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Autore: Ari Youngstairs    30/01/2014    13 recensioni
«Ci scusi, noi...noi ci siamo persi»
Il figlio di Lilith incrociò le braccia sul petto, alterato più che mai.
«È questo che vi insegnano, all'istituto? Se vi perdete dovete andare a rompere in giro suonando i campanelli?»
Alec non era abituato a discorsi così tesi con un Nascosto, ma tentò comunque di prendere in mano la situazione come meglio poteva.
«Perdoni mio fratello, signor Bane, non voleva disturbarla...»
Gli angoli della bocca di Magnus si levarono all'insù, mentre gli occhi da gatto si accendevano di divertimento.
«Sarà meglio che questo biondino impertinente impari un po' di educazione»
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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We're Just Children...

La palla rotolava per la discesa asfaltata, burlandosi dei due bambini che le correvano dietro tentando di riacciuffarla. 
Era piuttosto pericoloso scorrazzare tra le auto a Brooklyn, soprattutto se nessuno degli autisti poteva vederti. 
«Jace, non importa, ne prenderemo un'altra!»
Urlò uno dei due, riuscendo a sfuggire alle ruote di un enorme camion che probabilmente lo avrebbero ucciso senza neppure saperlo. Si buttò verso l'altro lato della strada, mentre il biondo sembrava non volersi arrendere.
«Sei pazzo? Non mi faccio sconfiggere da una stupida palla!»
Il moro sbuffò spazientito: e pensare che quel biondo testardo e imprudente 
sarebbe diventato a giorni il suo Parabatai!
Era successo che come ogni pomeriggio, dopo il consueto allenamento, avevano preso il loro unico gioco e si erano piazzati in giardino. 
Bastò che Jace prendesse il pallone e lo calciasse, per farlo finire in mezzo alla strada trafficata.
Il risultato? Due bambini di dieci e nove anni, tatuati con simboli bizzarri, che correvano dietro ad una palla di gomma cercando di non farsi investire. 
"Quella palla è maledetta", pensò tra se. Ormai avevano raggiunto Brooklyn, e quando il pallone accennava a fermarsi, qualche veicolo la colpiva per farla nuovamente partire senza sosta.
Per non parlare del fatto che tra meno di dieci minuti sarebbero dovuti tornare per la cena. 
Ad un certo punto sentì la voce dell'amico, che, dall'altro lato del marciapiede, esultava con il sadico pallone in mano:
«Alec, guarda qua! L'ho presa, l'ho presa!»
«Portala qui, allora!»
Jace prese la rincorsa e sfrecciò tra le automobili, raggiungendo l'amico che lo aspettava con aria di rimprovero.
«Non devi attraversare la strada in quel modo, sai che non ci vedono!»
«È quello il bello!» rispose il biondino entusiasta «Potrei saltare sopra i loro cruscotti e ammaccarli tutti. Loro non saprebbero mai chi è stato!»
Anche se l'idea lo allettava parecchio, Alec lo rimproverò dicendogli che era una cosa da vampiretti poppanti: se Jace aveva un punto debole, quello era l'orgoglio da cacciatore che gli ribolliva nel sangue.
Subito imboccarono un vicolo stretto e pieno di rifiuti, facendo la strada a ritroso. 
Maryse li avrebbe fatti neri entrambi, e la sua sorellina Izzy sarebbe restata lì a gioire vedendoli entrambi in punizione: di due fratelli, uno era un teppista e l'altra più crudele di un demone. 
Svoltarono a destra e dopo a sinistra, per poi incontrare dei vicoli cechi e tornare nuovamente indietro.
Ogni piccolo vicolo sembrava uguale al precedente, come le pareti di un labirinto di cemento e spazzatura.
«Ci siamo persi! Ci siamo persi!»
«Calmati Jace!» Gli gridò l'amico, cercando di non farlo andare in paranoia «Adesso riprenditi, non è la prima volta che veniamo a Brooklyn.»
Nonostante la giovane età, Alec era molto più maturo e pacato di suo fratello, che si era già avviato per suonare uno dei tanti campanelli posti sul fronte di un alto palazzo.
«Jace che sei impazzito!? Allontanati prima che...»
Troppo tardi: il portone si era già spalancato, rivelando il volto infuriato di un ragazzo alto, dai tratti asiatici e i capelli neri tempestati di glitter colorati.
Indossava dei jeans strappati e una camicia leopardata piuttosto stretta, che si abbinava con l'eye-liner dorato e le iridi feline.
Era furioso, e per un attimo i due bambini pensarono che volesse cuocerli in un pentolone di zuppa, come quelli che stavano nelle fiabe.
«Chi osa disturbare così assiduamente il supremo stregone di Brooklyn?»
"Stregone" pensò Alec "Ci tramuterà in qualcosa di orrendo..."
Aveva già sentito parlare di un certo stregone molto potente che abitava a New York ...si faceva chiamare supremo, addirittura. 
Come si chiamava? Mag...Mag...
«Magnus Bane, supremo stregone di Brooklyn» interruppe lui «Cosa vogliono da me due piccoli Nephilim impertinenti?»
«Ci scusi, noi...noi ci siamo persi»
Il figlio di Lilith incrociò le braccia sul petto, alterato più che mai.
«È questo che vi insegnano, all'istituto? Se vi perdete dovete andate a rompere in giro suonando i campanelli?»
Alec non era abituato a discorsi così tesi con un Nascosto, ma tentò comunque di prendere in mano la situazione come meglio poteva.
«Perdoni mio fratello, signor Bane, non voleva disturbarla...»
Gli angoli della bocca di Magnus si levarono all'insù, mentre gli occhi da gatto si accendevano di divertimento.
«Sarà meglio che questo biondino impertinente impari un po' di educazione» 
Così detto, si avvicinò pericolosamente a Jace con un braccio teso e la mano sfrigolante di scintille rosse come fuoco.
Alec gli si parò davanti con coraggio, beccandosi l'incantesimo inizialmente destinato al biondo, che adesso stringeva forte il pallone come se fosse il suo unico appiglio alla realtà.
Alec cadde in ginocchio con il volto tra le mani, aspettandosi il peggio...ma non accadde nulla.
Quando aprì la bocca per chiedere cosa fosse successo, non uscì altro che un rantolo sommesso. Provò ancora, ma la voce sembrava essergli sparita nel nulla.
«Alec!»
Jace lasciò cadere la palla e si catapultò in aiuto dell'amico, chinandosi alla sua altezza.
«Alec, prova a dire il mio nome!»
Il moro provò più e più volte, ma dalla sua gola non uscirono altro che soffi e rantolii sommessi.
Magnus, ancora in piedi sulla soglia, si sporse di più verso i due tentando di intravedere il volto di Alec. Quando lo fece, si sentì l'essere più crudele e insensibile della terra: il bambino era immerso in un pianto silenzioso, e il corpo esile era scosso ovunque da spasmi lievi ma persistenti. 
Jace gli rivolse uno sguardo carico di disprezzo, ignorando tutta la faccenda dello stregone supremo e dell'adulto. Aveva fatto del male a suo fratello, e questo lo rendeva soltanto un lurido Nascosto insensibile.
«Alec...»
«Non chiamarlo per nome! Gli hai fatto del male, mostro!»
Magnus si ritrovò spiazzato alle parole di Jace: lui, supremo stregone di Brooklyn che si faceva spiazzare da un...bambino. Eppure sentiva che c'era qualcosa tra quei due, qualcosa che li legava molto più di un semplice legame fraterno. Perché quel qualcosa lo infastidiva così tanto? Non se lo spiegava.
Si chinò in ginocchio per prendere tra le mani il volto umido del bambino dagli occhi blu, asciugandogli qualche lacrima dalle guance.
«Mi dispiace» mormorò «Non volevo farti piangere...ma dato che sei stato molto coraggioso, ti restituisco la voce e rimando te e tuo fratello a casa. Va bene?»
Fece cenno di sì con la testa, mentre le mani dello stregone venivano avvolte da una tempesta di scintille azzurre che andarono ad appoggiarsi sul collo del piccolo Nephilim.
«G-Grazie...signor Bane...»
Lo ringraziò Alec contento di risentire la propria voce. In quei pochi minuti, gli era mancata da impazzire.
«Chiamami Magnus»
Terminò il discorso con uno schiocco di dita, e i due cacciatori sparirono.
Eppure, quando aveva incrociato gli occhi di Alec, aveva avvertito una strana sensazione...dove li aveva già visti quegli occhi azzurri come il cielo? 

 
~⭐️~


«Finalmente a casa!» esultò Jace buttandosi sul letto della camera «Strano tipo quel Magnus, vero?» Chiese al futuro parabatai con un sorriso.
«È...particolare» rispose il moro sedendosi accanto a lui «Ma...Jace, non ci siamo dimenticati qualcosa?» 
Attimo di silenzio.
«IL PALLONE


 




Angolo della MALEC-Shipper 

Ehm...da dove comincio? Non saprei...intanto l'idea mi è venuta così: sotto casa mia c'erano due bambini, uno biondo e uno moro, che correvano come due indemoniati dietro ad un pallone. Così ho pensato "qui mi sa di fanfiction". 
E così ho scritto questa...cosa. Mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate, dato che io in questo periodo ho recensito le storie di tante persone.
Grazie a chi leggerà/recensirà ❤️

💋 Ari 
   
 
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