Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: icered jellyfish    25/01/2014    3 recensioni
[ CROSSOVER – Frozen/Rise of the Guardians | Pitch x Elsa ]
Duri e freddi, i suoi lunghi capelli, alabastri e ricoperti di brina, le scendevano sul petto – e solo qualche ciuffo più corto aveva trovato il coraggio di mostrarsi più ricurvo degli altri, stuzzicandole i lati del volto diafano e liscio, come se fosse di porcellana. Lo sguardo ormai chiuso, si limitava ad osservare il buio al di sotto delle palpebre, mentre le labbra violacee si ritrovarono costrette in una pressione di forzato autocontrollo – trattenendo tra le loro pieghe sussurri dedicati ai più dolorosi ricordi ai quali si stava concedendo. Sembrava congelata dal freddo, dimenticata sul pavimento come una vecchia bambola rotta, abbandonata in un angolo polveroso e trascurato, affidata alle sue sole forze ormai mangiate da quell'inestimabile tempo irrimediabilmente trascorso, perso e irrecuperabile – fatto di rimpianti e disperazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non domani







C A P I T O L O   U n i c o

Non domani







Rigida come una lastra di pietra, una parte del suo abito era rimasta intrappolata in un sottile strato di ghiaccio sfuggito alle sue esili mani – che ora guardava con occhi pieni di dubbio e terrore, non più capace di controllare se stessa.
A nulla erano serviti i guanti che suo padre le aveva donato anni addietro, nella speranza che potessero aiutarla a contenere quei sentimenti spaventati e incerti che oramai trovavano sfogo solo trasmutandosi in gelo, scappando completamente al suo volere, e con tutta se stessa aveva disperatamente tentato di ritrovare l'innocenza di un dono che poteva essere divertente e speciale, ma non riusciva ormai più a credere a questa prospettiva, non dopo essersi convinta di non poter far altro che del male con quel potere ormai ingestibile, quel potere che aveva posto tra lei e il mondo al di fuori della sua stanza, invisibili sbarre impossibili da oltrepassare o abbattere.
Duri e freddi, i suoi lunghi capelli, alabastri e ricoperti di brina, le scendevano sul petto – e solo qualche ciuffo più corto aveva trovato il coraggio di mostrarsi più ricurvo degli altri, stuzzicandole i lati del volto diafano e liscio, come se fosse di porcellana. Lo sguardo ormai chiuso, si limitava ad osservare il buio al di sotto delle palpebre, mentre le labbra violacee si ritrovarono costrette in una pressione di forzato autocontrollo – trattenendo tra le loro pieghe sussurri dedicati ai più dolorosi ricordi ai quali si stava concedendo. Sembrava congelata dal freddo, dimenticata sul pavimento come una vecchia bambola rotta, abbandonata in un angolo polveroso e trascurato, affidata alle sue sole forze ormai mangiate da quell'inestimabile tempo irrimediabilmente trascorso, perso e irrecuperabile – fatto di rimpianti e disperazione.
Avrebbe voluto poter riaprire la porta sopra la quale se ne stava appoggiata tutto il tempo, anche in quella notte così pungente nel suo animo logorato dalle ferite scavate in quegli anni di lacerante solitudine e prigionia, ma il panico e l'incertezza che provava verso se stessa erano troppo forti per poterle permettere di ritornare a vivere ed esistere davvero, e la follia che ormai aveva dominato la sua mente, mangiando ogni prezioso granello della sua fragilità emotiva, l'aveva incatenata in un luogo senza un confine delineato, impedendole di fare ritorno sulla stessa desolante strada che aveva percorso fino a lì – quella che l'avrebbe condotta verso un punto di partenza che ormai aveva dimenticato, che ormai non sapeva più come raggiungere.
Con le lacrime coraggiosamente arrestate negli occhi, rivolse un'intimorita occhiata verso quella costante presenza ora alla sua sinistra, verso quella che le sembrava un'ombra dagli occhi fatti di un Sole bruciato dal suo stesso fuoco, di un Sole in procinto di esplodere per rilasciare tutta la sua forza distruttiva. E come ogni sera, lui era lì, accovacciatole accanto, a guardarla con il solito ghigno sul volto – pieno di acidi desideri e neri progetti mai svelateli – ad accarezzarle la testa con falsa premura, con sinistro, infernale interesse – silenzioso, come se spettasse a lei interpretare la sua essenza e assorbirla.
«Ho paura» si lasciò sfuggire, come se potesse trovare libertà nel lasciar andare quelle confessione pronunciata con la sua voce – che ormai aveva addirittura scordato che suono avesse, quasi.
Incarcerata in lei stessa, lasciò che la mano di quell'uomo che non sapeva se fosse reale o meno, continuasse a lisciarle il capo, celando dietro quei ripetuti gesti delicati, una viscida avidità.
Richiuse ancora una volta gli occhi, nascondendosi di nuovo da quella stanza vuota che non voleva più vedere, ripetendosi continuamente che prima o poi tutto sarebbe finito, che prima o poi sarebbe finalmente tornata ad abbracciare sua sorella come una volta, ad esporsi al mondo esterno come una volta, a vivere ed esistere come una volta.
Ne era certa, sarebbe accaduto. Ma non domani.





F I N E




    » N O T E    A U T R I C E ;

E a spezzare la monotonia delle Jack x Elsa nel fandom, arrivo io con una Pitch x Elsa che spero possa esservi piaciuta. x°
Pitch è un personaggio, a mio avviso, insensatamente discriminato solo perché, esteticamente, non è assurdamente affascinante – come potrebbe esserlo Jack, magari – e mi spiace accorgermi di come moltissimi utenti – non solo di questo sito – non riescano ad abbracciare l'idea che possa essere assolutamente perfetto assieme ad Elsa. Ho intenzione di scrivere diverse storie su questi due personaggi, perché penso siano diventati una delle mie coppie preferite e mi auguro di riuscire a partorire sempre qualcosa di graffiante e impregnante, come dell'inchiostro nero su carta, perché mi piacerebbe davvero poter riuscire a far apprezzare maggiormente questo pairing stupendo.
Tornando alla fanfiction in sé, pur essendo una Pitch x Elsa intenzionale e dichiarata, non necessariamente deve apparire a tutti così. Ho voluto rendere la presenza di Pitch abbastanza tetra e senza una reale caratterizzazione, in modo che potesse semplicemente risultare un'allucinazione della paura stessa di Elsa, quindi vedetela un po' come più vi piace – e questo è il motivo per il quale ho inserito la storia esclusivamente nella sezione Frozen e non nella sezione Crossover.
Che dire? Quella che ho descritto, pur essendo una sola scena, vuole essere ciò che io penso accada ogni volta, ogni giorno, all'interno della stanza in cui Elsa è stata relegata, e il «non domani» del titolo e della frase finale, è piuttosto significativo poiché, essendo questa la rappresentazione della sua vita minuto dopo minuto, tale frase perde di significato dato che praticamente se la ripete costantemente, e il domani di cui parla è sempre il giorno dopo che non arriva mai – loop. x°
Oh, un'altra nota ancora; il titolo di questa one–shot deriva dalla OST di Silent Hill – Not tomorrow, di cui consiglio l'ascolto essendo che potrei sicuramente considerarla la colonna sonora della storia.
Vaaa beh, io direi che all'alba delle 02.00 di notte è il momento di andare a dormire – o giocare a Candy Crush o Ruzzle, vi lascerò col dubbio. (?) – quindi porgo i miei saluti e le mie buone notti a tutti! Grazie a chi leggerà e commenterà, spero di poter ricevere opinioni, è sempre stimolante ricevere considerazioni!
Tornerò, suppongo. Non so quando.
Alla prossima!
 

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