Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Yuna Shinoda    08/06/2008    8 recensioni
Bella Swan si trasferisce con la madre a New York, nel quartiere del Bronx.
Il viaggio va bene, ma nel suo cammino incontrerà qualcuno di molto strano.
Non solo, anche i suoi vicini sembrano essere strani... Bella non capisce come mai e cerca di scoprirlo.
In questi strani avvenimenti, poi...
Ambientata alla fine del 800', vedremo i personaggi di Twilight sotto un'altra luce ma soprattutto con un finale diverso.
«Non avrei saputo dire cosa fosse quello che il suo volto m’ispirava.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il gelsomino notturno

«Non avrei saputo dire cosa fosse quello che il suo volto m’ispirava.»

Era il luglio del 1890, quando mia madre ed io stavamo viaggiando verso New York con il treno, nelle prime luci dell’alba.
- Svegliati presto, Bella – mi aveva detto la sera prima – domani partiamo all’alba e ci tengo che durante il viaggio tu non ti stanchi. -
Detto fatto.
Questa mattina ero più sveglia che mai, pensate che non ero neanche inciampata nel tappeto anche se tutte le luci erano spente e da fuori alla finestra si notavano solo pochi raggi di sole.
Il treno era confortevole e caldo, anche se un po’ asfissiava, dato che fuori c’erano 40 gradi all’ombra.
Il nostro viaggio durò circa 12 ore; prima abitavamo a Phoenix, in Florida, ma la casa era diventata troppo piccola per noi due visto che mia madre si era risposata con un altro uomo, Phil, che aveva già un figlio a carico e che, guarda caso, abitava a New York.
Così ho dovuto rinunciare a tutte le già poche amicizie che avevo lì e ho dovuto impacchettare tutta la mia roba per un luogo che non avevo mai visto.
Non eravamo molto ricchi, così nella mia vita fino ad allora avevo fatto solo un viaggio, che era per altro andato anche un po’ male ma non vorrei ricordarlo proprio adesso.
Phil e suo figlio, George, ci aspettavano sull’isola di Manhattan per condurci alla nostra nuova casa, che però si trovava nel quartiere del Bronx, uno dei quartieri più vicini al centro della città.
Mia madre mi ha detto che Phil non è di certo facoltoso ma che mi avrebbe garantito libri e quant’altro per la mia istruzione. Meglio di niente!
- Siamo quasi arrivate – mi disse mia madre verso le 13 – tra un po’ abbiamo la nave che da qui ci porterà a Manhattan -
- Ah – feci finta di non ascoltarla, volevo vedere il panorama.
Restai tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino, attratta dalla splendido paesaggio che incontravamo ogni KM in più che il treno percorreva.
Verso le 17, sentì uno strano rumore che mi destò.
Non ero proprio rimasta ad osservare il paesaggio tutto il tempo, mi ero addormentata.
- Bella, è ora di scendere – disse mamma.
Un po’ stanca, mi alzai dal sediolino di legno e mi diressi con i bagagli in mano verso l’uscita.
Ero un po’ assonnata e camminavo un po’ barcollando, così che, quando mia madre scese i tre scalini che ci separavano dall’uscita e venne il mio turno, non mi sentì cadere per terra.
Ero inciampata nel secondo gradino perché i bagagli mi impedivano di vedere davanti a me, ma con mia sorpresa non caddi.
Avevo già gli occhi chiusi per prepararmi al dolore che avrei provato se fossi caduta, ma sentì due braccia calde e forti che mi strinsero la vita.
Riaprì gli occhi, quasi pensassi di essere in un sogno, ed incontrai quelli castani di un’altra persona, un ragazzo per l’appunto.
Mi accorsi subito di essere tra le sue braccia che quasi violentemente mi staccai da lui e rimisi i piedi a terra.
Il ragazzo era scuro di pelle, ma non nero, bensì mulatto.
Sembrava un indiano della riserva. Aveva anche un po’ gli occhi di una strana forma... Erano color nocciola ed erano molto penetranti… Troppo.
Mi fissava come se mi conoscesse.
- Scusa – mi affrettai a dire, e corsi vicino a mia madre che da lontano aveva osservato la scena.
- Stai bene? – mi chiese mamma.
- Si – risposi velocemente.
- Quel ragazzo è stato davvero carino a prenderti… Sai che figura se fossi caduta lì davanti a tutti –
Non risposi.
Mia madre cercava sempre di farmi venire alla mente quanto fossi maldestra ed incapace nel camminare, nel fare tutto. Era si una madre molto cara, ma quando mi ricordava quello che non ero – una ragazza attenta a dove mette i piedi – mi tornavano i complessi.
- Ehi, ragazze mie! - sentì da lontano.
- Oh, Billy! – disse mia madre.
Billy chi?
- Cosa ci fate qui? - chiese l’uomo, della stessa carnagione del ragazzo di prima.
- Forse Charlie non te l’ha detto ma… ci siamo lasciati l’anno scorso. –
- Oh, non lo sapevo. – si vedeva dalla faccia che era dispiaciuto.
- Ed io mi sono sposata con un uomo che vive a New York. Adesso lo stiamo raggiungendo io e Bella. – Indicò me con il dito.
- Ah, Bella. Sei diventata grande – disse, vedendo l’incertezza sul mio volto – io sono Billy Black, un amico di tuo padre. Forse non ti ricordi di me, ma da bambina venivi sempre nella riserva dove vivevo assieme a mio figlio e alle mie due ragazze che adesso si sono sposate. –
- Oh, Jenny e Tina? –
- Esatto, vedo che ti ricordi. –
Annuì.
- Bè, è stato davvero un piacere ma devo andare a fare delle consegne assieme a mio figlio Jacob. E’ lì che mi aspetta. – Indicò quel ragazzo che prima mi aveva salvato.
Jacob. Jacob Black. Ecco perché lo ricordavo.
Quando Billy lo nominò si voltò impercettibilmente verso di me, quasi fosse in ascolto.
- Di sicuro ci rivedremo – disse Billy – io vivo nelle vicinanze, nella riserva indiana. -
Ci fece l’occhiolino e si diresse verso il figlio.
Che strano ragazzo. Era bollente quando mi ha toccata per non farmi cadere.
Magari non ci rivedremo nemmeno, perché pensarci?
Con mamma arrivai al porto.
La nave era già lì e se non fosse stato per la velocità dell’uomo che guidava la carrozza che prendemmo, di sicuro non ce l’avremmo fatta a prendere quella delle 18,30.
Fortunatamente Manhattan si trovava molto vicina alla costa, così il viaggio in nave durò solo una mezz’oretta. Buon per me, io odio stare su qualcosa di instabile!
Prendemmo nuovamente una carrozza, ed arrivamo in Trentford Street, dove Phil ci aspettava per portarci alla nostra nuova casa.
Mamma aveva detto che sarebbe stata più grande, carina e tranquilla.
La parola tranquilla mi faceva pensare che attorno non ci fosse nulla…
Non mi acquietai finché non vidi la casa in questione.
Phil disse che era la più decente ed a buon mercato che aveva trovato, perché solitamente erano rare le famiglie composte da quattro persone. Di solito erano composte da 7 – 8 inquilini o anche di più, perché molti avevano tanti figli.
Dopo circa un’ora di viaggio da quando vedemmo Phil, arrivammo.
La casa era piccola ma carina, aveva due piani e dall’esterno sembrava anche ben messa all’interno.
- Ah, che bella! – disse mamma, sempre felice come una Pasqua, soprattutto quando era Phil a fare delle cose carine per lei.
- amore, vedo che sei soddisfatta. – disse Phil, felice – e tu, Bella? Che ne dici? –
- Mi sembra carina. – mi limitai a dire senza dargli soddisfazione. Prima volevo vederla all’interno.
Presi le valige dalla carrozza, quando qualcosa o meglio qualcuno attirò la mia attenzione.
La casa dei nostri vicini non era molto distante dalla nostra, ma da dove ero io lì invece sì.
Era molto più grande e con un giardino ben fornito di fiori e statue, anche con un gazebo all’interno. Ci avrei giurato che gli inquilini fossero ricchi.
A piano terra, vicino alla finestra a destra dell’entrata, vidi una sagoma accanto ai vetri chiari.
Camminavo piano per il gran peso delle valigie, ma non potei non fermarmi ad osservare chi mi stava fissando con tanta… cosa?
Non avrei saputo dire cosa fosse quello che il suo volto m’ispirava.
Odio? Invidia? Disprezzo?
Penso nessuna della tre.
Come faceva ad odiarmi se non mi ha mai vista? O anche ad invidiarmi se magari è lui quello che si può permettere tutto? Come poteva pure disprezzarmi se forse non ero ricca quanto la sua famiglia?
Non lo sapevo.
L’unica cosa che potevo sapere ed osservare il suo volto.
Forse era il vetro oppure il sole già calante alle spalle della casa, o forse altro ma… vedevo la sua pelle decisamente bianca e diafana.
Di sicuro se fosse stato accanto al ragazzo di questo pomeriggio, Jacob, avrebbe fatto decisamente contrasto con la pelle colorita del giovane.
La sua sembrava quasi neve.
E gli occhi. Non oso parlare degli occhi.
Forse è sempre la luce che mi gioca brutti scherzi, ma avrei giurato che fossero neri, neri come la pece e arrabbiati per non si sa quale motivo.
Scostai lo sguardo da lì e guardai di nuovo avanti, per rischiare di non inciampare.
Quando ero sotto la veranda mi voltai, ma il ragazzo non c’era già più.
Salì piano le scale sempre per non cadere e, una volta nella mia nuova stanza, posai tutto ai piedi del letto. Stranamente, in quella gelida tranquillità, corsi alla finestra perché sentì un rumore forte di pneumatici sull’asfalto. Non era frequente vedere macchine in giro, soprattutto perché erano state collaudate da poco tempo ma… i vicini avevano anche quella.
Sospettai inizialmente che fosse qualcuno che andasse di fretta o che non avesse semplicemente voglia di andare piano, ma poi mi balenò nella testa la strana sensazione che colui che aveva spinto sull’acceleratore così tanto potesse essere proprio colui che due minuti prima mi osservava.
Non volevo dargli molta attenzione visto che non lo conoscevo, ma decisi, per la mia curiosità, che sarei stata accanto alla finestra per vedere se le mie supposizioni erano vere.


Che ne dite? Forse è un po' poco per decidere, ma spero la trama vi intrighi... non volevo essere troppo banale, così ho scelto un'altra epoca XD

Il titolo l'ho preso da una poesia di G. Pascoli che mi piace molto, poi capirete perchè "gelsomino notturno"...

Spero che vi sia piaciuta! Mi farebbe molto piacere se mi lasciste delle recensioni... vedete il tasto qui sotto vi chiama! XDD

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Yuna Shinoda