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Autore: Infernal_Nyx    27/01/2014    3 recensioni
Questa OS racconta il rapporto di Vince con la piccola Skylar, scomparsa solo all'età di quattro anni a causa di un tumore. Ho cercato di mettermi nei panni di Neil e provare a scrivere una lettera dedicata a lei.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 You Will Always Be Mine
 
 
 
 
 
 
Mia piccola Skylar,
eri ancora così piccola e hai dovuto sopportare un dolore così grande.
Il giorno che nascesti mi sentii l'uomo più felice della terra. Vidi per la prima volta i tuoi grandi occhi fissare i miei e i tuoi capelli biondi ereditati da me, ma sperai che non avresti avuto il mio stesso carattere.
Ricordo ancora quando corresti per la casa sempre sorridente, ed era quel tuo dolce sorriso a farmi dimenticare i problemi, mentre ti divertisti a confondermi girando intorno a me, vestita come le principesse che adoravi.
Ma poco tempo dopo le cose cambiarono.
 
Iniziasti ad avere dei fastidi allo stomaco e io e la mamma pensammo fosse solo una normale influenza, che in quel periodo molti bambini contrassero, fino a quando i dolori furono così forti che dovesti piegarti in due, tenendoti la pancia con le tue mani così piccole.
Quella notte ti portammo all'ospedale e i dottori in un primo momento pensarono che fosse successo qualcosa all'appendice, ma scoprirono che fortunatamente era intatta. Scoprimmo solo dopo che si trattò di un tumore.
In quel momento mi crollò il mondo addosso.
Ho sempre associato queste malattie agli anziani, non a te che avevi solo quattro anni. Nessuno seppe il perché e in famiglia non ci furono mai state predisposizioni di nessun genere.
 
La prima volta che ti vidi su quel lettino, collegata a quei tubi, pensai che non ce l'avrei fatta e per una volta in vita mia, non seppi cosa fare. Eri così piccola e così fragile, che non volevo toccarti per paura di spezzarti.
Ti svegliasti la mattina dopo, confusa e spaventata e continuasti a chiedere quando saremmo potuti tornare a casa. Io e tua madre ti spiegammo che c’era una cosa che cresceva dentro di te come un fiore, ma non poteva stare lì così lo hanno tolto.
Io chiesi inutilmente ai dottori quando saremmo potuti tornare a casa, ma dissero che prima avrebbero dovuto assicurarsi di averlo tolto, così ci trasferirono al Children's Hospital.
 
Volevo che avessi le migliori cure, ma non sopportavo l'idea che tu dovessi affrontare diverse radiazioni a quell'età!
Quando ti visitarono rimasero scioccati: i tumori a tutte e due i reni erano talmente grandi, che se te li avessero tolti saresti morta. Avresti così, dovuto fare altri trattamenti, affinché sarebbero diventati piccoli abbastanza per poterli rimuovere.
Tutta questa situazione mi fece diventare pazzo e così ricominciai a bere. Mi sentii impotente nel vederti stare male e non poter migliorare le cose.
Quando mi domandasti – “Sto morendo?” - io e Sharise ovviamente rispondemmo di no, ma eri molto intelligente e capivi molte più cose di quanto noi avremmo mai potuto capire. Persino quei sorrisi che facevi erano sforzati.
 
Ogni volta che venni a trovarti piansi, ma cercai sempre di non farmi vedere in modo da farti sorridere, evitando di farti sentire in colpa. Fino a un mese prima, durante la sigla di “Sposati...con figli” ti mettevi a ballare, mentre in quel periodo tu perdesti l'interesse in qualsiasi cosa, sedata dalla morfina.
Una mattina mi chiedesti se saremmo potuti tornare a casa e io dissi di sì, perché finalmente il dottore mi diede il permesso e tu eri molto felice. Purtroppo non durò molto questa felicità.
Neanche quattro giorno dopo ti portammo all'ospedale per l'ennesima volta e scoprirono che dopo l'ultima operazione si era formato un tessuto cicatriziale, che aveva creato un ostruzione e questo avrebbe significato che avresti dovuto operarti di nuovo.
L'operazione andò bene, ma qualcosa ancora non andava: il tumore si diffuse nel fegato, nell'intestino e nei muscoli dorsali.
 
Ormai il cancro ti stava consumando anche l'anima, fino a quando essa non ha perso la sua essenza e si spense lentamente, così come la gioia nei tuoi occhi.
Ti operarono di nuovo, questa volta asportando il rene destro, metà del fegato, un pezzo di diaframma e un muscolo della schiena. Cosa altro avresti dovuto sopportare ancora?
Dopo questa operazione tornasti a sorridere e pensai che le cose sarebbero andate meglio, ma ancora una volta mi sbagliai di grosso.
Si infettò anche il rene destro e per pulirlo avrebbero dovuto fare un'altra operazione, la quinta.
Le cose peggiorarono molto velocemente e io iniziai a perdere la ragione nel vederti stare così, non seppi che fare per aiutarti. Gli organi smisero di funzionare correttamente, perché con le radiazioni, le dosi pesanti di farmaci e le operazioni, erano così deboli che non riuscirono più a funzionare tutti insieme. Tutto questo durò per cinque mesi.
 
Mi sentii patetico. Non riuscii più a sopportare tutto quel dolore, causato dal pensiero che prima o poi avrei dovuto seppellire la mia bambina!
Una sera, mentre eri con Sharise e i parenti, io andai a prendere da mangiare al Moonshadows...quando un cameriere mi passò la telefonata più brutta della mia vita: tu peggiorasti e io non arrivai in tempo, nemmeno per dirti addio.
Ti dissi così tante volte che saremmo tornati a casa, che iniziai a crederci anch'io.
Uscito da lì presi la macchina e tornai al Moonshadows a bere fino a dimenticarmi il mio nome. Fino a quel momento l’ospedale fu il centro della mia esistenza, poi lo diventò il bar.
 
Il giorno del tuo funerale non feci altro che guardarmi le scarpe durante la messa; qualcuno aveva capito male e lasciò quella bara rosa, così piccola, aperta. Io però non riuscii a guardarti. I tuoi occhi erano gonfi e tu eri piccola, ancora troppo piccola.
Non riuscii a fare più niente, tanto che quel giorno mi misero in una limousine diretto ad un hotel, nella quale non feci altro che bere e giocare a golf.
Rubai anche la tua coperta all'ospedale e ogni notte ci dormii avvolto, perché mi sembrò che tu fossi ancora qui con me.
 
So che questo non fu il modo giusto per affrontare la situazione, ma per un altro mese continuai così, fino a quando non andai in riabilitazione.
Lì ho iniziato a pensare molto e ringraziai Dio per questi quattro anni passati insieme a te, così quando uscii, passai il resto del mio tempo a fare beneficenza per i bambini sofferenti e i loro genitori, per far sì che tu non fossi morta invano.
A volte penso a come sarebbe stato: crescerti, difenderti dai mali del mondo, la tua prima cotta e io che probabilmente avrei controllato ogni ragazzo dalla testa ai piedi per assicurarmi che tu fossi in buone mani. Una cosa a cui io anni fa non avrei mai dato peso!
Ancora adesso immagino che tu sia qui con me, seduta sul sedile della macchina o coricata di fianco a me a ridere.
So che è una pazzia, ma questa pazzia mi mantiene sano di mente, in un certo senso.
Sarai per sempre mia,
                                                                                                                  
 
Tuo papà.
 
 
 Sky, you will always be mine
I feel the angels by your side
I thought there would always be time
This love of mine
For our love in a future time
 
I feel you with me at night
I sense your every move
I know you hear me
And everything I do
I do it for you!
 

 
 
 

 
 
Angolo dell'autrice:
I personaggi di questa storia non mi appartengono ed è stata scritta senza alcun scopo di lucro o di offendere i personaggi citati!
Finalmente dopo due mesi sono ritornata a scrivere, presa dall'improvvisa ispirazione e devo dire che è stato come se le parole si fossero scritte da sole!
I versi e il titolo di questa FF sono stati presi dalla canzone “Skylar's Song” di Vince Neil, mentre le frasi scritte in corsivo sono state prese da "The Dirt". Chiedo scusa per i possibili errori grammaticali.
Spero che vi sia piaciuta e se è così, lasciate qualche recensione. :]
Alla prossima,
Nikki
 
[Storia Revisionata]



 
 
  
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