Anime & Manga > No. 6
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Autore: Etiell    27/01/2014    0 recensioni
"Starai bene." Avevano sussurrato le sue labbra quel giorno. Il punto era che io bene non stavo di certo. Ogni momento ho sofferto per la mancanza della sua presenza al mio fianco perché è impossibile provare felicità quando si è privi di una parte di noi stessi. E avevo bisogno di lui, ogni giorno di più.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nezumi, Shion
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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COLD. BUT I'M STILL HERE

Anche quella sera, come orami di consueto in quella stagione, si pregustava l'arrivo di un temporale accompagnato dal fresco crepuscolo di inizio settembre, quando ancora si assapora l'odore dell'estate e nel cuore si percepisce già il sapore dell'autunno. Il sole aveva da poco abbandonato l'orizzonte lasciando il cielo, già appesantito dalle livide nubi, libero di sprofondare in una plumbea oscurità. Mi avviai verso la finestra, cominciando ad osservare la grigia natura circostante prepararsi  all'arrivo dell'imminente tempesta. Le foglie degli alberi si agitavano come topi in trappola sotto il meticoloso soffio di quell'indomito vento. Ma volevo ascoltare meglio tutta quell'irrequietezza, cercando di trasmettergli anche un po' della mia. Aprì l'anta e corsi svelto sul terrazzo, come avevo sempre fatto. Una sola cosa era cambiata, il motivo per cui lo facevo. Da quel fatidico 7 settembre del 2013 ogni volta che assaporavo quell'aria pungente e carica di elettricità, lo facevo al solo ed unico scopo di rivederlo. Sì, lì fuori, sul balcone. Come l'ombra di un fantasma perduto da tempo. O come Romeo, quando nell'impeto del suo amore, dichiara alla sua Giulietta che lo ammira dall'alto, i suoi sentimenti. Sono quattro anni che continuo ad aspettare, ma il mio Romeo ancora non si era fatto vivo. Lui mi aveva lasciato concedendomi quell'ultimo e triste bacio seguito da una promessa. "Starai bene." Avevano sussurrato le sue labbra quel giorno. Il punto era che io bene non stavo di certo. Ogni momento ho sofferto per la mancanza della sua presenza al mio fianco perché è impossibile provare felicità quando si è privi di una parte di noi stessi. E avevo bisogno di lui, ogni giorno di più. Avevo bisogno dei suoi occhi, grigi come il cielo dopo il tramonto, del suo caldo abbraccio, delle sue parole e persino del suo carattere spontaneo e cinico.  Come sempre le lacrime cominciarono a scendere e quel giorno, proprio nel momento in cui le prime gocce di pioggia si facevano strada attraverso le scure nuvole, come se volessero accompagnare il mio pianto e non lasciarlo solo. Rientrai nella stanza sentendomi sciocco a credere di poterlo riavere vicino. Quanti temporali c'erano già stati da quando l'avevo visto l'ultima volta? Tanti, sicuramente troppi e mai, nemmeno la sua ombra, era apparsa tra le buie mura della mia stanza. Molti tendono a dire che il tempo passando riesca a farci dimenticare chi abbiamo amato. Il punto è che io non sono molto d'accordo con quest'affermazione. Se hai amato veramente, anche solo per poco, non lo puoi dimenticare e difatti io non ci riuscivo, non volevo, non potevo. L'unica cosa che ogni tanto riusciva a consolarmi era guardare il cielo di notte, stendermi sotto l'infinito mare di stelle e pensare che da qualche parte anche lui stava facendo lo stesso. Riuscivo così a convincermi che, nonostante la lontananza, almeno eravamo sotto lo stesso cielo.
Mi tolsi la maglia, inumidita dalle prime gocce di pioggia e la ripiegai sul letto. L'aria gelida proveniente dalla finestra si faceva strada lungo la mia nuda schiena, pungendo quasi al punto da farmi male. Fatto sta che tutt'un tratto quel dolore sparì, accompagnato da un forte calore ed un profumo intenso e dolce allo stesso tempo. Un odore rassicurante ma con un briciolo di violenza, quel sapore che aveva lo scopo di ricordarmi quanto la vita sia un'immensa avventura se vissuta assieme a lui. E in quel momento mi accorsi che il tepore percepito proveniva da un corpo saldamente appoggiato alle mie spalle, assieme a due candide mani strette ai miei fianchi. Il mio respiro cominciò a farsi affannoso seguito subito dai battiti del cuore, diventati indisciplinati e frenetici. Ma io  non volevo crederci perché se girandomi non lo avessi trovato avrei provato un infinito dolore, quello che ti distrugge dentro. Avevo talmente tante volte immaginato quel momento che, questa volta, poteva essere tranquillamente la mia mente intenta a giocarmi un brutto scherzo.
«Ciao, Shion!» Quella voce, era la sua ne ero sicuro ma ancora il dubbio percorreva le mie vene come un veleno intento a non lasciarmi andare. Le mie labbra non si mossero. Io non mi mossi, cercando con tutto me stesso di afferrare quel nitido sogno. Fu una mano a ricordare al mio corpo come ci si muoveva, una mano che posandosi sulla mia spalla, riuscì a voltarmi completamente. Due occhi grigi si posarono sui miei, arroganti, decisi, pronti a raggiungere persino la mia anima. E c'era quel sorriso, duro ma confortante che riusciva sempre a portare luce nelle giornate più cupe.
«N-Nezumi…» riuscì a pronunciare contrastando la volontà della mia voce, ostinata a non lasciare la mia gola.
«Mi ero sbagliato» Il rimorso nella sua voce accompagno la sua sottile mano tra i miei capelli «ero convinto che saresti stato bene. Sono stato stupido a fidarmi di te» Abbassò lo sguardo, mortificato, ferito stringendomi le spalle quasi da far male.
«Potrai mai perdonarmi, Sion?» Se non lo avessi conosciuto, avrei giurato di vedere una piccola lacrima cadere dal suo occhio sinistro. Era pentito, consapevole di avermi ferito, di avermi fatto vivere in un mondo in perenne ombra, un mondo oscuro e privo della felicità. Quel sentimento che poteva essere vivo solo accanto a lui.
Le sue braccia si buttarono attorno a me, stringendomi avidamente, come se non volesse lasciarmi andare mai più. Sentivo il mio cuore ancora in balia delle emozioni che bramava di provare nuovamente le sensazioni che riuscivano a nascere dal contatto con le sue labbra. Non indugiai oltre e lo accontentai. Lo strinsi in quel bacio che troppo era rimasto assopito sulla mia bocca, dormiva trepidante nell'attesa di colui che l'avrebbe risvegliato dall'oblio. E sentivo ancora il suo sapore, il suo caldo respiro sul mio viso, ricolmo di ogni suo sentimento. Le parole dolci, non erano il suo forte, ma il linguaggio del suo corpo esprimeva perfettamente ciò che aveva dentro. Dopo qualche minuto le nostre labbra si allontanarono, lentamente, con una calma infinita. Aprii gli occhi e cominciai a guardarlo, a riprendere dentro la mia memoria quel viso che quasi per niente aveva subito cambiamenti. La sua mano si mosse fino a raggiungere i miei capelli. Li accarezzò, passando le lunghe ad affusolate dita tra gli argentei ciuffi.
«Ed ora che succederà?» Riuscii a sussurrare dopo poco.
«Cosa intendi dire?»
«Te ne andrai di nuovo? Sarò costretto a perderti ancora.» Lui mi guardò per pochi secondi, poi si voltò dirigendosi a lenti passi verso la finestra. respirò, fece un respiro profondo, assaporando il vento di quella fredda serata di fine estate.
«Tu non hai ancora capito una cosa, Shion. Per quante volte io me ne possa andare, una, dieci, cento volte, non ci separeremo mai del tutto. Perché io e te siamo perfettamente come la riva del mare e le onde. Loro cercano sempre di lasciare la spiaggia ma, incondizionatamente ed eternamente, sono destinate a ritornarci.»



 
 
  
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