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Autore: Death Magnetic    29/01/2014    0 recensioni
-Posso chiederti una cosa?- dissi alzando lo sguardo verso i suoi occhi verdi
-Certo.- rispose con calma fissandomi negli occhi intensamente.
-É stato facile?- domando senza esistazione e senza smettere di fissarlo.
Mi guarda confuso -Cosa è stato facile?- chiese.
Prendo un respiro e lo guardo impassibile -Lasciarmi. Dire cose carine e poi andare via come se nulla fosse.-
Genere: Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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(x)-Ehi!!! Aislinn, mi stai ascoltando!?- esclama l’ennesima volta Vicky stizzita.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffo e la guardo di traverso; sarà la milionesima volta che tira fuori l’argomento oggi. –Vicky, seriamente… io che ci posso fare? Capisco come ti senti, te l’ho già detto, ma allo stesso tempo capisco come si sente lui..- faccio una pausa, buttando indietro la testa, chiudendo gli occhi -..dagli tempo, oppure ignoralo…che cosa ne so io. Sai benissimo che io non ho ‘esperienza’ nel campo relazioni amorose…non so come consigliarti.- apro gli occhi, e la guardo; lei mi osserva come se stessi parlando in una lingua a lei sconosciuta.
Storce la bocca –Ok, ok..ho afferrato il concetto, Ash.- dice Finalmente penso.
-Meno male.- dico soddisfatta,  guardando verso la cattedra, la prof è ancora lì seduta che parla con la miss “io posso avere tutto e voi no” Darleen, per discutere di uno stage che ha deciso di fare in Francia.
-Giuro che se sento ancora la parola Francia o qualcosa inerente ad essa..mi metto ad urlare.- commento rivolgendomi solo a Vicky.
Lei ridacchia –Io invece corro in bagno a vomitare. Non so quante volte l’ha ripetuto questa settimana. Credimi, non siamo le uniche ci saranno altre quindici persone che vorrebbero farla stare zitta.-
-E chi non vorrebbe.- dico con un piccolo sorriso –Abbiamo capito tutti che lei se lo può permettere, ma adesso sta esagerando.-
-Ma dai, Ash…non dirmi che sei invidiosa?- mi prende in giro, io faccio un sorriso scrollando le spalle.
-Oh sì che lo sono…- dico sarcastica –Come no. Sembra proprio che anche la prof ne abbia abbastanza.- dico indicando con un cenno la prof che si sta passando una mano sugli occhi, con l’aria esasperata.
-Quando capirà che a nessuno interessa quanto guadagna tuo padre?- dice Vicky, scuotendo la testa –Oh Darleen!- finisce con un tono drammatico, io soffoco una risata. In quello stesso istante Darleen ritorna a sedersi dietro di me e Vicky, vicino alla sua migliore amica e braccio destro, Yvonne, con aria sprezzante come se avesse vinto alla lotteria.
-Odiosa.-sussurro all’orecchio di Vicky, lei fa una piccola risata.
 
Mancano ancora dieci minuti prima che la campanella suoni e annunci la fine di questa travolgente giornata di scuola.
-Sei fortunata che domani parti per l’Irlanda.- dice Vicky, passandosi la mano sopra gli occhi –Non devi sopportare miss perfettina per quindici giorni.-
Faccio un mezzo sorriso per rassicurarla –Mi dispiace per te. Non voglio lasciarti da sola con lei.- Anche se secondo me troverai una con cui rimpiazzarmi e scaricare le tue frustrazioni, in fondo fai sempre così penso.
Mi fa la linguaccia e poi sorride –Farai qualcosa durante queste due settimane?- chiede dando un’occhiata all’orologio Ancora cinque minuti e poi vado via da questo mortorio.
Faccio un sospiro e nascondo un sorriso –Studierò giorno e notte e non mi darò un attimo di tregua.- rispondo.
-Impressionante, non è da te. Brava la mia Ash.- scherza con un sorriso, dandomi un buffetto sulla guancia, mi ritraggo subito, la cosa che più mi infastidisce è quando qualcuno mi tocca la faccia, proprio non riesco a sopportarlo.
La campanella, finalmente suona e io scatto subito in piedi, come se avessi una molla sotto il sedere e mi dirigo in fretta e furia fuori dalla classe, salutando velocemente un paio di mie compagne e Vicky ed esco.
La pioggia non è una cosa rara in Inghilterra, questo lo sanno tutti, ma a me continua ad infastidirmi, mettiamola così, mi piace solo quando sono in casa al caldo, mentre leggo, o mentre me ne sto seduta al pianoforte o strimpello con la mia chitarra. Già, proprio così, adoro la musica e adoro scriverla e anche scrivere canzoni.
Scrivere canzoni è come scrivere un diario per me, esprimo tutto ciò che sento o che provo ed alla fine mi sento veramente bene, è una valvola di sfogo, diciamo. Ammetto che adoro anche cantare, ma ho troppa vergogna nell’eseguirle davanti ad un pubblico.
Per tornare a casa, come sempre prendo il pullman; mezz’ora dopo sono a casa. Fortunatamente la pioggia mi ha dato tregua.
Raggiungo casa a piedi. –Ciao, mamma!- dico entrando in casa.
-Ciao, piccola!- dice mia mamma, spuntando dalla cucina –Tutto bene a scuola?-
Poso lo zaino sul divano e accarezzo il mio cagnolino che sta dormendo su di esso e mi dirigo verso la cucina –Non parlarne…- dico con un sospiro sedendomi a tavola. Mia mamma mi fa un sorriso comprensivo e mi accarezza i capelli.
-Allora sei contenta che vai in Irlanda?- mi chiede sedendosi accanto a mentre comincio a mangiare.
Annuisco –Altroché..aspetto questo momento da una vita.- dico sorridendo.
-La zia sarà contenta  di averti lì con lei, le sei mancata tanto.- dice con un sorriso felice.
Faccio un cenno con la testa, mentre sorrido, mi è davvero mancata mia zia Shannon, mio zio Joshua e le mie cugine Amelia e Saoirse, molto più grandi di me.
 
La sera arriva quasi subito ed io, per fortuna non ho più nulla da fare e le valigie le ho fatte.
Guardo fuori dalla finestra e faccio un sospiro, casualmente lo sguardo mi cade sulla mia chitarra, la tiro fuori dalla sua custodia e inizio a suonare un pezzo di una mia canzone, A Place in this world, l’ho scritta quando avevo appena 13 anni. Vengo interrotta dall’arrivo di mia madre, che mi osserva dall’entrata della mia camera. Mi sorride un pochino triste, lo fa sempre quando mi sorprende a suonare questa canzone, io ricambio appoggiando la chitarra accanto a me; mi accarezza i capelli.
-L’hai trovato?- chiede.
Faccio un sorriso triste, guardando prima mia mamma e poi davanti a me –Non ancora.- dico con una punta di malinconia.
 
(x)Finalmente è arrivato il giorno, il giorno in cui parto per l’Irlanda, esattamente a Navan, la cittadina in cui sono nata. Sono veramente felice; recupero la chitarra e la mia unica valigia.
-È ora.- dice mia mamma, quando chiamano il mio volo, la guardo, l’abbraccio velocemente prima che scoppi a piangere.
-Non piangere, mamma. Sono solo quindici giorni, vedrai che passeranno in un lampo.- dico con un sorriso rassicurante, lei mi lascia ed annuisce ancora di più sull’orlo delle lacrime.
Mi avvicino e saluto mio padre –Ciao papà.- dico dandogli un abbraccio frettoloso, ammetto che non sono un tipo molto espansivo, faccio fatica a dare dimostrazioni d’affetto in pubblico e questo lo sanno tutti.
-Vi chiamo appena arrivo a Dublino, ok?- dico con un sorriso.
Mio papà annuisce –Divertiti, piccola, ma non troppo, non rendere la vita difficile ai tuoi zii, eh?- dice con un sorriso.
-Lo farò. Sai benissimo come si basano le mie idee di divertimento!- Suonare la chitarra, scrivere e una bella Guinness per completare il tutto penso, do un ultimo bacio sulla guancia a mia mamma e inizio ad incamminarmi verso il terminal, mi volto ancora una volta e l’ultima cosa che vedo è mia mamma che si stringe a mio papà che la tiene stretta a sé passandole una mano sulla schiena. Faccio un sorriso e proseguo. A volte, anzi raramente, mi chiedo quando troverò quello giusto, ho 18 anni appena compiuti e non ho mai avuto un ragazzo. Solo una grandissima cotta per un ragazzo che si chiamava Gabriel, ma niente di più. Probabilmente non è ancora il mio momento, arriverà..dopotutto, meglio tardi che mai, eh?
Sono le 13 quando atterriamo a Dublino, stranamente c’è un bel sole questo pomeriggio. Mamma mia adoro questo posto sono sempre stata legata all’Irlanda, non ho paura di dire che sono più che fiera di essere irlandese.
Recupero il bagaglio e la chitarra quasi subito, controllo che quest'ultima sia ancora integra e con un sospiro noto che è ancora com’è Wow meno male.
La prima cosa che vedo quando varco le porte sono in prima linea le mie due cugine Amelia e Saoirse e i miei zii.
Faccio un enorme sorriso, e mi dirigo verso di loro a passi veloci.
-Zia!!- dico abbracciandola, forse solo lei può abbracciarmi a lungo in pubblico.
-Oh, piccola mia..- dice restituendo l’abbraccio -..sono così felice che tu sia qui.-
Faccio un sorriso, poi mi scosto da lei e vado a braccia aperte verso mio zio Joshua –Come stai?- mi chiede, restituendo goffamente l’abbraccio.
-Tutto bene.- dico scostandomi; mi avvicino subito alle mie cugine che mi abbracciano entrambe con calore.
-La nostra cuginetta. Come stai, bellissima?- chiedono tutte contente, lasciandomi andare.
-Sto alla grande, davvero. Mi siete mancati, davvero.- dico guardando ognuno di loro negli occhi.
Loro sorridono. –Dai piccola, andiamo a casa.- dice mio zio, prendendo la mia valigia, io prendo la chitarra e inizio a seguirli.
 
-Suoni ancora, eh?- chiede Amelia, mentre mio zio si dirige verso l’autostrada. Per fortuna il viaggio fino a Navan dura solo un’ora.
-Già. E sto scrivendo qualche canzone.- dico con un sorriso.
-Davvero?- fa Saoirse, io annuisco.
-Caspita, qualche volta devi farci sentire una delle tue canzoni.- dice con tono di apprezzamento, mia zia Shannon.
Arrossisco ed abbasso la testa –D’accordo.- dico.
Amelia mi da un colpetto con il gomito, la guardo –Che c’è?-
-Allora..il ragazzo?- mi chiede con un sorrisetto.
Ricambio il sorriso –Ancora no, Lia.-
-Ha ancora tempo per averne uno.- interviene mia zia.
Faccio un sorriso, mia zia mi conosce meglio di qualunque altro, è come un’amica e le parlo praticamente di tutto –Non è una delle mie priorità quella di avere un ragazzo. Diciamo che è alla fine della mia lista di cose che vorrei avere.-
Tutti ridono. –Beh, chi può dirlo, può ritrovare qualche amico d’infanzia stasera, alla cena, chissà, magari scatta la scintilla.-
Alzo un sopracciglio –Quale cena?- chiedo disorientata.
-Non ti ricordi?- chiede stupefatta Saoirse.
Ad un tratto mi torna in mente –Oh mio dio..è vero..uff..mi sono dimenticata, cavolo!-
-L’età, Ash..è l’età..- dice con un sospiro Amelia avvolgendo un braccio intorno alle mie spalle.
-Sta zitta, va! Che è meglio.- esclamo scherzosamente. Lei ride e mi abbraccia.
 
Passo tutto il pomeriggio a ridere e a chiacchierare, insieme alle mie due cugine,dato che sia mia zia che mio zio sono dovuti correre al lavoro.
(x)-Ti divertirai, fidati.- dice Amelia con un sorriso, mentre accosta davanti al locale –Abbiamo tutto il tempo per cenare tutti insieme. Tranquilla. Vai e dacci dentro, cuginetta!-
Le sorrido e le do un bacio sulla guancia prima di scendere dalla macchina –A dopo!- faccio un cenno e aspetto che si allontani prima di entrare.
Wow niente male come posto penso facendo qualche passo, guardandomi intorno.
-Le serve aiuto, signorina?- fa una voce, mi volto e vedo un ragazzo sorridente, 24 o 25 anni, forse –Lei fa parte del gruppo che è qui per la cena vero?-
Io annuisco –Sì, esatto.-
Lui sorride –Mi segua. È da questa parte.- mi fa strada verso una saletta, dove noto già un bel po’ di movimento.
-Eccoci.- mi dice il ragazzo.
-Grazie.- dico ricambiando il sorriso, e con questo se ne va, io entro lentamente nella sala e vedo quasi tutti che si voltano a guardarmi. Cavolo adesso mi sento fin troppo osservata.
Una ragazza si avvicina a me –Aislinn?- chiede.
Io annuisco, mi sembra di ricordare chi sia –Megan?-
Lui fa un sorriso –Che bello rivederti, Aislinn! Quanto tempo.-
-Chiamami Ash.- dico sorridendo.
Mi sorride -Sei diventata stupenda, Ash, veramente.-
Io arrossisco –Grazie, anche tu sei cambiata molto. Ti trovo bene.-
-Sempre molto gentile.- dice, poi si guarda intorno –Ok, mi sembra che ci siamo tutti, adesso.-
Ci sediamo tutti insieme e guardandomi intorno inizio più o meno a riconoscere qualche volto.
In quel momento mentre alzo gli occhi mi ritrovo davanti ad un paio di bellissimi occhi azzurri e un viso altrettanto dolce e fin troppo familiare mi sorride –Ciao.-
  
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