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Autore: LuminaNocte    29/01/2014    1 recensioni
Dal secondo capitolo:
"Cosa devo fare?
Dovrei buttare i prossimi anni di studi per diventare una madre? Dovrei gettare a calci in culo tutti i miei sogni? Dove troverò il coraggio per dimenticarmi chi volevo diventare? Dove troverò il coraggio di uccidere qualcuno? "

Di cosa parla questa storia? E' difficile dirlo anche per me..
Di un'evento sconvolgente, è troppo riduttivo. Della vita, è troppo ampio.
Quello che so è che alcuni fatti sono realmente accaduti nella vita dell'autrice, e che altri sono di sua invenzione.. il resto è da scoprire ;)
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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                                                          L'arte della vita.

                                          Stupido e ridicolo canotto gonfiabile.

La prima volta lo incontrai una mattina verso le cinque, a casa di un amico, dopo una serata in discoteca. Mi sembrò subito perfetto.
Intelligente, incredibilmente carino, sicuro di sé e problematico al punto giusto. Era venuto a farsi consolare per una qualche ragazza
che aveva a quel tempo. Io lo stetti ad ascoltare, con molta, molta fatica. Ed ogni cosa che diceva era interessante per le mie orecchie.
Chissà che impressione dovevo avergli fatto io. Devastata dalla notte, il volto sfatto, occhi rossi..
Lo rivedi dopo qualche tempo, in compagnia di altri amici, quelli di sempre. Era triste per la fine di un'altra storia, per un'altra ragazza.
E io mi stavo riprendendo per un'altra storia, un altro ragazzo, altro coraggio. Mi abbracciò per tutta la notte. E lasciò un solco nel mio cuore.


Insomma non dico che sia stato amore a prima a vista, ma la prima volta che mi baciò, in spiaggia su uno stupido e ridicolo canotto gonfiabile
(giallo e verde), mi sentii già ubriaca di lui. Come se avessi il polistirolo nello stomaco. Era lui, o ero io?
La semplicità che ci teneva insieme era ogni volta disarmante. Potevamo stare insieme ore a discutere su nessun argomento,
giorni a inventarci nulla da fare. Con lui era spontaneo ogni gesto, ogni parola, ogni carezza, ogni bacio. Riuscivo a dimenticarmi ogni problema.
Mi sentivo una di quelle stupide ochette che ridono a ogni scemenza, ma non potevo fare altrimenti. Mi faceva ridere, mi faceva stare bene.
Talmente bene, che mi dimenticai del tempo che passava. In un secondo fu un mese, in un attimo furono tre, cinque, sei.


Giorni persi insieme. Giorni straordinari. Giorni romantici così faticosamente difficili da ammettere. Come quel sabato in quella Venezia
così da clichè, così diverso. Io, lui e la città da riscoprire. Tipico giro in quella città così nuova di fianco a lui, San Marco, Calle, Canali,
Gondole, una mostra su Leonardo.. La sua dolcezza insuperabile quando, finito il lavoro, mi chiamava e ascoltava ogni mia lamentela,
mi confortava. La sua testardaggine nel volermi di continuo offrire da bere. La mia testardaggine nel rifiutare ogni volta. Le brevi discussioni
che non si concludevano mai. I suoi mille perchè, le mie mille domande. Scoprirsi giovani adulti insieme. Le sue frasi fatte così sincere da
spiazzarmi. Le mia goffissima sincerità in un tenero “credo di amarti”.


Cos'è l'amore? Come cazzo si fa a sapere cos'è? Secondo me nessuno lo sa.
La gente fa solo finta di saperlo. È un argomento talmente utopico, che nessuno riuscirebbe a conversarci decentemente sopra.
Io non riuscirei nemmeno a farci degli esempi. Allora cos'è quello che provo per lui, cos'è? Perchè nessuno risponde? Nessuno ascolta.
Ma lui si. Ed io potrei starlo ad ascoltare tutta la vita. Perchè ogni volta che mi parla, diventa di fondamentale importanza che lui continui farlo.
E tutto quello che dice mi sembra sembra così intelligente. Potrei drogarmi con la sua voce.
E quando mi guarda poi.. non so come riesca, ma gli basta uno sguardo per rammollire il mio cervello. Credo abbiano scritto dei libri seri,
sul potere di due singoli occhi. Perchè quei due insulsi, bellissimi occhi riescono a catturare del tutto la mia attenzione, senza fare sforzi extra,
a loro basta fare il lavoro di sempre: restare aperti. O chiusi. Mentre mi guarda. Con gli occhi aperti. Lui. E lui è lì. Dall'altra parte, lontano dalle mie braccia.
Lontano dalle mie labbra. Lontano dalle mie prese per il culo. È in un'altra città, a inseguire i suoi sogni. Ma lo rivedrò, come tutti quei lontanissimi 
e maledettissimi weekend, che fanno apposta per arrivare in ritardo.
Come il ciclo. Oddio.
Quand'è che doveva arrivare?
Cerco freneticamente l'agenda. Dove l'ho messa? Dov'è? Per l'amor del cielo! Ah eccola.
Era ovvio che fosse sulla scrivania. Non era ovvio che sopra ci fosse mezzo guardaroba, un quarto della libreria e i resti derivanti dallo svuotamento del
fondo di almeno di 4 borse.
Dunque oggi siamo il 14 gennaio, e mi sono arrivate l'ultima volta il.. Cazzo!
Sono in ritardo di 8 giorni. Non è una cosa normale. Non va bene. Oddio, merda.
E adesso?  


***
Hello! Primissimissima originale. Dubbi, domande? 
Troppo corta? nooo! Se per caso avesste letto una mia FF precendente, questa vi sembrerebba quasi lunga. dico quasi. 
devo avere un aqualche alleria alle storie lunghe.. Tra l'altro come noterete è anche quasi poco deprimente per i miei standard e molto molto cuoricina.
Quanti capitoli? bo.. di pronto ce ne è un altro, i successivi (se ce ne saranno) sono in fase di valutazione. e molto dipende dalla vostra bontà
Difatti aspetto che mi diate conferme prima di pubblicare il secondo capitolo. Conferme nel senso: se fa schifo, smetto qui. e siamo tutti più felici.
Adios!
  
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