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Autore: Fantine March    26/11/2004    1 recensioni
Spero di non aver creato un'odiosissima Mary Sue, ma se l'ho fatto, credetemi, non era nelle mie intenzioni! Il capitolo, per i miei gusti, ha un ritmo troppo veloce, ma se andrete avanti, spero di non deludervi!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The evil and the good fall in love cap. 1 “Ciao Lizzie, ci vediamo domani per andare a scuola”. Fantine aprì il cancello di casa dopo aver salutato la sua migliore amica, Lilian Allein, detta Lizzie. Fantine March, la nostra protagonista, era una splendida ragazza di 18 anni, dai capelli corvini lunghi fino alla vita, che le incorniciavano il viso dalla pelle finemente rosata, che faceva risaltare due bellissimi occhi blu scuro.( Avete presente Arwen di LOTR? Be’, più o meno è così!) Ma lasciamo la parola ad un vero scrittore per descrivere la sua enorme bellezza: “La sua lucente capigliatura, perfettamente proporzionata, inquadra i contorni armoniosi delle guance delicate e bianche, splendenti di tersa freschezza. Le sopracciglia d’ebano hanno la potenza e la forza di Kama, dio dell’amore, e sotto le lunghe ciglia di seta, nella pupilla nera dei grandi occhi limpidi, nuotano come nei laghi sacri dell’ Himalaia i riflessi più puri della luce celeste. Delicati, regolari e bianchi, i suoi denti risplendono tra le labbra ridenti come gocce di rugiada nella corolla appena schiusa di un fiore di melograno…” (Jules Verne, Il Giro del Mondo in 80 Giorni). Quando la ragazza varcò la soglia della sua dimora, la trovò in uno strano ordine, da far invidia ad un museo. “Come mai tutto questo ordine, Avril?” chiese Fantine alla sorella maggiore. Dalla porta della cucina spuntò Avril: era una ragazza sui vent’anni, dai lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle e che andavano a incorniciare il visino dalla pelle bianca sul quale spiccavano due occhi castani. “Fantine, com’è andata a scuola?”. La sorella le rispose: “Bene, grazie, ma come mai tutto questo ordine? Vuoi far piovere?” Avril sgranò gli occhi e assunse un’aria sbalordita: “ma non ti ricordi che oggi è il ventesimo anniversario di mamma e papà?”. I loro genitori erano, a detta di Fantine, due persone squisite. La madre, Cosette, era brasiliana, di Rio de Janeiro, ma quando conobbe suo marito, Jack, si trasferirono nella loro attuale dimora a Bristol. “ Be’, è un pensiero carino da parte tua, non ti facevo così affettuosa”. “Comunque Fantine oggi il papà e la mamma tornano dal Brasile e tutto deve essere perfetto”. La ragazza le rispose, con tono vagamente strascicato: “Ok! Ma per cambiare argomento, dove hai messo le mie ciabatte? Sono nello sgabuzzino?”. “E dove vuoi che siano?”. Fantine si avviò verso lo sgabuzzino e quando ne toccò la maniglia, sentì uno strappo dietro l’ombelico e, dopo un vortice di suoni e colori, si ritrovò spalmata su quello che sembrava…un castello! Fantine si guardò intorno disorientata e vide che il corridoio nel quale era stata catapultata era ornato da sinistre armature e da quadri che…si muovevano!!! Pensando di sognare, Fantine arrancò all’indietro decisamente impaurita, finché non sentì qualcosa sotto al suo piede. “Ahia, stai attenta”. Fantine si voltò e si voltò e vide che il ragazzo al quale aveva pestato il piede, aveva, incorniciati dagli occhiali rotondi, dei penetranti occhi verde smeraldo, capelli neri e ribelli, sotto la cui frangia spiccava una cicatrice a forma di saetta: Harry Potter. Fantine gli chiese in tono terrorizzato “Scusa, mi sapresti dire dove sono finita?”. Il ragazzo parve vagamente accigliato e rispose, come se fosse la più ovvia che si potesse immaginare: “Nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!”. Ci volle un po’ prima che l’assurdità dell’affermazione colpisse nel segno, ma il ragazzo non aspettò obiezioni e la portò da una persona ”che sicuramente avrebbe capito”, come le spiegò lui. Percorsero svariati corridoi carichi di armature e quadri analoghi a quelli precedenti prima di arrivare davanti ad un imponente gargoyle di pietra, al quale Harry disse “bacchetta di liquerizia”. Questo si fece da parte, rivelando una grande scala di pietra che li condusse ad un immenso portone di legno massiccio. I due ragazzi entrarono così nell’ufficio di Silente. Quest’ultimo era comodamente seduto dietro alla sua raffinata scrivania. Harry si arrischiò a parlare: “Professor Silente, ho qui una persona che, be’…non so spiegarle…”. Il preside si girò verso Fantine e disse: “Bene, è lei signorina?”. La ragazza gli raccontò un po’ della sua famiglia e di come fosse arrivata ad Hogwarts. Al termine del “monologo” Silente le chiese se i suoi fossero i genitori naturali. ”No, mi hanno adottata quando ero ancora in fasce, perché mi avevano trovato sul ciglio di una strada” fu la risposta di Fantine. Il preside le disse: “Infatti posso affermare a dovere che tu sei figlia di un mago e di una strega, James e Lily Potter.”. Fantine sentì Harry sussultare e stringerle forte la spalla e sussurrò :”Ma allora è mia sorella..”. Silente riprese :” L’ho capito perché assomigli loro tantissimo nei modi di fare. Inoltre sei una creatura magica molto particolare: una fata. In tutti i tempi magici ne possono esistere solo tre, e tu sei la terza. Le altre due fate erano la fata Viviana, la consorte di mago Merlino e la fata Morgana, la sorella di re Artù. Vedi, le fate sono molto potenti e tu, proprio perché sei la terza, sei la più potente. Ogni fata ha un proprio scopo lo devi scoprire da sola.” To be continued
  
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