Leila
Sono confusa, ma
ho accettato di partire. Non ci credo io non
posso essere la figlia di quell’uomo. Io Leila, sono Leila e
basta. Non voglio
il cognome di quell’uomo, ho sempre cercato di rifiutare la
verità nelle sue
mille forme ogni volta che mi si presentava davanti, ho sempre tentato
di
trovare una spiegazione diversa, plausibile. Ho sempre evitato di dare
ragione
a mia zia, mi sono data risposte fasulle creandomi intorno una gabbia
di vetro
che non lasciava trasparire la verità nonostante la
trasparenza. Non c’è niente
di meglio da fare se non vendicarmi di lui, il responsabile
dell’assassinio di
mia madre. Ma ho paura e sono piena di odio. Sto preparando le valigie
a mia
zia ho deciso di scrivere un semplice biglietto, afferro una penna e
scrivo
poche parole: Parto con Andy. Avevi
ragione e ora devo vendicarmi di mio padre. E di tutti quelli che fin
ora hanno
taciuto. –Leila. P. S: Non chiamare la polizia e non dirlo a
nessuno.Secondo Andy ci sono dei
complici.
Andy bussa alla
porta: “Leila, hai fatto? Porta solo il
necessario.”
“Si”
rispondo sbadatamente afferrando la borsa.
Andy si avvicina
e mi spiega gli ultimi dettagli del piano che
abbiamo elaborato questa notte.
“Allora,
ora ci stiamo recando in aeroporto. Sai benissimo cosa
fare no?”. Annuisco e lui lo prende come un sì, in
effetti, fin lì ci sapevo
arrivare ed era semplice, poi continua, mentre stiamo uscendo di casa e
ci
stiamo dirigendo verso la metropolitana che ci porterà in
aeroporto. “Porca
miseria, mi senti?” sbraita Andy vedendomi distratta mentre
camminiamo per
strada, siamo in Via Imperiale. “Certo, sono diecimila volte che lo
ripeti.” E lo
guardo con sufficienza.
“Ragazzina,
se non te la senti lo sai che... io non ci metto
nulla a rispedirti al mitten…”
s’interrompe perché io non lo sto ascoltando e
sono
impegnata a stampare i biglietti per la metro.
“Sì, okay.” dico poi sempre con
aria stressata. “Allora,ci fingeremo Sam ed Alicia
Scarlett una coppia di
giovani sposi che cercano lavoro presso Palazzo Wachowski, casa di tuo
padre. Lì
ci assumeranno di certo secondo le mie fonti, ovviamente tu dovrai
camuffarti per bene
e dovrai evitare di stare a contatto
molto tempo con tuo padre. Chiaro?” mi dice e poi sorride un
po’. “Si Andy, è
chiaro. Nella valigia ho già tutto l’occorrente
per camuffarmi. E tu hai
abbastanza soldi? E soprattutto le tue fonti sono
attendibili?” gli chiedo.
“Certo,
ti ho già detto che Sol, la mia ragazza è anche
lei un
agente segreto del Victoria*.” Arrossisce pensando a Sol. La
amerà molto a
quanto pare. Sorrido per alleviare la tensione e aggiungo:
“Giusto. E, non hai
messo in conto la possibilità che ci scoprano?”
lui mi si avvicina e mi cinge
la spalla con il braccio, siamo sulla metro circondati da
extracomunitari e
sussurra pianissimo “Quante volte devo spiegati, che sono
un’agente con licenza
di uccidere?” mi dice pianissimo, io sbianco.
“Sì. Ma mio padre è un nostro nemico
non un nemico del Victoria, quindi…” dico con aria
da persona intelligente. Scendiamo
cinque minuti dopo, dalla metro e siamo quasi dentro all’aeroporto
di Roma. “Ma te sei proprio
cretina” mi dice dopo un po’. “Ma tu sei
tutto matto e adesso come ti viene?”
sono molto irritata.
“Senti,
sono circa sessantacinque volte che te lo ripeto, è
tutta la notte, ma a te nel cervello proprio non ti entra?”
si sta riferendo
alla cosa che mia ha ripetuto prima sulla metro “che sono un’agente con licenza di
uccidere” c’era troppa gente
attorno e non poteva parlare. Poi rispondo “Sì, lo
so. Ma come ti ho già detto:
è un nostro nemico non un nemico
del
Victoria”. Lui mi sorride: “Sai, ho modo
di pensare che lo sia.” Io lo
guardo con aria interrogativa mentre siamo in fila per i biglietti per
Vienna. “Si,
hai capito bene” dice.
“Cioè?
Spiegati meglio dannazione. E’ in ballo il mio
futuro.”
“Sì
che è un nemico del Victoria. Ha avuto diversi problemi
qualche anno fa con il Victoria e hanno intenzione di farlo fuori, sono
stati
loro a convincermi a partire: avrei sia vendicato mio padre sia fatto
un favore
a loro” dice sempre con calma.
“Ah,
quindi per te è anche lavoro.” Dico.
“E’
indispensabile che sia lavoro, cara. Altrimenti se lo
uccido in condizioni normali potrebbero
incolparmi . Invece se commetto un omicidio mentre sono in missione,
non
succede nulla.”.
“Ed
io?” dico preoccupata. Lui ha la licenza io no.
“Tu
non eri prevista nei miei piani e il Victoria non ammette
mai complici che non siano altri agenti oppure...”.
Lo guardo sbalordita,senza dargli il tempo di parlare: “Ma tu sei completamente fuori senno? DICO IO ADESSO TI VIENE IN MENTE?RAZZA DI IDIOTA!” non mi sono resa conto di aver urlato. Lui mi afferra e mi preme la mano sulle labbra mentre tutti ci guardano poi mi dice nell’orecchio sussurrando: “Smettila,ci ho già pensato.”. Mi trascina verso il metal detector.
In seguito,dopo
mezz’ora ci imbarchiamo senza problemi, l’aereo
inizia a decollare, stiamo volando verso Vienna e per la prima volta ho
la
terribile sensazione di aver fatto una scelta sbagliata, Andy se ne
sarà
accorto, è seduto accanto a me. L’hostess ci
augura buon viaggio dal microfono.
Lui mi prende la mano e me la stringe, per tutta la durata del viaggio
evitiamo
di parlarci e guardarci negli occhi. Lui però mi tiene la
mano,e mi
sento già più sicura.