No. L'avrebbe seguito. Non gli importava di lasciarsi casa alle spalle, casa era lui. Non gli importava di dire addio ai suoi amici, ad un suo addio non sarebbe sopravvissuta.
 

La stava abbracciando. Non aveva mai abbracciato nessuno, prima di allora.
Forse solo suo padre.
Nessuna donna era mai riuscita ad avvicinarlo come lei. Ma era sbagliato. Era tutto sbagliato.

La pioggia bagnava i suoi capelli del colore dell'argento, facendoli scintillare. Cercava di stringerla più forte che poteva, per trasmetterle quanto più calore era in grado di donarle.
Era il minimo che potesse fare per lei.
 

Lo guardò allontanarsi nella pioggia, scomprendo attraverso la nebbia.
Addosso sentiva ancora il suo profumo.
Si passò una mano tra i capelli rosa.
Si rese conto di essere in ginocchio, stava affogando nelle sue stesse lacrime. Aveva già visto quella scena.
No. Non gli avrebbe detto addio.
 

Scattò in piedi e cominciò a correre verso di lui.
La vista era offuscata dalle lacrime, ma lei sapeva dov'era. Poteva sentire la sua presenza.



Perché lo stava seguendo?
Avrebbe dovuto odiarlo, dimenticarlo, fare come se non fosse mai esistito.
Perché dunque, se non era mai esistito, quell'addio faceva così male?
Era come un mal di testa che ti penetra la mente. Una febbre di emozioni e di dolori.
Tutto legato a quella chioma rosa.
Ma era tutto sbagliato. Era solo un desiderio. Una fiamma che si sarebbe spenta. E a bruciarsi sarebbe stata lei.

Era un egoista. Non era stato abbastanza forte da dirle addio e scomparire.
No. Si era fermato, e l'aspettava.

 

Era proprio lì, a pochi passi da lei.
Poteva vedere le lacrime scorrergli lente e confondersi nella pioggia.
Si portò le mani al petto, quasi a volerlo soffocare, morendo con l'immagine dei suoi occhi impressa nella mente.
Ora poteva sentire il suo respiro.
Voleva affondare la testa nel suo petto, ma non l'avrebbe fatto.
C'era qualcosa, che ancora li frenava. Un dolore che al contempo li univa, ma che gli impendiva di compiere quel passo.
 

Come poteva essersi innamorata di lui?



Non poteva essersi innamorato di lei.

​Piangeva, come non aveva mai pianto in vita sua.
Piangevano entrambi.
Potevano quasi percepire le mani di Sasuke che afferravano le braccia di lei e quelle di Rin che tiravano le sue.
Era tutto sbagliato.
Erano troppo fedeli per concedersi quel bacio che tanto bramavano.

Eppure più la guardava, e più piangeva, e più sentiva il bisogno di lei.
La presa di Rin si allentava. L'abbraccio di Sasuke si dileguava.Restavano solo loro due.
Ma era tutto sbagliato.



Niente più la frenava. Provava solo un immenso desiderio di sentirlo.
Sentì una mano gelida dal tocco leggero afferrare il ciondolo che portava al collo. Era la sua collana. Quella che lui le aveva regalato tempo addietro.
«Non toglierla mai.» la voce rotta dal pianto sommesso. Ora anche il ciondolo era bagnato.
Non c'era una sola cellula del suo corpo ancora calda.
«Non lo farò.» finalmente arrivò il momento che tanto aspettava.
Non pensava sarebbe mai arrivato.

Era un bacio duro, freddo di pioggia e dolore, ma bruciava di passione. Un bacio bagnato dalle lacrime.
Aveva paura di quel momento.
Era più doloroso quel bacio di qualsiasi addio.
Le braccia forti le cingevano il corpo minuto in un abbraccio caldo.
La stava ancora proteggendo da tutti, meno che da se stesso.
Era un bacio furioso, labbra insanguinate e il sapore metallico in bocca.
Sapeva entrambi che non si sarebbero più rivisti. Mai più.
Lei aveva la casa, gli amici.
Lui non aveva più nessuno.
Non era più il suo posto, quello.
E allora perché faceva così male?

Si era promessa che non gli avrebbe mai detto addio. Non sarebbe riuscita a pronunciare quella parola.
E mentre affogava nel dolore, il suo profumo già si faceva non altro che un ricordo.
Perché ci innamoriamo così facilmente, anche se non è giusto?