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Autore: Madama Rosmenta    29/01/2014    1 recensioni
Anne Mills si scontra nel corridoio con Piton per colpa di un ritardo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Sorpresa | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Stavo correndo verso l’aula d’Incantesimi.
Ero in ritardo, un evento mai accaduto prima.
Non ero mai in ritardo perché le mie compagne di stanza erano delle confusionarie convinte ed irrecuperabili, ma quella mattina invece erano state insolitamente tranquille e non mi ero svegliata in tempo.
Spesso mi arrabbiavo perché mi svegliavano prima del dovuto, quella volta mi sarei arrabbiata per il contrario.
La lezione sarebbe cominciata a momenti. Correvo stringendo a me i libri che nascondevano molti dei miei disegni, quasi tutti raffiguranti il professor Piton. Ormai avevo osservato così tante volte il professore da imparare a memoria ogni singolo dettaglio del suo volto e quanti bottoncini c’erano nella sua veste. Alcuni lavori li avevo disegnati in Sala Comune nei momenti in cui non era molto affollata, mentre la maggior parte di essi aveva preso vita nel parco o vicino al lago.
Quei posti mi ispiravano molto. Erano tranquilli e spesso solitari, il luogo ideale per disegnare in santa pace e, nelle belle giornate primaverili, molti uccelli facevano il nido tra i rami degli alberi vicini ed i cinguettii allegri dei piccoli mi facevano una piacevole compagnia.
Alcuni avrebbero potuto definirla ossessione la mia, ma secondo me era una sorta d’amore, strano, certo, ma con i miei disegni potevo spaziare con la mente ed immaginare di accarezzare i lineamenti di quell’uomo non solo con la punta della matita, cosa che nella realtà non avrei avuto né il coraggio né l’occasione di fare senza essere espulsa da Hogwarts. In fondo non facevo nulla di male, le cose che immaginavo non accadevano e mai sarebbero accadute, purtroppo.
Svoltai l’angolo del corridoio con lo sguardo basso ed il fiatone, quando cozzai contro qualcosa di robusto, che mi fece perdere l’equilibrio e cadere all’indietro.
Ahi!
Credetti di essermi scontrata contro un’armatura, ma non ricordavo ce ne fosse una proprio lì.
Il dolore alla fine della schiena passò in secondo piano quando alzai gli occhi e vidi il professor Piton. Teneva un sopracciglio alzato, le labbra socchiuse, forse per la sorpresa, mentre i suoi occhi neri come il carbone fissavano prima me, ancora a terra, e poi i fogli che erano sparsi tutt’intorno. Mi sentii avvampare, cosa avrebbe pensato? Di sicuro non mi avrebbe più rivolto lo sguardo oppure sarebbe stato pieno di disgusto per la mia infantilità. In entrambi i casi mi sarebbe dispiaciuto moltissimo, non lo avrei sopportato. Mi misi in ginocchio un po’ a fatica e presi a raccogliere freneticamente tutti i disegni che giacevano sul pavimento.
 «M-mi scusi, signore.»
Dissi ancora ansante. Il professore però era ancora di fronte a me, mi sembrava strano. Non aveva continuato per la sua strada, chissà perché invece continuava a fissarmi.
No, non stava fissando me.
Seguii il suo sguardo che stava studiando il pavimento e che poi si fermò indugiando su un punto in particolare.
Con sgomento notai che stava osservando un disegno poco vicino alle sue scarpe. Raffigurava il tavolo degli insegnanti al completo, sullo sfondo si intravedeva qualche decorazione della Sala Grande il primo giorno di scuola. I docenti erano tutti seduti ai loro posti ed osservavano Silente, che in piedi teneva il consueto discorso di benvenuto. I contorni delle figure erano stati ripassati con sottili linee in china. Tutto era colorato con colori tenui solo nelle porzioni in ombra, mentre il professor Piton era colorato normalmente, spiccando nel gruppo senza però togliere spazio a Silente o agli altri insegnati.
Non osai alzare il volto e rimasi a fissare il disegno, quando vidi con la coda dell’occhio che il professore stava estraendo dal mantello la sua bacchetta.
Con un movimento delicato del polso fece alzare in volo tutti i miei disegni e li raggruppò in una pila ordinata che delicatamente fluttuò sul grande libro d’Incantesimi rimasto aperto. Subito dopo richiuse quest’ultimo con un altrettanto delicato colpo di bacchetta.
Lo sconcerto era dipinto sulla mia faccia. Non avrei mai immaginato che fosse capace di un gesto gentile, per quanto poteva esserlo il professor Piton.
«Grazie, signore.» dissi con la voce ancora tremante per lo stupore, mentre mi rialzavo tenendo il libro con i disegni stretto al petto. Guardai il suo viso: aveva le sopracciglia alzate e la testa leggermente inclinata a sinistra, in una delle sue espressioni indecifrabili.
«Ammirevole, Mills. Ma vedi di stare più attenta altrimenti potresti fare concorrenza a Pix in quanto a disastri per i corridoi.»  la sua voce era profonda, non sembrava un rimprovero, ma definirlo un consiglio era eccessivo. Il suo tono era calmo, per nulla infastidito dell’accaduto.  
«Sì signore, la ringrazio.» dissi scostandomi velocemente a testa bassa per riprendere a camminare. Avevo il volto in fiamme, mi sarei vergognata ancora di più se il professore l’avesse notato.
Quando il professor Piton aveva indugiato sul disegno una piccola parte di me aveva sperato in un suo commento positivo che avesse mostrato che quel disegno era ben fatto o era di suo gradimento. Se fosse successo sarei stata la ragazza più felice al mondo.
Stavo per andarmene alla svelta, ormai il corridoio era deserto ed io definitivamente in ritardo.Il professore potè lasciarsi scappare un sorriso. Sicuramente lo avevo divertito con la mia goffaggine. Solo dopo qualche istante mi accorsi del reale avvenimento che avevo di fronte.
Il professore stava sorridendo.
Il suo volto era solcato dall’insolita espressione che lo rendeva ancora più affascinante, sembrava che si stesse trattenendo ed io avevo l’impressione di aver sgranato gli occhi. Credevo di essere un uno dei miei sogni più rosei: ero sola con il professore, che sorrideva.
  
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