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Autore: Alisa Sato    29/01/2014    1 recensioni
[SPOILER: EPISODIO 7]
Aveva puntato sempre alla vittoria, avrebbe fatto di tutto pur di uscire da quell'incubo; ma qualcosa andò storto. Solo una persona poteva salvarla, e anche lei credeva che sarebbe andata così.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Nessuno poteva dirle cosa fare, lei viveva solo per i suoi scopi, desiderando di essere al centro dell'attenzione, era nata per essere una vincitrice.

Peccato che quel pupazzo da strapazzo l'aveva rinchiusa insieme ai suoi compagni di classe, volendo che loro vivessero in pace e serenità, per sempre, in quella scuola. Col cavolo che rimango qui dentro con questi. Pensò lei mentre escogitò il piano per poter fuggire da quella prigione di pazzi.

Chiese l'aiuto di quel ragazzo, Yamada Hifumi, visto che avrebbe abboccato subito alla sua trappola; le andava di dietro da non so quanto tempo, odiava quel suo fare possessivo e lo disprezzava.

Organizzò tutto alla perfezione, aveva detto a quel ragazzo di uccidere il capoclasse, dopo che gli aveva detto che aveva preso lui Alter Ego, e poi se ne liberò con una facilità immensa. Andava tutto secondo i suoi piani, avrebbe incolpato quel chiromante da quattro soldi di Hagakure Yasuhiro e lei sarebbe uscita di lì, finché non subentrarono quei tre bastardi di Naegi, Togami e Kirigiri.

Durante l'udienza di classe tutti aveva sospettato di Hagakure, ma poi quei tre la incolparono e fu condannata a scontare la sua pena. Volle uscire di scena con la più degna delle uscite e chiese a Monokuma se potesse camminare piuttosto che essere legata come gli altri; lui non disse nulla in contrario e si avviarono dove sarebbe avvenuta la sua condanna.

Venne legata ad un palo sopra delle balle di fieno e tutti erano lì a guardare, anche se c'era qualcuno che mancava. Un Monokuma incappucciato, come il tristo mietitore, aveva in mano una fiaccola accesa, la mise su un po' di fieno e quest'ultimo iniziò a bruciare; dopo poco intorno a lei si propagò un incendio che cominciò a farla accaldare e sudare.

Era sicura che da un momento all'altro sarebbe finita per lei; si pentì solo di non essere riuscita a poter mantenere la promessa fatta a lei, per il resto era felice di quello che aveva fatto. Un rumore di una sirena si propagò nella stanza e vide davanti a lei un camion dei pompieri rosso come il fuoco intorno che si precipitava a gran velocità verso di lei.

Ora era sicura che sarebbe morta, avrebbe voluto urlare e chiedere pietà della sua vita, ma l'orgoglio la fermò e rimase zitta, vedendo il camion spiccare il volo e a momenti schiantarsi su di lei. Chiudere gli occhi fu l'unica cosa che fece.

Uno strappo alle sue spalle, due braccia prenderla e trascinarla dietro lo strano sipario ormai infuocato; lei aprì gli occhi e fece un piccolo grido di sorpresa, ma una mano le tappò la bocca, mentre erano nascoste dentro una stanza buia.

Celestia fu contenta che quella persona, chiunque essa sia, l'abbia salvata; era come se qualcuno avesse esaudito le sue preghiere più profonde.

Sentì un respiro affannato e una di quelle mani tremare, mentre era congiunta alla sua; aveva ancora la bocca tappata, ma era felice come non mai. Nessuna vittoria a bridge o a poker poteva eguagliare quella sensazione che provava in quel momento.

Intuì che fosse una ragazza colei che l'aveva salvata, soprattutto dalle protuberanze che sentiva schiacciate dietro la sua schiena, altro fatto che le diede conforto e chiuse gli occhi, cullata da quel gesto. Se agli altri poteva sembrare un sequestro di persona, dal suo punto di vista era la cosa più eccitante e romantica che qualcuno le avesse mai fatto.

“Questa è la prima ed ultima volta che ti salvo il culo. Ci siamo capite, Celestia?” La voce che le arrivò all'orecchio, con così tanta premura e anche freddezza, apparteneva solo ad una persona. Più volte l'aveva sognata e che non pensava mai che proprio lei, colei che l'aveva incolpata, l'avrebbe aiutata. La ragazza spostò la mano, in modo che potesse risponderle, e lasciò la presa.

“Sì, ho capito alla perfezione, Kyoko.” Anche lei, come aveva fatto la ragazza, sussurrò per paura di non farsi sentire dagli altri, ovunque essi si trovavano.

Intravide appena il volto della ragazza dagli occhi viola, con il riflesso della luna che passava da una finestrella minuscola, sopra qualcosa che doveva essere un armadietto; immaginò di trovarsi in un magazzino, probabilmente quello della palestra, notando con la poca luce alcuni attrezzi sportivi.

Kyoko era impassibile e la scrutava con attenzione, stranamente Celestia si sentiva inerme sotto il suo sguardo e lo distolse; notò che il suo bel vestito nero era quasi del tutto bruciato, lasciandola quasi del tutto scoperta. Quella osservazione le provocò vergogna e imbarazzo, si coprì istintivamente, per quel che poteva, con le mani che tremavano.

“Allora è per questo che mi stai fissando, eh!?” La sua voce tremava e si sentiva debole, stanca; le sue gambe cedettero e si ritrovò con le ginocchia sul freddo pavimento. Kyoko le si avvicinò e sentì qualcosa sulle spalle: era calda e confortevole; guardò la ragazza che indossava soltanto la camicia di sopra. Si è tolta la giacca per darla a me? Pensò mentre scrutava la compagna, che le stava davanti, con uno sguardo quasi timido che le s'addiceva molto di più rispetto a quello freddo e distaccato.

“Scusami, non volevo.” Disse solo questo e le porse una stuoia di poliestere. “Puoi metterti qua, è molto meglio del suolo, non credi?” Nelle sue labbra si dipinse un debole sorriso, Celestia rimase stupita e affascinata da quel gesto, che le fece battere il cuore più forte per qualche attimo. Accettò la stuoia e la aprì, per poi sedersi di sopra, stringendosi di sopra la giacca di Kyoko; sentì la ragazza alzarsi e muoversi all'interno della stanza, ma non vedeva bene a causa del buio.

“Dove stai andando?” Se pensava che la sua voce risultava diffidente nei suoi confronti, le sue emozioni la tradirono, facendola uscire flebile e incrinata. La ragazza la guardò, mentre era sotto un raggio di luna, e Celestia poté notare i tratti del viso, pieni di fuliggine e impolverati.

“Hai paura che ti lasci sola?” Quelle parole la colpirono fin dentro l'animo. Era così che si sentiva lei? Sola? Rivolse ancora una volta lo sguardo su quel viso e notò che stava sorridendo. “Non devi preoccuparti, stavo solo cercando qualcosa da bere. Penso che tu sia disidratata dopo quello che hai appena passato.”

“Perché lo fai?” Celestia non si spiegava il motivo di tanta gentilezza nei suoi confronti, proprio da colei che l'aveva tradita e messa alle spalle al muro, e soprattutto il perché del fatto che l'aveva salvata.

“Ci deve essere per forza un motivo? Non credo che proprio tu, colei che viene anche definita la Regina Bugiarda, debba mettere in discussione un argomento che riguardi la sincerità; ti pare?” Quella frase fu come una lama affilata e fredda nel suo cuore. Si sentiva ferita da quello che aveva detto e distolse lo sguardo.

“Hai ragione. Io sono soltanto una bugiarda, che fa di tutto per poter vincere. Non dovrei neanche vivere, io. E allora ti chiedo questo, perché mi hai salvata? Se dici che io non dovrei parlare, allora perché non mi hai lasciata bruciare?” Alzò lo sguardo e la fissò negli occhi con rabbia e confusione, mettendosi in piedi e allargando le braccia, con occhi lucidi e arrossati. “Perché mi hai salvata? Rispondimi, Kyoko! Esigo una spiegazione di quello che hai fa..!” Se la vide di sopra, con le mani sul suo viso e le labbra appoggiate alle sue. Sgranò gli occhi e si paralizzò. Kyoko mi sta.. baciando.. Le sue labbra.. sono così morbide. Era l'unico pensiero che aveva in quel momento. La ragazza dai capelli lillà si staccò da lei e abbassò il viso, arrossato, con il fiato corto.

“Finalmente ti sei calmata. Adesso hai capito il motivo per cui l'ho fatto?”

“Io … Non capisco …”

“Non preoccuparti, avrai tempo per pensarci. Adesso stai un po' zitta e prestami un po' d'attenzione.” Celestia la guardò sorpresa e spaventata, quello era il suo primo bacio e non riusciva a non pensare a quel bacio così inaspettato.

Kyoko rise piano e poi si girò appena, fece qualcosa e appoggiò nuovamente le labbra sulle sue. Stavolta era preparata e non fu colta di sorpresa, anche se quello che la ragazza davanti a lei la stupì ancora; la sua mano scese sul mento e le aprì di poco la bocca, facendole bere qualcosa di fresco, attraverso quel bacio.

Celestia bevve assetata e si sporse verso di lei, stringendosi alla camicia di Kyoko, mentre intensificò il bacio e sentiva il suo corpo ardere in modo diverso da quello che qualche istanti prima stava passando. Fu Kyoko a interrompere quel contatto disperato.

“K-Kyoko?”

“Con calma, non essere precipitosa.” Le sussurrò ancora, mentre le cinse il bacino con entrambe le mani. “Abbiamo molto tempo, però prima dobbiamo uscire di qui.”

“In che senso?”

“Dovrai aspettarmi qui, finché non sveleremo il mistero di Monokuma e poter uscire dalla scuola.” Le sue parole la misero in allarme.

“Mi stia dicendo che.. mi vuoi abbandonare qui?”

“Non ti sto abbandonando, sto solo dicendo che dovrai aspettare, finché non riusciamo a sconfiggere quell'essere. Tutto qui.” Celestia non voleva che lei se ne andasse e la lasciasse sola, non voleva e si strinse a lei. “Celestia?”

“Voglio che tu venga ogni notte a farmi visita. Promettimelo.” Kyoko era allibita, ma poi scoppiò in una fragorosa risata. “Cosa?”

“Ma è ovvio! Mica posso lasciarti morire di fame e di sete! Inoltre ti porterò qualche vestito pulito; mi sembra il minimo.” Le diede un bacio sulla fronte e poi si alzò. “Ti chiedo solo di portare pazienza e di saper resistere un po' alla solitudine. Prometto che verrò e che ti porterò fuori da qui, insieme a Naegi e a tutti gli altri.”

“Non dirgli di me! Voglio che resti un segreto. Ti prego.”

“Va bene. Sarà il nostro segreto. Riposati, verrò domani.” Detto questo uscì dalla stanza e lasciò sola Celestia con la sua giacca ancora addosso; prima di addormentarsi sulla stuoia di poliestere annusò la giacca della ragazza che era uscita. Ha il suo odore.. Kyoko …

 

Ogni notte, come promesso, veniva a vederla e a portarle da mangiare, da bere e alcuni dei suoi vestiti, che era riuscita a recuperare prima che venissero bruciati, nella convinzione che Celestia fosse morte tempo prima.

Parlavano di quello che succedeva di giorno e i piani che avevano escogitato, Celestia l'aiutò in ogni modo possibile, dandole qualche volta il suo consiglio. Non poche furono le volte che spesso si perdevano nel baciarsi, anche se non andarono mai oltre, forse perché sarebbe stato meglio aspettare che tutto si risolvesse e che da lì avrebbero vissuto meglio.

Un giorno, quello decisivo, Kyoko venne di corsa da lei e le strinse le mani, spronandola a camminare.

“Avanti, Celestia, andiamocene di qui.”

“Cosa? Ma il piano?”

“Ci siamo riusciti! Lo abbiamo sconfitto!” Celestia esultò, abbracciò Kyoko di slancio e le diede un bacio. “Forza, gli altri ci stanno aspettando.”

“Gli hai detto di me?” Kyoko annuì e Celestia non poté fare altro che sorridere esasperata, ma tanto ormai quell'incubo era finito, adesso potevano vivere come aveva desiderato in quelle ultime notti passate in ansia. “Che aspettiamo allora? Usciamo da questo inferno!” Iniziarono a correre per i sotterranei, passando per il piano terra, il primo piano, il secondo e alla fine il terzo; videro l'uscita e, stringendosi la mano con forza, oltrepassarono l'uscio: da quel giorno si persero le traccie dei superstiti della Hope's Peak Academy.
  
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