Ciò che rimane di me sono solo dei frammenti. Gli spezzoni della memoria si sono liberati scivolando come iceberg. Sono qui, su questo letto d’ospedale circondata da una quindicina di persone di cui non conosco nemmeno il nome. Si avvicinano a me con mille premure, cercano di impormi la loro presenza, ma io non li voglio, non so chi siano, mi spaventano. La cosa peggiore in tutto questo è che non conosco nemmeno me stessa e non so nemmeno il motivo per cui mi trovo qui. Un’ infermiera ha detto che ho avuto un incidente all’ uscita da un locale. Ha detto che mi chiamo Tanja Fraide e sono nata il 17 Agosto 1994. Cerco di ripercorrere la strada del mio passato, ma è un vicolo totalmente buio. Sono smarrita. Un po’ come quando stai troppo tempo sott’acqua e non riesci più a orientarti. Oppure come quando da bambina facevi troppe volte il giro tondo e perdevi l’equilibrio. Mi guardo allo specchio e vedo una ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi, ma nient’ altro. Tranne una cosa, una sorta di flash back, il viso di un ragazzo che mi si avvicina mentre sono distesa a terra, mi bacia e scappa via. Ho osservato a lungo tutti quelli che sono entrati nella mia stanza, ma di quel ragazzo nemmeno l’ombra. Non so nemmeno se sia una cosa veramente accaduta o una mia maledetta visione. Qui il tempo sembra non passare mai. La mia camera è tremendamente deprimente, le pareti di un colore rosa antico, le lenzuola candide e un odore di ammoniaca che si espande in tutta la stanza. Sto imparando a conoscere i volti che si presentano più frequentemente. Per lo più sono tre. Una donna esile, bionda e impacciata che dice di essere mia madre, un uomo alto ed elegante che dice di essere mio padre e una bambina di circa dieci anni che dice di essere mia sorella. Le mie visioni arrivano sempre più spesso e mi sconvolgono. Ogni visione aggiunge una piccola parte alla mia storia. E più passano i giorni, più le visioni sono nitide e chiare. Il problema è che non so con chi parlarne, perché ho paura che mi prendano per pazza. Nella mia mente cerco di ricostruire ciò che è successo quella notte, ma secondo le mie visioni non c’è stato nessun incidente. Vedo me stessa con un altra ragazza insieme corriamo vicino ad un capannone che costeggia un fiume. Faceva freddo e pioveva, ma noi continuavamo a correre senza fermarci. Era come se stessi scappando da qualcosa o da qualcuno. In quel momento cala il buio più totale. E non ricordo nulla. Cerco di ricollegare questo episodio con quello del bacio ma sembrano non avere nulla in comune. Tranne il luogo. Quello sì, è lo stesso. Aspettate. Io l’ho già vista. Sta entrando. - Tanja grazie a Dio stai bene. Ho avuto davvero paura che non ce l’avessi fatta. È tutta colpa mia, se solo ti avessi avvertita subito, avresti capito quello a cui andavi in contro! E come se non bastasse…- in quel momento la fermo e inizio a parlare io – Calmati ora devo farti delle domande. Chi sei? Chi è il ragazzo delle mie visioni? Cosa ci facevo quella notte in quel dannato posto?- la ragazza cambia subito espressione. Impallidisce, le mani le sudano. –Tanja non ti ricordi davvero nulla… Sono Giulia la tua migliore amica quella con cui stai le ore al telefono, quella che fa con te tutte le cavolate del mondo. Quel ragazzo invece è la causa di tutti i tuoi guai! Non avresti mai dovuto innamorarti proprio di lui. Tanja non sforzarti di ricordare non ne vale la pena. Dimentica per sempre tutto quello che è successo.
Tanja cos’hai? Tanja stai male. Qualcuno la aiuti!-