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Autore: dramaqueen_    28/01/2014    3 recensioni
Crossover TVD e TO. Tutto ciò che è scritto è frutto di un mio viaggio mentale, quindi ovviamente è qualcosa che non accadrà mai nella serie Tv. La storia di come la famiglia degli originali affronterà l'arrivo della bambina, osservando vari punti di vista.
L'arrivo della piccola erede di Klaus Mikaelson cambierà in bene i protagonisti?
Rebekah si avvicinò al letto, sorridendo alla ragazza: "Come la chiamate?" domandò, ignorando il cambiamento d'umore del fratello. Hayley osservò il viso della figlia e sospirando scosse la testa, senza una risposta. "Charlotte" tutti i presenti si voltarono verso Klaus che non aveva smesso di guardare la neonata per un secondo. Hayley sorrise, ed annuì: "Ciao piccola Charlie" mormorò, posando leggera le labbra sulla sua fronte. Klaus sorrise per la prima volta da quando era entrato nella stanza: aveva una figlia, una nuova famiglia.
[Klaroline, Haylijah, Rebel]
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rebekah aprì gli occhi, la luce diretta del sole la accecò per un attimo, ma la sua vista da vampiro si abituò subito alla luminosità eccessiva. Si portò una mano sul volto, sentendo la pelle fresca e liscia delle guance sotto al tocco delle sue dita. Non potè fare a meno di sorridere: era  passato un mese da quando si svegliava in quella bellissima stanza completamente decorata in legno chiaro, ed ogni giorno era sempre più felice. Non aveva mai provato una sensazione tale, ogni volta ci andava vicina, ma non aveva mai raggiunto quei livelli. Le era sempre stato impedito di provare "felicità", e non aveva mai capito perchè. Perchè Niklaus, il suo stesso fratello, le aveva proibito di vivere una tale emozione? La gioia che provava ogni volta che apriva gli occhi e si trovava in quella stanza era indescrivibile. Un sorriso le apparve sul volto, impossibile da evitare. Ma un pensiero, un piccolissimo pensiero, inziò ad annidarsi nella sua mente, ricordandole qualcosa di molto spiacevole. L'ultimo giorno. Era l'ultimo giorno del suo breve viaggio tra i principali stati europei. Aveva visitato la Spagna, le sue montagne e le sue città ancorate alle tradizioni. La fredda Germania, dove aveva nuotato nel mare del Nord, sotto gli occhi meravigliati della gente. E l'Italia! Oh, l'Italia, con le sue campagne, le sue colline, le sue chiesette e le sue rovine romane, e non solo. Un luogo pieno di ricordi e segni dell'intelletto umano. Ogni volta che camminava tra le stradine di campagna, ricordava come era solita passeggiare con le sue dame di compagnia, in tempi lontani che teneva da parte nella sua memoria, poichè tutti collegati ad inevitabili eventi spiacevoli. Era da un mese che si trovava in Francia, sulla Costa Azzurra. La madre delle colonie francesi in america, prima padrona assoluta di New Orleans, l'impero tanto ambito e reclamato da suo fratello. 
Sospirò, voltandosi verso la parte opposta del letto, trovandola vuota. La fronte liscia della ragazza si increspò di piccole rughe, mentre si guardava attorno cercando dove potesse essere andato. La porta finestra che affacciava sulla parte esterna della casa era aperta e una leggera brezza sollevava la tenda sottile, facendola danzare. Rebekah si alzò dal letto, la camicia da notte di raso bianco le ricadde sulle gambe, ed uscì fuori, ammirando il panorama: il mare cristallino della costa francese splendeva sotto i raggi del sole, e la spiaggia dalla sabbia chiara era libera da ogni presenza umana. Quella villetta era costata un patrimonio, e solo per un mese. Ma cosa erano i soldi per un vampiro millenario? Le era bastato prendere qualche gioiello dalla grande quantità di tesori "collezionati" durante i secoli dalla sua famiglia e, se avesse voluto, avrebbe potuto comprarsi la Corsica con il minimo di quei possedimenti. 
La casa affacciava direttamente sulla spiaggia, ma prima della sabbia vi era un pavimento di pietra bianca, sulla quale vi erano alcune sedie a sdraio e un tavolino con delle poltrone. Un ombrellone azzurro era aperto a coprire un uomo seduto su una delle poltroncine di vimini. La ragazza sorrise e si avvicinò a lui, appoggiandosi con le braccia alle sue spalle
"Buongiorno" gli mormorò vicino all'orecchio. Il ragazzo dalla pelle scura si voltò, ricambiando il sorriso. Si allungò leggermente per poterle dare un bacio sulle labbra e con dolcezza la fece sedere sulle sue gambe, abbracciandola e stringendola a se. Rebekah chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle braccia forti dell'uomo, il quale continuò a baciarle il collo, sfiorandole con leggerezza la pelle: "Marcel, perchè dobbiamo andare via?" mormorò la ragazza, una nota di tristezza si fece sentire nel tono della sua voce. Con un sospiro il ragazzo le diede un bacio sulla guancia, e fece per alzarsi: "Non dobbiamo ancora andare via. L'aereo parte per stasera, quindi abbiamo ancora tutto il tempo di fare qualsiasi cosa tu voglia fare" la rassicurò, prendendole le spalle e stringendola in un abbraccio. Rebekah strinse le sue mani sulla schiena larga di Marcel, insipirandone il profumo. Era ancora così irreale per lei. Quattro mesi di perfezione, lontana da Klaus, lontana dalla piovosa New Orleans, in compagnia dell'uomo che amava. Aveva avuto tanti uomini nei suoi secoli di vita, ma mai avrebbe creduto che Marcel fosse quello giusto per lei. Ed era stato un miracolo che Klaus avesse accettato la loro relazione. Il terrore che potesse ucciderlo, come era solito fare con i ragazzi che gli presentava, le aveva impedito di portare alla luce la loro storia. Ma alla fine lui era il suo migliore amico, e dall'arrivo di Charlotte, la sua nipotina, suo fratello si era trasformato in un'altra persona. Certo, era sempre Klaus ed era ancora il solito cinico bastardo, ma la bambina aveva uno strano effetto su di lui. Lo addolciva. 
Marcel intanto era rientrato in casa, e dal rumore di stoviglie e piatti poteva intuire che stesse preparando la colazione. 
Rebekah lo seguì all'interno dell'abitazione, andandosi a sedere su una delle sedie che circondavano il tavolo di vetro al centro del grande salone. Senza sapere cosa fare, accese la televisione, scorrendo i canali fino alla rete americana, per potersi tenere aggiornata data il loro imminente ritorno. Nulla di nuovo, a parte le solite cose che non cambiavano mai. Spense l'apparecchio quando sentì la voce di Marcel chiamarla dalla cucina e stiracchiandosi si alzó, raggiungendolo. Sulla tavola vi erano uova, pancetta, pane, biscotti, the e caffè, e tantissime altre cose. Sorrise piacevolmente sorpresa dalle straordinarie abilità culinarie del ragazzo e più che mai affamata si sedette, gustandosi la colazione. Era tutto buonissimo e non poté fare a meno di complimentarsi senza sosta, facendo ridere Marcel. 
In poco tempo avevano spazzato via tutto ciò che si trovava sulla tavola, e per rendersi utile Rebekah si alzó dal suo posto, iniziando a sparecchiare. Amava fare queste azioni quotidiane da umana. Da quando la cura era andata perduta ed aveva ottenuto la possibilità di vivere con Marcel, approfittava di ogni momento disponibile per viverlo il più umanamente possibile. Ma non poteva tenere a freno la sua natura molto a lungo. Per quanto avessero mangiato tanto, sentiva ancora del vuoto, un piccolo spazio impossibile da riempire con del cibo. La ragazza si avvicinó al mini frigo che si trovava sotto al bancone e ne tiró fuori due sacche di sangue, prese dall'ospedale dal loro amico francese... In tutto il mondo i vampiro avevano creato una rete di supporto, dove si procuravano sangue "in scatola" per non essere costretti a nutrirsi sulle persone vive e creare scompiglio. Ne lanció una a Marcel, e utilizzando la cannula collegata alla sacca di plastica come una cannuccia, inizio a succhiare il sangue, riempendo così quel vuoto rimastole. 
Quando finirono le sacche, le lanciarono in una busta di plastica nera appesa ad un gancio della porta e pigramente si buttarono sul divano bianco del salotto. Rebekah si distese accanto al ragazzo, abbracciandolo e posando la testa sul suo petto. Lo sentiva alzarsi ed abbassarsi al ritmo del respiro ma il cuore restava muto, silenzioso nella sua tomba di carne. Era tutt'ora strano non sentire il battito cardiaco di qualcuno, anche dopo più di mille anni che viveva su quella terra. 
"Marcel..." mormorò lei. Il ragazzo mugoló qualcosa, facendole capire che la stava ascoltando
"Mmh"
Rebekah sospiró prima di continuare a parlare, ma dovevano affrontare l'argomento prima di tornare a casa.
"Come glielo diciamo a Klaus che ci sposiamo?" domandó lei, seriamente preoccupata. Per un po' non giunse risposta. Il petto di Marcel continuó ad alzarsi ed abbassarsi, senza cambiamenti. Poi un sospiro e una risata soffocata. Rebekah alzó la testa, guardandolo interrogativa. Cosa aveva da ridere? 
"Non lo so" rise lui "è tuo fratello!" 
Rebekah alzó gli occhi al cielo e gli diede un pugno leggero sulla pancia. 
"Ouch!" esclamó lui, ancora cercando di soffocare le risate. 
La ragazza ci pensó su un attimo: Klaus aveva accettato la loro relazione ma un matrimonio? Immaginó la sua faccia quando glielo avrebbero detto e le scappó anche a lei una risata. Sarebbe stata la scena più strana mai vissuta con suo fratello. Ma glielo avrebbero dovuto dire. 
  
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