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Autore: KeyLimner    24/01/2014    0 recensioni
"Nel buio
conto i passi
che non riesco più a muovere.
Lo stomaco brucia,
stanco di ingerire vuoti
e vomitare vita.
So
che in qualche punto imprecisato
di quest’immensa oscurità
sorgerà l’alba del novo giorno.
Ma non so da che parte volgermi
per accoglierla"
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel buio
conto i passi
che non riesco più a muovere.
 
Lo stomaco brucia,
stanco di ingerire vuoti
e vomitare vita.
So
che in qualche punto imprecisato
di quest’immensa oscurità
sorgerà l’alba del novo giorno.
Ma non so da che parte volgermi
per accoglierla.
 
Smarrita
tremo in silenzio
nel buio.
 
Sole,
perché mi fai questo?
Perché fuggi al mio sguardo
implorante?
Vuoi vedermi in ginocchio?
 
Sono già prostrata.
Le mie ginocchia fregano il suolo.
Lo irrorano col sangue.
 
Se ci sei…
Nascosto lì da qualche parte…
nelle pieghe della notte…
abbi pietà di quest’anima.
Mandami un po’ della tua luce.
Un po’ del tuo calore.
Giusto per farmi sentire che
non mi hai del tutto
abbandonata.
 
Saprò aspettare.
Sarò paziente.
È solo che temo
che il vuoto sia più veloce di te
a divorarmi.
 
Qui fuori fa freddo.
Sono accucciata sulla tua soglia.
Non so neanche in che paese,
in che regione.
Non importa.
 
Guardo la gelida maniglia
che mi scruta minacciosa,
propaggine del mio pensiero angoscioso.
Non ho il coraggio di bussare.
La mia mano sembra pesare
una tonnellata.
 
Però ti prego…
ti prego…
aprimi…
elasciami entrare.
 
Lascia che io venga
a scaldarmi un po’ al tuo fuoco.
 
Non ti darò alcun fastidio.
Lo giuro.
Mi siederò a un angolino,
davanti al caminetto,
e osserverò le fiamme
scoppiettare,
infondendomi un po’ della loro allegria.
 
Tu potrai fingere
che io non esista.
Ignorare
la misera ombra
rannicchiata alle tue spalle.
 
Ruberò
senza che tu te ne accorga
un po’ del tuo calore.
Elemosinerò
quel po’ d’affetto
che posso prenderti senza chiedertelo…
e me ne andrò
quatta quatta
appena le gambe potranno di nuovo reggermi.
 
Nel buio
potrò riprodurre
la tua immagine.
Consolare
questo fragile cuore
che freme
sotto l’alito caldo
del tuo ricordo.
 
Conserverò quell’immagine
finché le tenebre
saranno abbastanza forti
da strapparmela.
 
Allora non ti adirare
se tornerò di nuovo a seccarti
per succhiarti via
ancora un po’ della tua vita
e nutrire con essa
il mio cuore malato.
 
Prima o poi cesserà
anche il suo timido
pulsare.
Prima o poi
anche quella fastidiosa luce
cesserà di brillare,
di disturbare
il tuo quieto sonno.
Quella sciocca luce
che scioccamente
non riesce a rassegnarsi
a spegnersi,
e si attacca
a tutto ciò che le offrono
pur di non cessare
di bruciare.
 
Getta ancora legna
su questo pallido fuocherello.
Lascialo giocare ancora.
Lascia risuonare ancora una volta
la sua risata.
Vedrai,
saprà commuoverti.
Saprà scaldarti il cuore.
Saprà farti scuotere bonariamente il capo.
Saprà…
  
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