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Autore: Stella_e_Lexy    27/01/2014    5 recensioni
Un soporifero paesino dell' Ontario, è lo scenario di numerose morti.
Troppi segreti, troppe voci troncate, troppe vite spezzate.
Troppo terrore.
Tutto ciò crea un velo di morte e paura.
Un pazzo, che ragiona troppo bene per essere definito tale.
Un assassino sadico e crudele, un incubo che diviene realtà
Gwen Smith, poliziotta infallibile.
Duncan Evans, spia intelligente.
Rivali per la vita.
Compagni di un macabro gioco, che non conosce pietà.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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THE GAME Siamo il duo Stella_e_Lexy.
Io sono Stella, e penso che già mi conosciate, per le mie due long in corso "Buoni(falsi) e cattivi" e "Buio"
Lexy porta avanti la sua altra long "la prncipessa delle nevi"
Io e Lexy siamo socesister, due grandi DxG, amanti del mistero e della suspance.
Vi proponiamo questa fic, sperando che sia di vostro gradimento.
*si inchinano*
Avvertenze: per una conversazione ho preso spunto da una scena di un film.



                                     ...THE_GAME...   

Non so più che pensare,
perché da oggi la mia ragione non esisterà più.
Da oggi, io, faccio parte del gioco più sadico che possa esistere.
Da oggi, ci partecipo per sopravvivere.
E' da oggi, che tutto avrà inizio.
Non ci si può preparare per tutto questo, ed ora mi travolgerà come un fiume in piena...



Accarezzò piano la lama del coltello, dove la luna rifletteva la sua pallida luce, illuminando così anche il suo volto, rendendo visibile il suo ghigno malvagio, che la vittima impresse bene nella sua mente.

"Respira piano, lo stretto necessario, non deve pensare che siamo qui."

Ed erano solo degli illusi, se pensavano davvero di scampare alla sua furia omicida.
Si rizzò bene in piedi, levandosi la sua maschera, che tutti, nessuno escluso, conoscevano per il "volto diabolico dell' assassino", permettendo al suo viso di mettersi ben in mostra, una piccola concessione che donava alle sue vittime, prossimi cadaveri.

"Almeno, devono sapere chi è stato a farli fuori."


Era un assassino corretto, si poteva anche dire per sdrammatizzare quella situazione, che poneva chiunque a disagio.
La donna tremava, una reazione di puro terrore, che gli era assolutamente nota.
Aveva posto fine alla vita di persone su persone, vittime innocenti, ai quali un' intera vita cominciava con l' aprirsi, e così, neppure a cominciarla, veniva spezzata.
Il loro respiro troncato con una mossa secca, il loro corpo dissacrato fino all' ultimo.

Una risata risuonò nel silenzio assoluto, per poi affievolirsi sempre di più, riducendosi in brevi respiri, che scandirono gli ultimi secondi della giovane.

"Il suo marchio è la distruzione, rende irriconoscibile chiunque, basta solo qualche sua abile mossa."

E con grande maestria, le coprì la bocca con il palmo della mano, non ricevendo nessuna reazione.
Era sempre così, combattevano, ma poi venivano sopraffatti dalla fine.
Perché questo rappresentava; la fine.

"Si dice che quando si sta per morire, si rivive tutta la propria vita all' indietro.
Ma invece, si pensa solo ad una breve e coincisa frase
-Sto per morire, sono nella merda, sono finito e non ho più forze.- "

Fece salire la mano, posizionandola anche sul naso, impedendole il respiro, poi rivolse il suo sguardo alla cornetta del telefono, l' alzò, guardando intensamente il filo, per poi avvolgerlo attorno alla gola della poveretta, e tirare con tutto se stesso.
Le esili dita della donna, si insinuarono tra la cordicina, cercò di liberarsi da quella stretta fatale, fallendo miseramente, avvertendo il respiro venirle a mancare, e il sangue salirle alla testa.
Cadde in ginocchio, come se le gambe le si fossero spezzate, facendosi assalire da un totale senso d' accasciamento.

Era finita...

Il suo cuore si riempì d' orgoglio e di soddisfazione.
Un perverso piacere lo inondò.
Con la punta della lingua si inumidì il labbro superiore, afferrò la donna, ormai priva di vita, e la rese irriconoscibile.
Posizionò la lama del coltello sulla fronte, facendola scivolare fino al petto, lì, dove si trovava il cuore, che pochi secondi fa ancora batteva.
Sorrise sadicamente alla visione di un palo della luce...


The Game, il gioco ha inizio...

Le sirene della polizia risuonavano nell' aria, infrangendo, con il loro suono, premonitore di grandi disgrazie, la magica atmosfera che le prime luci dell' alba creavano usualmente.
Un paesaggio calmo e tranquillo.
Un paesaggio, che ne apriva un altro, sanguinario e scenario della crudeltà più feroce che potesse esistere.
Un esile corpo svolazzava appeso ad un lampione, proprio come una bambola di pezza.
Piano, una donna scese dall' auto, lasciando che una smorfia disgustata le riempisse il volto.
Lei era stata abbastanza forte, ma era testimone della cattiveria che precedeva quelle visioni terribili e avvilenti

" -Chi sei?- Aveva appena alzato la cornetta del telefono, rispondendo con un educato -Pronto.- Per poi sentire una voce cammuffata dall' altro capo, una voce da brividi
-Mh? Chi sono io? Chi sei tu? Non mi va di stare al gioco di stupidi scherzi.- Infastidita, stava per chiudere la chiamata, ma la voce la richiamò, inducendola, come se l' avesse ipnotizzata, ad ascoltare
-Che stai facendo?- Emesse una breve risatina, perché non assecondare? Almeno si sarebbe divertita un po'
-Sto per guardare un' horror!- Rispose allegramente
-Allora ti piacciono gli horror, mh...- La voce si faceva più dubbiosa
-Sì, ma vanno a finire sempre allo stesso modo, c'è una biondina scema che viene ammazzata, ed un assino pazzo che viene catturato per un errore del cazzo, che di sicuro poteva risparmiarsi! E' un insulto all' intelligenza!- Una risata inquietante le levò le parole di bocca
-Oh, tutti gli stessi errori, quindi? Come ti chiami?-
-Perché dovrei dirti il mio nome?-
-Perché voglio sapere chi sto guardando...-
Lei abbassò di scatto il telefono, assalita da un ispiegabile terrore.
Girò in tondo, mentre il tremore alle gambe accentuava sempre di più.
Ed ecco l' ispiegabile, le finestre si ruppero, facendo si che tutti i vetri si disperdessero per la camera.
Fu afferrata violentemente, ma una forza, nata chissà da dove, le permise di scappare..."
Ed era stato allora, che quel sadico gioco era iniziato.

Scosse la testa, abbandonando quei pensieri angoscianti, dirigendosi a passo svelto e sicuro verso la scena del crimine, trovandoci soggetti poco desiderati
-CHE CI FATE QUI?- Urlò velenosamente, digrignando i denti e spingendo un ragazzo.
Sentì una lieva presa sulle spalle, mani possenti che la bloccarono
-LASCIAMI AL! IO A QUELLO LO FACCIO FUORI! AHHHH!-
Si fermò, scrutando con quei suoi grossi occhioni color ebano la figura che gli stava davanti, che sorrideva sghemba
-Non mi sembra il caso, Gwen!- La riprese il ragazzo, alto e prestante, che cercava di allontanarla dal motivo della sua esasperazione
-Stai a sentire il tuo amichetto, questo caso è tuo, quanto mio!-
-Evans...- Sibilò carica d' odio
-Smith!- Esclamò con falsa simpatia.

Rivali per la vita, due animi forti e vigorosi, due potenze che sempre si sarebbero scontrate, un esplosione di carica.

Si avvicinarono, guardandosi, lui ghiacciandola con i suoi occhi cobalto, lei petrificandolo con le sue iridi color pece.
Magari si potesse uccidere con un solo sguardo, a quest' ora sarebbero entrambi in fin di vita.

-Dai Duncan, finiscila!- Un ragazzo sbucò da dietro le spalle del moro, era alto, capelli rossi, ed un paio d' occhi nocciola
-S-Scott, lasciami metterle le mani addosso, LA SFIGURO!-
Alzò il tono della voce, avvicinandosi pericolosamente all' avversaria, che l' accolse senza timore.

Rivali, per la vita.
Compagni, in un gioco che non avrà fine.
Ignari, di tutto ciò che si abbatterà si di loro.


      
                                             
  
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