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Autore: asyouwishmilady    29/01/2014    2 recensioni
«Era davvero una bella bambina, con i suoi lunghi capelli neri e gli occhioni azzurri sempre divertiti.
Lui sorrise, rendendosi conto che la piccola Milah non accennava a mollare. Era tutta sua madre: determinata fino all'osso.»
***
(Può anche essere letta anche come una sorta di epilogo della mia long "La Salvatrice".)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Killian la osservava mentre, ridacchiando, rincorreva uno scoiattolo nell’enorme spiazzo verde di fronte al castello.
Era bella, oggettivamente: non lo pensava solamente perché era la sua bambina, e perché tutti sostenevano che, senza ombra di dubbio, avesse preso tutto da lui. Almeno esteticamente.
Era davvero una bella bambina, con i suoi lunghi capelli neri e gli occhioni azzurri sempre divertiti.
Lui sorrise, rendendosi conto che la piccola Milah non accennava a mollare. Era tutta sua madre: determinata fino all’osso. Sapeva perfettamente che non avrebbe smesso di correre, finché non sarebbe riuscita ad accarezzare la testa dell’animaletto e, conoscendola, ci sarebbe riuscita presto.
In effetti, stava crescendo piuttosto bene, rifletté Killian.
Lui ed Emma stavano facendo un buon lavoro, nonostante fossero un pirata ed una ex galeotta, e nonostante fosse concretamente la prima volta per entrambi.
Nessuno dei due si era mai trovato alle prese con un neonato, con i pannolini, le pappe, i pianti interminabili e tutto ciò che ne conseguiva, ma erano riusciti a gestire la situazione. Per quanto un pirata ed un ex galeotta potessero fare.
In realtà, con grande sorpresa da parte di tutti, era stato proprio Killian il più paziente: quello che si alzava la notte per calmare la piccola, che placava con dolcezza ed autorità ogni capriccio. Emma era una madre amorevole e premurosa, e questo la portava a dare di matto, ogni volta che le sembrava di non bilanciare equamente le attenzioni per i due figli.
Killian alzò lo sguardo distrattamente, incontrando la figura di Henry, che, pensieroso, stava appoggiato alla staccionata della scuderia. Era incredibile quanto somigliasse a Baelfire, rifletté Killian.
Nel giro di pochi anni si era trasformato in un bellissimo adolescente e, nonostante facesse letteralmente andare Emma fuori di testa, Killian gli voleva bene. Da quando era nata la sorellina, Henry si era rivelato meno altruista di quanto non ci si aspettasse. Forse per invidia perché, in fondo, quella bambina aveva tutto quello che lui aveva sempre desiderato: una mamma ed un papà che la amavano incondizionatamente, dei nonni che non perdevano occasione per viziarla, viveva in grande castello, era amata e coccolata da tutti.
Killian capiva Henry, soprattutto perché Emma si era ritrovata a vivere una situazione analoga, quando era nata la seconda figlia di Biancaneve e del Principe, sua sorella.
Era invidiosa di quell’innocente fagottino, Killian lo aveva capito sin dall’inizio, nonostante lei tentasse in tutti i modi di nasconderlo.
In realtà era stato, probabilmente, l’unico ad aver capito che Emma non riusciva a non essere invidiosa di quella bambina.
Stava imparando a leggere la sua espressione, ed era già qualcosa, considerando tutta la fatica che aveva fatto per convincerla ad aprirsi con lui, cinque anni prima.
Credeva che, prima o poi, si sarebbe lasciata andare completamente, ma si sbagliava: era ancora restia a baciarlo pubblicamente, o a manifestare qualsiasi tipo di scambio pubblico d’affetto. Ma andava bene così perché, alla fine, era di quella Emma che si era innamorato, era con quella Emma che aveva messo al mondo Milah.
“Se aspetti che una persona cambi, è meglio cambiare persona”.
Poi gli piaceva quell’eterna, affettuosa guerra fredda che combattevano ogni giorno. Era così che si erano innamorati, a suon di sarcasmo e frecciatine.
Quello di cui, però, andava veramente fiero, era di essere stato in grado di estrapolare il lato affettuoso e dolce di Emma, almeno quando erano soli.
Ogni notte, mentre Killian dormiva, sentiva le braccia di Emma avvolgerlo da dietro, come a ringraziarlo di esserci.
Era un bel progresso, considerando da dove avevano iniziato.
Estrasse l’orologio dalla tasca della lunga giacca nera di pelle: erano quasi le undici, e Biancaneve sarebbe venuta a cercarli a minuti.
«Milah? Dobbiamo andare a prepararci» fece Killian, in tono fermo, avvicinandosi alla bambina.
«No, papà, per favore! Sto giocando con Spike» protestò la piccola, accarezzando la schiena dello scoiattolino.
«Puoi tornare più tardi» Killian si chinò, cercando di convincere la figlia a rientrare.
«Ma lui se ne andrà!» piagnucolò Milah.
«Hey, ascoltami» posò una mano sulla spalla della piccola «Se ami qualcuno, lascialo andare. Se torna, è tuo».
La bambina annuì sorridente, convinta dalle parole del padre, per poi protendere la manina verso quella di Killian.
«Andiamo, papà. La mamma ci aspetta».

***

Emma, effettivamente, li stava aspettando, appollaiata sullo sfarzoso parapetto del balcone, nella stanza di Milah, quella che avrebbe dovuto essere anche la sua stanza.
«Mamma!» la bambina si buttò tra le braccia di Emma, che la sollevò per posarle un bacio sulla fonte candida.
«Ho un nuovo amico scoiattolo!» raccontò Milah, entusiasta «L’ho chiamato Spike? Ti piace?».
La madre fece spallucce «Carino, anche se mi sembra più adatto ad un cagnolino. Aspetta… Ti piacerebbe averne uno, per caso?».
La bambina spalancò occhi e bocca, sorpresa ed emozionata dalla proposta di Emma «Sì! Lo posso avere, mamma? Per favore!».
«Dovresti parlarne con il nonno e la nonna. E’ loro il castello» Emma la appoggiò a terra e pochi istanti dopo, la bambina si dileguò.
«Un cane, eh?» domandò Killian, sornione, avvicinandosi di un passo.
«Le farà compagnia in viaggio» Emma inclinò la testa, sorridendo, con fare provocatorio.
Killian corrugò la fonte «Quale viaggio?».
«In mare. Con la Jolly Roger e tutto il resto» fece Emma, sbrigativa, evitando lo sguardo di lui.
«Wow. Non nego di essere sorpreso, ma… Perché?» allungò la mano buona, passando le dita tra i capelli biondi di lei.
Emma, distratta da quel gesto, si dimenticò, per un istante, quello che doveva dire.
«So quanto ami navigare. Io ho avuto il mio lieto fine, ed è giusto che lo abbia anche tu».
Killian sorrise dolcemente, e si avvicinò ancora di più a lei «Il mio lieto fine sei tu».
«E’ esattamente questo che volevo evitare» borbottò Emma, incrociando le braccia al petto.
«Non capisco, tesoro» Killian le avvolse la vita con le braccia, attirandola a sé.
«Finire come i miei. Non è quello che voglio. Non fraintendermi, loro sono fantastici. E’ solo che… Questa vita non fa per me».
Si trattenne a malapena dal divincolarsi dalla presa di lui: a volte si dimenticava che era suo marito, che non era più quello strano pirata che la corteggiava fino a portarla all'esaurimento.
«Henry ha sempre desiderato imparare a navigare. E, magari, è la volta buona che lui e Milah riescono a legare. Partiamo domattina» spiegò lei.
«Come preferisci, milady» le sorrise Killian, mordendosi il labbro.
«Bene, ora puoi anche lasciarmi» protestò Emma, che stava cominciando ad innervosirsi.
Lui, ignorandola, avvicinò la bocca al suo orecchio «Non vedo l’ora di prenderti di nuovo sulla Jolly Roger».
«Sei disgustoso!» Emma gli lanciò un’occhiataccia, riuscendo finalmente a liberarsi dalla sua presa «Dio, hai una figlia adesso».
«Sì. E l’abbiamo concepita proprio su quella nave, se ti ricordi» proseguì Killian, divertito dalla reazione di lei.
Emma si voltò di colpo, con espressione furiosa in volto, tantoché Killian temé, per un istante, che l’avrebbe ucciso a sangue freddo.
«Chiudi il becco, pirata» sussurrò lei, invece, posando le labbra sulle sue.



Questa è probabilmente la one shot più illeggibile che abbia mai scritto, ma l'idea mi balenava in testa da troppo tempo. Ho pensato: ormai l'ho scritta, tanto vale postarla. Spero comunque che vi sia piaciuta. Fatemelo sapere! Bacio.
Claudia
   
 
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