Inverno
di slanif

**

A Karl Heinz era sempre piaciuto l’inverno.
Era la stagione in cui si ritrovava di più.
Nonostante morisse di freddo per tutto il periodo invernale, aveva sempre pensato che quei freddi mesi erano la trasposizione atmosferica di ciò che lui era. Per questo gli piaceva.
L’inverno era freddo e rigido, come il suo atteggiamento.
L’inverno era bianco, col cielo chiarissimo come i suoi occhi e il sole più pallido, come il giallo quasi bianco dei suoi capelli.
L’inverno era gelato come le sue mani, perennemente fredde, anche se le metteva davanti al camino di casa di sua nonna o sul termosifone della sua camera.
L’inverno era silenzioso, come lui.
L’inverno era un grande nemico, per gli sprovveduti, come lui per i suoi avversari in campo…
Ma l’inverno sapeva anche essere bollente, di fronte a un camino o attaccati a un termosifone, avvolti in una coperta o in un caldo piumino. Poteva essere dolce come la cioccolata calda e sensuale come le lucette di Natale. Poteva essere affascinante come la neve che cade, in tanti piccoli fiocchi, e ti solletica il viso come fosse fatta di piume.
L’inverno era freddo e ghiacciato, ma era anche il caldo di un abbraccio dolce e innamorato.
L’inverno era un contrasto, come lui.
Perché anche lui sapeva essere dolce e tenero e sexy se voleva. Anche lui sapeva sedurre, ammagliare, abbagliare.
Sorrise.
“Sono sexy”.
“Se lo dici tu…” sbottò Genzo, seduto di fronte a lui a bere un cappuccino.
“Lo dico eccome!” disse Schneider, sbafando l’ultimo sorso della sua cioccolata calda con panna “Sono come l’inverno!”.
“Come che?” domandò Wakabayashi, alzando un sopracciglio “Che stai vaneggiando? Era corretta con la grappa, quella cioccolata?”.
“Ma va!” sbottò il Kaiser di Germania “Pensavo solo tra me e me…”.
“Sei più logico quando non pensi, perciò smetti di farlo” disse il portiere del Brema, serissimo.
Karl lo fulminò con lo sguardo: “Quindi stai insinuando che sto dicendo il falso?”.
“Sto semplicemente esprimendo la mia perplessità di fronte ai tuoi contorti ragionamenti…” disse Genzo, facendo spallucce.
“Quindi non sono sexy come l’inverno” dedusse Karl Heinz.
“Non ho detto che non sei sexy. Ho detto che non capisco cosa c’entri l’inverno. Se vuoi spiegarmi…” corresse il portiere.
“Se non capisci sei solo uno stupido! Non devo spiegarti niente!” sbottò Schneider, alzandosi in piedi di scatto e rimettendosi la giacca. Rimise la sedia apposto sotto il tavolo e subito dopo, con occhi di ghiaccio, disse: “E comunque, caro il mio portiere, visto che non sono sexy, allora vuol dire che starai a stecchetto fino a che mi gira! Letto congelato, bello!” e se ne andò.
Genzo rimase un attimo basito a cercare di capacitarsi di cosa Karl Heinz gli avesse detto, e quando ce la fece, poté solo uscire di corsa dal locale e urlare: “KAAARL! NON FACCIAMO SCHERZI, EH!”.
Karl si voltò a guardarlo: “Allora dimmi che sono sexy come l’inverno”.
Genzo sbuffò, raggiungendolo. Che fare? Avrebbe voluto ammazzarlo, ma l’idea di rimanere a stecchetto chissà per quanto tempo non lo esaltava affatto… anzi, era il suo peggior incubo, diciamocelo! Perciò alla fine disse: “Va bene, va bene… sei sexy come l’inverno, dannata testa di cazzo!(*01)”.
Karl rise: “Bravo portiere!”.

**FINE**

(*01) Questa frase fa riferimento ad un’uscita che ha Genzo nell’altra mia fan fiction sul Gioco Delle Parole, “Reponsabilità”. La trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2417635&i=1