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Autore: _Mollica_    30/01/2014    3 recensioni
Arya è sola. E' passato più di un secolo da quando lei è diventata la regina degli elfi e Cavaliere dei Draghi. E' passato più di un secolo anche da quando Eragon ha lasciato Alagaesia. Adesso lei si chiede se forse ha sbagliato,se forse ha perso per sempre la sua occasione di amare ed essere amata. Un nuovo pericolo sta per arrivare in Alagaesia e con esso una nuova minaccia. Qualcuno sta tornando a casa per chiedere aiuto. Nuovi legami e vecchi sentimenti verranno rivelati. Arya ed Eragon alla fine troveranno il loro momento per amarsi?
Spero che entrerete per leggere questa mia storia, ci conto!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap. 11 il sogno

11.

 

IL SOGNO

 

Ero immerso in una vasca piena di acqua profumata e due mani leggiadre dietro di me massaggiavano le mie spalle, rilassando gentilmente i miei muscoli tesi.

Sospirai soddisfatto reclinando la testa indietro poggiandomi sul petto della mia regina.

-         -Dovresti cedere alle loro richieste. – la voce melliflua di Arya invase il mio orecchio.

-         -Non posso. I Draghi non me lo permetterebbero mai. E, anche io, non riesco a credere che sia questa la strategia migliore.

-         -È l’unico modo per restare in vita. – la sua mano scivolò in avanti e cominciò ad accarezzarmi gli addominali, lasciandomi sfuggire un mugolio di piacere.

-         -Forse, ma preferirei morire che cedere la vita dei Draghi a quelle perfide creature. – la mano continuò a salire seguendo il contorno della mia clavicola.

-         -Sarai accontentato. – all’improvviso la carezza diventò una stretta decisa e forte che mi bloccava il respiro e minacciava di spezzarmi il collo. Cercai di girarmi sconvolto ma, la donna alle mie spalle non era più la mia Arya, no, la donna che mi stringeva spasmodicamente il collo era qualcuno che non aveva mai visto.

 

 

Mi svegliai di colpo ansimando spaventato. Mi toccai il collo agitato, trovandolo libero.

Era stato un sogno, ancora quel sogno. Questa volta ero riuscito a vedere il volto della donna però, anche se era inutile visto che non l’avevo riconosciuta.

Piccolo mio… devi smetterla di lasciare spazio nella tua mente a questo sogno. Ti lascia ogni notte più spossato e inerme.

Devo vedere come finirà, anche se non so che cosa voglia dire. Ogni notte il sogno va un po’ avanti e scopro qualche particolare in più.

Perché non racconti ad Arya di questi sogni, invece di tenerla a distanza?

Non la tengo a distanza.

Eragon…

Lo faccio per lei! Non voglio che questo sogno si avveri.

Non puoi essere certo che si avvererà.

Invece, ne sono certo. Ho già avuto questo tipo di sogni e si sono sempre avverati. Un sogno normale non mi assalirebbe tutte le notti e non mi sembrerebbe reale come questo…non so come spiegartelo, ma tu vedi come mi sento durante questi sogni, non puoi credere che sia una cosa normale.

Ho paura che tu ti faccia del male.

Stai tranquilla, Saphira. Sognare non può uccidermi.

Ho una brutta sensazione.

Anch’io, ma devo capire di cosa si tratta.

Spero, almeno, che scoprirai qualcosa di piacevole la prossima volta.

 

-         -Hai perso, Killian. -

La spada gialla, luminosa come il sole, cadde rumorosamente a terra e il suo proprietario venne minacciato da una spada violacea.

-         -Rifacciamolo. – il ragazzo si rialzò da terra infuriato.

-         -Adesso no, Killian-vodrh. – Kalea gli sorrise accarezzandolo con lo sguardo, risollevando notevolmente l’umore del suo amico.

-         -Comunque per la cronaca ti ho lasciato vincere. –

-         -Io sono invincibile, Killian. Dovresti saperlo. – le loro risate si levarono nell’accampamento, interrotte bruscamente dal suono di una voce roca e ironica.

-         -Non mi dite, abbiamo un Cavaliere invincibile qui? – Murtagh era comparso all’improvviso, sorprendendo i due cavalieri, Kalea si chiese ancora una volta come facesse il cavaliere a mantenere le sue difese mentali sempre così rigide, doveva richiedere una tale concentrazione che le sembrasse impossibile che qualcuno le mantenesse per tutto il giorno.

-         -Io e Killian scherzavamo, Murtagh-elda. Non sono invincibile. Nessuno lo è. –

-         -Sono lo stesso deciso a sfidarvi. Vi tirate indietro? – il tono canzonatorio convinse l’elfa a farsi avanti e a brandire la sua spada.

-         -Accetto la sfida, cavaliere. – la rossa si avviò aggraziata con lunghe falcate al centro del campo e guardando negli occhi il suo avversario brandì la sua spada con un cipiglio sicuro.

Murtagh la seguì soddisfatto e dopo aver smussato la sua lama, cominciò a squadrarla di rimando. Kalea sapeva che il Cavaliere Murtagh era conosciuto per la sua forza, era anche agile, ma lei sperava non tanto quanto un elfo.

Notando la sua espressione pensosa, Murtagh fece la prima mossa, avventandosi su di lei cercando di coglierla di sorpresa. Lei, però riuscì a difendersi in un lampo e cercò di fermare il suo assalto con la guardia della sua spada. Il rosso della spada del suo avversario sembrava sangue fresco tanto era brillante. Il viso di Murtagh a pochi centimetri la distraeva e la rendeva nervosa, non aveva mai visto così da vicino i suoi occhi. Erano grandi e scuri, lucenti e profondi.

-         -Murtagh! Kalea! – la voce di Eragon li raggiunse facendola allontanare velocemente, sotto l’occhiata insieme divertita e irritata dell’uomo – hanno risposto al nostro messaggio. – tutto l’Ordine si stringeva intorno al cavaliere per saperne di più. Kalea guardò curiosa il biglietto, voleva andare da Eragon, era curiosa di sapere cosa avevano risposto quelle strane creature e poi…il suo maestro l’aveva chiamata e per quanto si sforzasse obbedire a quello che le chiedeva Eragon era più forte di lei e di tutti i suoi allievi. Eragon era una guida buona, giusta ed era impossibile non stimarlo o amarlo, ma Murtagh continuava a guardarla con il suo sguardo canzonatorio in attesa della sua prossima mossa e lei non voleva essere la prima ad abbandonare il campo.

-         -Il tuo maestro ti ha chiamato, non corri come sempre ad eseguire i suoi comandi? –

-         -Eragon- elda ha chiamato anche suo fratello – il mio tono di voce era più tagliente di quanto volesse, ma non era riuscita a trattenersi - dopo di te. – il cavaliere scoppiò a ridere di fronte alla mia espressione offesa, anche se cercavo di nasconderlo. Non mi piaceva pensare che qualcuno credesse che io corressi come un semplice servo ogni volta che Eragon comandasse qualcosa. Semplicemente, lo stimavo e fin quando avrei creduto nella veridicità delle sue parole e nelle sue buone intenzioni lo avrei seguito in capo al mondo, come forse neanche per la mia regina avrei fatto. Io e lei eravamo troppo simili, era impossibile per me affezionarmi a lei e la cosa credevo fosse reciproca, eppure la stimavo.

-         Bene, allora rendiamo contento mio fratello. – Murtagh si esibì in un ridicolo inchino indicandomi di precederlo, gli lanciai un’occhiata raggelante, nascondendoli un sorriso e cullata dal suono della sua rauca risata ci avviammo verso Eragon e il gruppetto che stava contemplando il messaggio.

 

 

Quel palazzo era così grande che per tornare nelle sue stanze Arya perdeva almeno dieci minuti camminando velocemente, l’unica cosa positiva era che Fìrnen poteva attraversare quei grandi corridoi con lei. La parete del corridoio dove si trovava la loro stanza insieme a quella di Eragon e Saphira era decorata da dipinti bellissimi che raffiguravano appieno la bellezza e la grandezza dei Draghi e dei loro Cavalieri. Mentre passavano accanto alla stanza di Eragon, la porta semiaperta e una strana luce all’interno attirarono la sua attenzione, facendola sostare per un lungo momento davanti alla porta incerta. Dopo che si erano baciati, Arya aveva pensato che tutto sarebbe andato alla perfezione, ma quel momento di idillio non era durato nemmeno un giorno intero. La mattina dopo, inspiegabilmente, lei aveva avvertito che c’era ancora qualcosa di non detto tra di loro, e quando aveva provato a fare qualche domanda al cavaliere, lui le aveva svincolate tutte e aveva trovato sempre nuove scuse per non restare solo con lei. Si sentiva ferita e, anche se cercava di non pensarci, offesa. Non capiva cosa avesse sbagliato. Maledicendosi  mentalmente per non saper resistere, si appiattì contro la porta e intrufolò la testa dentro la stanza. La camera di Eragon era disposta come la sua, ma mentre la sua era spoglia e anonima, quella di lui portava chiaramente il segno dei molti anni che lui aveva passato in quel palazzo. La prima cosa che le saltò agli occhi fu l’enorme mappa che ricopriva un intera parete fino al suo soffitto. Rappresentava Alagaesia in tutto il suo splendore, tutto l’Impero, la Du Weldenvarden, il Surda, i Monti Beor e Carvahall, la città era rappresentata prima della sua distruzione. Da quella immagine radiosa del villaggio velata di malinconia Arya riconobbe subito la mano di chi l’aveva disegnata. Il tocco non era esperto, ma trasudava emozione da ogni pennellata. Doveva aver preso lezioni da Kalea. Una stoccata di gelosia l’avvolse a quel pensiero. Forse, era per questo che Eragon l’aveva allontanata, dopo averla baciata si era accorto che, in realtà, era innamorato di un’altra donna. L’improvviso bagliore delle luci che per prima l’avevano attratta all’interno della stanza, la guidarono verso un angolo dell’enorme stanza. Qui, accerchiato da luminose fiammelle azzurre sedeva Eragon su un grazioso tappetto, che sembrava fatto con foglie e arbusti, circondato da morbidi cuscini. Stringeva spasmodicamente un pezzo di giada tra le sue mani e lo fissava intensamente come se ne andasse della sua vita. Si perse nel contemplare il suo profilo, così aggraziato e fiero, come non aveva mai fatto per paura di essere scoperta. Un improvviso suono rauco attrasse la sua attenzione sul soffitto altissimo della stanza, dove un paio di occhi azzurrissimi la inchiodarono alla porta colta in fragrante. La dragonessa la guardò a lungo come se cercasse di sondarle l’anima, poi le parlò.

Fai quello che credi, Arya Drottning.

Ti ringrazio, Saphira Squamediluce.

Si avvicinò ancora di più, ormai metà del suo corpo era visibile dall’interno, ma Eragon, fortunatamente, era troppo intento a guardare quella misteriosa lastra per prestare attenzione a quello che lo circondava, lo accarezzava come se fosse una persona.

Si concentrò sul pezzo di giada e riuscì a distinguere le figure di due donne. Facendosi coraggio si raddrizzò fieramente e come se niente fosse cominciò ad avanzare verso Eragon, l’improvvisa apparizione di una nuova presenza lo riscosse dai suoi pensieri, e lo fece puntare sorpreso gli occhi su di lei. Prima che avesse modo di parlare, Arya si sedette vicino a lui, attorno a quelle numerose fiammelle azzurre che rendevano lo sguardo di Eragon quasi metallico.

-         -Arya, cosa…? – il suo tono di voce stupefatto, la fece sorridere imbarazzata. Anche lei non sapeva perché si stava comportando così. Lei non entrava di nascosto nelle camere degli altri, non spiava le persone che amava e non le interrompeva nei loro momenti privati, eppure, non era riuscita a trattenersi e in fondo non sentiva di aver sbagliato. Voleva conoscere tutto di Eragon, e soprattutto voleva scoprire il motivo della sua tristezza.

Gli accarezzò una guancia dolcemente, come se questo fosse sufficiente a rispondere ai suoi interrogativi, poi con una semplice parola nell’antica lingua afferrò la lastra dalle sue mani e la scrutò con attenzione.

Era un fairth. O meglio, erano due fairth uniti.

Il primo rappresentava una donna bionda, vestita con abiti da battaglia, ma con un espressione dolcissima in volto, che accarezzava una rosa e l’ annusava. Era molto bella. Così bella, in effetti, che un lampo di gelosia l’avvolse. Non conosceva quella donna e non sapeva che Eragon avesse una tale affezione per qualsivoglia donna che non fosse lei. Il fairth vicino, però, la calmò in parte. C’era una nave come sfondo e un elfa dai lunghi capelli neri e il mantello svolazzanti a causa del vento sorrideva tristemente verso l’orizzonte. Era lei, Eragon doveva aver fatto quel fairth quando lei, Roran e Fìrnen avevano accompagnato lui, Saphira e gli altri ai confini di Alagaesia, lungo il fiume Edda.

-         -Eragon. – assaporò quel nome, cercando di imprimervi in esso tutte le sue sensazioni.

-         -Mi dispiace Arya. Non avrei dovuto permettermi evocare la tua immagine, ma eri così bella in quel momento e il mio stato d’animo era così triste. Non sapevo quando ti avrei rivisto, anzi non sapevo se ti avrei rivisto mai e la cosa mi distruggeva. –

-         -Non devi chiedere scusa, Eragon! Sono contenta che tu abbia voluto portare un’immagine di me, anzi la cosa mi lusinga. – gli sorrise leggermente imbarazzata, davanti all’espressione all’improvviso serena e amorevole di lui. – l’unica cosa che non capisco e chi è quest’altra donna. Non mi avevi detto di avere una tale amicizia. – le ultime parole le uscirono più dure di quanto volesse non voleva sembrare gelosa, ma davvero, chi diavolo era quella donna! E perché lui teneva la sua immagine accanto alla sua? Sorpresa si ritrovò a pensare a quanto era diventata gelosa dei sentimenti del Cavaliere, era sempre stata l’unica, al di sopra di tutte e altre ed era decisa a mantenere la sua posizione, non poteva sopportare l’idea di essere soppiantata da qualcun’altra.

-         -Arya, lei è…mia madre. – la sua voce commossa confermarono la sua affermazione.

-         -Non l’avevo mai vista. Era molto bella. Sono contenta che tu abbia avuto modo di vederla, anche se solo in un fairth. –

-         -Anch’io, così sono riuscito a dare un volto ai sogni che faccio su di lei. È bello sapere che faccia ha tua madre. –

Senza dire niente, Arya poggiò per terra la lastra e si avvicinò ancora di più al Cavaliere fino ad arrivare ad abbracciarlo. Dapprima sorpreso il Cavaliere si rilassò subito, sospirando e ricambiando l’abbraccio.

L’elfa si ritrovò  a cullarlo come un bambino. Sapeva che Eragon aveva una grande nostalgia dei suoi genitori. Ogni volta che pensava alla sua situazione, era grata per tutti gli anni che invece lei aveva potuto passare con i suoi, e rimpiangeva amaramente quelli passati lontano da loro.

-         -So che stai cercando di evitarmi, Eragon. – il suo sussurrò accarezzò lento l’orecchio leggermente a punta di lui riscuotendolo.

-         -Mi dispiace, Arya. È che…ho fatto un sogno, o meglio è da un po’ che faccio lo stesso sogno. Ci sei anche tu e bhè…ho paura. Paura che questo sogno si avveri per questo evito di restare solo in tua compagnia. Se può consolarti, ho scoperto che è maledettamente difficile farlo. –

-         -Fare cosa? –

-         -Restarti lontano. Per me è la peggiore delle torture. –

-         -Non infliggertela da solo, allora. –

-         -Voglio proteggerti.-

-         -Non puoi combattere contro il destino, Eragon. –

-         -Se il destino vuole la nostra separazione, allora, lotterò anche contro di esso.-

-         -Bhè…allora – l’elfa avvicinò il suo viso a quello del Cavaliere poggiando la sua fronte contro quella contratta di lui – lotteremo insieme. –

Eragon respirò profondamene, odorando l’intenso profumo di pino selvatico dell’elfa rinfrancato. Arya aveva ragione che senso aveva lottare contro qualcosa che non potevano evitare, perché non si godeva invece quei momenti con lei. Adesso che finalmente entrambi volevano la stessa cosa.

Delicatamente strinse tra le sue forti mani il viso leggiadro dell’elfa scrutandola ammirato.

-         -Sei così bella. – poggiò le sue labbra su quelle perfettamente arcuate di lei e la baciò dolcemente. – sono stato un pazzo se ho pensato di poter stare lontano da te e dalle tue labbra. –

-         Sono contenta che tu sia rinsavito. – risero insieme, abbracciandosi più stretti e allungandosi sui morbidi cuscini avvolti dalle minuscole fiammelle azzurre, accarezzandosi dai loro sguardi.

Non avevano bisogno di nient’altro.

 

NOTE DELL’AUTRICE

Ciao carissimi, allora, questo è un capitolo di passaggio. Volevo introdurre il sogno di Eragon, che spero vi sia piaciuto, il continuo consolidamento del rapporto con Arya e un piccolo sprazzo Murtagh/Kalea. Spero vi piacciono come coppia perché credo che per la fine della storia li vedrete insieme. Mi dispiace per il ritardo, ma davvero ho fatto il prima possibile! Grazie per tutti quanti voi che continuate a recensire la mia fic mi riempie di gioia e mi sprona ad andare avanti. Ringrazio anche tutti quanti quelli che mettono la storia tra i preferiti e le seguite continuate a crescere e questo mi riempie di gioia! Ringrazio anche i lettori silenziosi, se avete del tempo lasciatemi un vostro piccolo giudizio! Detto questo, UN BACIO ENORME A TUTTI! A presto!

_Mollica_

  
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