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Autore: LeelooMolko    27/01/2014    4 recensioni
Ancora una volta è Stefan a salvare Brian dal suo mondo di autodistruzione...
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Molko, Stefan Osdal
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brian sente l’oscurità ghermirlo con gli artigli avvelenati di un demone. Gli sembra di impazzire. Vorrebbe gridare fino a squarciarsi i polmoni, distruggere tutto ciò che ha intorno compreso se stesso, e poi dissolversi per sempre in quel buio viscoso come sangue. La solitudine gli blocca il cuore in una morsa ferrea sotto le costole e lui preferirebbe strapparselo via dal petto piuttosto che continuare a soffrire così. Com’è arrivato qui? Cosa deve fare per spezzare queste catene? La droga non gli basta più. Il sesso non gli basta più. Suonare, cantare fino a perdere la voce … non è mai abbastanza.
Brian si lascia cadere sul letto, cercando di domare il grido di bestia che gli rimbomba tra le ossa. Affonda la testa nei cuscini, sente un profumo sconosciuto, estraneo. Non ricorda nemmeno più chi è stato l’ultimo a dormire con lui in quel letto. Una donna. Un uomo. Forse nessuno. Forse è sempre stato solo.
Si pianta le mani tra i capelli, si strappa alcune ciocche. La vista inizia ad appannarsi, una cortina tremolante gli scende sulle pupille e gocce vitree iniziano a cadere sulla stoffa tesa tra le sue ginocchia, su quello stupido vestito che lo fa sentire così tanto a suo agio.
Inizia a singhiozzare sempre più forte, senza riuscire a trattenersi. Gli sembra quasi di annegare nelle sue stesse lacrime, un torrente in piena d’acqua e trucco che spera lo porti via per sempre. La stanza inizia a vorticare attorno a lui, la testa gli gira in quel vortice assurdo di moquette ammuffita e buio stagnante; si sente svenire, morire. La vita fluisce via dal suo corpo lasciando solo un fantoccio afflosciato. Sta morendo forse?
Improvvisamente si risveglia. Sta fissando un soffitto corroso dall’umidità e non un cielo stellato e infinito. Le lacrime si sono asciugate sulle sue guance, donandogli l’aspetto di una bambola di porcellana, rovinata ma pur sempre bellissima. Sbatte le palpebre un paio di volte come se stesse vedendo il mondo per la prima volta e solo in quel momento si accorge della mano che sta stringendo la sua, il calore del corpo contro il suo fianco, il respiro regolare che spezza il silenzio della stanza e del suo cuore. Non l’ha sentito tornare a casa, non saprebbe dire da quanto tempo è sdraiato lì di fianco a lui, docile e premuroso come un cagnolino. Sicuramente l’ha sentito piangere ed ha aspettato che si addormentasse soffocato dal suo stesso dolore per andare a dargli il suo muto sostegno. Brian sa che Stefan è incredibilmente timido e riservato, un carattere che stride con la statura imponente e l’energia di un vulcano.
La mano dell’amico è incredibilmente calda e quel calore sembra arrampicarsi su per il suo braccio fino a inondargli il cuore di un tepore rassicurante. Ora non piange più. L’oscurità si è ritirata, sconfitta, in un angolo della sua mente. La bestia ha smesso di gridare tra le sue ossa lasciando posto a un silenzio assoluto e quasi assordante.
Fissa il petto di Stefan alzarsi ed abbassarsi, la sua espressione assopita, le labbra socchiuse e lievemente screpolate. Sente che potrebbe stare lì, mano nella mano con lui per sempre. Chiudere la porta sul mondo esterno, quella giungla agonizzante, e dormire tutta la vita tra le sue braccia e nient’altro. Avvicina la bocca al suo orecchio, muovendosi cautamente per non svegliarlo. –Grazie- gli dice in un sussurro, poi sorride. Stringe più forte la sua mano e in quel momento decide che non l’avrebbe lasciata mai più.
  
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