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Autore: Serry_Black    25/11/2004    8 recensioni
Tutti odiamo Peter Minus, però i Malandrini lo consideravano un loro grande amico. Anche lui avrà avuto una sua vita sentimentale, no? E se la sua ragazza fosse stata Emmeline Vance, citata in HP5?
Non poteva mentirle. Sapeva riconoscere le sue menzogne. Lo conosceva da troppo. Aveva passato con lui quasi più tempo dei Malandrini.
Non voleva perderla. Le era troppo affezionato. Era la sua spalla, la sua migliore amica, il suo amore.
Non voleva mentirle. Lei non l'aveva mai fatto. Si era sempre fidata.
Non poteva perderla. Era l'unica che gli fosse rimasta.

Una trama nata per caso, una coppia nata per caso, in un GDR (io Em, Shaari Pete), ma una ff a cui sono, dopotutto, affezionata, e su cui ho messo per la prima volta mano mesi fa... Forse vale la pena leggerla... Ma per piacere, lasciatemi un parere, ci tengo davvero...
Nuovi capitoli! Vi ricorda nulla l'album che Hagrid regala ad Harry al primo anno? Buona lettura!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre pagine di Word, un record per me...
Nel caso vi piacesse, potrei continuarla, ma in teoria è nata come oneshot...


“LASCIAMI!” urlò lei. “Lasciami” stavolta il tono era imperativo, mai gli aveva dato ordini, seppure fosse facile, dato il suo carattere debole.
Una delle mani del ragazzo bloccava la maniglia, l’altra la mano della compagna.
“Lasciami, non toccarmi, non dopo quello che hai fatto!”
“Em! Ascolta, o saremo dalla sua parte, o saremo contro di Lui, e sai che sarebbe morte certa!”
“E allora morirò, piuttosto che divenire un cagnolino di Voldemort!”
A quella parola l’animagus ebbe un fremito, ed allentò la stretta, permettendo alla mora di divincolarsi.
“Pensavo fossi cambiato! Da sempre eri attratto dai più forti, da coloro che credevi ti avrebbero fatto brillare, seppur di luce riflessa! Guardati, l’hai sempre fatto! Con James, per il suo talento al Quidditch, con Sirius, per la sua bellezza, con Remus, per la sua intelligenza, e anche con me… Ma dopotutto, noi non ti abbiamo mai respinto, sapevamo cos’eri, ma ti accettavamo così com’eri! Aveva ragione Chris… Ci avresti voltato le spalle subito! Dovevamo darle retta, al posto di difenderti continuamente! Ed ora, lasciami andare, non dirò nulla alle autorità, ma almeno ai Malandrini, ed ora lasciami passare, oppure mi farò strada da sola, e sai che non ho mai avuto problemi a lanciare incantesimi!”
Era esterrefatto… Chris aveva avuto ragione, dopotutto… E Em, la sua Em, gli stava voltando le spalle, solo perché avevano pensieri diversi… Una mano si mosse silenziosa verso il pezzo di legno contenente la piuma di una fenice, e una parola sussurrata uscì flebile dalle labbra di lui, senza un sospetto da colei che fino a pochi minuti prima era la sua ragazza.
“Oblivio…”
Ancora un segno rosso, provocato dalla stretta della mano del Grifondoro, era presente sul polso della bella.
I segni sparivano, lenti ma inesorabili, fra pochi minuti nulla sarebbe stato prova di quello che era appena successo.
Il polso diveniva sempre più della sua carnagione normale, ma non era così per l’animago: la stretta che avvolgeva ora il cuore non sarebbe sparita tanto facilmente.
Era come se un serpente invisibile lo stritolasse.
Cos’aveva fatto? Era riuscito ad andare contro a tutti quelli che gli volevano bene… Ma non sarebbe tornato indietro. Non voleva. Non poteva…
“Pete, cos’hai? Pete? Peter!” lo stava chiamando. Senza nemmeno immaginare quello che era uscito dalle sue labbra solo pochi secondi prima.
Lo rincuorò sentire il tono usato. Niente urla, niente ammonimenti, niente disprezzo… Solo lei, la sua voce, la dolce voce che da sempre l’aveva consigliato, quando lui si era mostrato debole, quando non aveva temuto di far vedere il suo lato sensibile. Quello nascosto.
Quasi inconsciamente si sedette sul divano, con la ragazza, ma questi, stregato da Sirius, si tramutò in un letto a due piazze.
“Un incantesimo di Sirius” mormorò dopo un breve incantesimo trasfigurante, a mo’ di scusa.
“Sempre il solito!” rispose lei con un sorriso, mentre il ragazzo guardava ancora nel vuoto.
Quel sorriso che gli rivolgeva sempre. Quando si sentiva inferiore, quando cadeva in depressione, quando, coi Malandrini e Lily, ridevano insieme, quando a scuola si divertiva per le maracalle dei quattro, e, a volte, anche sue.
Quel sorriso che ora sentiva di non meritare.
“Cos’hai?” l’intonazione era seria, apprensiva, e i suoi occhi penetranti, mentre scrutavano quelli acquosi di lui. Con una mano strinse quella dell’animago, con l’altra lo carezzò sul braccio.
“Cosa ti è preso?”
“Nulla” rispose gravemente, senza osare guardarla negli occhi.
“Impossibile. Hai qualcosa, si vede lontano un miglio” L'uomo si alzò, lentamente, quasi in trance, trattenuto però dalla mora.
"Dove vai?" "Cos'intendi?" lo tratteneva maggiormente, cercando inutilmente di incrociare lo sguardo del malandrino.
"Lasciami andare, sarà meglio per tutti"
"Dove devi andare? Cos'hai fatto? Cos'è successo?"
Rieccolo, di nuovo quel tono che non le apparteneva, così diverso dal carattere della bella Tassorosso.
Non poteva mentirle. Sapeva riconoscere le sue menzogne. Lo conosceva da troppo. Aveva passato con lui quasi più tempo dei Malandrini.
Non voleva perderla. Le era troppo affezionato. Era la sua spalla, la sua migliore amica, il suo amore. Non poteva perderla. Era l'unica che gli fosse rimasta. I loro sguardi riuscirono a scontrarsi.
Per lei era sempre stato un libro aperto. Con un gesto di stupore si portò la mano alla bocca, per poi allontanarla velocemente.
"Dimmi che non è vero. I tuoi occhi parlano chiaro... Dimmi che non l'hai fatto davvero. Credevo che scherzassi quella volta... Credevo di aver visto male, che fosse solo una macchia nera..."
"Sono dalla sua parte..." quattro parole. Quattro lame che avrebbero inflitto la condanna. Quattro parole sussurrate, ma come se fossero state urlate. A squarciagola, in una gelida montagna, amplificate e moltiplicate all'infinito dall'eco.
Non c'era bisogno di specificare, o di alzare gli occhi, ancora rivolti alla moquette. Sapeva bene come lei l'avrebbe presa... Avrebbe urlato, avrebbe invocato i bei tempi, se ne sarebbe voluta andare, avrebbe cercato di afferrare quel poco di 'buon senso', coscienza o anche solo amore, e portarli a galla, per salvarlo dalle acque putride in cui erano cadute, dimenticate.
“Volevi diventare un curatore…” sussurrò. “VOLEVI DIVENTARE UN CURATORE!” ora le parole uscirono dalla sua bocca come se sparate, in un urlo interminabile, rotto solo dalla rabbia e dalla tristezza.
“Dicevi che avresti voluto curare la gente, fare del bene, e guarda come ti sei ridotto…” il tono tornò grave, intanto un dito si alzava ad indicare il braccio laddove era impresso a fuoco il marchio “Come hai potuto?” la voce mutò, e da rabbia si trasformò in dolore.
“In che mondo… In che mondo dovranno crescere i nostri figli, sapendo che il loro padre si è venduto, ha buttato via i suoi ideali solo per salire di nuovo sul carrozzone del vincitore?” ora poi, l’amarezza e le lacrime sovrastavano tutto…
“I.. I nostri… I no-nostri figli?” le si avvicinò con un balzo, e presele una mano, le disse “Aspetti…”
“Si, sono incinta… E allontanati da noi…”
“Aspetta, ma questo cambia tutto!”
“Cosa, cosa cambia? Ormai hai voltato le spalle a chiunque, a coloro che ti consideravano un amico, a me…”
“Ma a lui, o a lei ancora no…”
“A loro no, è vero, ma…”
“Loro? Due?”
“Sì, gemelli! E ora vattene, vattene” una goccia d’acqua oltrepasso i lunghi capelli neri che le coprivano il viso, posandosi su quella mano che ancora non si era allontanata del tutto, come chiestole.
“Emmeline… Perdonami, ma ti assicuro che ero che so di loro” una mano si mosse automaticamente verso il ventre della bella, senza però esser fermata da nessuno “cercherò di uscirne… Dopotutto, non potrò certo mettermi contro tre, no? Scommetto che vorranno un mondo felice, tipo quello della mamma, e non” il suo tono cambiò, avvolto in un mantello di malinconia e rassegnazione “del loro papà, venduto, stupido e traditore…”
“Stupido no, venduto e traditore, forse ancora no…” lo sguardo fisso al pavimento.
“Forse…” la avvolse in un abbraccio, sussurrando talmente piano questa parola, talmente piano da non poterla sentire, ma terribile, inesorabile, tagliente come mille coltelli… “Forse…”


Forse vi siete chiesti i perchè del titolo... Quattro sono le inesorabili parole, quattro le frasi parecchio significativa che ho anche inserito nel riassunto, in corsivo, quattro le persone presenti nella ff: Peter, Emmeline, e i loro figli

See you soon

  
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