Come As You Are
- Il Vermut Dolce ed i sensi di colpa non vanno d'accordo! -
Cercando
di non far cadere mia nipote dalle mie stesse braccia, e
così
evitare la furia omicida di mio fratello, cerco le chiavi di casa di
quest'ultimo per poter rientrare, dopo aver saccheggiato i
più
disparati negozi con la sua bellissima, ed ora anche usatissima, carta
di
credito.
Dopo essere riuscita ad entrare ed a chiudermi la porta
alle spalle, sento dei passi che si avvicinano a me. Sono troppo
leggeri per essere di mio fratello, un bestione biondo che non si sa
da dove sia uscito, e camminano troppo velocemente... Chi diavolo
c'è
in casa?
Stringo
di più Vivienne, che al contrario mio non sembra per nulla
in ansia,
e faccio alcuni passi in direzione della cucina, ma vengo bloccata da
una voce che proviene dai miei piedi.
“Tibby!”
Abbasso
lo sguardo e vedo Flynn Bloom che mi guarda felice come una Pasqua,
aggrappandosi alla miei gambe. Io sono incapace di mettere insieme
nemmeno una vocale per la sorpresa.
Lui si
stacca da me e mi guarda “Siamo venuti a trovarti. Te ne sei
andata
senza salutare.” mi sta rimproverando questa piccola peste e
sto
per ribattere, ma mi soffermo alle parole che ha usato.
“Siamo
venuti?” Chi?
Poso a
terra Vivienne e le tolgo il cappello ed il cappotto, appendendolo
all'appendiabiti che c'è all'ingresso. I due bambini si
guardano
curiosi l'un l'altro, ma mentre mia nipote sembra più timida
e si
nasconde dietro le mie gambe, Flynn sembra più sfacciato,
dato che
la sta guardando incessantemente.
Mi abbasso su Vivienne “Questo
è Flynn. E' un amico della zia.”
Lei si
limita a guardarlo, con i suoi occhietti azzurri che si abbassano
immediatamente non appena scorgono la figura del bambino.
Cara
mia, da grande ti ritroverai zitella come tua zia se non sei un po'
più disinibita!
Flynn sembra aver capito, oppure agisce giusto
perché si sta annoiando, e si avvicina a Vivienne, tenendo
alzata
una manina “Mi chiamo Flynn e mi piace la torta al
cioccolaco.”
Scoppio a ridere perché ricordo che anche con me
si è presentato in questa maniera.
La bambina sgrana gli occhi
ed a me viene un lampo di genio: a Viv piace la torta al
cioccolato!
Mia nipote esce dalle mie gambe e stringe titubante la
mano al bambino, mormorando solo che si chiama
Vivienne.
Improvvisamente, sento dei rumori provenire dalla
cucina, sembra vetro rotto. Mi volto sui bambini, che si stanno
ancora stringendo la mano e si guardano curiosi
“Perché zia, non
vai a far vedere a Flynn i tuoi bellissimi giocattoli?”
Ed
immediatamente si sono dileguati.
Faccio
un bel respiro e mi avvicino cauta in cucina, sentendo delle voci che
mugugnano provenire da essa.
Mi affaccio alla porta, e forse non
avrei dovuto proprio farlo.
Se
potessi, prenderei a sberle quell'idiota e quell'altro deficiente che
sono stesi sul tavolo della cucina, ubriachi come non mai!
Reese
Lanyon (sì, mio fratello, che si pentirà tra poco
di essere tale),
è completamente ed inevitabilmente ubriaco marcio. Con la
sua stazza
da giocatore di football e il cervello di una gallina, occupa solo
lui mezzo tavolo della cucina, russando e mugugnando nel sonno cose
senza senso. Per come è carico di alcol, regge ancora la
bottiglia
di Vermut dolce tra le dita, nonostante il liquido sia finito da un
pezzo e non ci sia nessun bicchiere a raccoglierlo, dato che giace
infranto sul pavimento.
Voi vi starete chiedendo che è l'altro,
vero? Beh, vi annuncio che Mr. Orlando Bloom non farà alcun
altro
film, dato che lo disintegro con le mie stesse mani, ma a lui ci
penserò dopo, ora viene prima quell'idiota di mio fratello.
Mi
avvicino a lui e gli do un forte scossone, talmente forte che apre
gli occhi di scatto e grida “Il terremoto!”.
Non appena si
rende conto che non c'è nessun fenomeno sismico in atto,
sfortunatamente per lui, si accorge della mia presenza e forse, ma
forse, sperava che fossi un'illusione ottica dovuta all'alcol, ma non
appena sente una mia mano togliergli la bottiglia vuota in mano,
inizia a piagnucolare.
“Oh Tibby... Oh Tibby... Era un goccio,
solo un goccio... Oh Tabitha.”
Cerco
di non sentire quel lamento e di farlo alzare dalla sedia, portandomi
un suo braccio, o una mia gamba che sembra un suo braccio, sulla mia
spalle, caricandomelo un po' addosso per portarlo nella sua
stanza.
Fortunatamente, ha sempre avuto un buon senso
dell'equilibrio e mi aiuta in questa ardua impresa. Il corridoio che
devo percorrere, sempre per mia fortuna, non è tanto lungo e
difficile da
percorrere, ma nel viaggio, dobbiamo passare davanti la cameretta di
Vivienne, intenta a giocare coi colori insieme a Flynn.
Non
fosse mai successa una cosa del genere...
Mio fratello, non appena
vede la figlia, perde ogni tipo di dignità che aveva, non
che fosse
molta in principio, ed inizia a piagnucolare di nuovo, gridando per
giunta.
“Mio raggio di sole! Mio piccola ciabattina fru fru!
Papà sta bene, papà sta benone. Sta' solo
giocando!”
Mi
verrebbe voglia di prenderlo a sberle “E che gioco gli
vorresti
insegnare ? Quello del bere?” grugno inviperita.
“Oh Tabitha!”
ed inizia a piangere come un bambino. Fortunatamente, i veri
bambini l'hanno presa sul ridere e non hanno dato peso a quello che
blaterava mio fratello.
Dopo tanto, siamo arrivati nella sua
stanza e posso buttarlo, letteralmente, sulle sue lenzuola blu notte,
togliendoli poi le scarpe e la cintura ai pantaloni, la cravatta e la
giacca del completo non c'erano, probabilmente l'aveva tolte lui
stesso in un attimo di euforia disinibita.
Prima che me ne potessi andare, mi
afferra per un polso e mi fa chinare su di lui, schiaffandomi il suo
faccione rosso in faccia e fissandomi dritto negli occhi, nonostante
i suoi sono praticamente invisibili tra le sue palpebre calate. Sento
il suo alito saturo di alcol entrarmi in corpo, rischio di ubriacarmi
se gli sto ancora vicino ma, nonostante i vari tentativi di
togliermelo, rimango lì, a guardarlo.
“Tu.” dice, con gli
occhi ormai chiusi, non continuando a parlare.
“Io.” gli dico,
alzando la voce e ridestandolo.
“Tu, sei fortunata.” e dopo di
questo, crolla completamente, fatto fuori dall'alcol.
Faccio
un sospiro e mi stacco da lui, prendendo poi il suo cellulare,
poggiato sul comodino, e componendo il numero della sua segretaria,
Jennifer.
“Pronto? Reese?” risponde Jen, preoccupata.
“Sono
Tibby. Scusa il disturbo, ma purtroppo non credo che mio fratello si
possa presentare domani a lavoro.” spiego, cercando di essere
più
seria possibile.
“Cosa? E' successo qualcosa di grave?” chiede
lei, con la voce acuta.
“No, nulla, tranquilla. E' solo che,
tornato dall'ufficio, si è precipitato in bagno a vomitare,
cosa che
sta facendo tutt'ora, e...” getto un'occhiata a mio fratello,
che
in quel momento aveva preso a russare con la bocca aperta come un
forno “E' veramente messo male.” conclusi poi, al
telefono.
“Ti
mando un'ambulanza?” chiese lei, efficiente come sempre.
“No!
Ho chiamato il medico di famiglia, non preoccuparti.” gridai
da
schizzata.
Jennifer rimase un attimo in silenzio, ma poi parlò
“Va bene. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa.”
“Sì.
Grazie. E scusami.” e riattaccai velocemente il telefono.
Poi
guardai Reese “Mi devi un favore.”
Uscii
dalla sua stanza e mi avviai velocemente in cucina, dall'altro.
Rimasi un attimo ad osservarlo dallo stipite, incrociando le braccia
al petto.
Quell'idiota era venuto fino al Vermont per me? Chissà
chi gli aveva dato tutte queste indicazioni su dove trovarmi... Ma
poi mi venne un'illuminazione: mia madre. Aggrappai immediatamente il
mio cellulare e le composi un messaggio, che inviai subito.
“Grazie,
eh!”
lo
riposi in tasca e mi avvicinai ad Orlando, che dormiva beatamente,
ogni tanto facendo dei versi senza senso. L'avevo già visto
dormire,
in verità, ma ora mi sembrava di vederlo per la
prima
volta e non
potei non osservarlo bene, vedere la linea della sua mascella, gli
zigomi squadrati che finivano vicino agli occhi dalle lunghe ciglia
scure e le labbra, quelle labbra sottili che ogni tanto si muovevano.
Ripensai al nostro bacio...
Lo
guardai un altro po', sospirando, finché non decisi di
svegliarlo,
una volta per tutte.
Gli posai una mano sulla spalla e lo scossi
energicamente, chiamandolo “Orlando.”
Fortunatamente
si sveglia subito, stropicciandosi gli occhi per poi volgerli a me.
Non appena mi mette a fuoco, li sgrana, non so se per la sorpresa o
per l'imbarazzo di trovarsi così in fretta faccia a faccia
con me ed
ubriaco.
Alza
il busto di scatto, continuandomi a fissare in quel modo stralunato,
muovendo un po' le labbra, finché non riesce ed emettere un
suono,
una parola “Tibby.”
Mi
rende felice e nello stesso tempo mi mette paura, sentire nuovamente
il mio nome uscire dalle sue labbra.
Lo guardo un po', per poi
dirgli “Andiamo a letto.”
Non so cosa abbia capito, ma il suo
sguardo s'illumina, nonostante abbia due occhi che sembrano due
gommoni. Come per mio fratello, mi metto un suo braccio sulla spalla
e cerco di farlo alzare ma, a giudicare dalle sue gambe a gelatina,
sarà un'impresa più difficile di quella che mi
è toccata con
Reese.
Lo
trascino nel vero senso della parola, dato che non muove per nulla le
gambe, nella mia stanza, stendendolo poi sul letto. Lui però
non mi
lascia il collo e sono costretta a guardarlo negli occhi ed a
perdermi nei suoi pozzi scuri come la pece.
“Mi dispiace.”
mormora con un fil di voce “Ho fatto una cazzata.”
“Ho
notato.” gettandogli un'occhiata da capo a piedi, ma credo di
non
aver capito bene, dato che cruccia i sopraccigli e mi guarda
strano.
“Non intendevo il Vermut...” e sta' muto,
aspettando
me, aspettando che sia io a parlare. Non voglio parlarne ora,
soprattutto perché è ubriaco lercio e
perché non me la sento
ancora. So che non posso rimandare in eterno, ma cavolo! Mi ha
riempita di bugie perché non aveva il coraggio di dirmi la
verità!
“Ne parliamo domani.” taglio corto, togliendomi le
sue mani dal collo e dandogli le spalle, facendo per andarmene, ma
lui mi blocca un polso, e mi costringe a voltarmi verso di lui.
Ha
lo sguardo sofferente, di uno che si sente in colpa, di uno che sa di
aver fatto una cazzata immane. Stringe di più le dita
intorno al mio
polso ed io, istintivamente, abbasso lo sguardo verso quell'intreccio
di pelli e calore.
Mi fa
male, mi fa male sentirlo nuovamente sulla mia pelle, nonostante sia
quello che voglio.
Alzo lo sguardo verso di lui e lo vedo muovere
le labbra.
“Io voglio te.”
Mi chiamo Tibby Lanyon, ho ventisei anni e lavoro in un ufficio di Grafica Pubblicitaria. Sono del Vermont ma vivo a New York, in un appartamento tutto mio, preso dopo molti sacrifici. Amo il tiramisù ma odio gli spinaci. La mia giornata tipica è molto monotona: casa-lavoro-casa. Odio le feste e i glitter su ogni cosa esistente in questo mondo. Non sono bionda, non solo alta e non sono una modella.
Altro? Mmh... Ah, sì!
E
mi sono incasinata la vita col mio nuovo vicino di casa, Orlando
Bloom.
Volete sapere come?
- Sclero d'autrice -
Salve! Sono di nuovo qui
con una nuova storia, un po' diversa dalla precedente che ho
pubblicato, e sicuramente più lunga di essa.
Questo capitolo è un po' corto, ma mi serve per introdurvi
al meglio la storia e per riprendere, dopo diversi capitoli, da qui la
narrazione. Amo quando si parte dal presente per andare al passato e
riprendere il presente poi, molte mie storie iniziano così!
^___^
Ho introdotto un po' di personaggi nuovi e spero di avervi incuriosito
almeno un po'... Non credo di fare una storia lunghissima, forse alcuni
capitoli lo saranno, ma in totale la storia non dovrebbe avere
più di dieci capitoli! Mi sono messa questa piccola
imposizione, perché altrimenti farei un'opera omerica che
non avrebbe fine e vorrei evitare ciò, non solo per me ma
anche per voi lettori!
Non avevo programmato di scrivere un'altra storia, soprattutto
perché ho un'altra all'attivo, che per il momento
rimarrà un po' ferma, o comunque subirà dei
rallentamenti... Il mio problema è che non riesco a non
immaginare le cose ed a non scriverle! Io devo scrivere!
E cos'è meglio di una giornata grigia e piovosa per farlo?
Mi ha spronato la mia piccola calopsitta Giorgi (se non sapete
cos'è, vedete su internet), che si era gonfiato tanto da
diventare simile ad un uccello di Angry Birds, che non ho fatto a meno
di ridere e di aver voglia di buttarmi in quest'avventura. :D
Or bene, credo di aver detto tutto... Spero! xD
Ci vediamo al prossimo capitolo! :)
Un bacione, vostra Lu
EDIT delle 2:14 pm: Questa sera (25-01-2014), sarà presente Orlando Bloom a "C'è posta per te" di Maria De Filippi. Appene io e mia sorella, grande fan anch'essa dell'attore, abbiamo saputo la notizia tramite il TG5, abbiamo fatto una hola da Guinness dei primati! Mia madre era sconvolta! xD Io, purtroppo, non potrò vedere la puntata, a meno che non compaia proprio all'inizio, ma mia sorella poi mi racconterà tutto! :D
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