26/01/2014
0 recensioniC’era una volta. Questo è l’inizio delle storie che finiscono bene. La mia non è di queste. Mi chiamo Jennifer Stuart, ho 22 anni e sto per sposare quello che ogni ragazza considera l’uomo ideale. Gli Stuart e gli Smith sono due delle famiglie più facoltose dell’Upper East Side di New York, e se si tratta di soldi il problema non si pone. In quest’ambiente governano leggi molto severe, e quello che viene stabilito deve essere accettato.
Il mio fidanzamento con Harold Smith era decisamente scontato: le vacanze insieme da bambini, lo stesso college, le stesse feste con tanto di ubriacature. Durante una vacanza invernale però, avevo conosciuto Matthew. Veramente mi aveva buttata nella neve scendendo troppo veloce dalla pista. Ci siamo rialzati, mi ha teso la mano e si è tolto gli occhiali da sci. È la cosa più banale del mondo, pensavo fosse qualcosa che si legge solo nei romanzi rosa, eppure era vero. Abbiamo parlato, lui per scusarsi di avermi investito mi ha offerto la colazione; nel calore del rifugio in poche ore ci siamo raccontati la nostra breve vita, i nostri sogni per il futuro e ho scoperto di avere molte più cose in comune con lui che con Harold. E non ultimo, un’attrazione fisica che mi faceva quasi stare male. Per lui era la stessa cosa, abbiamo passato alcuni giorni felici, ma dentro di me sentivo un malessere. Appena tornata a casa avrei parlato con i miei genitori e, naturalmente, con Harold. Quando aprii la porta di casa, lasciai le valige nell’atrio e mi diressi alla biblioteca di casa, dove sapevo che avrei sicuramente trovato mio padre. Mentre aprivo la porta sentii delle voci e mi trattenni per un istante; mio padre stava parlando con il signor Nicholson, l’avvocato della mia famiglia. Investimenti andati male e un sacco di altre cose economicamente andate storte, stavano rovinando le aziende di famiglia. Sentii mio padre dire che l’unica soluzione era il mio matrimonio con Harold.
Ero impietrita. Non me la sentii più di parlare con mio padre, avevo avuto tutto da lui, anche l’affetto, e dentro di me presi la più difficile decisione della mia vita.
Il mio fidanzamento con Harold Smith era decisamente scontato: le vacanze insieme da bambini, lo stesso college, le stesse feste con tanto di ubriacature. Durante una vacanza invernale però, avevo conosciuto Matthew. Veramente mi aveva buttata nella neve scendendo troppo veloce dalla pista. Ci siamo rialzati, mi ha teso la mano e si è tolto gli occhiali da sci. È la cosa più banale del mondo, pensavo fosse qualcosa che si legge solo nei romanzi rosa, eppure era vero. Abbiamo parlato, lui per scusarsi di avermi investito mi ha offerto la colazione; nel calore del rifugio in poche ore ci siamo raccontati la nostra breve vita, i nostri sogni per il futuro e ho scoperto di avere molte più cose in comune con lui che con Harold. E non ultimo, un’attrazione fisica che mi faceva quasi stare male. Per lui era la stessa cosa, abbiamo passato alcuni giorni felici, ma dentro di me sentivo un malessere. Appena tornata a casa avrei parlato con i miei genitori e, naturalmente, con Harold. Quando aprii la porta di casa, lasciai le valige nell’atrio e mi diressi alla biblioteca di casa, dove sapevo che avrei sicuramente trovato mio padre. Mentre aprivo la porta sentii delle voci e mi trattenni per un istante; mio padre stava parlando con il signor Nicholson, l’avvocato della mia famiglia. Investimenti andati male e un sacco di altre cose economicamente andate storte, stavano rovinando le aziende di famiglia. Sentii mio padre dire che l’unica soluzione era il mio matrimonio con Harold.
Ero impietrita. Non me la sentii più di parlare con mio padre, avevo avuto tutto da lui, anche l’affetto, e dentro di me presi la più difficile decisione della mia vita.