Una
one-shot molto banale e senza pretese, scritta un po' di tempo fa…ho fatto
qualche piccolissima modifica ad alcune frasi, ed eccola qua :) Spero vi
piaccia, e se ne avete voglia lasciate una recensione, anche negativa! Grazie
mille e buona lettura ^^
James si svegliò presto quella mattina di ottobre, il sole era appena spuntato
all'orizzonte, tingendo di rosa le cime delle montagne che si scorgevano in
lontananza dalla finestra del dormitorio.
*Buongiorno, Hogwarts.*
Il ragazzo si infilò la divisa, con gesti piuttosto lenti, e decise di scendere
nella sala comune, ormai completamente sveglio nonostante l'ora.
Sembrava ieri. Ieri, il giorno in cui aveva iniziato a frequentare Hogwarts.
Aveva 11 anni, era poco più di un bambino....Era cresciuto in quel castello,
tra quelle aule, tra quei corridoi, tra quelle scale che si divertivano così
tanto a cambiare direzione quando volevano.E sempre a Hogwarts aveva conosciuto
i suoi migliori amici, era diventato un Malandrino...
17 anni, e ancora sembrava che James non prendesse nulla sul serio, sembrava che
non avesse capito cosa fosse la vita vera. Ma lui voleva prendersela comoda.
Quello era l'ultimo vero anno di spensieratezza. Dopo, si iniziava a crescere.
Arrivato nella sala comune, James si bloccò alla vista di una ragazza, seduta
su una delle poltrone di velluto rosso porpora vicino al camino spento, con in
mano una lettera, due pacchi piuttosto voluminosi e un involucro molto piccolo
ai piedi.
Il ragazzo sorrise spontaneamente, passando una mano fra i capelli ribelli,
spettinandoli più di quanto già non fossero.
Conosceva quella ragazza: lei lo detestava cordialmente, limitandosi a gettargli
occhiate sprezzanti ogni volta che lui si divertiva a stuzzicarla, o al massimo
gli rispondeva con una battuta pungente.
Gli piaceva da due anni ormai: non lo ammetteva mai, anche se ovviamente i suoi
amici l'avevano capito da molto tempo, Sirius prima ancora degli altri. E non
aveva mai disdegnato la compagnia di qualche altra ragazza, nella speranza di
far ingelosire la sua "futura fidanzata" (come si divertiva a
chiamarla James stesso quando la incontrava per i corridoi), anche se
ultimamente si era dato una regolata piuttosto evidente, adescando i commentini
dei suoi amici, che insinuavano scherzosamente che stesse diventando "un
rammollito innamorato".
*Forse è vero. -Pensò tra sè- E sinceramente non è la peggiore delle
condizioni…*
Aveva imparato molte cose su di lei, l 'aveva osservata con attenzione.
Sapeva che soffriva molto quando veniva chiamata "mezzosangue", anche
se non lo dava a vedere (*Sei combattiva sai? Mi piaci anche per questo…*)
Sapeva che sicuramente non era in cima alla lista delle preferenze di lei, e che
lo considerava un arrogante che pensava solo a pavoneggiarsi davanti a mezza
scuola facendo svolazzare un boccino e che si divertiva a interpretare il ruolo
del "bello e dannato" (*Non hai tutti i torti, te lo devo concedere*)
Ma sapeva anche che non le era del tutto indifferente, nel bene o nel male. Più
di una volta l' 'aveva sorpresa a guardarlo, durante le noiose ore di storia
delle magia, i suoi occhi di smeraldo che indugiavano su di lui per un breve
istante, per poi tornare a fissare come se niente fosse il libro o la
finestra... (*Chi disprezza compra, conosci questo modo di dire?*)
Sapeva che era una ragazza piuttosto riservata, non doveva avere moltissimi
amici, al contrario di lui, che conosceva all'incirca tutta Hogwarts, e che
girava sempre circondato da una piccola folla rumorosa. (*Un po' ti invidio sai?
Meglio pochi ma buoni...sicuramente i tre quarti dei miei "amici" sono
pronti a sparlare di me non appena giro l'angolo...*)
Sapeva che quella mattina di ottobre, una lacrima trasparente stava solcando il
viso spruzzato di efelidi di quella ragazza.
James diede un colpo di bacchetta in direzione del camino, e subito si accese un
fuoco, che iniziò a crepitare, le fiamme che si riflettevano sul viso della
studentessa.
"Posso sedermi?"
"Sparisci Potter, non sono nemmeno nelle condizioni adatte per trovare un
insulto migliore da rivolgerti."
"Direi che come inizio della nostra conversazione non è male..."
"Quando mai ti ho detto che voglio iniziare a parlare con te? Non lo faccio
di solito, e a maggior ragione non ho voglia di cominciare ora, non sei già
abbastanza soddisfatto di vedermi piangere? Potrai sbizzarrirti raccontandolo a
tutta la scuola stamattina a colazione..."
"Dovresti già averlo capito che non ho nessuna intenzione di
andarmene." -Pronunciate queste parole, James si sedette sulla poltrona a
fianco di quella della ragazza- "E poi, io non lascio mai da sola un'amica
che sta male, dovresti saperlo."
La ragazza, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo basso, nel tentativo
di non fargli scorgere gli occhi arrossati dal pianto, rivolse il viso verso di
lui, fissandolo negli occhi nocciola, un'espressione stupita. L'aveva chiamata
"amica"....
Aveva capito di piacergli, non era certamente stupida, e aveva sempre pensato
che lui volesse conquistarla solo per poi vantarsene con il suo gruppetto di
amici, Black più di tutti. Lei, caposcuola, sedotta e abbandonata dal cercatore
di Grifondoro, che notoriamente non sopportava....sarebbe stata un'occasione per
acquistare ancora più popolarità per James, e un'occasione per lei di perdere
la faccia. Anche se, doveva ammetterlo, si era sorpresa più di una volta a
guardarlo di sfuggita durante le lezioni...e non sarebbe riuscita a mentire a se
stessa ancora per molto.
Si destò dai suoi pensieri, e vide che James stava ricambiando il suo sguardo,
un'espressione indecifrabile dipinta sul bel volto.
*Sei bella anche quando piangi*
"Senti, so benissimo qual è la tua opinione sul mio conto, non posso
nemmeno darti tutti i torti, ma ti prego, per una volta, una sola, dammi la
possibilità di parlarti, come due persone civili. Voglio solamente aiutarti.
Solo aiutarti."
James sembrava così sincero mentre diceva quelle parole....ma lei non era del
tutto convinta. Non si poteva certamente dire che si fidasse di lui.
Alla fine, però, decise di seguire il suo istinto. E prima che riuscisse a
fermarle, le lacrime ricominciarono a scendere.
"Oggi è il mio compleanno...compio 17 anni....E stamattina ho ricevuto i
regali della mia famiglia..." iniziò, singhiozzando.
"E piangi per questo?"
La ragazza gli porse il piccolissimo involucro che aveva intravisto quando era
entrato nella sala comune.
"Aprilo" gli disse. James ubbidì, e aprì il pacchetto. Dentro c'era
uno stuzzicadenti. E un bigliettino semplicissimo, di cartoncino bianco, con
scritte poche righe.
James alzò gli occhi verso la ragazza. "E' di mia sorella." spiegò
lei, sempre piangendo silenziosamente.
"E' una stronza" rispose semplicemente lui, un'espressione risoluta in
volto.
Le mise un braccio intorno alle spalle. "Ascolta, tu non devi assolutamente
dare peso alle sue parole. Io non conosco tua sorella, ma da quello che ho letto
posso capire che è solo una persona che si diverte a ferire gli altri, che è
solo crudele. Tu non sei una spostata nè quant'altro, tu sei molto di più. Sei
una persona speciale, e non lo dico per provarci con te o per portarti a letto,
lo dico perchè lo penso."
Lei fece un timido sorriso, gli occhi verdi che sembravano ancora più
trasparenti del solito, arrossati dal pianto. "Grazie."
Non pensava proprio che James Potter, il malandrino, l'arrogante, il ragazzo
probabilmente più popolare e brillante di Hogwarts, potesse essere così...umano.
"Allora" -Proseguì lui con voce molto più allegra- "Vedo che
qui hai dei regali come si deve da scartare....cosa aspetti? E goditi il tuo
compleanno."
E così dicendo, si alzò dalla poltrona, si avvicinò al buco del ritratto e
uscì dalla sala comune.
"Non sei così male come pensavo, James Potter...." Questo pensiero
balenò nella mente della ragazza prima che lei riuscisse a fermarlo. Era
pericolosamente vero, e lei se ne rese conto con un sorriso.
Un'ora dopo, lei sedeva tra alcune sue amiche al fondo del tavolo di Grifondoro.
James si trovava circa a metà, e scherzava allegramente con i suoi compagni.
Sembrava così diverso da poco prima...."Questo è il Potter di
sempre..." pensò, non senza una punta di ironia.
Poco dopo gli studenti si alzarono, per recarsi nelle aule. La ragazza stava
salendo le scale, quando sentì una voce ben nota chiamarla.
"Ehi Evans!! Stasera ti aspetto nel mio dormitorio, di faccio passare uno
di quei compleanni che non ti dimenticherai per tutta la vita...."
"Scordatelo coglione!" ma James notò con piacere che Lily gli aveva
rivolto un brevissimo sorriso mentre pronunciava quelle parole.
*Sei cotta di me Evans....Buon compleanno* e James si fermò un istante a
osservare la ragazza dai capelli sanguigni che saliva le scale.