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Autore: LysandraBlack    30/01/2014    6 recensioni
Ambientato subito dopo la 3x03.
Merlino, come ogni giorno, va a svegliare il futuro re di Camelot. Il giorno prima si sono finalmente sbarazzati del goblin e dei suoi fastidiosi scherzi, Merlino ha poi sistemato ogni cosa usando i suoi incantesimi. Tuttavia... Arthur ha ancora delle morbide e adorabili orecchie da asino, e Merlino non ne ha colpa. Riusciranno il principe ereditario e il suo fedele servitore, aiutati da Gaius, a liberarsene?
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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The most powerful magic of all, to defeat a goblin's trick


Come ogni mattina, Merlino bussò alla porta delle stanze di Arthur.
Non sentendo risposta, "come al solito, starà ancora dormendo...", entrò, poggiò il vassoio con la colazione sul tavolo di fronte alla finestra e con un colpo secco aprì le tende.
Il raggio di luce andò dritto dritto verso il regale letto del principe, che grugnì di disappunto.
«Il sole splende! Gli asini già lavorano, come mai i principi dormono ancora?» Lo salutò Merlino, svuotando la coppa d'acqua della notte prima e riempendola nuovamente. Per tutta risposta, ricevette un altro grugnito, stavolta di disapprovazione.
«D'accordo, ho capito, niente più battute sugli asini... Ora alzatevi però.» Finì di disporre ordinatamente la colazione nel piatto. «Asino che raglia, non mangia paglia!» Ridacchiò tra sé e sé, l'immagine di Arthur con le orecchie d'asino ancora fresca nella sua mente. Tra tutti i disastri che quel goblin aveva combinato, tra cui l'aver quasi ammazzato Gaius, una cosa buona l'aveva fatta. Finalmente, tutti sapevano quello che Merlin sosteneva da quasi due anni: il principe ereditario di Camelot era una gran testa d'asino! Un po' gli dispiaceva di aver rotto tutti gli incantesimi la notte prima, tuttavia Gaius era stato irremovibile, ed effettivamente non si poteva lasciare che Arthur andasse in giro a ragliare come un ciuco maleducato.
«Arthur, davvero, dovete alzarvi. Avete gli addestramenti con i Cavalieri, oggi.» Non sentendo risposta, si preparò alla solita routine quotidiana: buttare, letteralmente, il principe Arthur giù dal letto. Notò che il rampollo reale si era nascosto quasi completamente sotto le coperte. Ne afferrò il bordo superiore. «Uno... due...» Iniziò a contare. «Tre!» Esclamò, prima di buttarle ai piedi del letto. Arthur si alzò di soprassalto, emettendo un verso che non aveva nulla di umano.
Merlino quasi cadde a terra dallo spavento, cominciando a ridere a crepapelle.
L'altro gli rivolse uno sguardo omicida, il volto corrucciato, i capelli arruffati dal sonno che ricadevano scomposti sul viso e... due vistose orecchie d'asino sulla testa. Aspettò scocciato che Merlino smettesse di contorcersi dal ridere, cosa che impiegò molto più di quanto la sua regale persona poteva sopportare.
«Scusate...» cercò di riprendere fiato lo stregone. «E' che credevo che l'incantesimo del goblin si fosse spezzato...»
Per tutta risposta, il rampollo reale ragliò.
Il mago allungò una mano per toccare quelle orecchie spropositatamente lunghe, sorprendendosi di quanto fossero morbide. Forse per questo motivo ci si soffermò un attimo di troppo. Il principe, stizzito, lo spinse via, sedendosi offeso sul letto e guardandolo male.
«Beh, sono certo che troveremo una soluzione...» Lo rassicurò Merlino. «Nel frattempo, vi porto un po' di biada per colazione?»
L'altro ragliò arrabbiato, tirandogli un cuscino in faccia.
Il mago si trattenne dallo scoppiare a ridere di nuovo. "Con quell'aria corrucciata e quelle orecchie, l'unica cosa che riesce a fare è sembrare carino." «Alcuni potrebbero considerarlo come un miglioramento... Oltretutto, non potete nemmeno fare lo sbruffone.» Constatò. «Vado da Gaius, lui saprà cosa fare.» "O almeno spero. Se la mia magia non ha funzionato, l'unica è tentare con le sue pozioni..." Arthur si limitò a sbuffare.
«Lo prendo come un sì.» Merlino si diresse alla porta. «Ah, non uscite da qui per nessun motivo, non vorremmo dovervi recuperare nelle stalle!» Si raccomandò prima di uscire.


Arthur non poteva crederci.
Lui, il principe ereditario di Camelot, un asino! Come avrebbe fatto a farsi prendere sul serio dal suo popolo, dai suoi cavalieri, con quelle dannate orecchie d'asino?! "E Merlino, che non prende la faccenda sul serio! Non c'è niente da ridere, è una catastrofe!"
"Dannazione!" Sbottò, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un lungo raglio stonato. Che animali fastidiosi, gli asini. Sgraziati, stonati e con una pelliccia fin troppo morbida! Cos'era diventato, uno di quei gattini che le principesse adoravano coccolare e viziare?
Arrossì lievemente, ricordando il tocco di Merlino su quelle orribili orecchie. L'aveva accarezzato. Lui, Arthur Pendragon, il futuro Re di Camelot, era stato accarezzato da un servitore qualunque, come se fosse stato un cagnolino.
E ad una piccolissima, minuscola parte di sé, era addirittura piaciuto. Ma non l'avrebbe mai ammesso. "Figuriamoci. È solo il risultato di essere stato trasformato in un animale! La magia, è sempre quella la fonte dei miei problemi. Potesse sparire!"
Oh, ma appena scomparse quelle orecchie, glie l'avrebbe fatta pagare. Quel buffone irriverente di Merlino avrebbe rimpianto di averlo preso in giro. Gli avrebbe fatto tirare a lucido tutte le stalle reali. E poi lo avrebbe usato come bersaglio per gli addestramenti con la spada. Infine, gli avrebbe fatto lucidare ogni singola arma, protezione o strumento dell'intera armeria. "Così finalmente sarò io a ridere..." Ghignò tra sé e sé, non riuscendo a trattenere un piccolo raglio di compiacimento.
Qualcuno bussò alla porta, interrompendo i suoi pensieri di vendetta.
«Arthur?» Era la voce di Morgana. «Arthur, posso entrare?»
"Dannazione!" Se lo avesse trovato così, non avrebbe più avuto pace. Lo avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni. Emise un verso strozzato, coprendosi subito la bocca con la mano.
«Arthur? Sto entrando.»
Il principe si guardò intorno terrorizzato, cercando una via di fuga. Non trovandone nessuna a parte la finestra, corse a nascondersi dietro il separé, sperando che non le venisse in mente di controllare proprio là. La porta si aprì di scatto, lasciando entrare Morgana, che si guardò intorno perplessa.
«Eppure, credevo di aver sentito qualcosa...» Lanciò uno sguardo alla colazione, ancora intonsa sul tavolo, e si avviò in direzione del nascondiglio del principe, dove i vestiti che Arthur avrebbe dovuto indossare quel giorno giacevano abbandonati a sé stessi.
«My lady!» La fermò una voce, poco prima che Morgana girasse attorno al separé.
Arthur non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo, che si accorse che quella, tra tutte le persone possibili in quel gigantesco castello, non era altro che Gwen. "Dalla padella alla brace." Avevano deciso di comune accordo di non parlare più dell'argomento, certo, ma era successo una volta sola. Cosa avrebbe pensato, vedendolo nascosto, con le orecchie da asino e in vestaglia da notte, dietro ad un separé? Sicuramente avrebbe riso di lui, come aveva fatto Merlino poco prima.
"Non riuscirà più a vedermi come un principe. O come una persona!" Pensò disperato.
«My lady, il principe Arthur è uscito in perlustrazione stamattina presto, ho incontrato Merlino sulla strada per la lavanderia.» Sentì dire a Gwen.
«Oh. Allora immagino gli parlerò questa sera.» Commentò Morgana dopo qualche attimo.
Non osando fiatare, Arthur aspettò di sentire la porta chiudersi e i passi allontanarsi. Uscendo dal suo nascondiglio, sbuffò sollevato, emettendo un sonoro raglio.
«Allora Merlino diceva il vero!»
Il principe si girò di scatto, allarmato. Gwen, una cesta di vestiti in mano, lo guardava sorpresa.
Avvertì subito un rossore sulle guance. "Non so come sia potuto succedere!" Voleva dirle, ma tutto quello che riuscì a comunicare furono versi, che rischiarono di far cedere Gwen, che impettita tentava in tutti i modi di non scoppiare a ridere.
Arthur apprezzò per un attimo il tentativo, anche se la situazione era così imbarazzante e umiliante che avrebbe voluto sotterrarsi. "Quanto ci mette Merlino con l'antidoto?!"
«Mettetevi questo.» Gli disse la ragazza dopo averlo aiutato a vestirsi con degli abiti consoni, porgendogli un largo mantello con cappuccio. «Gaius vuole visitarvi di persona, per preparare una soluzione efficace.»
Fece come gli veniva detto, coprendosi bene la testa in modo che le orecchie non fossero visibili e che nessuno, vedendolo, riconoscesse il Principe.
Sgattaiolarono per i corridoi, attenti a non farsi notare, fino alle camere del medico di corte.


«Merlino, te l'ho già detto, la magia può essere annullata solo con una magia più forte.» Ripeté Gaius per l'ennesima volta, mettendo da parte delle pergamene che stava consultando. «E non c'è alcuna possibilità che uno dei miei intrugli possa avere un potere superiore all'incantesimo di un goblin.»
Il mago, che fino a quel momento stava affannosamente sfogliando le pagine di uno de voluminosi libri della biblioteca del medico, sollevò lo sguardo verso l'uomo anziano.
«La mia magia non ha funzionato. O almeno, credevo avesse funzionato, ieri sera quelle orecchie non c'erano più, quindi come te lo spieghi che siano ricomparse?» Domandò pensoso. «Possibile che il goblin si sia liberato?»
Gaius scosse la testa. «Me ne sono accertato di persona, è ancora chiuso nei sotterranei.» Prese una boccetta, ci versò un po' d'acqua dalla brocca e andò a recuperare delle spezie da cucina.
«Che state facendo?» Chiese Merlino, incuriosito. «Proveremo a spezzare l'incantesimo con della salvia?»
«Forse.» Rispose l'altro, mettendo quella che sembrava proprio salvia nella boccetta e aggiungendoci anche un po' di menta in polvere. Il liquido assunse una tonalità verdina.
«Non funzionerà mai.»
Gaius si girò verso Merlino, sollevando un sopracciglio. «Certo che questo non funzionerà, sarà la tua magia a risolvere la situazione! Forza, concentrati e incanta questa.» Gli porse la boccetta.
Il ragazzo la prese, guardandola dubbioso. Poi, facendosi forza, ripeté le parole dell'incantesimo che aveva usato la sera prima, aggiungendoci qualche variazione che aveva trovato nel libro di incantesimi che gli aveva donato Gaius tempo addietro. L'innocuo intruglio si illuminò come se fosse d'oro, per poi tornare al colore iniziale.
Bussarono alla porta. "E' Arthur. Appena in tempo!"
Gaius fece entrare il principe e Gwen, chiudendo bene la porta alle loro spalle. Fece accomodare Arthur su una sedia e gli tolse il cappuccio.
«Allora. Come è possibile che voi siate l'unica vittima degli scherzi del goblin che non è ancora guarita?» Gli chiese, non aspettandosi certo una risposta.
Il biondo ragliò quelli che probabilmente erano una serie di insulti per la creatura magica, la stregoneria in generale e, perché no, anche per Merlino, che in qualche modo Arthur era sempre convinto che c'entrasse qualcosa.
«Merlino? Passami la boccetta, ragazzo.» Ordinò Gaius, prendendola e porgendola al principe.
Merlino incrociò le dita, sperando funzionasse.
Arthur bevve tutto d'un sorso. I quattro stettero qualche secondo immobili, aspettando qualche effetto. Finalmente, le orecchie d'asino cominciarono a rimpicciolire, fino a scomparire del tutto.
«Oh, meno male!» Si lasciò scappare Merlino. «Altrimenti avremmo dovuto trasformare la sala del trono in una stalla!» Scoppiò a ridere.


Arthur, ormai stufo delle sue continue prese in giro, gli lanciò uno sguardo carico d'astio.
"Ne stai per vedere una, di stalla! E ci starai anche parecchio, razza di testa di legno!" Avrebbe voluto dire. Piccolo problema, tutto quello che pronunciò fu un lungo, sonoro ragliare indistinto.
Si tappò la bocca con le mani, sconvolto. Non fece nemmeno in tempo a rendersi conto che la pozione di Gaius non aveva fatto effetto, che cominciò a starnutire. "Dannazione!" Andò alla ricerca di un fazzoletto nelle tasche. Starnutì di nuovo. Avvertiva un forte prurito in testa. Finalmente qualcuno gli passò un fazzoletto, ma non fece in tempo a soffiarsi il naso che starnutì di nuovo, stavolta più violentemente. Quando finalmente riuscì a smettere, notò gli sguardi imbarazzati e divertiti degli altri, che lo fissavano. Anzi, fissavano qualcosa sulla sua testa.
"No, non è possibile..." Alzò le mani per portarsele sul capo, pregando che di non trovarci nulla di inusuale. Sentì due grandi, lunghe e morbidissime orecchie.
"Non funziona!" Esclamò disperato, un raglio che rimbombò per tutta la stanza. Vide Gaius grattarsi la testa imbarazzato, Gwen guardarlo compassionevole, Merlino scoppiare a ridere. "Tu! Smettila!" Gli urlò, fregandosene del verso che gli uscì dalle labbra. Era così arrabbiato che si scagliò verso il ragazzo, buttandolo a terra.
Merlino, colto alla sprovvista, tentò di ribellarsi e liberarsi dalla sua presa, ma inutilmente.
"Ora vediamo chi riderà, razza di buffone!" Ghignò Arthur, intrappolandolo con le braccia e impedendogli la fuga. Lo stava quasi per costringere alla resa, quando qualcuno, per la seconda volta quella mattina, bussò alla porta. "Possibile che oggi nessuno si faccia i fatti propri?!"
«Gaius?»
Sobbalzarono tutti. Era Morgana. "Di nuovo!"
«Sì, arrivo subito!» Rispose il medico, facendo segno ad Arthur e Merlino di nascondersi, mentre si avviava alla porta.
Arthur, seppur controvoglia, dovette lasciare Merlino e lasciarsi trascinare di corsa nell'armadio delle scope, poco lontano da loro.


Sentì Morgana entrare e chiedere a Gaius un rimedio per qualcosa. Nel frattempo che il medico rovistava tra gli scaffali, le due donne parlavano tra loro del più e del meno.
«State fermo!» Sibilò ad Arthur, che con la sua mole occupava praticamente tutto lo spazio disponibile in quell'armadio. Merlino, spalle al muro, si ritrovava schiacciato tra la porta e il principe, che continuava a muoversi infastidito.
L'altro fece per dire qualcosa, ma venne prontamente fermato dalla mano del mago, che lo zittì appena in tempo.
«Tenete chiusa la bocca, per una volta, altrimenti Morgana scoprirà tutto.» Lo avvertì, la voce quasi un sussurro.
La minaccia della lingua tagliente della sorellastra ebbe l'effetto sperato, perchè Arthur si immobilizzò, finalmente zitto.
Oltre la porta, Gaius sembrava metterci un'eternità.
"Razza di... Scommetto che lo sta facendo apposta." Pensò Merlino, cercando in tutti i modi di non pensare al fatto che Arthur gli fosse praticamente addosso. Sentiva di essere arrossito, ma sperò che, grazie al buio, il principe non notasse nulla di strano.
Dopo un infinito lasso di tempo, che il mago avrebbe definito un'era, finalmente Morgana ricevette ciò per cui era venuta e si dileguò, portandosi dietro anche Gwen.
Appena la porta si chiuse con un colpo secco, sentì Arthur premere per uscire dall'armadio, facendo cadere una delle scope. Merlino si ritrovò schiacciato ulteriormente contro la porta, il peso di Arthur addosso. Si appoggiò con la schiena alla porta, sapendo di essere ulteriormente arrossito e non riuscendo a non pensare che Arthur era proprio lì, a qualche millimetro da lui. Sentiva persino il profumo della sua pelle. "Aspetta, da quando so di cosa profuma Arhur?!"
«Aspettate un attimo, devo solo...» Ansimò in preda all'imbarazzo, cercando a tentoni la serratura. Prima che potesse raggiungerla, la porta si aprì di scatto.


Non ce la faceva più. Un altro secondo in quel maleodorante stanzino, a così stretto contatto con Merlino, e avrebbe dato di matto. Aveva bisogno d'aria. Appena sentì chiudersi la porta, si mosse verso l'uscita, dimenticandosi per un attimo che, tra lui e la libertà, c'era proprio ciò che in quel momento lo stava facendo uscire di testa. Fece cadere qualcosa, che gli finì in mezzo ai piedi, facendogli perdere l'equilibrio. Si ritrovò faccia a faccia con Merlino, i nasi che quasi si sfioravano. Sentiva il respiro affannoso dell'altro. Cercò inutilmente di trovare un punto d'appoggio, doveva tirarsi fuori da quella situazione. Sentiva quelle dannate orecchie da asino in fiamme.
Improvvisamente, il suo unico appoggio, ovvero Merlino, cadde all'indietro.
Come a rallentatore, Arthur non poté evitare di cadere a terra anche lui, finendo addosso all'altro. Per un istante, un battito di ciglia, le loro labbra sembrarono sfiorarsi, di certo causa della troppa vicinanza. Poi, come un flash, per un attimo restarono entrambi abbagliati.


Merlino sgranò gli occhi. Era a terra, ansimante, sopra di lui Arthur lo guardava imbarazzato. Le orecchie da asino erano scomparse.
Avrebbe giurato che... Per un attimo, un brevissimo attimo... "Impossibile." No, di certo non si erano baciati. E di certo quel qualcosa che premeva sulla sua coscia non era nulla. E sicuramente, il suo cuore non stava battendo all'impazzata solo per il fatto di averlo sopra di sé in quel modo.
Si leccò involontariamente il labbro inferiore, sentendo un sapore che non era il proprio. Non sapendo cosa fare, allontanò ulteriormente il viso dall'altro, voltando lo sguardo.
«Potreste... potreste alzarvi? Pesate parecchio, sapete?» Disse poco convinto, cercando di spingerlo via.


«Stai insinuando che sono grasso, Merlino?!» Sbottò Arthur, rendendosi conto un attimo dopo di aver parlato con la propria voce. «Le orecchie!» Esclamò, sollevandosi un poco e tastando con una mano il punto dove, fino a poco prima, troneggiavano quelle immonde cose. «Sono sparite!»
«Sì, è fantastico, ma ora, davvero, potreste alzarvi?» lo implorò il servitore.
Arthur finalmente realizzò che non solo era ancora comodamente seduto sull'altro, ma che era sopraggiunto un problema ancora più imbarazzante di un paio di orecchie d'asino. Giusto un poco più in basso. E stavolta era inutile dare la colpa alla stregoneria.
Imbarazzato, si alzò di scatto, sistemandosi la camicia in modo da coprire quell'incresciosa situazione.
Tossicchiò. «Beh, pare proprio che alla fine il tuo rimedio abbia funzionato, Gaius.» Disse, facendo vagare lo sguardo da qualsiasi altra parte che non fosse Merlino.
«Così sembra, principe.» confermò Gaius.
"Devo calmarmi. Sono il futuro re di Camelot..." Tentò di ricomporsi. Decise che per il momento avrebbe semplicemente rifiutato di considerare il problema.
«Ottimo. Ora, Merlino, ti aspetta una punizione esemplare per esserti preso gioco del tuo futuro sovrano.» Annunciò minaccioso.

L'altro protestò, come si era aspettato che avrebbe fatto. Fregandosene altamente, lo trascinò fuori dalla porta.


Gaius ridacchiò tra sé e sé, guardando il principe trascinare fuori dalla porta Merlino. Ovviamente, all'anziano medico non era sfuggito nulla di quello che era successo tra quei due. Quel tipo di segnali erano piuttosto palesi.
Lanciò uno sguardo al mucchio di pergamene che aveva consultato alla ricerca dell'antidoto all'incantesimo del goblin. Erano appunti presi dai libri che aveva preso nel periodo in cui studiava come apprendere la magia. Vi erano per lo più soluzioni ad incantesimi banali, ma vi era scritta anche la formula magica più potente in assoluto, l'unica in grado di spezzare qualsiasi tipo di incantesimo maligno.
Il bacio del vero amore."

  
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