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Autore: Jessica Fletcher    29/01/2014    9 recensioni
i pensieri e le sensazioni di Christian dopo avere riportato a casa sua moglie dell'ospedale, in seguito all'aggressione di Jack Hyde.
Naturalmente dal punto di vista di Christian, come (quasi) sempre, nelle mie fan-fiction.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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esserci

Esserci...per lei

Tengo mia moglie stretta a me sotto la doccia mentre lei si sta struggendo dal pianto.

L'ho riportata a casa, la mia Ana.
Finalmente l'hanno dimessa, un po' acciaccata ma viva, lei e la creatura che porta dentro di se: nostro figlio, il nostro piccolo puntino.
Ma, mentre salivamo in ascensore verso il nostro appartamento,  ha cominciato a tremare,  deve avere avuto come un capogiro perché ha barcollato e poi è scoppiata a piangere.

Io non sopporto di vederla piangere: sapere che sta male, che sta soffrendo è qualcosa che mi sconvolge enormemente così ho cercato di calmarla, ma è stato inutile, ogni volta che sembrava quietarsi leggermente ricominciava, poi, a piangere ancora più forte.

Non sapevo cosa fare, le ho chiesto se volesse fare un bel bagno caldo o una doccia. Ha accettato di fare una doccia, così l'ho spogliata, delicatamente, l'ho accompagnata sotto al getto d'acqua e sono entrato con lei.

E ora la sto tenendo stretta, stretta contro al mio petto, contro al mio cuore, quel cuore che credevo di non avere e che ora è qui che pulsa, sanguina e freme per lei. Per lei soltanto.

La cullo piano, dolcemente: ogni tanto le do' un bacio sulla testa, fra i capelli e lascio che pianga, qui, fra le mia braccia.

Come ho già detto, non sopporto di vederla piangere ma capisco che per lei questo pianto è liberatorio, catartico serve a farle buttare fuori tutti i rospi che le avvelenano l'anima: il dolore fisico e mentale, la paura, le minacce, ogni cosa.
Ha attraversato l'inferno e io non ero con lei, io non avevo capito; semplicemente non volevo capire. Eppure era tutto così chiaro, a ben pensarci.

Ora saprò rimediare; adesso sono qui a confortarla, a farla sentire al sicuro e amata.
E capisco che il mio posto è al suo fianco. E' mio dovere esserci  per lei, come lei c'è sempre stata per me: ogni volta che ne ho avuto bisogno, ogni volta che mi sono sentito perso, ogni volta che ho avuto i miei incubi.

Finalmente si calma, si scioglie appena dall'abbraccio e mi guarda.
E' così bella; è tanto bella la mia Ana, anche quando ha pianto, anche quando ha gli occhi rossi e gonfi: è sempre bellissima. E io la amo, io ho bisogno di lei, ho un enorme bisogno di lei.

Comincio a lavarla; è un compito difficile per me: mentre la sfioro con la spugna, piano, per non farle altro male prendo coscienza di tutti i lividi che ha sul corpo, di tutto il male che le ha fatto quel bastardo di Hyde.
Maledetto, se lo avessi qui davanti sono sicuro che lo ammazzerei. E questa volta non mi fermerebbe nessuno, non ci riuscirebbero a toglierlo dalle mie mani; lo prenderei per il collo fino a strozzarlo e così sia. Tanto uno così non merita certo di vivere.

Ma adesso non posso perdere tempo in pensieri vendicativi, adesso devo prendermi cura di mia moglie: mi inginocchio e le lavo le gambe e i piedi.
Ma non è solo per lavarla: mi inginocchio al suo cospetto per chiederle perdono.
Perdono per non averla saputa capire, per averla accusata ingiustamente, per averla lasciata da sola.
Perdono per tutte le volte che le ho fatto del male, per quando l'ho picchiata con la cinghia, per tutte le crudeli punizioni che le ho inflitto ogni volta che la mia stupida gelosia mi ha fatto dubitare della sua buona fede.
Per tutte le volte in cui ho anteposto il mio piacere al suo, per tutte le volte che l'ho solo scopata e non l'ho amata e adorata come merita.
Continuo a lavarla, a baciarle e sfiorarle premurosamente i lividi. Lei si china appena e mi accarezza la testa passando le sue adorabili dita fra i miei capelli bagnati.
Mi ha perdonato.
Alzo lo sguardo verso di lei e vedo che anche lei mi sta guardando.
C'è tanto amore nei suoi occhi: un sentimento pieno e puro, immenso, incondizionato.
Quello che prova per me.
Io non lo so se me lo merito, non so ancora se sono una brava persona.
Ma sapere che, dopo tutto quello che le ho fatto, lei è ancora con me mi da' una forza incredibile.

Mai più, mia dolce Anastasia, non ti deluderò mai più.
Ci sarò sempre, d'ora in poi.
Per sempre, finché morte non ci separi.
E questa volta manterrò la promessa.


Differentemente rispetto a quando si sono sposati, si capisce.

Rileggendo, l'altro giorno, questa parte del "rosso" non ho potuto fare a meno di notare che il gesto di Christian, sotto la doccia, assomiglia molto al gesto che fa il Papa il Venerdì Santo, quando si inginocchia e lava i piedi ai fedeli. E' considerato un gesto di umiltà. Ecco l'idea che il dominatore (ormai sempre di meno) Christian  possa compiere, per la sua donna, un gesto di umiltà e sottomissione mi ha solleticato veramente tanto ed è nata questa fan-fiction.
Di sicuro piuttosto OC e di certo fuori dagli schemi ma che spero che incontri il vostro gradimento.

A presto
Love
Jessie


PS: le "adorabili dita" è una frase messa lì quasi a parodiare lo stile di  EL. James. Non me ne vogliate: è solo un piccolo scherzo!
  
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