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Autore: gio_dy    24/01/2014    1 recensioni
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"Posa gli occhi sul pianoforte ed esita un istante poi, però, dall'angolo solitario in cui era posto, prende il prezioso violino, simbolo delle due donne più importanti della sua vita, Rebecka, sua sorella, colei che lo aveva rotto con rabbia e dolore e Felicity, la donna alla quale ha donato se stesso, colei che lo ha fatto aggiustare con amore; lo imbraccia ed inizia a suonare. La memoria vola rapida sulle note e presto la musica fluisce da sola ..."
FanFiction ispirata al Gdr di "Friends in Paris".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Giusi, la mia twin, la mia beta, la mia preziosa "consigliera sentimentale".
A Sara e Francesca, che non mi fanno mai mancare il loro appoggio e il loro entusiasmo,
sì, anche tu Sara, solo che il tuo è di tipo "diverso" (<3).

A Rossy, la mia parabatai, che con la sua Felì fa vivere il mio Ian ogni giorno.
Vi voglio bene ragazze, questa storia è per voi.

 

La schermata del sito internet per giovani artisti che sta guardando, nella speranza di trovare un piccolo ingaggio serale, gli balla davanti agli occhi al link "provini musica"; una piccola orchestra cerca, tra gli altri, un violino ed un pianoforte solisti per un concerto dedicato completamente a Tchaikovsky. Conosce abbastanza bene quella partitura e l'idea di provarci lo sfiora. Solleva gli occhi verso il pianoforte, ma lo sguardo gli cade sul violino di Becky che giace nell'angolo in cui lo aveva abbandonato, dopo quell'ultima volta in cui Felicity gli aveva chiesto di suonarlo. Non si è ancora mai messo in gioco sul piano artistico e, a parte gli esami in conservatorio, non ha mai sfidato il giudizio altrui come accade in un provino. Le selezioni saranno il giorno seguente e la tentazione di provarci si fa sempre più forte. Felì non c'è quel fine settimana, impegnata nelle prove per l'imminente sfilata della collezione di sua sorella e lui non ha niente che gli impedisca di provarci. Nessuna scusa per restare nell'ombra, a parte ammettere con se stesso di avere una paura fottuta di fallire che prima o poi dovrà affrontare se vuole fare di quella vita la "sua vita" Apre lo sportello del piccolo armadio ripostiglio in cucina e dalla mensola più in alto tira giù uno scatolone zeppo di spartiti. Sono gli spartiti suoi e di Becky, uno dei pochi ricordi di loro che si è portato dietro quando ha lasciato Londra, insieme al violino e a qualche fotografia di loro due insieme. Cerca freneticamente finché non trova una cartellina contenente la partitura completa dei due concerti; li ha affrontati entrambi in passato, quando lui e Becky gareggiavano suonando lo stesso strumento per stabilire chi fosse più bravo al piano piuttosto che al violino. Quei concerti erano i preferiti di Nonna Ines. Lo sguardo scorre avido sui righi del pentagramma, sorridendo per le piccole annotazioni a margine lasciate da loro quando l'avevano studiato per suonarlo come regalo per i 93 anni di nonna. Ancora ricorda l’abbraccio stritola ossa in cui li aveva avvolti la vecchia Ines, col volto rigato di lacrime di commozione e la pedata che era seguita subito dopo sul suo sedere per averla fatta piangere. "Prendo a pedate te perché sono sicura che sia stata una tua l'idea perversa di commuovermi e non di tua sorella, nipote degenerato!", aveva esclamato con voce burbera di fronte ad una servitù che a stento celava il divertimento e la commozione sui visi ed allo sguardo visibilmente scandalizzato del suo austero e freddo padre. Prende il piccolo leggio contenuto in fondo alla scatola e lo porta al centro del soggiorno, posandovi sopra gli spartiti. Posa gli occhi sul pianoforte ed esita un istante poi, però, dall'angolo solitario in cui era posto, prende il prezioso violino, simbolo delle due donne più importanti della sua vita, Rebecka, sua sorella, colei che lo aveva rotto con rabbia e dolore e Felicity, la donna alla quale ha donato se stesso, colei che lo ha fatto aggiustare con amore, lo imbraccia ed inizia a suonare. La memoria vola rapida sulle note e presto la musica fluisce da sola senza bisogno che legga gli spartiti. Dopo circa mezza giornata, anche i passaggi più difficili sono superati, seppure non ancora perfetti. Si concentra su quelli, mentre il tempo scorre veloce.
Quando il giorno dopo, col violino al sicuro nella sua custodia stretta sotto al braccio, si avvia al provino, si sente abbastanza sicuro, se non di passarlo, almeno di non sfigurare. Il teatro è gremito. I partecipanti alle selezioni sono davvero molti. Riconosce alcuni ragazzi che frequentano il conservatorio con lui e tra questi in particolare nota Camille Dupret, che si potrebbe definire una sua compagna di corso, se l'epiteto di strega bastarda non le calzasse molto meglio. Tra loro due è guerra aperta fin dall'inizio dell'anno accademico, rivaleggiando costantemente per primeggiare nei corsi che hanno in comune, in pratica tutti, avendo scelto lo stesso corso di studi. Camille è una che gioca sporco e non per le sue solite battutine e frecciatine che non gli hanno mai fatto né caldo né freddo. Durante il suo ultimo esame, che aveva anche la funzione di scoprire chi sarebbe stato il pianista solista dell'annuale concerto del conservatorio, di nascosto gli aveva sottratto due pagine dello spartito che avrebbe dovuto eseguire, ma che,sfortunatamente per lei, lui conosceva a memoria. L'esame si era risolto con il massimo dei voti, ma il posto di solista era ancora in ballo tra loro due, poiché i docenti non si erano ancora pronunciati. Ma questo adesso gli importa poco. Evitandola accuratamente, siede in un angolo e nell'attesa di essere chiamato prende gli spartiti ed inizia a ripassare. Le ore passano lente nell'attesa e, man mano che il tempo scorre, inizia ad avvertire un certo nervosismo. Quando vede entrare la sua "rivale", la segue all'interno della sala. L'accesso non è vietato, purché si faccia silenzio. La sua esecuzione è praticamente impeccabile: è davvero brava, deve riconoscerglielo, ma continua a pensare che manchi di anima quando suona. Ha una tecnica spettacolare, decisamente migliore della sua, deve ammetterlo, eppure quando l'ascolta, le emozioni che le suscita sono minime, la sua musica non lo coinvolge. Al termine dell'esibizione i presenti in sala applaudono e lei dopo un elegante inchino lascia il palco, seguita dal direttore del provino. Se non ce l'ha fatta ci è andata molto vicina. Scrolla le spalle, buon per lei, almeno per una volta non avrebbero gareggiato per lo stesso posto e non gli avrebbe rotto le scatole. Manca poco prima che tocchi a lui, decisamente meno di quanto avrebbe immaginato: tre dei cinque che lo precedono lasciano la sala pochissimi minuti dopo che sono entrati. Di sicuro se non gli vai a genio te lo fanno capire subito. Sarà il prossimo e realizzando cosa sta per fare le mani iniziano a sudargli ed il cuore accelera il battito. Chiamano il suo numero e come in trance si alza. Sente il panico sopraffarlo ad ondate ed inspira a fondo per calmarsi. Sale sul palco sentendo le gambe tremargli leggermente e si da mentalmente dello stupido per aver deciso di sfidare se stesso e con il violino per giunta: ma come cazzo ha potuto pensare... Insomma lui suona il piano! E’ quello il suo primo strumento, anche se in realtà... Scuote la testa, beh, c'è poco da fare, ormai è in ballo e deve ballare. Solleva il violino e cercando di contenere la tensione se lo posa sulla spalla, inspira ancora a fondo e posa l'archetto sulle corde tese... uno... due… tre... Le note si susseguono nella sua mente: primo passaggio concluso. Si rilassa leggermente mentre la musica dolce invade la stanza. E' talmente teso che nemmeno si è accorto che davanti a lui vi è un leggio sul quale avrebbe potuto posare lo spartito. Era talmente nervoso che si è persino dimenticato di tirarlo fuori. Socchiude gli occhi e suona lasciando fluire i pensieri ed i ricordi che recano con sé, permettendo alla melodia di invadergli l'anima. Dietro le palpebre vede il viso di Becky illuminato da quel sorriso che era solo per lui, il suo gemello, rivede i loro sguardi complici capaci di capirsi pur restando in silenzio e le notti trascorse a parlare confidandosi sogni che lei non ha mai potuto realizzare; nonna Ines col sigaro in bocca farsi il segno della croce guardandoli bambini correre e saltare per la grande casa severa, il viso burbero e gli occhi che ardevano d'amore per loro; il broncio di Felì quando deve alzarsi presto la mattina e gli sembra quasi di avvertirne il calore tenero che ne emana il corpo stretto al suo quando dormono insieme. Sente il dolore vivo e bruciante della perdita di Becky stemperarsi nella musica che proviene dallo strumento che lei tanto amava. Continua a suonare e nessuno lo ha fermato. Ha perso la nozione del tempo ma, visto il punto dell'esecuzione al quale è giunto, si rende conto di essere su quel palco da quasi dieci minuti. Il primo movimento è quasi terminato. E' un buon segno, no?! Timoroso solleva le palpebre, volgendo lo sguardo sulla platea e quello che vede lo fa tremare; gran parte delle persone che ancora erano fuori in attesa del loro turno sono entrate ed i posti in platea sono in buon numero occupati. Il silenzio invade la sala e quando termina il primo movimento, istintivamente si ferma, indeciso se proseguire o meno: non vuole apparire arrogante, ma nemmeno imbranato. Un silenzio denso lo avvolge e dopo qualche istante uno scroscio di applausi lo investe. Rimane immobile, senza parole, la gola stretta per l'emozione, incapace di pensare; ad essere sinceri si sente anche un tantino idiota non sapendo bene come muoversi. Cosa si fa in una situazione del genere? E’ solo un provino, mica un concerto... Ci si inchina per ringraziare? Non penseranno che sia arrogante? O magari lo pensano se non lo fa! Spaesato si guarda intorno e per fortuna il direttore del provino giunge in suo aiuto, lo porta fuori e gli fa alcune domande; poiché è uno studente ma ha superato i 28 anni di età, gli chiede se è iscritto al sistema di previdenza sociale come artista ed alla risposta negativa, seppur a malincuore, lo congeda. Il provino sarebbe di sicuro stato suo, non ha sentito nessun altro col suo talento nell'intera giornata, ma a quelle condizioni non può, il concerto si terrà in Germania e partiranno di lì a due giorni, non abbastanza perché abbia il tempo di mettersi in regola.
Quando lascia la hall del teatro è dispiaciuto ma non deluso. Ha vissuto una delle emozioni più intense della sua vita, non credeva che gli applausi di un pubblico estraneo potessero fare un effetto del genere; si sente emozionato, gratificato, eccitato... idiota! Sì, idiota! Come ha fatto a non pensare alla parte burocratica della cosa? Si rende conto di essere davvero un novellino e ride al pensiero di anni e anni di studi di economia, una laurea e un master vanificati in poche ore. Ride divertito tra sé e sé mentre si insulta mentalmente. In realtà non gliene importa nulla di non essere stato preso, in cuor suo il provino l'ha vinto. Quel silenzio rotto da quell'applauso nel quale ha avvertito l'emozione delle persone che erano lì per il suo stesso motivo vale più di mille sì, l'aver trovato il coraggio di mettersi in gioco vale più di mille sì. Alza il viso e sorride alla luna; fa vagare lo sguardo intorno a sé, Parigi è viva con le sue mille luci e la Tour Eiffel si staglia luminosa contro il cielo stellato. Non potrebbe essere più felice; inspira a fondo l'aria fresca della sera e, senza smettere di sorridere, si avvia verso la metro.

   
 
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