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Autore: nuvole_e_popcorn    29/01/2014    0 recensioni
Dal primo capitolo:
Era tutto così buio. Non vedeva niente e sentiva l'aria mancarle. C'era qualcuno. Quel qualcuno piangeva. Era un ragazzetto ben piantato con capelli biondi tirati tutti indietro e grandi occhi scuri pieni di lacrime, stringeva con un braccio attorno alle spalle, una ragazzina paffutella dagli scompigliati capelli color dell'ebano, sulle cui guance rosee scendevano calde lacrime amare. Singhiozzava convulsamente nascondendo il viso nell'incavo tra la spalla e il collo del ragazzo.
Si sarebbero presi cura l'uno dell'altra a vicenda.
«Annalise… -chiamò la voce, nessuno la chiamava mai così, ma la sua voce era così suadente, aveva gli occhi chiari… azzurri per la precisione, magari per lui si sarebbe potuta svegliare, avrebbe potuto fare quel piccolo sforzo -coraggio, zucchero filato -la apostrofò- apri i tuoi occhioni per me»
Annalise sapeva tre sole cose: 1. Era morta
2. Non era morta
3. Avrebbe dovuto combattere
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIAO GENTEEEE!!! Eccoci con una storia completamente inventata da me, chissà com'è XD Beh comunque se vi va, lasciate un commentino con le vostre opinioni! Sono importanti per chi scrive. Per ora vi lascio alla lettura. Un bacio ~ G
 

 

1

IL RISVEGLIO

Era tutto così buio. Non vedeva niente e sentiva l'aria mancarle. C'era qualcuno. Quel qualcuno piangeva. Era un ragazzetto ben piantato con capelli biondi tirati tutti indietro e grandi occhi scuri pieni di lacrime, stringeva con un braccio attorno alle spalle, una ragazzina paffutella dagli scompigliati capelli color dell'ebano, sulle cui guance rosee scendevano calde lacrime amare. Singhiozzava convulsamente nascondendo il viso nell'incavo tra la spalla e il collo del ragazzo. 

Si sarebbero presi cura l'uno dell'altra a vicenda. 

«Cosa state facendo? -domandò la voce tremante della ragazza. Quella voce le era famigliare -NO! Fred fermalo, cosa gli stai facendo fare!» Sentì il rumore forte come di marmo in frantumi e si sentì sollevare, ma era ancora tutto buio e senza aria, però non si sentiva in debito di ossigeno. Affatto. 

La ragazza continuava a piagnucolare di non fare quello che stava facendo, ma chi? 

«Frederik! -esclamò un'altra voce, vellutata, letale e definitivamente sconosciuta -falla smettere di frignare, non riesco a concentrarmi altrimenti» un ragazzo prese la ragazza per le spalle e la scosse imponendole di stare zitta. Il ragazzetto aveva reagito, e il ragazzo gli aveva mollato un pugno. Ora la paffutella era accasciata di fianco a quello che la stava stringendo prima e cercava di calmarlo. 

Sentiva calore. Aveva sentito freddo per così tanto tempo, che il calore era piacevole. Finalmente sentì l'aria fredda sul viso e sul suo corpo che fino a quel momento era rimasto immobile. «No, Mattie!» esclamò la voce, ma la ragazza paffutella aveva già mollato un ceffone a quello che aveva parlato prima, intimandole di non frignare. L'altro emise quello che sarebbe somigliato molto più ad un ringhio animalesco, ma che suonava più come un "toglimela da davanti prima che la faccia a pezzi".

«Annalise… -chiamò la voce, nessuno la chiamava mai così, ma la sua voce era così suadente, aveva gli occhi chiari… azzurri per la precisione, magari per lui si sarebbe potuta svegliare, avrebbe potuto fare quel piccolo sforzo -coraggio, zucchero filato -la apostrofò- apri i tuoi occhioni per me» 

La ragazza piangeva. «No! Lo volete capire che Xand è morta?»

Morta? Lei non era morta, vero? Aprì a fatica gli occhi e si ritrovò di fronte un viso sconosciuto: lineamenti che sembravano scolpiti da Michelangelo, zigomi alti, mascella quadrata ma ben proporzionata, fossette sulle guance mentre sorrideva. Aveva gli occhi chiari, azzurri, seminascosti dai capelli scuri scompigliati, si tirò su e le porse una mano dalle dita lunghe e affusolate. Lei la prese. Sentiva come se il suo corpo fosse stato fermo per anni, era intorpidita La sua mano era calda rispetto alla sua gelida e piano piano la aiutò a tirarsi a sedere. Era in una bara: indossava un abitino primaverile fiorato color rosa antico e sentiva un nastro probabilmente dello stesso colore del vestito impedire ai suoi ciuffi di ricaderle sul viso. 

Lui aveva il viso imperlato di sudore, a guardarla con gli occhi strabuzzati stava la ragazzina paffutella e il ragazzetto, mentre quello che si chiamava Frederik aveva le braccia incrociate al petto e un sorrisetto compiaciuto sul volto. 

Tutto tornò di colpo alla sua memoria. Era morta.

 

«Andiamo Xand, non mi piace affatto questo posto» ma la ragazza aveva alzato gli occhi al cielo e aveva ripreso a ballare, con più foga di prima. Mattie si era stretta nelle spalle e aveva alzato le braccia al cielo in segno di sconfitta. 

 

«NO MATTIE!» Xand non aveva pensato. Si era buttata in mezzo alla strada e aveva spintonato la sua amica fuori dalla traiettoria del tir impazzito. Aveva chiuso gli occhi e quando aveva sentito l'impatto il dolore l'aveva sopraffatta. Si era sentita la spina dorsale spezzarsi e il collo incrinarsi. Poi solo il freddo. Non aveva sentito più nulla.

 

Mattie aveva una mano sulla bocca, non potendo credere a quanto stava vedendo davanti ai suoi occhi. Xand portò una mano al nastro che le legava i capelli e lo sciolse lasciandoli cadere liberi a incorniciarle il viso, poi era rabbrividita nel vestitino primaverile. 

«Ho freddo» disse con voce rauca di chi non parla da troppo tempo. Lo sconosciuto aveva annuito. 

«Ce la fai ad alzarti? -l'aveva sorretta del braccio e l'aveva aiutata a tornare in piedi e a scavalcare con eleganza il bordo della bara. La sua. -Ecco qui, tieni mettiti il mio maglione non è granché ma dovrebbe aiutare» si sfilò il maglione e glielo porse, Xand annuì e lo infilò, lentamente come se ogni gesto le costasse una fatica immane. 

«Chi sei?» gli domandò, con una voce più simile a quella che aveva avuto da viva. 

«Il mio nome è Paul -disse - Paul Jakson, ben tornata tra i vivi Annalise»

 

//o//

 

La tisana non le era mai piaciuta, ma aveva freddo e la stava riscaldando. Erano seduti in una casupola nascosta tra le fronde degli alberi, Mattie piangeva come una bambina  sul divano, Adam, il ragazzetto ben piantato era ancora svenuto e Frederik era di guardia. 

«Cosa mi è successo..? -domandò -perché sono ancora viva?»

«Sì chiama gene X-033, o meglio è una mutazione genetica latente. Alcuni di noi la sviluppano. Si tratta di un gene che non si manifesta senno dopo la morte e solo in alcuni soggetti, soprattutto se la morte è stata violenta. E come un'ultima difesa dell'organismo. E' come se l'organismo attivasse il gene e la sua mutazione nel momento stesso in cui uno o più degli organi vitali si ferma, lasciando la persona in sospeso nella morte, mentre l'organismo si rigenera, fino a che, non è pronta a tornare a combattere. Questo gene attiva poi altri geni, i geni "spazzatura" ovvero quel 95% di codice genetico non codificato che i biotecnologi definiscono "inutile", e che permettono di sviluppare capacità che sarebbero altrimenti impossibili..» allungò una mano sopra la tazza di tisana e in breve tempo il contenuto cominciò a ribollire e evaporare. 

Xand non sapeva se credergli, in fondo sentiva il suo cuore pulsare nel petto eppure sapeva di essere già morta. 

«Non può essere vero… non può essere vero…» continuava a ripetere come fosse una nenia Mattie, Xand si alzò dalla poltrona e la raggiunse. Mattie alzò gol sguardo verso di lei. 

«Non sei reale -disse -deve essere la mia coscienza. Tu non puoi essere reale… sei morta davanti ai miei occhi…».

Xand conosceva Mattie da quando Xander era morto, quattro anni prima, Mattie aveva quell'abitudine a non accettare i cambiamenti, bisognava imporglieli. Aveva una mente estremamente semplice. Le si sedette di fianco. 

«Mattie -le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardarla negli occhi -Mattie non è colpa tua. Sono morta. E' stata una mia decisione, me invece che te, ma non è colpa tua. Questa sera sei venuta alla tomba come fai sempre, hai poggiato una margherita - «E' il tuo fiore preferito» fece monocorde la ragazza - Sì è il mio fiore preferito. Hai pianto e hai deciso di andare avanti per entrambe. Poi tu e Adam avete visto una figura strana vicino alle lapidi e siete andati via di corsa, per paura che si trattasse di un drogato, Adam è caduto e ha sbattuto la testa.» sentì delle piccole scosse elettriche partirle dalle mani e irradiassi nel corpo della ragazza. 

«Non mi hai vista uscire da quella tomba. E io sono morta.»

«chiamerò mia figlia Alexandra… -fece lei -solo per chiamarla Xand, come te» questo le fece venire le lacrime agli occhi, ma non demorse.

«Farai tutto quello che vorrai. Diventerai una scrittrice, come abbiamo sempre sognato, andrai al college, dove saremmo andate insieme. Andrai avanti.» si sentiva stanca. Immensamente stanca. Mattie rovesciò gli occhi all'indietro. 

«Portateli vicino all'uscita del cimitero -disse, lasciandosi andare contro lo schienale -perché sono così stanca?»

«Perché le tue forze non sono tornate del tutto… e comunque, la ragazzina sarà al sicuro. -le assicurò -come sapevi di poterlo fare?» le domandò mentre andava a recuperare Fred per farsi aiutare.

«Non lo sapevo -disse lei massaggiandosi le tempie -ma la tua voce mi ha spinto a tornare indietro, magari, se avessi davvero messo sentimento e volontà in quello che le dicevo mi avrebbe ascoltata.. ho agito d'istinto.»

Paul annuì, lasciando ricadere i capelli scuri sulla fronte. «E' esattamente così che funziona. -disse facendo segno a Fred di aiutarlo -resta qui, torneremo presto» 

«Non è che posso andare chissà dove… no? Sono morta ricordi?» domandò lei. Paul annuì e sia lui che Fred uscirono dalla porta della casetta.

 

//o//

 

«Sei qui» non era una domanda. Xand non si girò neanche. Era seduta sul ponticello, i piedi a penzoloni sull'acqua del lago. Lo sentì sedersi vicino a lei. «Fred stava sclerando, era terrorizzato che tu fossi scappata»

«Perché ti fai chiamare Xand, Annalise?»

«Quattro anni fa, mi sono innamorata di un ragazzo Xander, non stavamo esattamente insieme, ma eravamo sempre appiccicati. E' morto di overdose. -spiegò -o meglio mentre era strafatto si è messo a litigare con un altro drogato e quello l'ha accoltellato, anche se non mortalmente. Entrambi sono morti.» spiegò. Prese un lungo respiro e tirò fuori una catenella dal maglione, appesa ad essa stava un anello: «Questo era suo. Ha litigato col tipo perché mi aveva dato della puttana.»

«Ce ne sono molti, di noi intendo?» domandò, dopo un lungo silenzio.

«Sì. C'è un intero congresso, che però è corrotto fino all'osso… scoprirai, Annalise, che non siamo gli unici particolari. E che siamo tutti in pericolo.»

Annalise sapeva tre cose: 1. Era morta

                           2. Non era morta

                           3. Avrebbe dovuto combattere.

«Ho paura» disse. Paul la aiutò ad alzarsi e la attirò a sé stringendola al petto. 

«Lo so. -lei ricambiò la stretta -sai, -scherzò lui -per essere così scricciolo sei così forte» appoggiò il viso al suo capo permettendole di sfogarsi in quel pianto liberatorio ancora per un po'.



ECCOCI CON LA FINE DEL CAPITOLO.
Che ne dite?????
Beh fatemi sapere, por favor, ci tengo proprio tanto ;) Un bacio ~ G

 

  
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