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Autore: Lunastorta7    26/01/2014    2 recensioni
***dal testo***
Nei piani di George c’era di vedere suo fratello gemello e suo figlio insieme. Insegnare a suo figlio a fare gli scherzi, con l'aiuto dello zio Fred. Avrebbe tanto voluto che suo fratello gemello fosse il testimone per il suo matrimonio.
Ma la guerra gli aveva portato via tutti i sogni.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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ANGOLO DELL'AUTORE. 
Salve a tutti. Prima voglio dirvi che ho deciso di mettere l'angolo dell'autore all'inizio, in modo da lasciare che i lettori leggano per ultimo la storia e non i miei "avvisi". Questa è la quarta storia che scrivo, ma la seconda che pubblico. Mi è venuta di getto mentre pensavo a quanto sia difficile superare un lutto, cercare di farsi una nuova vita nonostante tutto. Ho pensato a quello che deve aver passato George ed eccoci qui. Spero vi piaccia e che mi facciate sapere la vostra opinione. 
-Lunastorta7


Lo specchio delle Brame.


George si svegliò di soprassalto, sentendo il telefono squillare a più non posso. Aveva gli occhi stanchi, aveva dormito poco, a causa di un sogno che non riusciva a ricordare e della preoccupazione.
Infatti quella mattina c’era la visita di Angelina, ed era incredibilmente preoccupato.
I due erano sposati da due anni, e di lì a tre mesi avrebbero avuto il loro primo bambino. O bambina.
Ancora non lo sapevano, perché il piccolo si spostava in continuazione e non permetteva ai medici del San Mungo capirne il sesso.
La visita di quella mattina lo avrebbe decretato per certo. Ormai il piccolo non era poi così “piccolo” e non poteva spostarsi a suo piacimento.
Fin qui, tutto normale, ma l’agitazione crescente di George era dovuta al fatto che quella mattina, Angelina, prima di andare all’ospedale per la visita, lo aveva salutato dicendo le parole “Se c’è qualcosa che non va, ti chiamo”.
E ora George aveva una paura tremenda. Corse al telefono e alzò la cornetta.

-Pronto?- chiese, timoroso di riconoscere la voce di sua moglie.

-Hey, amore.- gli rispose la voce calda di Angelina. Il cuore del rosso mancò un battito.

Ecco, ora gli avrebbe detto che aveva perso il bambino. Che qualcosa era andato storto, che il piccolo era in fin di vita, o chissà quale assurdità.
Ma Angeline gli disse semplicemente di andare in ospedale il prima possibile, prima di attaccare.
George se lo sentiva, qualcosa era andato storto. Altrimenti sua moglie non lo avrebbe chiamato, avrebbe aspettato per dirgli qualsiasi altra cosa.

Il ragazzo si vestì velocemente, raccattando il vestiti del giorno prima.
Aveva ancora i capelli in disordine, quando uscì di casa. Ma era troppo agitato per mettersi davanti allo specchio e sistemarsi i capelli.

O più semplicemente non aveva voglia di vedere il suo riflesso.

Quel riflesso che gli ricordava tanto suo fratello. Quel riflesso che lo aveva fatto stare male fino alla follia. Perché per George Weasley, ogni specchio era lo Specchio delle Brame.

In quel momento, con la paura di perdere anche suo figlio, non riuscì a guardarsi nello specchio. Gli faceva ancora male, nonostante fossero ormai passati sette anni. Come poteva non star male quando suo fratello gemello Fred era morto?

Quando una parte di lui era morta?  

Perché questo era per lui Fred. Una parte di sé stesso. Era suo fratello gemello, e doverlo vedere morire a causa di Voldemort, era stata una delle cose più dure che avesse mai cercato di superare.
Esattamente.

Cercato.

Perché non c’era riuscito e, ne era certo, non si sarebbe mai riuscito.
Il discorso era semplice.
Con quel ragazzo aveva passato circa vent’anni insieme. Aveva praticamente diviso tutto con lui, ogni ricordo felice riguardava suo fratello. Tutto, ogni ricordo felice. Erano due fratelli molto affiatati, d’altronde erano gemelli, ma loro erano qualcosa di più.

Due parti di una sola persona.

Per questo una parte di George era morta nel momento in cui Fred aveva chiuso gli occhi per l’ultima volta.

Erano passati sette anni, ma lui in ogni caso non riusciva a superare la sua perdita, e gli mancava da morire.

Nei piani di George c’era di vedere suo fratello gemello e suo figlio insieme. Insegnare a suo figlio a fare gli scherzi, con l'aiuto dello zio Fred. Avrebbe tanto voluto che suo fratello gemello fosse il testimone per il suo matrimonio.

Ma la guerra gli aveva portato via tutti i sogni.

Poco dopo la morte di Fred, George ed Angelina si avvicinarono e scoprirono di essere innamorati.
Fred mancava davvero tanto anche ad Angelina, loro erano stati insieme ai tempi di Hogwarts, non era stato niente di tanto importante, nemmeno paragonabile a quello che c’era tra lei e George, ma era rimasto il suo migliore amico, e gli mancava talmente tanto da avere il sonno agitato anche a distanza di anni.

I primi tempi, subito dopo la morte di Fred, Angelina e George dormivano tutte le notti insieme. Molly e Arthur Weasley glielo permettevano, perché entrambi sapevano che i due ragazzi erano distrutti.
Spesso, in quelle notti, i due ragazzi si svegliavano a causa degli incubi sull’altro gemello, si guardavano negli occhi e si abbracciavano.
Erano stati quegli abbracci ad unirli.
Era stato Fred.
E per questo, tutti e due lo ringraziavano ogni giorno.
George e Angelina non andavano sempre d’accordo, ma dopo tutto quel tempo avevano imparato ad amarsi, avevano imparato ad amarsi nonostante tutto.

E quel piccolo ne era la prova.

La paura di perderlo era grande.
Anche se c’è da prendere in considerazione il fatto che la cosa che caratterizzava e che distingueva George era l’ansia precoce.
Quell’ansia che ti prende anche se molto probabilmente è tutto apposto e ti stai preoccupando senza un motivo valido.
La stessa ansia che stava prendendo posto nel cuore e nella mente del rosso.

E se il piccolo ha un braccio deformato? E se, ancora peggio, non ha proprio un braccio? E se Angeline lo ha perso a causa dello stress degli ultimi giorni?

Idiota, non dovevi costringerla ad andare in Italia- continuava a ripetersi George.

Nel frattempo si era smaterializzato al San Mungo. Girava e rigirava i reparti in cerca di quello con in cima la scritta “Maternità”.
Ma niente, continuava a correre invano.
Certo, avrebbe potuto chiedere a uno dei numerosi medici, ma non lo fece.
Voleva posticipare il più possibile l’arrivo in quella stanza, dove il dottore gli avrebbe dato una brutta notizia.
In un attimo, non sapendo nemmeno come, George si ritrovò al reparto di pediatria.

Entrò in una delle camere, la 22. Trovò due bambini sui sette anni, entrambi biondi. Al suo arrivo i bambini si girarono verso l’intruso e a George mancò un battito. Avevano gli stessi occhi, lo stesso sorriso.
Erano gemelli.
Una lacrima silenziosa scese lungo la guancia del ragazzo non più tanto ragazzo. Uno dei bambini gli si avvicinò e gli porse la mano.

-Io sono Mattew, e lui è Fred.- il rosso stava per sentirsi male.

Era tutta la mattinata che pensava a suo fratello, ed ora quel bambino era Fred.  George rimase a fissare Fred con insistenza. Era completamente diverso da Fred, ma in qualche modo gli somigliava tantissimo. Aveva lo stesso sguardo, uno sguardo quasi divertito da qualsiasi cosa lo circondasse. George si fece coraggio e decise di parlargli.

-Hey Fred, lo sai che ti chiami come il mio fratellone?- gli chiese con un sorriso forzato. Il piccolo biondo sorrise appena e fisso i suoi occhi color smeraldo in quelli di George.

-Perché sei triste?- gli chiese il piccolo Fred, con l’ingenuità che caratterizza i bambini della sua età.

-Mi manca il mio fratellone.- ammise George, senza pensare alle parole che fuoriuscivano dalla sua bocca.
Il piccolo Fred lo abbracciò forte, sorridendogli. Mattew li osservava da lontano con un sorriso stampato in faccia. George non capiva il significato di quei sorrisi, ma non ne chiese loro il motivo.

Quell’abbraccio.

Quell’abbraccio era stato come una boccata d’aria fresca. George si sentiva strano, si sentiva esattamente come quando lo abbracciava Fred. Il suo Fred.

Di colpo ricordò il sogno che aveva disturbato il suo sonno per tutta la notte.
 
C’era Fred. Erano su quel tetto, era l’ultima volta in cui si erano parlati. Ora Fred Weasley gli stava parlando.
-Hey, tutto bene, Georgie?- gli aveva chiesto il gemello.
-Senza di te, non tanto.- gli aveva risposto George.
Nella loro ultima conversazione George non aveva risposto così. Gli aveva semplicemente detto “Sì, Freddie”. Non poteva immaginare quello che sarebbe successo di lì a poche ore. Se lo avesse saputo lo avrebbe stretto forte e avrebbe fatto di tutto per evitarlo. Il Fred del sogno sorrise.
-Salutami Angelina e il piccolo.- gli aveva risposto Fred, con un sorriso malizioso. –Non posso credere che tu mi abbia rubato la ragazza.-
Il George del sogno sorrise e lo abbracciò con tutta la forza che aveva. Fred gli sorrise debolmente, prima di entrare all’interno del castello.
-Georgie, manchi anche tu.- gli disse semplicemente, prima di sparire.



Il sogno si concludeva così, in sospeso. E per la prima volta dopo aver ricordato un sogno con Fred, non si sentì vuoto. Al contrario, si sentiva completo era sicuro che tutto sarebbe andato bene. Si staccò piano dal piccolo bambino biondo, di nome Fred e gli sorrise.

-Grazie mille.- gli disse semplicemente. Il biondo non rispose, raggiunse Mattew e gli disse qualcosa all’orecchio. Mattew annuì, in cenno di assenso. Fu George a parlare per primo.

-Hey, tutto bene, Freddie?- il piccolo Fred sorrise, capendo al volo, annuì e si avvicino di nuovo al ragazzo.

-È il mio preferito. Te lo regalo.- disse Fred, porgendogli un braccialetto con un ciondolo a forma di clown.
George guardò incredulo il ciondolo, gli ricordava così tanto suo fratello gemello. Sorrise in segno di ringraziamento. Lo sguardo si spostò sull’orologio. Erano le undici meno un quarto. Era più o meno un’oretta che sua moglie lo aspettava dal dottore.
Per la prima volta non aveva paura, qualunque cosa fosse successa l’avrebbero affrontata insieme.

-Freddie, Matt, io devo andare. Sapete mia moglie aspetta un bambino e ha bisogno di me.- annunciò in tono dispiaciuto il rosso. I due biondini sorrisero, anche se erano dispiaciuti.

-Promettimi che tornerai.- gli disse Freddie.

-Te lo prometto, piccolo.- gli rispose George in tono sincero. Ed era sincero, non vedeva l’ora di rivederli. In poco più di mezz’ora erano riusciti a tranquillizzarlo. Li salutò ancora e si diresse direttamente verso il reparto maternità.

Chiese in giro dove fosse la signora Weasley ed entrò nella stanza indicatagli. Appena aprì la porta vide sua moglie stesa su un lettino con le lacrime agli occhi. Le si avvicinò e le diede un lungo bacio sulle labbra. Voleva rassicurarla, fargli sapere che si sarebbe preso cura di lei. Di loro.

-Tutto bene, Angie?- gli sorrise il rosso. La donna annuì, sorridendo. George allora si rivolse verso il dottore, senza lasciare la mano della moglie.
Il dottore era seduto e macchinava qualcosa vicino ad uno schermo.

-Dottore, cosa è successo?- gli chiese sicuro, l’uomo.

-Assolutamente sì.- disse il dottore, prima di girare lo schermo verso la coppia. Nello schermo c’era il loro piccolo. O la loro piccola.

Era bello grande, si intravedeva il nasino. Le sue manine, grandi quanto una noce erano strette a pugno, sopra il petto. Solo il pollice era libero. In quel momento il piccolo si mise il pollice in bocca e iniziò a mordicchiarlo.
Angelina scoppiò in lacrime, felice. George aveva le lacrime agli occhi.
Quell’esserino era la cosa più bella che avesse mai visto. Era il suo piccolo. O piccola. Angelina sorrise prima al marito, poi al dottore.

-Avremo una figlia o un figlio?- chiese con la voce tremolante per l’emozione. George attendeva la risposta stringendo forte la mano della moglie.

-Complimenti è un bel maschietto.- in quel momento George capì davvero cosa era successo.
Il loro piccolo stava benissimo, ed era un maschietto.
Ma alla fine una femminuccia sarebbe stato lo stesso. Perché quell’esserino era il frutto del loro amore. La rivincita contro tutto il male che Voldemort aveva inflitto loro.
Si soffermò di nuovo sullo schermo. Sentì il suo cuoricino battere forte forte.

-Come lo chiamerete?- chiese il dottore, interrompendo i pensieri del rosso.

Come lo avrebbero chiamato?

Voleva un nome speciale, suo figlio era speciale.
Era il frutto del loro amore. Delle loro anime sopravvissute al dolore. Ad un tratto si ricordò del braccialetto che aveva ancora stretto in pugno con la mano libera.
Fissò il piccolo clown, poi mise il braccialetto al polso della moglie.

Si piegò sulla pancia della moglie e iniziò a riempirla di baci. Alzò lo sguardo verso la moglie. Il suo sguardo era commosso per l’emozione. George era sicuro che le lacrime gli stessero appannando la vista, ma Angelina notò lo stesso lo sguardo complice e felice di suo marito, così annuì.
George si alzò di nuovo in piedi e sorrise dolcemente.

 
-Fred.- rispose semplicemente.

 
  
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