Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: JD Jaden    23/01/2014    7 recensioni
Breve racconto di un momento di vita di una famiglia piemontese, negli anni 40, il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Non sarà un crudo momento di guerra, ma un racconto dolce, con una nota amara, su una scena ispirata ai racconti di mia nonna su quel periodo... insomma, spero di farvi emozionare, come mi emozionavo io quando la ascoltavo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

 

Era una grigia giornata di settembre, fuori c’era un brutto vento. La piccola stanza in cui stavamo, quel giorno come tutti gli altri, era la cucina: una stufa, un tavolo con otto sedie, una credenza, un divano e un tappeto. Ricordo che aveva un famigliare odore misto di fumo, fiori freschi e polenta.
Evitavamo di stare accanto alla finestra, per via degli spifferi. Ce ne stavamo accanto alla stufa piuttosto, io e le mie due sorelle, sedute a gambe incrociate sul tappeto, a ricamare fazzolettini bianchi. La mamma, invece, era sdraiata sul divano, poco distante, troppo stanca e debole per alzarsi.
I miei fratelli erano usciti, il signore sa dove se ne andavano sempre, quei tre… Nostro padre, invece, era con un’altra famiglia, da qualche altra parte, comunque non con noi. Credo che questa fosse la vera mancanza della nostra vita, non il cibo o i giocattoli o chissà che altro. Solo papà.
Erano circa le quattro del pomeriggio e solitamente, a quest’ora, i tre monelli tornavano a casa, sporchi e affamati, di ritorno da qualche avventura segreta. Stranamente quel giorno stavano tardando e la mamma iniziava già a preoccuparsi. In periodo di guerra non si può mai stare tranquilli: anche se il nostro paesino non era stato toccato granché dal grande conflitto, soldati con divise di schieramenti diversi passavano spesso per le strade. La mamma ci diceva sempre che se erano verdi o marroni, potevamo stare tranquilli, se erano grigie era meglio starne alla larga.
Allora non capivo quale fosse l’effettiva differenza: per me una divisa valeva l’altra, erano tutti militari, tutta gente che combatteva per la libertà, ma quel giorno cominciai a comprendere quale fosse quella differenza.
Alle cinque sentimmo bussare alla vecchia e traballante porta di casa, con colpi tanto forti da rischiare di tirarcela giù. A quel punto la mamma, che era più che agitata, si sollevò faticosamente dal divano e trascinò i piedi fino all’ingresso. Noi tre, nulla più che bambine, vedendola tanto sconvolta non potevamo far altro che spaventarci, così spiammo da dietro la porta della cucina per capire cosa stesse succedendo.
I primi ad entrare furono tre soldati. Divisa grigia. Li seguirono tre ragazzini, con le braccia lungo i fianchi e la testa bassa, in segno di resa. I nostri fratelli.
-Sono suoi questi?- chiese il più alto dei soldati, un uomo con baffi e capelli biondi, spalle alte ed espressione severa.
-Certo, spero non abbiano combinato qualche guaio, sono solo ragazzi…- rispose la mamma tutto d’un fiato.
-Niente di troppo grave, una buona punizione e gli passerà la voglia di fare dispetti ai miei soldati!- l’uomo non sembrava troppo arrabbiato, pareva quasi… ironico. Tanto che la mamma tirò un sospiro di sollievo, pensando che fosse tutto a posto. Certo quei tre sarebbero stati puniti, altroché, ma ci avrebbe pensato più tardi.
I soldati però non pensavano che fosse tutto a posto così. Infatti un istante dopo, l’unico di loro con i capelli castani anziché biondi, spinse da parte mia madre e venne verso di noi, seguito subito dagli altri due. Io e le mie sorelle ci spostammo appena in tempo, prima che i soldati in divisa grigia entrassero nella nostra cucina e iniziassero ad aprire le ante e i cassetti della nostra credenza.
Non presero molto, in realtà, ma per noi era comunque troppo: se ne andarono via con l’unico pacchetto di zucchero che potevamo permetterci di possedere. Lo conservavamo come fosse oro, usandolo solo nelle occasioni speciali e in un istante ci era stato portato via.
Per molto tempo mi chiesi come mai decisero di prendere proprio quello. Perché punire tutti noi, non solo i tre ragazzi?
Tempo dopo ho scoperto che divisa grigia, significava soldati tedeschi e capii che siamo stati fortunati, a perdere solo quello.  
Ancora oggi però, quando vedo un tedesco, alla televisione, mi ricordo di quel giorno e mi dico che io odio i tedeschi, perché ci portavano via lo zucchero…

 

SPAZIO DI JD
Chiedo perdono per questa cosa, che forse ha poco di storico, ma in realtà è una cosa che volevo scrivere da molto tempo. Premetto che l'ispirazione mi è venuta da alcuni racconti di mia nonna, sul periodo in cui era piccola e effettivamente c'era la guerra. 
I personaggi della famiglia sono ispirati a quelli reali, i soldati sono di mia invenzione. Il contesto è ispirato a quello reale e anche se la situazione è inventata da me, gli avvenimenti descritti sono simili a quelli realmente accaduti.
Insomma, quello che voglio dire è che mia nonna odiava davvero i tedeschi "perché le rubavano lo zucchero".
E nulla, spero di essere stata coerente e di aver creato qualcosa di carino...
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: JD Jaden