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Autore: MrsCrowley    30/01/2014    2 recensioni
''Le aveva insegnato che lei era il bene più prezioso che avesse, l’unica cosa senza cui non avrebbe potuto essere.
Fiona Goode le aveva insegnato una cosa fondamentale, dopo tutto.
Delia era, per se stessa, la condizione sine qua no.
Non era nulla, al di fuori di se stessa.''
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Era ferma davanti a quel quadro da quasi un’ora, ormai.
C’era qualcosa di magnetico, qualcosa che non permetteva ai suoi occhi di guardare in qualsiasi altra direzione: sembrava vibrare di un’energia propria.
Non si limitava a riflettere la luce solare, come tutti gli altri quadri in quella stanza.
Quel quadro era la luce, emanava un bagliore che ai suoi occhi sembrava, addirittura, accecante.


Sua madre, infondo, aveva sempre avuto l’insolito dono di risplendere, nonostante le tenebre che dimoravano eternamente in lei.
Sua madre, quella donna che restava un totale punto interrogativo, ancora non riusciva a capire il loro rapporto, non riusciva a capire se il suo modo di trattarla fosse servito soltanto per forgiarla.
Doveva a lei e solo a lei, quella forza e quella sicurezza che sentiva scorrerle adesso tra le vene.

Le aveva insegnato quello che non era mai stata in grado di essere, le aveva insegnato a essere diversa da lei, le aveva insegnato che era un essere umano e come tale era destinata a sbagliare, pagare per i suoi errori e soffrire per essi.
Le aveva insegnato che non era una creatura divina scesa in terra, questo a Fiona era sempre sfuggito.
Ma non a lei, ed era consapevole che la sua non fosse una meschina falsa modestia.
Fiona le aveva insegnato a essere una donna fragile, una donna in grado di riconoscere i suoi errori, una donna attenta ai bisogni degli altri.
Le aveva anche insegnato che il più grande potere scorre dentro ogni strega, ma bisogna solo avere il coraggio di trovarlo.
Le aveva insegnato a ricominciare da zero, ripartire da se stessa.
Le aveva insegnato che lei era il bene più prezioso che avesse, l’unica cosa senza cui non avrebbe potuto essere.
Fiona Goode le aveva insegnato una cosa fondamentale, dopo tutto.

Delia era, per se stessa, la condizione sine qua no.
Non era nulla, al di fuori di se stessa.
Prima di essere una donna, una strega o la Suprema, prima di essere qualsiasi cosa, lei era Cordelia.
Lei era Cordelia Goode.

Aveva imparato a essere fiera di quel cognome dopo molti anni, e soltanto dopo la morte di sua madre.
Strano, ma si era affezionata a quella donna soltanto quando l’aveva vista fragile, ormai morente.
Aveva sentito il suo cuore battere per lei soltanto quando l’aveva abbracciata per la prima volta, e aveva sentito quel corpo abbandonarsi e lasciare che vita e potere andassero via, fluendo dentro di lei.
Aveva capito che quello era stato l’ultimo dono di Fiona, e la lezione più importante.
Aveva capito tante cose, aveva visto per davvero soltanto quella sera.

Aveva superato le Sette meraviglie, nonostante non avesse mai creduto neanche per un istante di poter essere lei, la Suprema.
Aveva superato quelle prove e preso in mano le redini di quella Congrega, quella che sua madre aveva mandato a catafascio.
Sapeva che non avrebbe mai potuto essere una buona guida per quelle ragazze, se prima non fosse stata in grado di trovare la sua strada, la via giusta dentro di lei.
E poi le era bastato specchiarsi in quegli occhi, quegli occhi per la prima volta fragili, e aveva capito.
Non c’era stato bisogno di una visione, aveva solo collegato quello che non era mai stata in grado di collegare prima.
Fin dal suo primo respiro, fin dalla prima volta in cui i suoi occhi avevano guardato il mondo, qualcuno aveva preparato la sua vita.
E l’aveva resa piena di cocci e pietre, perché lei inciampasse.
Perché imparasse a farsi male, a soffrire e a rialzarsi.
Perché fosse forte e determinata, ma tenesse sempre conto dei pericoli.
E Fiona aveva fatto tutto quello, per lei, senza che se ne accorgesse.

Non le aveva mai dato l’occasione per ringraziarla.
Non le aveva mai fatto capire nulla.
Aveva fatto tutto quello, solo per lei.
Con insistenza, e con amore.

Per questo adesso Delia non riusciva a togliere gli occhi da dosso a quel quadro.
Aveva sempre accusato sua madre di aver fallito in tutto, soprattutto nel compito più importante di ogni Suprema: individuare chi avrebbe occupato il suo posto, chi avrebbe preso le redini di quella Congrega.
Doveva ammettere di essersi sbagliata: sua madre sapeva perfettamente chi avrebbe usurpato il suo posto.
Perché per quanto romantico fosse credere che Fiona si fosse sacrificata per lei, doveva ammettere che era un’idea piuttosto utopica.
Fiona aveva deciso di creare un’opera d’arte, di fare qualcosa di ben riuscito nella sua vita: lei.
Quella donna così forte e caparbia aveva sempre saputo quello di cui la Congrega aveva bisogno.
Sapeva di non essere stata una brava Suprema, aveva amato il potere e la fama, e li aveva usati per i suoi scopi, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni.
E per questo aveva deciso di rimediare.
Sua madre non aveva individuato la sua succeditrice, l’aveva forgiata.
Con insistenza, e con amore.

Per questo, forse, aveva cercato di togliere di mezzo le persone che avrebbero soltanto continuato a mandare in rovina la stirpe delle streghe.
Quelle persone che, come Maddison, erano troppo simili a lei, a quello che lei era stata per la Congrega.
Persone avide di fama e potere, senza scrupoli.
Maddison, appunto.
E adesso Delia guardava quel quadro, lo guardava da ore.
Era l'unica cosa che le era rimasta di sua madre.
Qualche calda lacrima le rigava il viso, in quel momento.
Aveva iniziato a pensare a lei come madre soltanto dopo la sua morte.
Prima era solo Fionda per lei, niente altro.
Solo Fiona Goode, quello che aveva voluto essere, che lei le aveva permesso di essere.
Cercava di far fluire il suo affetto, attraverso la tela, per quella donna.
Con insistenza, e con amore.
  
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