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Autore: micione91    08/06/2008    0 recensioni
Una storia abbastanza triste di un ignaro umano che è sopravissuto ad un attacco da parte dii un immortale e che devo lotare contro i suoi bisogni da vampiro, cercando di far valere i propri principi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO PROLOGO

La mia è una storia triste.. un ragazzo abbandonato dalla famiglia , abbandonato dal mondo e costretto a star lontano d chi ama.... quel giorno di 2 settimane fa, ero ignaro del destino che mi aspettava,dall'orrore che mi avrebbe tormentato per il resto della mia futile esistenza... andavo a scuola come tutti, avevo bei voti, avevo trovato l'amore. Tutto si spezzo quella maledetta sera....
Il sole era tramontato da poco, in cielo si intravvedevano ancora dei tratti rosa-violacei, era stato davvero un bel tramonto... tornavo dalla casa di Arianna,la mia ragazza,il mio amore, eravamo intenzionati a sposarci, terminati gli studi, euforico dal fatto che solo poche ore e sarei tornato da lei per accompagnarla a scuola in moto...Lei era perfetta, tutto era perfetto.

Perché, perché a me?

Sorpassai un lampione non ricordo altro, un urlo acuto, una forza che mi scaraventò a terra, la mia testa che sbatté contro il marciapiede, e la sensazione dei miei lunghi capelli castani bagnati da una sostanza viscosa, un dolora lancinante e la sensazione che due lame sottilissime mi trapassarono il collo, da li mi si annebbiò la vista.
È da li che non ricordo altro.
Aspettai la morte, tra dolori lancinanti e sofferenza, desideravo la morte in quel momento, alle prime luci dell'alba però sentii la pelle riscaldarsi e dopo bruciare in modo immane, mi alzai , non so come, di scatto e corsi a casa,ovviamente non avevo le chiavi e suonai spasmodicamente il campanello, mia madre aprì la posta in vestaglia e strofinandosi gli occhi, e domandando ancora rintontita... non si rese conto che ero io,come avrebbe potuto? Sarei dovuto a rimanere a dormire da Ary, finito di strofinarsi gli occhi mi scrutò in volto, ci vollero pochi attimi prima che mi focalizzò, pensai che mi avrebbe accolto con la solita ramanzina e che mi avrebbe tirato per un orecchio in casa, non fu così, intanto vedevo la mia pelle ustionarsi e bruciare sotto i miei occhi, lei emise un urlo agghiacciante e mi sbatté la porta di casa in faccia ancora urlante. Perché.
Perché non mi aveva fatto entrare? Perché non ero a sorbire una di quelle sue sgridate che tanto adoravo e che ora invece bramo?
Fuggì, lacerato dal dolore del sole, fino ad arrivare al parco.. Mi rifugiai all'ombra del salice sotto il quale io e Lei ci eravamo dati il nostro primo bacio, ammirando la luna specchiarsi vanitosa nel lago.
Ebbi un attimo di sollievo, il salice era davvero vicino allo specchio d'acqua e allora lo vidi, vidi quello che ero diventato, quello che aveva terrorizzato mia madre, quello da cui non sarei mai riuscito a scappare. I mie lineamenti si erano affusolati, le mie Guance erano vuote, la pelle diafna, sembravo una scultura di marmo, realizzai il mio destino quando Arianna, la mia ragazza mi venne a cercare, non avendomi visto visto davanti a casa sua in sella alla moto rombante, nell'unico posto dove andavo quando dovevo pensare da solo. Il Nostro albero.
È difficile e doloroso per me ricordare, il mio fu un gesto involontario, quasi uno spasmo, ricordo solo il calore del suo sangue che mi scorreva nella gola placando la sete...
Il suo corpo a peso morto tra le mie braccia. Appena realizzai, scappai , cercando di fuggire da quello che ero diventato, ma fu impossibile, non mi rassegnai e provai a distruggerlo, provai, riprovai, fino a capire che non avevo scampo: quello era il mio destino e non potevo fare niente per cambiarlo. Ero diventato una bestia senza anima, senza un cuore, solo al mondo e col peso immane della morte di Lei, abbandonata come un qualunque fantoccio, come un giocattolo scordato da un bimbo che torna a casa con la mamma, sotto il nostro albero.
Ero un mostro
  
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