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Autore: UuLinda    26/01/2014    4 recensioni
La vita di Sherlock e quella di John sono sempre state solitarie, fin dall'infanzia. Ma ciò si conclude nel loro incontro, perché l'amore rende uniti per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Il bambino dai capelli corvini stava in piedi, in cima alle scale, e fissava di sotto. Il suo sguardo intelligente sembrava cogliere tutte le sfumature del litigio che si teneva al piano inferiore, nell’elegante salotto. Una donna con la pelliccia, chiaramente in procinto di uscire, stava fissando con sguardo gelido il marito, che invece parlava a voce bassa, calma, ma con fervore. Al contrario, la donna aveva una voce fredda, tagliente: “Lui non è normale! Come fai a non capirlo?!”. Il piccolo sentì dei passi alla sua sinistra; era il fratello maggiore, che, capendo al volo la situazione, corse dal bambino e lo trascinò in camera sua, rimproverandolo di non spiare i discorsi dei genitori. Sapeva che aveva capito. Capiva tutto. Eppure il piccolo Sherlock aveva lo sguardo vuoto, come se non gli importasse. E mentre il fratello continuava il suo monologo, lui si riscosse, e con voce ferma gli disse “e tu smetti di mangiare torte. Stai ingrassando, Mycroft!”. E corse in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Sherlock stava male: si sentiva rifiutato, ma non voleva darlo a vedere. Aveva studiato approfonditamente il comportamento animale: come uno si fosse mostrato ferito, il predatore lo avrebbe puntato per abbatterlo definitivamente. E a lui non sarebbe successo. Mai.

~~ “John Hamish Watson! Dividi quel pane con tua sorella!”. Il bambino si bloccò nella sua corsa, e rimase fermo a fissare il piccolo tozzo di pane che aveva in mano. Aveva davvero fame. Eppure, fece uno sforzo di volontà e si voltò. Fare quei cinque passi verso la sorella gli costò molta fatica, ma li fece; e sentendosi in colpa, sentendosi egoista, quando divise il pane diede alla sorella il pezzo più grande. Quella lo guardò con un sorrisone, e finì il suo spuntino in due soli morsi. John restò a fissare le sue mani vuote, con rimpianto. Infine si diresse in camera, dove avrebbe mangiato con lentezza, mentre rileggeva lo stesso libro sui dinosauri. Ancora e ancora.

~~Sherlock aveva un libro in mano. Come al solito. Quando Mycroft entrò nella stanza senza bussare, il più giovane non lo degnò di uno sguardo. “Sai perché sono qui”; quando non ricevette risposta continuò “Devi studiare il sistema solare, forza! Il compito è domani”. Sherlock allora inclinò il libro a mostrare la copertina, senza smettere di leggere. ‘Astronomia e teorie celesti’. Mycroft, ammutolito, uscì richiudendosi dietro la porta. “Noioso” commentò Sherlock, in un sussurro.

~~John cercava di tapparsi le orecchie, senza successo. Nonostante le mani, riusciva ancora a sentire i singhiozzi della madre. Non sapeva che fare. Come poteva farla smettere di piangere? Anche se era un bambino, sapeva che avevano problemi di soldi; spesso non riuscivano a pagare le bollette. Ma lui che poteva farci? Era ancora troppo piccolo. John si raggomitolò come un gatto nel suo pigiama troppo grande, e sognò di andarsene, di vivere senza dover pensare costantemente a come riuscire a mangiare. Ma il sogno si dissolse troppo presto, mentre il pianto della madre sembrò continuare, all’infinito.

~~Quando Mycroft aprì la serranda di un magazzino, nella parte malfamata di Londra, questa emise un rumore assordante, come un lamento. La luce inondò l’ingresso dello squallido capannone, senza però penetrarlo troppo a fondo. Mycroft si fece forza ed entrò. Una rapida perlustrazione rivelò una figura rannicchiata in un angolo. Con la punta dell’ombrello scostò una spalla del ragazzo per terra, per assicurarsi della sua identità. La figura aveva ora lo sguardo rivolto alla luce, e due grandi occhi color ghiaccio potevano quindi rivelare quanto fossero spenti; erano stati resi spettrali, quasi bianchi, da una sostanza dello stesso colore, adesso nelle sue vene. Mycroft si chinò, facendo leva sul bastone dell’ombrello, e mise due dita sulla carotide del ragazzo: il battito c’era, ma era lento. “Ora ci penso io a te, fratellino”.

~~Il caldo torrido dell’Afghanistan lo stava sfiancando; e di certo non aiutava il dover restare sempre vigile, con un fucile d’assalto in braccio. John si tolse una goccia di sudore dal naso, con la manica della divisa, e si ritrovò a fissare lo sguardo sul cielo limpido. Le stelle risposero, brillando più intensamente. Ma la solitudine gli prese il cuore in una morsa. Adesso che aveva un attimo di pace, mentre i commilitoni feriti sotto la sua responsabilità riposavano, poteva pensare. Al momento della decisione gli era sembrata la cosa giusta da fare: entrare nell’esercito gli garantiva vitto e alloggio, nonché la possibilità di studiare medicina, il suo grande sogno. Il lato negativo? Il poter morire da un momento all’altro. Ma non rimpiangeva questa scelta. Se fosse rimasto nell’amata Londra, cosa avrebbe fatto? Sarebbe forse diventato un alcolizzato come la sorella? No, non poteva accettarlo. Non voleva. Una nuvola oscurò per un attimo le stelle splendenti, ma il vento la trascinò via rapidamente. John pensò che la sua carriera militare fosse proprio come quella nuvola: passeggera. Presto sarebbe potuto tornare a Londra, e avrebbe trovato un modo per vivere nell’amata metropoli. A tutti i costi. Uno scoppio scosse l’aria. Improvvisamente il campo si animò, mentre la quiete notturna veniva sostituita dalle urla di dolore e da quelle secche di comando. Erano sotto attacco. John disse una veloce preghiera di fronte alle stelle, e si fece coraggio.

~~Mrs Hudson prese le chiavi e aprì la porta del 221b di Baker Street. Aveva comprato dei biscotti natalizi a forma di albero, perfetti per il tè. Pensò di portarli su dai suoi coinquilini: John li avrebbe amati. Trovò la porta al piano superiore aperta, così poté entrare senza far rumore. Ma appena varcò la soglia, si bloccò. Sherlock e John erano seduti vicini sul divano, e si baciavano teneramente. Mentre il bacio si prolungava, John rovesciò parte del tè che aveva in mano sul suo maglioncino rosso con ricamate palle natalizie, ma sembrò non farci caso; come non fece caso alla presenza di Mrs Hudson che, con un sorriso di soddisfazione, posò i biscotti sul tavolo e uscì silenziosamente. John e Sherlock avevano gli occhi chiusi e un sorriso dolce sulle labbra. Quando infine si separarono, aprirono entrambi gli occhi, e ognuno poté leggere negli occhi dell’altro l’amore.
  
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