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Autore: telesette    28/01/2014    0 recensioni
Kurenai chinò il capo affranta.
Anche lei avrebbe voluto tornare subito in azione, per proteggere il proprio villaggio e in memoria di Asuma che non poteva più farlo, ma era anche consapevole dei propri doveri e responsabilità come madre.
Gai parve indovinare il suo pensiero e, comprendendo appieno il disagio negli occhi di lei, si fece subito estremamente serio in volto...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gai Maito, Kurenai Yuhi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non portiamo il nostro dolore da soli
( immagini tratte da internet )

 

- Ho saputo del tuo allievo, Gai - mormorò piano la maestra Kurenai, mettendo da parte il proprio dolore, per condividere in modo doveroso il lutto recente dell'amico Maito.

Da che Asuma era morto, Kurenai era solita rivolgere la parola al prossimo assai più raramente. La perdita dell'uomo che amava, nonché padre di suo figlio, recava segni fin troppo visibili nel suo sguardo triste.
Pur senza nulla togliere alla bellezza straordinaria del suo volto, Kurenai Yuhi era cambiata molto, a seguito degli ultimi accadimenti.
Certo, la morte di Asuma Sarutobi era la più difficile da accettare, per lei.
Ma anche la crudeltà della guerra in sé, con tutte le vittime ingiustamente sacrificate, era motivo di sofferenza profonda. Quel tipo di sofferenza che, una volta asciugate tutte le proprie lacrime, resta ad attanagliàre il cuore e la mente di chiunque nella morsa dei ricordi e dei rimpianti.
Kurenai questo lo sapeva bene.
Il dolore personale non l'aveva resa egoista ed insensibile verso quello degli altri, al contrario, le aveva aperto gli occhi su molte cose. Ora infatti era in grado di vedere con maggiore chiarezza la fragilità dei sogni, dei progetti e delle speranze di un'intera vita... destinate perlopiù ad infràngersi incontrovertibilmente contro le ingiustizie della vita stessa.
La guerra si era portata via molto.
Si era portata via: gli affetti, i sorrisi, gli amori...
Aveva diviso gli uomini e le donne dai propri cari.
Strappato i figli alle madri.
Devastato in un attimo ciò che, in Natura, richiede anni per esistere.
E mentre pensava a questo, pure angosciàndosi della propria impotenza, Kurenai poteva solo dirsi vicina a coloro che rimanevano.

- Mi dispiace per Neji - disse. - Hai tutte le mie condoglianze...
- Grazie - sorrise Gai debolmente. - E tu, come stai, tuo figlio sta bene?

Kurenai annuì.

- Volevo ancora ringraziarti: so che sei stato tu a proporti, per assumere anche gli incarichi in mia vece oltre ai tuoi, e non so davvero come...

Gai socchiuse gli occhi, sottolineando con una smorfia che non era il caso.

- Kurenai - esclamò. - Tra amici, non servono ringraziamenti: nessuno ci obbliga ad aiutarci, facciamo solo ciò che sentiamo il bisogno di fare; un sorriso o una parola gentile, ti assicuro, è più che sufficiente!

Kurenai arrossì leggermente di commozione.

- Ti inviterei a bere qualcosa, ma forse non è il momento...
- Al contrario - rispose Gai. - Fa bene parlare con qualcuno, specie quando si ha l'occasione per sciacquarsi di bocca la polvere del viaggio!

Entrambi andarono a bersi una tazza di té fumante, presso uno dei locali all'aperto sulla strada principale del villaggio, e si scambiarono informazioni riguardo gli accadimenti svoltisi sia entro le mura di Konoha che al fronte di guerra.
Parlarono molto poco, in realtà.
Non c'era molto da dire, del resto, dato che i rapporti venivano comunicati regolarmente ogni giorno. Tuttavia anche solo la reciproca compagnia, seppure per poco, era motivo di sollievo per entrambi.
Gai e Kurenai si conoscevano da tanto tempo e, a prescìndere dalla compatibilità o meno dei rispettivi caratteri, erano sempre andati oltremodo d'accordo rispettandosi a vicenda. Mentre parlavano, mettendo più o meno da parte le cose spiacevoli, Gai si premurò di chiedere circa lo stato di salute di Kurenai e di come cresceva suo figlio. Il piccolo era perfettamente in salute, un bambino dolcissimo, seguito costantemente dalle amorèvoli cure della madre e della sua bàlia.

- Come passa il tempo - fece Gai con un sospiro.

Kurenai sbarrò gli occhi perplessa.

- Mi stupisce, detto da te, un simile commento... Non eri tu a sostenere la filosofìa della giovinezza sempiterna?
- Ah ah, è vero hai ragione - fece Gai passandosi una mano dietro la nuca con noncuranza. - Il fatto è che, a dispetto delle energie che hanno da vendere, questi ragazzi crescono sempre più in fretta di quello che pensiamo... Prendi i nostri allievi, ad esempio: arrivano a noi poco più che bambini e, prima che ce ne rendiamo conto, sono quasi più adulti di noi nelle circostanze!
- Parli di Tenten e Rock Lee? - domandò Kurenai - Come hanno reagito, alla morte del loro compagno?
- Come chiunque, al loro posto: sanno che il dolore li accompagnerà per tutta la vita ma, per rispetto e lealtà nei confronti di Neji e di tutti gli altri, preferirebbero strapparsi un braccio piuttosto che abbandonarsi a delle lacrime che non lo riporteranno in vita!
- Scusami, non dovevo chiedertelo...

Kurenai chinò il capo affranta.
Anche lei avrebbe voluto tornare subito in azione, per proteggere il proprio villaggio e in memoria di Asuma che non poteva più farlo, ma era anche consapevole dei propri doveri e responsabilità come madre.
Gai parve indovinare il suo pensiero e, comprendendo appieno il disagio negli occhi di lei, si fece subito estremamente serio in volto.

- Kurenai - esclamò, sfiorandole la mano. - Finché abbiamo qualcuno o qualcosa da proteggere, non siamo mai soli a portare il peso del rispettivo dolore!
- Gai, io...
- Lo so, non ti preoccupare - proseguì la Bestia Verde, in tono più che comprensivo e accoràto. - La morte di Asuma è più forte in te, che in chiunque altro di noi; così come molti adesso soffrono la scomparsa di Neji, più di quanto non stia facendo io; e tutti coloro che hanno perso un proprio congiunto, una persona estremamente cara, vivono ora quel dolore straziante che stringe il cuore e rende amaro anche il ricordo più dolce che abbiamo di loro... Ma non siamo obbligati a portare i nostri pesi da soli: Konoha è la nostra casa, la nostra famiglia, e il dolore può essere condiviso... perché ognuno di noi abbia la forza di rialzarsi, per guardare avanti alla vita, anche per loro!

Kurenai tacque.
C'era del vero, i quelle parole, anche se non era facile da accettare come consiglio.
Quello che Gai stava cercando di ricordarle era che la morte di Asuma era un fatto, non si poteva né doveva esserne cancellato in alcun modo il ricordo, ma che nessuno la obbligava a sostenere quel pesantissimo lutto da sola.
Tutti al villaggio, nell'incubo di una guerra terribile e spietata, avevano perso qualcuno.
Nessuno poteva fare nulla per chi, ogni giorno, era destinato a morire.
Ma coloro che restavano potevano darsi reciprocamente l'aiuto e il sostegno per continuare a vivere.

- Gai - proruppe Kurenai con un filo di voce. - Lo so che le tue intenzioni sono buone ma... Le mie ferite sono fresche, ho bisogno di tempo prima di potermi appoggiare di nuovo a qualcuno...
- No, ti prego, non fraintendermi - aggiunse subito Gai, resosi conto dell'equivoco. - Non ti sto chiedendo questo, e nessuno dovrebbe chiedertelo: ti sto solo offrendo il mio aiuto, per quello che posso ovviamente, e non intendo oltrepassare alcun limite con te... se capisci cosa intendo!

Kurenai sorrise riconoscente.

- E' bello conoscerti, Gai - mormorò sincera. - Sei un'ottima persona!
- Modestamente!

FINE

   
 
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