o gli altri ci avrebbero lasciato la pelle per causa mia
Guardai l’orologio da parete scampato per miracolo alla mia rabbia. Tra pochi minuti, la sveglia avrebbe annunciato che erano le 5 e 40 e che iniziava un nuovo giorno di scuola. Non avrei mai più visto i miei amici … o almeno non avrei più potuto parlarci. La mia vita stava cambiando molto velocemente, forse troppo per me. Fissai per l’ultima volta le foto appese al muro: la mia famiglia, i miei amici … avrei ricordato quel momento per sempre.
Fu un’ impresa molto difficile riuscire ad andarmene. Sia per il dolore, sia per l’impedimento che davano le mie enormi zampe nere. Quando chiusi per sempre dietro di me la porta di casa, mi misi subito a correre verso il bosco lì vicino. Trovai una tana abbandonata e mi rifugiai lì. Distesa ad ascoltare i rumori degli altri animale che ritornavano alle loro tane per andare a dormire, con ciascuna delle foto impresse nella mente, aspettavo un segnale da casa mia, forse un urlo che annunciasse al mondo che ero morta o comunque che non c’ero più per nessuno. Mentre aspettavo, cercavo di ricordare le caratteristiche di ciascuno dei miei amici … sarebbero in qualche modo, tutti quanti rimasti nei miei pensieri.
Un urlo disperato da casa mia interruppe i miei pensieri. Mia madre gridava il mio nome al vento, aspettando un segnale. Non poteva sapere che la stavo guardando e quanto grande fosse il dolore per ciò che avevo fatto. A lei si unì mio padre. Era notte, con una luna piena alta nel cielo quando me ne andai e l’aria si riempì di dolore per la mia scomparsa.
Mi cercarono per vari giorni. Dovetti fuggire abbastanza lontano, per evitare che le persone mi trovassero. Quando le ricerche finirono, i miei genitori non si persero d’animo. Ma poi, fu chiaro a tutti che ero morta. Uccisa da un animale che si era intrufolato in camera mia. Nessuno sapeva che quell’animale ero io, che ero fuggita perché non potevo farmi del male … ma farlo a loro.
Da quando sono”morta”, non faccio altro che pensare e sopravvivere. Sopravvivere è quello che preferisco: vado a caccia, sono impegnata e ciò mi impedisce di pensare.
Odio questa vita. Credetemi, è bello essere diversi  … ma fino a un certo punto. Quando la diversità, va oltre il confine della realtà, niente ti impedisce  di pensare che qualunque cosa cercherai di fare, resterai sempre qualcosa al di fuori della  normalità.  Che sarai sempre lontano da tutti mille anni luce per il resto della tua vita. Ti odi. Non riesci a essere quello che vorresti. Consideri gli altri migliori di te. Perché lo sono. Perché riescono ad avere una vita normale, senza problemi. Senza problemi che li incatenano al mondo dell’irrealtà. Non sono come me. Non vedono le cose che io riesco a vedere adesso. Da un lato riesco ad essere felice perché non augurerei a nessuno di sopportare tutto questo peso che mi porto dentro ma da un lato sono più infelice che mai. . non c’è nessuno che mi possa ascoltare, che mi possa aiutare. Nessuno può ascoltarmi gridare il mio dolore tranne la luna. Le notti di luna piena, rimango per ore a guardarla a gridarle il mio dolore, più forte che posso. I cacciatori mi potrebbero sentire e uccidere … ma non importa.  La mia vita non ha senso. E non lo avrà mai.
Quando c’è la luna piena, rimango interi giorni a pensare alla mia vita e come sempre il dolore si trasforma in rabbia. Dietro di me lascio un mondo fatto a pezzi, come il mio cuore. Il tempo non passa per me … tutto resta immobile. Sto aspettando che qualcuno venga a salvarmi, perché sto cadendo a pezzi. Sto perdendo il conto dei mesi. Rivoglio la mia vita, i miei amici, la mia famiglia. Voglio provare quello che non ho mai provato: l’ amore. Ma ora … tutto per me è sempre più lontano. Io resto immobile mentre la vita per gli altri, va avanti senza di me. Sono solo un ricordo, di quelli brutti che cerchi di buttare nel cesso per farli sparire … ma la vita dentro il cesso non mi ci ha ancora buttato. E io aspetto. Il mio liberatore forse o, forse, la mia morire. Voglio essere liberata da questa oscurità che mi avvolge, perché fa male … da morire.
 
  
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