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Autore: lola_bi    29/01/2014    2 recensioni
L’amicizia, così come l’amore, è un sentimento che si costruisce nel tempo, mattone su mattone e passo dopo passo, e il sentimento può nascere dopo mesi e anni di semplice conoscenza dovuta alla condivisione di un posto di lavoro, di un dormitorio o di un banco scolastico oppure può nascere per pura casualità. Il colpo di fulmine esiste anche nell’amicizia e è cosa nota che con la casualità ci si sposa alla perfezione; il caso fa incontrare i predestinati all’amore eterno o all’amicizia indissolubile alla fila dell’ufficio postale di Diagon Alley, al pub, alla presentazione di un libro o, come nelle migliori storie, nello scompartimento di un treno.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Salve. Prima di cominciare ci tenevo a dire che questa FF è una long che inizia durante il periodo scolastico dei Malandrini e termina molto, molto più avanti. I personaggi inseriti formalmente nell’introduzione per il momento sono solo James, Sirius, Remus, Peter e Lily ma più avanti ci saranno delle aggiunte. Detto questo, buona lettura!
Ps: nonostante il titolo, la storia non ha nulla a che vedere con la serie di romanzi di Snicket.
 

 
Prologue
 
L’amicizia, così come l’amore, è un sentimento che si costruisce nel tempo, mattone su mattone e passo dopo passo, e il sentimento può nascere dopo mesi e anni di semplice conoscenza dovuta alla condivisione di un posto di lavoro, di un dormitorio o di un banco scolastico oppure può nascere per pura casualità. Il colpo di fulmine esiste anche nell’amicizia e è cosa nota che con la casualità ci si sposa alla perfezione; il caso fa incontrare i predestinati all’amore eterno o all’amicizia indissolubile alla fila dell’ufficio postale di Diagon Alley, al pub, alla presentazione di un libro o, come nelle migliori storie, nello scompartimento di un treno.
Si da il caso, appunto, che Sirius Black III stesse protestando rumorosamente e fastidiosamente proprio vicino ai signori Potter e figlio in attesa di prendere l’Espresso per Hogwarts per la prima volta in vita sua.
- Sirius, smettila di comportati come un villano babbano e pettinati i capelli, ragazzino scapestrato. E mettiti dentro la camicia. - la signora Walburga Black era simpatica quanto un’orda scalmanata di goblin ubriachi e per giunta i suoi tentativi di sistemare la camicia del suo primogenito stavano fallendo miseramente il che faceva abbassare il suo livello di gradevolezza ai minimi storici.
- Lasciami stare. - e con un gesto di stizza il rampollo della casata Black si ritirò fuori la camicia dai pantaloni per la dodicesima volta. La signora Black rinunciò all’impresa e cominciò a osservare con disprezzo i signori palesemente non maghi che per la prima volta accompagnavano i figli sul binario 9 e ¾ senza riuscire a contenere lo stupore. 1
- Guarda quanti schifosi sudici mezzo sangue. Fosse per me… -
Senza aspettare di sentire il resto Sirius guardò in direzione del ragazzo con gli occhiali e i capelli neri spettinati e lo salutò con la mano come se lo conoscesse molto bene sperando di essere salvato da quella orrenda donna che purtroppo era sua madre.
Il ragazzino si da il caso che fosse abbastanza sveglio e non volendo aveva assistito alla scena pietosa per cui gli ci volle meno di un battito di ciglia per capire quello che Sirius (sì, aveva capito bene si chiamava proprio così) volesse.
- Ciao Sirius! Allora sei pronto a partire? Andiamo a cercare uno scompartimento? -
E così facendo si avvicinò al suo futuro e ignaro testimone di nozze senza mostrare il ben che minimo imbarazzo e come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza della signora Black la salutò. - Buongiorno Signora, io sono James. James Potter. Allora Sirius, che fai ancora li, vieni o non troveremo più un posto! -
Quella fu la prima bugia che dissero insieme, e fu la prima di una lunga serie di cazzate snocciolate agli insegnati, a Gazza e con loro sommo terrore a Silente quando la combinavano proprio grossa. Anche se Silente non avrebbe mai creduto a una sola bugia dei due ragazzi loro continueranno imperterriti a provarci.
Si accomodarono nello scompartimento in fondo e solo allora Sirius ringraziò quello che sarebbe diventato il suo migliore amico. Cominciarono a parlare, a ridere e a scherzare come se si conoscessero da una vita, nel giro di tre ore erano diventati fratelli, nel giro di quattro ore avevano già insultato un ragazzino seduto vicino a una graziosa bambina con i capelli rossi e gli occhi verdi che rispondeva al nome di Lily e che giurò ai due odio eterno e dopo quattro ore e mezza di viaggio erano stati rispediti nel loro scompartimento da una Prefetto di Corvonero che urlava come una banshee e si appellava al nome di Merlino chiedendogli la grazia di non avere quei due mostriciattoli nella sua Casa.
Il caso, che quel giorno ci si mise proprio d’impegno, volle anche che un bambino pallido, silenzioso e con i capelli color dell’ambra avesse osservato tutta la scena e inspiegabilmente, come attratto da un incantesimo di appello, si incamminò verso lo scompartimento di quei due. Lo avevano colpito, erano del primo anno, non potevano essere altrimenti, ma sembravano fregarsene del mondo, delle conseguenze, di tutto. Erano palesemente così diversi da lui che la curiosità prevalse sulla ragione.
Si schiarì la voce e entrò. Rimase impalato sulla porta dello scompartimento. Remus Lupin aveva letto un infinità di libri durante la sua infanzia solitaria, ma mai in vita sua si era rapportato con altri suoi coetanei e non gli venne in mente nulla di intelligente da dire se non “ciao”. E pensare che lui era un bambino molto intelligente.
Sirius lo osservò con i suoi occhi grigi e con la mano indicò il posto vicino a lui. - Perché non vieni a sederti? Come ti chiami? Io sono Sirius Black, lui è James Potter, speriamo tutti e due di capitare a Grifondoro, non come il resto della mia famiglia, tutti Serpeverde, bleah. Allora? -
Il ragazzo gracilino che mai aveva avuto l’occasione di parlare con nessuno si trovò a dover far fronte a un fiume in piena di domande.
- Sono Remus Lupin. Piacere di conoscervi. - e si accomodò vicino al ragazzino con i capelli lunghi che lo aveva appena travolto di parole.
- Che strano nome Remus. - il piccolo Black non si preoccupò affatto di suonare indelicato o scortese, aveva pensato una cosa e l’aveva detta dato che i suoi filtri cervello-bocca non funzionavano dalla nascita.
- Anche il tuo nome è strano, non trovi? -
Il piccolo Lord che era in lui drizzò le spalle e con quel fare altezzoso e snob che riuscirà a scrollarsi di dosso solo durante il soggiorno prolungato ad Azkaban, e neanche del tutto, rispose - Beh, tutta la mia famiglia porta nomi di stelle o di costellazioni, quindi no, non lo trovo affatto strano. -
- Non volevo offenderti. - sarà anche stato un licantropo, ma era un licantropo molto ben educato e ci teneva a sottolinearlo.
- Non mi sono offeso. -
- Sirio è la stella più luminosa del cielo notturno, lo sapevi? -
Il ragazzo scosse la testa e per la prima volta rivolse un sorriso al nuovo arrivato, ricambiato. James si schiarì la voce, odiava non essere al centro dell’attenzione, e negli anni non sarebbe cambiato.
- Prima che entrassi stavamo parlando di Quidditch. Allora, per chi fai il tifo? -
- Ehm.. veramente non è che mi piaccia particolarmente. -
James Potter lo guardò come se Remus avesse cruciato qualcuno in quel preciso momento e Sirius scosse la testa dandogli uno un piccolo schiaffetto sul braccio.
- Scommetto che sei uno di quei secchioni senza rimedio, tu. -
- E scommetto che voi due invece passerete più tempo in punizione che in bagno. -
Era chiaro come il sole che era calato poco prima dietro le colline della Scozia che nelle frasi appena pronunciate non c’era cattiveria, ma solo il germoglio di quella che sarebbe diventa confidenza, la confidenza profonda che li avrebbe legati per anni anche se ancora non lo potevano immaginare.
Incominciarono a ridere tutti e tre e mentre riprendevano fiato la porta a vetri dello scompartimento si aprì di nuovo e caso volle che a fissare i tre ci fosse un ragazzino più basso della media, biondiccio e cicciottello, con occhi azzurri acquosi e spaventati. Tremava da capo a piedi.
- S..scu…scusatemi. Io ecco, cioè s..siamo quasi arrivati e… - era palesemente imbarazzato, voleva chiedere qualcosa ma non voleva suonare ridicolo. Anche se stava già facendo la figura del perfetto idiota.
James e Sirius si scambiarono occhiate divertite mente Remus invitò il ragazzo a sedersi di fronte a lui che accettò con riluttanza. Poi prese fiato, coraggio e cominciò. - Ho sentito dire che al banchetto stasera dovremmo duellare con degli studenti più grandi e se non siamo abbastanza… ehm… bravi ci rispediscono sul treno per Londra questa sera stessa. -
James e Sirius riuscivano a stento a trattenere le risate e Remus scoccò loro un’occhiataccia, assumendo già il ruolo che avrebbe avuto con il passare degli anni, quello di coscienza dei Malandrini. Aveva il vago sentore che gli idioti di fronte a lui avessero messo in giro quella stronzata colossale, non ci voleva certo un Auror per capirlo.
- Stai tranquillo, non è assolutamente vero. Io sono Remus Lupin. -
- Peter Minus. - e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo lasciandosi scivolare sul sedile.
- James Potter. -
- Sirius Black. -
 
 
Chapter I
 
Sirius Black, che da poco più di un paio di mesi era conosciuto tra i suoi tre migliori amici anche come Padfoot, scansò con poca nobile grazie le cortine del letto di Remus, o Moony che dir si voglia, e cominciò a scuoterlo come se ne valesse la sua vita.
- Sirius Black, sono le… - cercò sul polso il suo orologio con un gesto meccanico ma non lo trovò - è presto, non è nemmeno l’alba. - continuò con la voce ancora impastata di sonno.
- Devo finire il tema per Lumacorno, ti prego Moony. - aveva i capelli neri legati in una maldestra coda e il pigiama azzurrino contribuiva a dargli un’aria alquanto ridicola e poco credibile.
Remus si mise a sedere sul letto sbadigliando compostamente. Sirius attendeva impaziente, cercando di ignorare l’erezione mattutina del suo compagno di dormitorio. Sforzo inutile, tanto Remus Lupin era comunque da tempo al centro dei suoi sogni notturni e a occhi aperti, era il protagonista delle sue soste prolungate in bagno sotto la doccia, era la causa per cui ogniqualvolta si appartasse con la donzella di turno doveva sforzarsi assurdamente per non riempirsi la bocca del suo nome, che anni addietro aveva trovato così ridicolo e che adesso avrebbe voluto che gli appartenesse come nessun’altra cosa al mondo. Era una maledizione.
- Pad, forse non sono stato abbastanza chiaro la volta scorsa.- lo fulminò con lo sguardo. - Non ho intenzione di fare i compiti al posto tuo mentre te passi le nottate con Mary, Jane, o Amanda o chi per loro. -
Sirius gli lanciò le pergamene in faccia, l’autocontrollo non era il suo forte. - Prefettino del cazzo, sono stato tutta la notte a cercare di finire il tema, non sto sempre a rincorrere le gonnelle di tutta Hogwarts! -
- Ma che cazzo succede? - Prongs era apparso dietro Sirius stropicciandosi gli occhi. - Ma che cazzo urli alle quattro del mattino? Che cazzo hai da urlare? - James Potter non era certo un tipo raffinato e dal linguaggio forbito ma era accettabile di solito, certo è che se veniva svegliato durante il suo sacro sonno “cazzo” e “vaffanculo” diventavano le sue parole preferite.
- Black ha le crisi isteriche da G.U.F.O. - Remus si era alzato con aria di sfida. - E urla come una donnetta isterica solo perché l’ho punto sul vivo.-
James prese il cuscino dal letto di Remus e lo diede in testa prima a Moony poi a Padfoot; le risate provenienti dai letti di Wormtail e Frank Paciock indicavano che si erano svegliati anche loro; era un impresa rimanere a dormire con le parolacce di James che riecheggiavano nella torre di Grifondoro.
- Mi ha dato del puttaniere. - cantilenò Sirius come un bambino di cinque anni che correva a dire alla mamma che suo fratello aveva rotto il vaso sul davanzale.
- Perché lo sei, ora possiamo andare a dormire cazzo? O questo teatrino deve durare fino al sorgere del sole? - e così dicendo James ritornò nel suo letto chiudendo con foga le cortine.
Sirius raccolse e riordinò le pergamene e uscì dal dormitorio avviandosi in sala comune, sperando di avere l’illuminazione necessaria per finire quello stramaledetto tema. Passò una mezz’ora buona a fissare il fuoco scoppiettare nel camino, finché non vide con la coda dell’occhio Moony sedersi vicino a lui.
- Fammi vedere cosa hai scritto, Pad. -
- Dovresti tornare a dormire. -
- Ormai ho perso il sonno. Fammi vedere. - e per cinque minuti prese a leggere il tema dell’amico, correggendo qua e là dove ce ne era bisogno.
- Scusa Moony, sono stato un coglione, questi G.U.F.O. mi stanno mandando ai matti. - non erano propriamente gli esami imminenti che stavano facendo impazzire Sirius Black ma decise che come spiegazione fosse più che sufficiente.
- Scusami anche tu. - ma non alzò la testa dalla pergamena continuando a scribacchiare distrattamente.
Sirius batteva le dita sul tavolo cercando di trattenere l’istinto di passare un dito sulla cicatrice recente che solcava la guancia di Moony; chissà se lo avesse fatto cosa sarebbe successo, si sarebbe incazzato? Lo avrebbe guardato con aria di rimprovero? Una manata sulla fronte lo fece tornare sul proprio pianeta.
- Sirius mi ascolti quando parlo? Ho aggiunto i tre centimetri rimanenti, la prossima volta impegnati. -
- Hogsmeade? -
- Che? -
- Andiamo a Hogsmeade? Prendiamo il mantello di James e andiamo alla Testa di Porco, torniamo in tempo per la colazione. -
- Ma sono… - e cercò di nuovo il suo orologio da polso ma evidentemente era rimasto sul comodino.
- Sì, le cinque più o meno. Dai corri, tu prendi le divise io il mantello. - e corse su per le scale del dormitorio dimenticando il tema sul tavolo.
Toccò a Lupin raccoglierle e riportarle al dormitorio.
Sirius aveva già in mano il mantello dell’amico e gli sussurrò vicino all’orecchio - Posso prenderlo? -
Prongs mugugnò qualcosa che assomigliava molto a “Si certo Evans prendilo.” L’altro si portò la mano alla bocca per soffocare le risate e si girò verso Remus che si premeva le mani sulla bocca allo stesso modo perso in una risata silenziosa.

* * *

Quella mattina di inizio dicembre era particolarmente fredda e Moony si strinse ancor più accanto all’amico sotto il mantello senza accorgersi che le guance dell’altro avevano assunto un adorabile colorito rosato.
- Che dici, entro fine anno la Evans picchierà a morte Prongs? - chiese per levarsi dall’imbarazzo. Si odiava quando arrossiva come le ragazzine del primo anno di fronte… beh, di fronte a lui.
- Anno solare o scolastico? -
- Quanto sei pignolo Remus. Facciamo scolastico. -
- Oh si. -

 
 
 
NdA.
1   mi sono sempre chiesta se effettivamente i genitori Babbani potessero raggiungere il binario facendo una strappo alla regola. Sospetto di no, ma qua mi sono presa la libertà di far passare pure loro.
NdA aggiuntive.
Salve a tutti, sono una nuova autrice. Volevo cominciare con una One-shot ma la Long ha preso il sopravvento. Avrete notato che il prologo è più lungo del capitolo vero e proprio, ma i prossimi ovviamente saranno molto più sostanziosi.
  
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