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Autore: happley    24/01/2014    2 recensioni
“Cosa stai leggendo?” domandò, sebbene intimorito dal tono freddo e tagliente dell’altro.
Il bambino scrollò le spalle. “È solo un libro di fiabe” rispose, indifferente. (...) “Si dice che ancora oggi il leggendario eroe vaga alla ricerca del suo amico, ma per le persone ormai questa è solo una vecchia storia.”

Ambientata dopo la fine della seconda stagione dell'anime.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Legendary Hero
 
 
Il bambino dai capelli color corvo era appoggiato al tronco di un albero. Nessuno dei due era molto alto, non avevano ancora avuto tempo sufficiente per crescere. O non avevano avuto abbastanza acqua. O amore.
La corteccia dell’albero era dura e umidiccia e di una sfumatura altalenante fra marrone e rosso scuro. La sua ombra, larga e corta e frastagliata, era sufficiente ad inglobare l’intero corpo del bambino, che era vestito di nero, tutto nero dalle scarpe fin sopra i capelli, in netto contrasto con la pelle color crema. Il collo della felpa era alzato fin sopra il mento, nascondendo la bocca e una parte nel naso. Quando il sole si spostò, la luce finì sulle pagine del libro giallo antico che teneva sulle gambe, e allo stesso tempo tradì Alba allungando la sua ombra e rendendola ben visibile.
Il bambino non diede cenno di averlo visto, anche se Alba era certo del contrario. Rimase a distanza, ma poiché era curioso tentò di allungare almeno un po’ la testa per leggere le parole del libro. L’altro fece finta di ignorare la sua esistenza ancora per un po’; all’improvviso chiuse il volume e sollevò i suoi occhi rossi su di lui.
“Cosa vuoi? Sei fastidioso” disse.

Alba sobbalzò e strinse i pugni. Si morse il labbro. 
“Cosa stai leggendo?” domandò, sebbene intimorito dal tono freddo e tagliente dell’altro.
Il bambino scrollò le spalle. “È solo un libro di fiabe” rispose, indifferente. Lanciò una breve occhiata ad Alba, poi riaprì lentamente il volume. “Se vuoi, puoi leggerlo con me” propose.
“Posso? Davvero?”
“No.” Il bambino ghignò ed Alba avvampò di vergogna accorgendosi di essere caduto nella presa in giro. Si voltò e stava per andare via, indignato, quando d’un tratto sentì quella voce chiara e squillante parlare di nuovo: “C’era una volta un bambino che abitava in un piccolo villaggio. Non aveva una famiglia: non aveva una madre e suo padre non si prendeva cura di lui.”
Alba tornò indietro e, senza una parola, si lasciò cadere in ginocchio sull’erba a fianco del bambino, che tirò a sé il libro per impedirgli di leggere. “Sono io il narratore, tu ascolti e basta” sentenziò. Alba pensò che era un gran tiranno, ma aveva paura che se l’avesse contraddetto non avrebbe più avuto il permesso di conoscere quella fiaba, per cui tacque e stette al gioco.
Il bambino proseguì. “Aveva soltanto un amico, con cui viveva mille avventure…” Fece una pausa, poi completò, brusco: “Ma poi un giorno morirono entrambi.”
“Come, morirono?! All’improvviso?!”
“La morte non avvisa.” Il narratore alzò gli occhi al cielo, seccato di aver dovuto specificare qualcosa di così scontato. “Fu il padre del bambino ad ucciderli entrambi, strappò il cuore dell’amico e s’impossessò del suo corpo. Il bambino che era stato ucciso si risvegliò grazie ai suoi poteri e quando scoprì ciò che il padre aveva fatto giurò vendetta contro di lui. Il villaggio era stato distrutto e l’amico era sparito insieme al cattivo, perciò il bambino che non aveva più niente buttò via anche il suo nome e diventò un eroe...” Il bambino dai capelli corvini s’interruppe sentendo Alba singhiozzare vicino a lui: alzò gli occhi, sorpreso, e si accigliò.
“E ora perché piangi?”
“Come, perché! È una storia così triste!”
“Oh, ma se non importa a nessuno” obiettò il narratore, corrugando la fronte. “Si dice che ancora oggi il leggendario eroe vaga alla ricerca del suo amico, ma per le persone ormai questa è solo una vecchia storia.”
“Non dire così! Come può non importare a nessuno?!” esclamò Alba, si passò il braccio sul viso per asciugare le lacrime, gli occhi gli bruciavano.  “Lui… soffriva così tanto… ma andava avanti… Doveva sentirsi così solo! È una cosa così triste! Nessuno vedeva il suo dolore…”
Strinse i pugni, determinato. “Ma io lo troverò e lo salverò, ho deciso!”
L’altro lo fissò a lungo, stupito; infine scosse il capo, il suo volto si adombrò con un nuovo spostamento del sole. Si alzò in piedi, lasciando che il libro cadesse a terra.
“Ah… sei davvero infantile.” commentò. Mosse qualche passo, poi si girò, sotto il colletto era visibile un vago sorriso. “Però… trattandosi di te, andrà bene… Metticela tutta, Alba.”
Alba sussultò e alcune lacrime macchiarono il libro quando riconobbe la sfumatura familiare, nostalgica, nella voce dell’altro.
 
 
 
 
“Ros!”
 
Aprì gli occhi di scatto sul cielo notturno, dove la luna occupava un posto centrale, di privilegio.
La sua luce bianca era accecante e faceva impallidire le altre stelle.
Alba si asciugò le lacrime e il muco, si voltò su un fianco e frugò in fretta nel proprio zaino; quando trovò la sciarpa rossa, la strinse a sé e se la premette sul viso. Odorava di terra; il fatto che portasse ancora con sé il profumo della pelle di Ros era solo un’illusione.
L’avrebbe trovato. L’avrebbe salvato.

 
Avrebbe cambiato il finale di quella fiaba, a tutti i costi.
 
**C'era una volta una melaH...**
Buongiorno! Ho deciso di riesumare (?) questa vecchia fic dalla mia cartella e postarla per celebrare la nascita delle sezione -sono troppo felice che, finalmente, sia stata creata! *asciuga lacrime con un fazzoletto *si soffia rumorosamente il naso
Senyuu merita davvero, e di recente mi manca un sacco. Lo rivedrei sempre volentieri, anche se in realtà vorrei che andasse avanti ;u; 
La storia dell'eroe della fiaba ricalca, naturalmente, quella di Ros/Shion; le battute finali del sogno, invece, ricalcano la scena finale dell'episodio 23. 
Baci,
      Roby
  
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