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Autore: Betty    25/11/2004    46 recensioni
Un incontro casuale tra l’affascinante Benjamin Price e Nicole, ragazza timida e ahimè con qualche chilo di troppo. Non hanno niente in comune, ma il destino li ha già fatti incontrare e chissà che non possa farli innamorare…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata con una nuova storia, spero che vi piaccia come le altre, mi raccomando mi aspetto tante recensioni

A me piace quella lì

 

Sono tornata con una nuova fanfic, spero che vi piaccia come le altre, come sempre sarà una storia d’amore e lavorerò ancora con il mio Benjamin, non potevo trascurarlo ancora! Mi raccomando mi aspetto tante recensioni! Betty.

CAPITOLO 1

Erano già tre anni e mezzo che lavorava in quella ditta, era un buon lavoro dopotutto, lo stipendio non era male e aveva un pallino per i numeri. Unico neo l’ambiente un po’ come dire maschile e di conseguenza maschilista. Cosa poteva pretendere visto che lavorava in una carrozzeria per auto? Nicole Rikter era l’unica impiegata, in ufficio con lei stazionava il figlio del capo che non si capiva bene se lavorava o chattava in internet.

Poco male, anche lei nei momenti di calma si connetteva per girovagare un po’ in rete, ma di tempo ne aveva veramente poco; subito dopo il diploma in ragioneria era stata assunta in questa piccola ditta ed era partita da zero, adesso sapeva gestire tutto l’apparato amministrativo e bancario dell’azienda, aveva molte responsabilità ma ormai si era abituata.

A 22 anni, Nicole aveva un lavoro che la appagava, la sfera privata però era tutt’altro che confortante, viveva in famiglia dove la situazione era tutt’altro che rosea, il padre aveva già avuto due infarti ma lavorava ancora come muratore; la madre invece dopo aver rotto una vertebra in una caduta e aver rischiato di rimanere paralizzata faceva la casalinga.

Ogni mese una parte del mutuo della casa dei genitori, le rate della macchina e varie piccole spese gravavano sullo stipendio della ragazza, che usciva di rado per non spendere soldi.

Le era rimasta una sola vera amica, Lisa, si erano conosciute alle superiori ed erano diventate amiche per la pelle, uscivano ogni tanto insieme e per qualsiasi problema sapevano che potevano contare l’una sull’altra.

La ragazza però sentiva la mancanza di qualcosa, del grande amore, invidiava l’amica felicemente fidanzata e avrebbe voluto poter essere come lei; bella, sicura e con un sacco di amici.

Ogni volta che ci pensava si guardava allo specchio e si osservava, non era bella, con qualche chilo in più, gli occhiali e i capelli castano scuro erano schiariti da dei colpi di sole per ravvivarli. Era estremamente timida, si ricordava i primi tempi che lavorava arrossiva ogni volta che doveva trattare con un cliente, adesso la situazione era migliorata anche se talvolta le capitava ancora.

Anche quella mattina si stava osservando, come sempre indossava un paio di comodi jeans e un maglione, che copriva un po’ di ciccia, fortunatamente era arrivato l’autunno e i maglioni ampi coprivano le sue imperfezioni, decise di smetterla di compatirsi ed indossò la giacca osservò l’orologio che aveva il polso e si accorse che era in ritardo, uscì velocemente di casa e salì in macchina.

Abitava poco fuori Amburgo e la carrozzeria distava poco più di dieci minuti da casa sua, altra fortuna, quando entrò in ufficio, Oliver il figlio del capo era già al computer. "Cominciamo bene la mattinata!" pensò la ragazza.

"Buongiorno!" esclamò Nicole con un sorriso.

"Ciao!" disse dopo qualche istante il ragazzo, aveva 27 anni ed era un bel tipo ma con poca voglia di lavorare o meglio di fare lavori manuali.

"Come è andata la domenica?" chiese Nicole, tanto per fare un po’ di conversazione.

"Normale"

"Che entusiasmo" pensò nuovamente Nicole, la sua unica compagnia era la radio che Oliver aveva istallato in ufficio, l’aveva fatto per lui ma anche lei ne godeva.

La giornata cominciò così, come al solito molte telefonate e mille cose fatte nello stesso momento, nel pomeriggio la ragazza si recò in banca per delle commissioni, solitamente c’era poca gente ma quel giorno sembrava che le persone di Amburgo fossero tutte in quella banca.

"Almeno mi rilasso un po’, lontano dal casino della carrozzeria." Pensò Nicole, iniziò a guardarsi in giro indifferente, come faceva sempre in realtà le piaceva studiare le persone, si capivano molte cose da come erano vestite o si comportavano, l’uomo davanti a lei ad esempio era vestito con un completo grigio scuro, di ottima fattura, camicia bianca, ma sembrava a disagio con quei vestiti. Era davvero carino i capelli neri, gli occhi scuri e così misteriosi, molto alto e da come si tendeva la giacca doveva avere dei muscoli non indifferenti. Insomma un bel tipo, all’improvviso il trillo di un cellulare, lui che risponde, voce profonda e pacata, Nicole cercò di non ascoltare la conversazione ed effettivamente non poté, visto che stava parlando una lingua strana, orientale, forse. Capì dal tono che gli aveva appena comunicato una cattiva notizia, non si accorse però quando l’uomo si girò fulmineo e si scontrò con lei.

Un attimo prima era in piedi e adesso era per terra, arrossì imbarazzata mentre l’uomo si abbassò. "Mi scusi signorina, non l’avevo vista" disse sempre con voce pacata.

"Non si preoccupi!" esclamò Nicole, l’uomo le porse una mano e con poco sforzo l’aiuto ad alzarsi, poi le raccolse le carte che si erano sparse sul pavimento.

"Tenga, si è fatta male?"

"No, no, è tutto a posto." Rispose la ragazza, era rossa come un peperone e l’uomo osservandole sorrise.

"Devo andare, le chiedo ancora scusa."

"Non si preoccupi sono cose che succedono, dopotutto sono molto più bassa di lei e naturale che non mi abbia vista." Disse Nicole mentre si puliva i pantaloni.

"Allora vado, buongiorno" disse l’uomo con un sorriso.

"Buongiorno"

Osservò l’uomo uscire, poi si guardò la mano, cavoli quel tipo, l’aveva alzata senza problemi, doveva essere veramente forte, per alzare un peso come lei, sorrise era diverso tempo che non aveva un contatto così ravvicinato con un uomo. Forse aveva bisogno di trovarsi qualcuno.

"Che idee stupide, non ho tempo per trovarmi un ragazzo!" pensò Nicole, poi zittì la voce del suo cuore e andò allo sportello, era arrivato il suo turno.

**********************************************

"Mamma come diavolo sei riuscita a fare questo casino?" chiese Benji alla donna accanto a lui.

"Mi ha attraversato la strada un cane e ho contro sterzato." Rispose la donna.

"Peccato che c’era un idrante!" disse l’uomo osservando la scena dell’auto sopra all’idrante, i pompieri avevano appena chiuso l’acqua, ma tutto intorno sembrava un lago.

"Non ho fatto apposta." Disse Katy Price.

"Spero proprio. Ecco il carro attrezzi, la portiamo in carrozzeria, speriamo di non dover spendere un capitale, se ti conviene cambiarla."

"No! È stato l’ultimo regalo di tuo padre, non potrei.." disse la donna mentre la voce le si spegneva.

"Ho capito." Rispose conciso l’uomo.

La sua mente per un attimo andò a quel pomeriggio di quasi otto mesi prima, quando la madre lo aveva avvisato con una telefonata del malore di Edward Price, quando era arrivato in ospedale, quello che credeva essere una sciocchezza si era rivelato molto più grave; la notizia della rottura di una vena nel cervello poi l’operazione disperata e il conseguente stato di coma. Il vecchio sauro, come lo definiva lui, non aveva resistito molto, era spirato pochi giorni dopo. Lui in qualità di erede non aveva potuto sottrarsi alle sue responsabilità, era subentrato al padre, in pochi giorni era successo quello che aveva cercato di evitare per anni, aveva abbandonato il calcio e si era trasformato in un uomo d’affari.

Doveva ammettere di aver ereditato il senso degli affari del padre e in quei mesi era diventato insostituibile, anche se il calcio gli mancava.

"Benji pensi che riusciranno a rimetterla a posto?" chiese la madre speranzosa, interrompendo i suoi pensieri.

"Certo, sono anni che portiamo le auto da Hans, come sai ha sempre fatto ottimi lavori." Disse alla donna.

"Non è colpa mia se ogni tanto graffio l’auto." Si difese Kate.

"Non ti preoccupare, adesso ti accompagno a casa e poi vado a farmi fare un preventivo, andiamo." Disse Benji accompagnando la madre verso la sua porche nuova fiammante, si erano uniti molto da quando era morto il padre. Stavano recuperando un rapporto che non avevano mai avuto e di questo non poteva esserne contento, sua madre era una donna forte ma la mancanza del marito l’aveva quasi gettata nella depressione; fortunatamente grazie alla sua vicinanza non era successo.

"Benji sei arrabbiato?" chiese la donna quando furono in auto.

"No, l’importante è che tu non ti sia fatta male" le disse Benji con un sorriso.

Kate fu sollevata da quell’osservazione, il fatto di vedere il figlio sorridere la rendeva felice; Benji sorrideva così poco, era sempre serio e taciturno, sapeva che la scelta di lasciare il calcio gli era costata molto e lo ammirava, ma nei suoi occhi si era spenta quella luce che vedeva sempre quando era sul campo verde. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per rivedere quello sguardo così vivo, sospirò attirando l’attenzione di Benji.

"Cos’hai?" le chiese dolcemente.

"Ti creo sempre dei fastidi."

"Non dire sciocchezze, mi hai evitato una noiosissima riunione con il consiglio di amministrazione. Oggi non avevo voglia di confrontarmi con quei vecchi babbei."

"Benji non offenderli quelle persone hanno fatto grande la Price Corporation."

"Lo so, ma ora bisogna guardare al futuro, c’è bisogno di nuove idee, esplorare nuovi campi, purtroppo non capiscono, sono ancora ancorati alle loro antiquate convinzioni."

"Vedrai che riuscirai a convincerli, ma ci vuole tempo, alcuni loro non hanno ancora accettato la morte di tuo padre e il tuo successivo insediamento. E successo tutto così velocemente, devi dargli tempo e vedrai che otterrai la loro fiducia."

"Grazie per le tue parole"

"E’ la pura verità!" rispose la donna.

Pochi minuti dopo arrivarono davanti a villa Price, Kate scese dall’auto e si diresse verso l’ala della casa dove risiedeva, la casa era stata infatti divisa in due appartamenti uguali dopo la morte di Edward Price e Benji abitava nell’altra parte, in questo modo ognuno aveva la sua privacy pur rimanendo vicini.

Benji osservò la madre entrare poi si diresse verso la carrozzeria di Hans, quando vi arrivò, l’uomo stava controllando la Jaguar della madre.

"Hans, riusciamo a sistemarla anche questa volta?"

"Benji! Non ti avevo riconosciuto, vestito così elegante, l’ultima volta che sei venuto qui è stato circa quattro anni fa e detestavi quei tipi di abiti!" esclamò l’uomo.

"Ormai è la mia divisa!" rispose sconsolato l’uomo.

"Ha fatto un bel danno tua madre" disse l’uomo osservando l’auto.

"Mi conviene ripararla?"

"Ti devo fare un preventivo dettagliato, anche con la meccanica. Hai fretta per la riparazione?"

"L’importante è che mi madre riabbia la sua auto." Disse Benji.

"Entro domani ti mando un fax con il preventivo."

"Ti lascio il numero"

In quel momento Benji vide una ragazza uscire dall’officina con un cordless in mano, strano gli sembrava di conoscerla.

"Scusate, c’è Hoffman al telefono" disse la ragazza ad Hans.

Notò che era arrossita e allora si ricordò del suo scontro di poche ore prima, effettivamente la ragazza era bassa nei suoi confronti, non si poteva certo definire magra ma neanche grassa, diciamo che aveva qualche chilo in più, ma ciò che lo aveva già colpito in banca erano i suoi occhi così belli, grandi marroni ma con una sfumatura di verde.

Dal canto suo Nicole appena aveva riconosciuto l’uomo era arrossita istantaneamente, dandosi della stupida per quella reazione, adesso era lì accanto a lei e la stava squadrando da capo a piedi e non gli risultava difficile visto che era di almeno venti centimetri più alto di lei.

Non vedeva l’ora che Hans finisse di parlare al telefono per tornarsene nel suo piccolo ufficio, si sentiva troppo in imbarazzo, però siccome non c’era limite al peggio appena Hans attaccò disse che doveva andare dal cliente che era rimasto in strada.

"Nicole, pesaci tu a prendere il numero di fax di Benji."

"Va bene. Venga pure" Disse la ragazza, poi si avviò verso l’ufficio seguita da Benji. Quando entrarono a Nicole sembrò che l’uomo riempisse tutto l’ufficio con la sua mole.

"Mi dica pure il numero" disse la ragazza prendendo carta e penna.

"Le lascio direttamente il mio biglietto da visita." Disse Benji porgendole un biglietto.

"Perché diavolo non me l’ha dato prima?" si chiese la ragazza prendendo il biglietto, le loro dita per un attimo si toccarono e Nicole arrossì ancora di più.

"Grazie, lo allego subito alla sua pratica" la ragazza cercò di non balbettare.

"Puoi darmi anche del tu, non sono così vecchio" disse Benji con un sorriso.

"Neanche io!" rispose Nicole accennando un sorriso, poi lesse il biglietto "Benjamin Price, nome importante" disse, conosceva il nome, la Price Corporation era uno dei clienti più importanti della carrozzeria.

"Forse troppo! Adesso devo andare, aspetto il preventivo. E ancora scusa per questa mattina, mia madre aveva appena combinato un casino con quella macchina."

"Si è fatta male?" chiese Nicole preoccupata, aveva visto un paio di volte la donna e con lei era stata gentilissima.

"No, sta benissimo, solo un po’ spaventata. Vado, ci vediamo Nicole."

"Ciao" rispose la ragazza, poi lo osservò uscire dall’ufficio. Ma come faceva a sapere il suo nome? Poi ricordo che Hans l’aveva chiamata davanti a lui.

Si sedette doveva calmarsi ma come poteva? Aveva appena conosciuto un uomo affascinante e lei aveva fatto la solita figura della ragazzina timida. Si prese le testa tra le mani e disse: "Che stupida!"

 

  
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