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Autore: _Marta Gasparon_    27/01/2014    1 recensioni
Manca ormai poco perché Joey raggiunga il suo Pacey all'altare.
In attesa del gran giorno, la giovane rivive intanto nella sua mente alcuni ricordi per lei significativi. Non si faranno inoltre attendere piacevoli sorprese, insieme alla preziosa vicinanza delle persone a lei più care. Mentre attraverserà emozionata la navata della chiesa, cogliendo tra i presenti i visi commossi degli amici di una vita, rivolgerà poi un dolce pensiero alle persone lontane fisicamente, ma comunque sempre presenti nel suo cuore.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando Joey uscì dal camerino, con indosso il meraviglioso abito bianco visto in vetrina, Bessie non riuscì a trattenere la commozione.
- Mi avevi promesso che non avresti pianto, - sospirò la futura sposa, osservandosi attentamente allo specchio.
Quel vestito l'aveva colpita sin da subito e, nonostante non ne avesse ancora provati altri, lo sentiva già suo.
- E' questo Bessie, non ho alcun dubbio, - Joey guardò la sorella con quei suoi grandi occhioni blu che luccicavano per l'emozione aprendo la bocca in un largo sorriso.
Le faceva ancora uno strano effetto pensare che, il mese successivo, avrebbe detto “sì” al suo uomo, un “sì” che, ne era più che certa, sarebbe stato per la vita. Amava Pacey con tutta se stessa e, se possibile, sentiva di amarlo e di desiderarlo al suo fianco ogni giorno di più.
Mentre Joey rimirava con entusiasmo l'abito che aveva scelto senza alcuna esitazione, la sua mente tornò a quella sera in cui lui le aveva chiesto di sposarla e, senza rendersene conto, sorrise a quel ricordo non troppo lontano.
Pacey aveva organizzato una cena romantica a casa sua: aveva sparso nelle stanze decine di candele profumate e aveva cucinato per l'amata alcuni deliziosi piatti tipici italiani che sapeva essere tra i suoi preferiti. Terminato di mangiare le aveva poi proposto di fare due passi fino al molo, luogo a entrambi particolarmente caro visto che da lì, dove diversi anni prima era stata ormeggiata la True Love, la barca sulla quale avevano viaggiato per un'intera estate, tutto era cominciato.
Sin dall'inizio della serata Joey si era sentita strana, come emozionata per un qualcosa che sarebbe dovuto accadere da un momento all'altro, ma non riusciva a spiegarsi che cosa. Solo quando furono entrambi giunti a destinazione, mano nella mano, silenziosi e meravigliati dallo straordinario gioco di luci e colori che il tramonto stava loro offrendo, Joey intuì, non appena vide il compagno estrarre magicamente dalla tasca una piccola scatola in velluto a forma di cuore.
Le sue mani iniziarono a tremare per l'eccitazione, tanto che dovette chiedere a Pacey di aiutarla ad aprire il suo prezioso regalo; lui accontentò la sua richiesta, altrettanto emozionato ed anche un po' impacciato nel dover gestire un momento così importante mai vissuto prima. Si domandò nervoso per quale motivo nei film facessero sempre apparire tutto più semplice rispetto alla realtà.
Appena Joey scoprì la sua sorpresa, si mise una mano sulla fronte e sgranò gli occhi per lo stupore. Non poteva crederci: cinque anni che lei e Pacey condividevano la loro quotidianità e cinque anni che il suo compagno le ripeteva con ironia che non l'avrebbe mai sposata poiché non avrebbe voluto consumare tutti i suoi risparmi per uno “stupido diamante”, come lui lo definiva. In cuor suo Joey in realtà sapeva che quel giorno sarebbe prima o poi arrivato, doveva solo avere pazienza e attendere che Pacey prendesse coraggio e compisse il grande passo.
Rimasero immobili per una manciata di secondi: lei senza parole, con lo sguardo fisso su quella pietruzza scintillante, lui con la scatolina ancora tra le mani, incapace di compiere la mossa successiva che un attore, al contrario, avrebbe recitato alla perfezione in quelle commedie sdolcinate che Pacey non poteva guardare per più di dieci minuti senza ridere o prendere in giro le follie degli uomini innamorati.
E sì che di pazzie, un tempo, anche Pacey ne aveva fatte per la sua Joey...
- Pace, mi devi forse dire qualcosa? - sussurrò lei con un sorriso sghembo, cercando di rompere quell'imbarazzante silenzio.
Lui di tutta risposta fece un lungo respiro, prese tra le dita l'anello e cercò di infilarglielo senza successo: l'agitazione era tanta e, con la mano tremolante di lei, e la mano altrettanto incerta e poco ferma di lui, centrare l'anulare risultò per qualche istante un'impresa alquanto complicata. Al quarto tentativo il povero Pacey portò a termine la missione, strappando una risata alla sua compagna, la quale lo abbracciò forte e lo baciò con passione. Lui penetrò allora i lunghi capelli di lei con le dita, traendola a sé più che poteva, come avesse bisogno di sentire il suo corpo il più vicino possibile al suo poi, staccate le labbra, puntò lo sguardo in quei suoi grandi occhi da cerbiatta di cui si era follemente innamorato tempo addietro, cercando nel frattempo di raccogliere qualche pensiero.
- Jo, non potrei immaginare la mia vita senza di te. Voglio che tutto questo sia per sempre. Sposami... -
Joey non se lo fece ripetere due volte, lo baciò nuovamente e, avvicinando la bocca al suo orecchio, gli disse: - Che aspettavi a farti avanti? Non siamo mica più tanto giovani per certe cose sai... -
Gli strizzò l'occhio divertita poi aggiunse: - Sì, amore mio. Mille volte sì! -


- Joey?! Allora, lo prendiamo? - domandò Bessie, intuendo che la sorella si fosse distratta fantasticando con la mente.
- Come? -
- L'abito! Cosa intendi fare? Vuoi provarne un altro? -
- Oh no! Scelgo questo, assolutamente! Ho sempre desiderato un vestito così per il mio matrimonio, - esclamò Joey entusiasta per la scelta fatta.
Dopo aver chiesto alla sarta di apportare qualche piccola modifica e dopo aver scelto il velo adatto da poter abbinare, appena uscite dal negozio le due sorelle si abbracciarono a lungo commosse.

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La sera prima del matrimonio la futura sposa non era riuscita a rilassarsi neanche un minuto: erano passati a salutarla Jack e Doug e in loro compagnia aveva sorseggiato una bella tazza fumante di camomilla.
Era poi andato a farle visita suo padre, tanto invecchiato negli ultimi anni, il quale voleva vedere come la sua secondogenita stesse affrontando quelle ore così particolari. Mike Potter sapeva di aver fatto troppi errori nella sua vita, errori che lo avevano privato della gioia di veder crescere le sue bambine, ed era altrettanto consapevole che certi momenti non avrebbe più potuto recuperarli. Ecco perché, dopo essere uscito di prigione per l'ennesima volta, aveva fatto una promessa solenne a se stesso e alle proprie figlie: avrebbe finalmente fatto il padre e sarebbe stato per loro una figura responsabile e sempre presente, come non era stato capace di essere in passato.
Rimasero seduti sul divano per un'ora circa, a parlare di come la giornata successiva si sarebbe svolta.
Joey lo aveva pregato tempo prima di accompagnarla all'altare e, nonostante lui non si sentisse degno di ricoprire quel ruolo, non c'era stato verso di contraddire la figlia, e così aveva accettato la sua proposta con un pizzico di imbarazzo, ma allo stesso tempo con una enorme gioia nel cuore.
Mentre descriveva dettagliatamente al padre il programma del gran giorno, concordato dopo mesi e mesi di scrupolosi preparativi, Joey sorseggiava un po' nervosa una seconda tazza di camomilla, nel vano tentativo di riuscire a rallentare il battito del cuore troppo accelerato e nella speranza di riuscire ad appisolarsi almeno un paio di ore, per avere un viso il più fresco e riposato possibile la mattina seguente, al suo risveglio.
Aveva però il vago sospetto che i suoi buoni propositi sarebbero falliti...
Intorno alle dieci salutò suo padre che, prima di andarsene, le stampò un bacio affettuoso sulla fronte.
Non fece in tempo a rispondere ad un messaggio molto carino inviatole da Andie, la quale la avvertiva che era tornata dall'Italia apposta per stare vicina a lei e a Pacey in un giorno per loro tanto importante, che Joey fu distratta da un suono provenire dal computer: pensò dovesse essere arrivata un'e-mail.
Si diresse verso il suo portatile, abbandonato sul tavolo da pranzo, e controllò la cartella della posta in arrivo: un nuovo messaggio da parte di Dawson.
Infilò gli occhiali da lettura e, sistematasi sul divano, con il computer appoggiato sulle ginocchia, iniziò a leggere.

Cara Joey,

chi l'avrebbe mai detto che avresti raggiunto l'altare prima di me?

Sai, è da questa mattina che sento addosso una strana sensazione... Forse mi sto rendendo conto solo ora che stiamo diventando adulti, e la cosa devo ammettere che un po' mi spaventa. Le riprese di “The Creek” mi fanno in fondo rivivere ogni giorno una realtà oramai lontana, volata via tanto tempo fa.
Quando scrivo una nuova sceneggiatura, mi trovo a ripensare con malinconia a come eravamo tu, io, Pacey, Jen, Jack...
A volte vorrei fare un tuffo nel passato, altre volte invece mi sento fortunato ad aver già superato gli anni dell'adolescenza e, sapere di non dover più affrontare le problematiche tipiche di quell'età, mi dà un certo sollievo, ci credi?
Comunque, nonostante tutto, nonostante le difficoltà, nonostante i litigi, nonostante le incomprensioni e le delusioni vissute, mi ritrovo a dire che quelli sono stati gli anni più belli che io abbia vissuto e, in un'ipotetica seconda vita, rifarei tutto allo stesso modo, ne sono certo.
Non voglio dilungarmi troppo, immagino tu abbia altro da fare che leggere le riflessioni notturne di un instancabile nostalgico come me. Concludo dicendo che sono fiero di te, Joey, davvero, e sono felice che tu e Pacey possiate scrivere il lieto fine della mia futura (e spero ancora lontana) ultima serie di “The Creek”. Vi auguro il meglio, con tutto il cuore.

Un abbraccio,

tuo Dawson

 

P.S. Ti allego questa fotografia, trovata poco fa curiosando tra le vecchie cartelle del mio pc.
Guardaci... Ne abbiamo fatta di strada da allora, eh?



  
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